Sostituzione della Lente Intraoculare: Quando il “Ricambio” Funziona alla Grande!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento un po’ tecnico ma super interessante, che riguarda la salute dei nostri occhi: la sostituzione della lente intraoculare (IOL). Magari ne avete sentito parlare in relazione alla chirurgia della cataratta, quando il cristallino naturale viene rimpiazzato da una lente artificiale. Ma cosa succede se questa lente artificiale, per qualche motivo, deve essere a sua volta sostituita? È un’eventualità rara, ma che può capitare, specialmente in caso di complicazioni come la calcificazione della lente.
La domanda che sorge spontanea è: quali sono i risultati di questo secondo intervento, specialmente in occhi che, a parte il problema alla lente, sono perfettamente sani? È sicuro? La vista migliora davvero? E cosa succede alla qualità della visione, a quelle fastidiose aberrazioni che a volte disturbano?
Perché Sostituire una Lente Già Sostituita?
Immaginate di aver fatto l’intervento di cataratta, tutto bene, e poi, a distanza di tempo, la vostra vista inizia di nuovo a calare. Una delle possibili cause, anche se non frequentissima, è la calcificazione della IOL. In pratica, sulla lente artificiale si formano dei depositi opachi che ne compromettono la trasparenza. In questi casi, l’unica soluzione è togliere la lente “vecchia” e metterne una nuova. Altre ragioni possono essere la dislocazione della lente o altri problemi specifici.
Questo intervento di “scambio” (IOL exchange) è ovviamente più complesso della prima chirurgia di cataratta. Ci sono più rischi potenziali, come problemi alla capsula che conteneva la lente originale, la necessità di intervenire sul vitreo (quella sostanza gelatinosa che riempie l’occhio), e il rischio, seppur basso, di complicanze post-operatorie come distacco di retina o edema maculare.
Proprio per capire meglio come vanno le cose in occhi altrimenti sani, è stato condotto uno studio clinico prospettico su 35 occhi che presentavano solo questo problema di calcificazione della IOL, senza altre patologie oculari. L’obiettivo era chiarissimo: valutare i risultati visivi e refrattivi (cioè quanto bene si corregge il difetto visivo), misurare le aberrazioni corneali (quelle imperfezioni che possono causare aloni o visione sfocata) e registrare tutte le eventuali complicanze.
Lo Studio: Cosa Abbiamo Osservato?
Nello studio, abbiamo seguito pazienti con un’età media di circa 78 anni. La maggior parte delle lenti calcificate erano di tipo “plate-haptic” (un design specifico). Dopo aver rimosso la lente opacizzata attraverso una piccola incisione sclero-corneale (un tunnel tra la parte bianca dell’occhio e la cornea), si è proceduto all’impianto della nuova lente.
Le opzioni per la nuova lente erano diverse, a seconda dello stato delle strutture interne dell’occhio:
- In circa la metà dei casi (53%), è stata usata una lente Artisan Aphakia, fissata all’iride (la parte colorata dell’occhio) posteriormente.
- Nel 37% dei casi, si è optato per una lente AR40e, posizionata nel solco ciliare (una specie di “seconda scelta” rispetto al sacco capsulare originale).
- Solo nel 10% dei casi è stato possibile inserire la nuova lente nel sacco capsulare originale, perché era ancora sufficientemente integro.
Un dato interessante: durante l’intervento, è stato spesso necessario eseguire una vitrectomia, sia anteriore (81% dei casi) che posteriore (78%). Questo intervento serve a rimuovere parte del vitreo per gestire meglio la situazione intraoperatoria, specialmente se ci sono instabilità capsulari o se la capsula posteriore era già stata aperta in precedenza (come nel 37% dei nostri casi, a seguito di una capsulotomia YAG).

I Risultati: Vista, Refrazione e Aberrazioni
E veniamo ai risultati, che sono la parte più succosa!
Miglioramento Visivo: La notizia migliore è che l’acuità visiva corretta a distanza (CDVA) è migliorata significativamente! In media, siamo passati da un valore logMAR di 0.16 (che corrisponde a circa 7/10 scarsi sulla scala decimale) a 0.07 (quasi 9/10). Un miglioramento di circa una linea sulla tabella utilizzata per misurare la vista. E questo risultato era simile indipendentemente dal tipo di lente secondaria impiantata. Questo conferma che, anche se l’intervento è più complesso, il recupero visivo in occhi sani è davvero buono, a volte anche migliore di quanto riportato in altri studi che includevano pazienti con altre patologie.
Centrare l’Obiettivo Refrattivo: L’obiettivo della chirurgia, nella quasi totalità dei casi, era l’emmetropia (cioè vedere bene da lontano senza occhiali). Quanto ci siamo andati vicini? Beh, i risultati sono incoraggianti:
- Circa la metà dei pazienti ha ottenuto una correzione entro ±0.5 diottrie dal target.
- La stragrande maggioranza (dal 71% al 100% a seconda del tipo di lente) è rientrata entro ±1.0 diottria dal target.
Questo significa che la prevedibilità del risultato refrattivo è buona, anche se misurare precisamente l’occhio con una lente opaca può essere una sfida (a volte abbiamo dovuto usare metodi alternativi come l’ecografia A-scan).
Astigmatismo e Aberrazioni di Ordine Superiore: Una delle preoccupazioni poteva essere l’induzione di nuovo astigmatismo o di fastidiose aberrazioni corneali a causa dell’intervento. Lo studio ha utilizzato strumenti avanzati (Pentacam AXL Wave) per misurare la topografia corneale e le aberrazioni prima e dopo l’intervento. I risultati? L’intervento di sostituzione della IOL, eseguito tramite tunnel sclero-corneale, non ha indotto cambiamenti rilevanti né nell’astigmatismo corneale (c’è stato un piccolo cambiamento statisticamente significativo, ma clinicamente poco rilevante, di circa 0.25 D) né nelle aberrazioni di ordine superiore (coma, trefoil, aberrazione sferica). In pratica, la qualità ottica della cornea non è stata peggiorata in modo significativo dall’intervento. Questo è un dato molto positivo, perché significa che la procedura, pur essendo invasiva, rispetta l’ottica corneale preesistente. Il cambiamento minimo nell’astigmatismo è paragonabile a quello che si osserva dopo una normale chirurgia della cataratta con incisione corneale superiore.

E le Complicanze?
Come dicevamo, la sostituzione della IOL è un intervento più complesso del primo. Qualche complicanza c’è stata, ma la buona notizia è che nella maggior parte dei casi si è trattato di eventi lievi e transitori, che si sono risolti senza lasciare conseguenze.
Le più comuni sono state:
- Sanguinamento temporaneo in camera anteriore (circa un terzo dei casi), risoltosi spontaneamente.
- Alterazioni a carico dell’iride (difetti stromali), presenti in circa un quarto degli occhi.
- Altre complicanze minori come edema corneale transitorio, emorragie sottocongiuntivali (hyposphagma) o erosioni corneali.
Ci sono state anche complicanze un po’ più serie, ma comunque gestibili:
- Aumento transitorio della pressione intraoculare (11%), controllato con colliri (un solo caso ha richiesto un lavaggio chirurgico per sanguinamento).
- Lieve sanguinamento vitreale (3 casi), risoltosi spontaneamente.
- Decentramento della lente secondaria (2 casi), uno dei quali ha richiesto un riposizionamento chirurgico.
- Edema maculare cistoide (CME) postoperatorio (2 casi, 6%), un’incidenza in linea con la letteratura.
È importante sottolineare che, nel periodo di osservazione di questo studio, non si sono verificati casi di distacco di retina. Questo potrebbe essere legato anche all’alta percentuale di vitrectomie posteriori eseguite per sicurezza. Inoltre, non abbiamo osservato la formazione di membrane epiretiniche, anche se studi con follow-up più lunghi suggeriscono che questa possa essere una complicanza tardiva.
Un altro dato rilevante: il design della lente originale che è stata rimossa (plate-haptic vs C-loop) non ha influenzato né le difficoltà intraoperatorie né l’incidenza delle complicanze post-operatorie.
In Conclusione: Un Bilancio Positivo
Insomma, cosa ci portiamo a casa da questo studio? Che la sostituzione della lente intraoculare in occhi che non hanno altre malattie concomitanti, sebbene sia un intervento chirurgico più impegnativo rispetto al primo impianto, offre ottimi risultati visivi e refrattivi. La vista migliora notevolmente, l’obiettivo refrattivo viene raggiunto nella maggior parte dei casi e, cosa non da poco, l’intervento non sembra peggiorare significativamente l’astigmatismo o le aberrazioni corneali di ordine superiore quando si utilizza un’incisione sclero-corneale.
Le complicanze ci sono, è vero, ma sono prevalentemente lievi e gestibili, mentre quelle più severe sono rare. Certo, ogni caso è a sé e la chirurgia oculare comporta sempre dei rischi, ma questi dati sono decisamente rassicuranti per chi si trova ad affrontare questa necessità. È fondamentale, come sempre, affidarsi a chirurghi esperti e discutere a fondo rischi e benefici.
Fonte: Springer
