Immagine fotorealistica di un uomo e una donna anziani, sopravvissuti al cancro, che si tengono per mano camminando su una spiaggia al tramonto. Obiettivo grandangolare 20mm per includere l'ampio paesaggio marino e il cielo colorato, lunga esposizione per rendere l'acqua setosa, messa a fuoco nitida sulla coppia, simboleggia speranza e percorso condiviso, stile fotorealistico.

Sopravvivere al Cancro del Colon-Retto: La Qualità della Vita è Davvero Peggiore? Sorprese dalla Ricerca

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che tocca tante persone: cosa succede *dopo* aver combattuto e vinto una battaglia contro il cancro, in particolare quello del colon-retto (CRC)? Istintivamente, potremmo pensare che la qualità della vita di un sopravvissuto sia inevitabilmente compromessa rispetto a chi non ha mai affrontato questa malattia. Ma è davvero così? Mi sono imbattuto in uno studio affascinante che mette un po’ in discussione questa idea, e voglio condividere con voi quello che ho scoperto.

Lo Studio: Un Confronto Diretto

Immaginatevi nelle isole Baleari, in Spagna. Tra il 2016 e il 2019, un gruppo di ricercatori ha fatto qualcosa di molto interessante: ha preso 201 persone che erano sopravvissute al cancro del colon-retto per almeno 5 anni (diagnosi tra 2011-2012) e le ha confrontate con 199 persone della stessa età e sesso, ma senza una storia di cancro. L’obiettivo? Capire come se la passavano davvero questi sopravvissuti a lungo termine, guardando alla loro salute fisica, mentale, alle malattie associate (comorbidità) e al loro stile di vita. Hanno usato questionari specifici come l’SF-12 per misurare la qualità della vita legata alla salute (HRQoL), test per valutare l’ottimismo (LOT-R) e la resilienza (BRCS), e hanno raccolto dati su dieta, attività fisica, fumo e altro ancora.

La Sorpresa: Qualità della Vita Simile!

E qui arriva il bello. Analizzando i dati generali, cosa è emerso? Che, in media, i sopravvissuti al cancro del colon-retto avevano punteggi di qualità della vita fisica e mentale molto simili a quelli del gruppo di controllo! Anche la percezione generale del proprio stato di salute non era significativamente diversa. Circa sette persone su dieci in entrambi i gruppi descrivevano la loro salute come buona, molto buona o eccellente. Sembra quasi incredibile, vero? Dopo tutto quello che hanno passato…

Come si spiega? Ci sono diverse ipotesi. Forse, col passare del tempo (parliamo di almeno 5 anni dalla diagnosi), gli effetti negativi più pesanti del cancro e delle terapie tendono a diminuire. Oppure, come suggeriscono alcuni studi, i sopravvissuti potrebbero sviluppare una sorta di “riorientamento della risposta” (response shift): un processo di adattamento psicologico che li porta a valutare positivamente la loro vita nonostante le difficoltà oggettive. In pratica, cambiano prospettiva, danno più valore ad altre cose e si sentono comunque bene. Inoltre, lo studio ha rilevato che anche i livelli di ottimismo e resilienza erano simili tra i due gruppi, così come l’uso di farmaci antidepressivi o ansiolitici. Anzi, in un’analisi preliminare, la funzione sociale sembrava addirittura leggermente migliore nei sopravvissuti, forse grazie al supporto ricevuto durante la malattia che continua a dare i suoi frutti.

Ritratto fotografico di una donna di 65 anni, sopravvissuta al cancro, che sorride serenamente seduta su una panchina in un parco. Obiettivo prime 50mm, luce naturale del tardo pomeriggio, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo verde, stile fotorealistico.

Non è Tutto Rosa e Fiori: Le Comorbidità

Attenzione però, non significa che sia tutto perfetto. Se la percezione generale della qualità della vita è simile, lo studio ha evidenziato delle differenze importanti su altri fronti. I sopravvissuti al CRC avevano una probabilità significativamente maggiore di avere altre malattie (comorbidità generali) e, soprattutto, problemi specifici legati agli effetti a lungo termine delle cure oncologiche.

Quali problemi? Ecco alcuni esempi emersi con maggiore frequenza nei sopravvissuti rispetto al gruppo di controllo:

  • Disfunzione erettile
  • Incontinenza urinaria
  • Stipsi (stitichezza)
  • Ischemia cardiaca

Anche se la diarrea, spesso citata come problema post-trattamento, non mostrava differenze significative in questo studio specifico. Questo ci dice che, anche se i sopravvissuti si sentono complessivamente bene, convivono più spesso con disturbi specifici e fastidiosi, eredità della malattia e delle terapie. È un aspetto cruciale che medici e personale sanitario non devono sottovalutare.

Il Capitolo Stile di Vita: C’è da Lavorare

E lo stile di vita? Qui arriva un’altra nota un po’ stonata. Ci si aspetterebbe che chi ha affrontato un cancro sia super motivato ad adottare abitudini salutari per ridurre il rischio di ricadute o di altre malattie. Invece, lo studio mostra un quadro diverso. I sopravvissuti al CRC erano meno attivi fisicamente e avevano una prevalenza maggiore di obesità rispetto al gruppo di controllo.

Per quanto riguarda la dieta mediterranea, l’aderenza era simile nei due gruppi (non ottimale in entrambi, a dire il vero). Anche le abitudini legate al fumo e al consumo di alcol non erano significativamente diverse: circa il 17% dei sopravvissuti fumava ancora e quasi il 40% consumava 4 o più bevande alcoliche a settimana.

Perché questa difficoltà a mantenere uno stile di vita sano? Le ragioni possono essere tante. Cambiare abitudini radicate è difficile per chiunque. Alcuni sopravvissuti potrebbero sentirsi incerti su cosa fare, non ricevere abbastanza supporto dai medici, o pensare che altri fattori (non modificabili) abbiano inciso di più sulla loro malattia. Altri studi suggeriscono che l’aderenza a comportamenti sani tende a diminuire col passare del tempo dalla diagnosi. È un campanello d’allarme: c’è bisogno di più supporto e informazione per aiutare i sopravvissuti a prendersi cura di sé anche attraverso lo stile di vita.

Fotografia di un paio di scarpe da ginnastica consumate appoggiate su un sentiero sterrato in un bosco, con i primi raggi di sole che filtrano tra gli alberi. Obiettivo zoom 35mm, luce mattutina, focus sulle scarpe con sfondo leggermente sfocato, simboleggia la sfida dell'attività fisica, stile fotorealistico.

Cosa Portiamo a Casa?

Questo studio spagnolo ci lascia con un messaggio importante e sfumato. Da un lato, è confortante sapere che, a lungo termine, la qualità della vita percepita dai sopravvissuti al cancro del colon-retto può essere paragonabile a quella di chi non ha avuto il cancro. Questo suggerisce una notevole capacità di adattamento e resilienza.

Dall’altro lato, non possiamo ignorare che questi sopravvissuti affrontano più problemi di salute specifici (comorbidità) e faticano a mantenere uno stile di vita ottimale, in particolare per quanto riguarda attività fisica e peso corporeo.

Quindi, cosa fare? Lo studio suggerisce che forse non servono servizi generici focalizzati solo sul migliorare la qualità della vita (che sembra già buona in media), ma piuttosto interventi mirati. I medici dovrebbero essere proattivi nel monitorare e gestire le comorbidità specifiche (problemi intestinali, urinari, sessuali, cardiaci) e nel fornire consulenza e supporto continui per promuovere uno stile di vita più sano. Informare i pazienti che certi disturbi possono essere duraturi ma gestibili è fondamentale. Aiutare i sopravvissuti a rimanere attivi, mangiare bene e mantenere un peso sano potrebbe non solo prevenire altre malattie, ma anche migliorare ulteriormente la loro qualità di vita nel lungo periodo.

Limiti dello Studio (Per Onestà)

Come ogni ricerca, anche questa ha i suoi limiti. È uno studio “fotografico” (cross-sezionale), non un film che segue le persone nel tempo. Non ha considerato lo stato socio-economico (usando solo il livello di istruzione come indicatore) e non ha distinto i risultati in base al tipo specifico di trattamento ricevuto o alla localizzazione esatta del tumore. Inoltre, i dati si riferiscono a persone diagnosticate più di dieci anni fa, e nel frattempo diagnosi e cure sono evolute.

In Conclusione

Sopravvivere al cancro del colon-retto è un traguardo enorme. Questa ricerca ci mostra che la vita dopo il cancro può riservare una qualità complessiva sorprendentemente buona, ma sottolinea anche l’importanza di non abbassare la guardia. C’è bisogno di un’attenzione continua e personalizzata alla salute fisica specifica e allo stile di vita dei sopravvissuti, per aiutarli a vivere non solo più a lungo, ma anche al meglio possibile.

Fonte: Springer

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