Smartphone appoggiato su un tavolo di legno mostra un messaggio di testo semplice e incoraggiante relativo a un appuntamento o a un servizio di trasporto, macro lens, 60mm, high detail, precise focusing, luce calda e naturale.

Un SMS può tenerti in terapia? Trasporto gratuito e lotta alle dipendenze: cosa abbiamo scoperto

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un tema tosto, ma super importante: la lotta contro le dipendenze da sostanze (quelle che in gergo tecnico chiamiamo SUD, Substance Use Disorders). Sapete, negli Stati Uniti, e purtroppo anche qui da noi, è una vera e propria epidemia silenziosa che spezza vite e famiglie. L’Ohio, ad esempio, ha uno dei tassi di mortalità più alti legati agli oppioidi. Ma c’è speranza, e si chiama trattamento. In particolare, i programmi ambulatoriali sono fondamentali perché permettono alle persone di curarsi continuando a vivere a casa loro, magari lavorando e stando vicino ai propri cari.

Però, c’è un “però” grande come una casa. Anzi, a volte è proprio la casa… o meglio, come arrivarci al centro di cura! Sembra banale, ma la mancanza di trasporti è uno degli ostacoli più subdoli e frequenti per chi cerca di uscire dal tunnel della dipendenza. Se non hai la macchina, se i mezzi pubblici sono scomodi o costosi, o se semplicemente non c’è nessuno che ti possa accompagnare, come fai a seguire regolarmente la terapia, le visite mediche, i gruppi di supporto? Rischi di saltare appuntamenti cruciali e, alla fine, di abbandonare il percorso.

L’idea: e se un semplice SMS facesse la differenza?

Ecco, partendo da questo problema concreto, ci siamo chiesti: e se provassimo a dare una mano proprio sul fronte trasporti? E se, oltre a offrire passaggi gratuiti, usassimo la tecnologia più semplice e diffusa che c’è – gli SMS – per ricordare alle persone di usare questo servizio?

Così, tra novembre 2020 e luglio 2022, abbiamo messo in piedi uno studio pilota un po’ particolare nel sud-ovest dell’Ohio, una zona particolarmente colpita dal problema. Abbiamo coinvolto persone adulte con dipendenze da oppioidi, alcol o altre sostanze, che si erano appena iscritte a un programma di trattamento ambulatoriale presso i centri BrightView Health e che, durante l’iscrizione, avevano segnalato di avere difficoltà con i trasporti (rispondendo “Sì” alla domanda: “Negli ultimi 12 mesi, hai dovuto saltare o rimandare una visita medica perché non avevi un passaggio?”).

A tutti i partecipanti idonei (alla fine sono stati 361) abbiamo offerto trasporto gratuito e illimitato tramite servizi di ridesharing (tipo Uber o Lyft, per capirci) per le prime 12 settimane di trattamento. Poi, li abbiamo divisi a caso in due gruppi:

  • Gruppo di Controllo (190 persone): Hanno ricevuto solo una notifica iniziale via SMS che spiegava come prenotare le corse gratuite chiamando un call center.
  • Gruppo di Intervento (171 persone): Hanno ricevuto la stessa notifica iniziale, MA in più, per 12 settimane, hanno ricevuto un SMS alla settimana che li incoraggiava attivamente a usare il servizio di trasporto gratuito. Un piccolo “nudge”, un promemoria gentile.

L’idea era di vedere se questo “incoraggiamento” settimanale via SMS spingesse le persone a usare di più i passaggi gratuiti e, soprattutto, se questo si traducesse in una maggiore “retention in care”, cioè se li aiutasse a rimanere agganciati al programma di trattamento per almeno 12 settimane (il nostro obiettivo primario) e poi anche fino a 24 settimane (obiettivo secondario).

Persona con espressione pensierosa guarda il proprio smartphone seduta su una panchina in un contesto urbano sfocato, 35mm portrait, depth of field, duotone blu e grigio.

Cosa abbiamo scoperto: luci e ombre di un SMS

E allora, com’è andata? Beh, i risultati sono stati… interessanti, e non del tutto scontati.

Analizzando i dati complessivi (quella che chiamiamo analisi “intention-to-treat”, cioè considerando tutti i partecipanti assegnati a ciascun gruppo, indipendentemente da tutto), abbiamo visto che, purtroppo, non c’era una differenza statisticamente significativa nella percentuale di persone rimaste in trattamento a 12 settimane tra chi riceveva i promemoria (45.0%) e chi no (42.6%). E la stessa cosa valeva a 24 settimane (25.7% contro 28.4%). Sembrerebbe, quindi, che il semplice SMS di promemoria, da solo, non sia bastato a fare la grande differenza sull’adesione generale al trattamento.

MA… ecco la sorpresa! Quando siamo andati a vedere più nel dettaglio, separando i pazienti in base a un fattore importante – cioè se ricevevano i farmaci specifici per la loro dipendenza (come buprenorfina, metadone, naltrexone) direttamente presso il centro di cura oppure no (magari li prendevano in farmacia esterna) – le cose sono cambiate.

Tra i pazienti che ricevevano i farmaci direttamente nel centro, quelli del gruppo “intervento” (con gli SMS settimanali) hanno mostrato una probabilità significativamente maggiore di rimanere in trattamento a 12 settimane (76.8%) rispetto a quelli del gruppo di controllo (65.1%). Questa differenza era statisticamente robusta (p < 0.001). A 24 settimane, però, questa differenza si annullava di nuovo. Perché questa differenza proprio in questo gruppo? Un'ipotesi è che per chi deve andare regolarmente al centro per ricevere farmaci essenziali, la combinazione di trasporto gratuito e un promemoria costante renda quel piccolo sforzo in più per organizzare il passaggio più facile da fare, garantendo così la continuità proprio nelle prime, cruciali settimane di terapia. Per chi non aveva questa necessità impellente legata ai farmaci in loco, forse il promemoria aveva meno "presa". Non abbiamo invece trovato differenze significative guardando ai diversi tipi di dipendenza (oppioidi, alcol, altro). Un altro dato interessante: nonostante l'incoraggiamento, non abbiamo visto una differenza significativa nel numero di corse effettivamente utilizzate tra i due gruppi. In media, chi riceveva i promemoria ha usato 5.2 corse nelle prime 12 settimane, contro le 3.9 di chi non li riceveva – una differenza piccola e non statisticamente rilevante. Stessa cosa per il tasso di completamento degli appuntamenti: nessuna differenza significativa.

Ah, piccola nota tecnica: c’è stato un periodo in cui, per un problema tecnico, gli SMS settimanali non sono partiti. Abbiamo rifatto le analisi escludendo le persone coinvolte in quel periodo (analisi “per-protocol”) e i risultati sono stati un po’ più incoraggianti: in questa sotto-analisi, una differenza significativa a 12 settimane si vedeva anche nel gruppo generale, e si confermava nettamente quella nel gruppo che riceveva i farmaci in clinica.

Primo piano di un flacone di medicinali tenuto in mano da un paziente in una sala d'attesa luminosa di una clinica, macro lens, 85mm, high detail, precise focusing, luce naturale morbida.

Quindi, che conclusioni possiamo trarre?

Questo studio, pur essendo un “pilota” e con i suoi limiti (come il periodo COVID, i dati mancanti su alcune caratteristiche dei pazienti, l’interruzione tecnica degli SMS), ci dice alcune cose importanti.

Primo: un promemoria via SMS, da solo, probabilmente non è la bacchetta magica per risolvere il complesso problema dell’abbandono della terapia per le dipendenze, anche quando il trasporto è gratuito. Ci sono tanti altri fattori in gioco.

Secondo: l’incoraggiamento sembra però avere un impatto positivo, almeno inizialmente (a 12 settimane), su un gruppo specifico di pazienti: quelli che dipendono dal centro di cura per ricevere regolarmente i loro farmaci. Questo suggerisce che interventi mirati potrebbero essere più efficaci.

Terzo: forse dobbiamo pensare a interventi più complessi. Magari non basta ricordare di usare un servizio, ma bisogna rendere l’intero processo ancora più semplice, o integrare meglio i trasporti con altri supporti. O forse, come suggerito dalla pandemia, potenziare la telemedicina per alcuni tipi di appuntamenti (come la terapia psicologica) potrebbe ridurre drasticamente la necessità stessa di spostarsi, eliminando il problema alla radice per molti.

Insomma, la strada per garantire a tutti un accesso facile e continuativo alle cure per le dipendenze è ancora lunga. Offrire trasporti gratuiti è un passo importante, ma forse dobbiamo essere più creativi e personalizzare gli aiuti. Il nostro studio aggiunge un piccolo tassello a questo puzzle complesso, ricordandoci che le soluzioni semplici a volte aiutano, ma raramente risolvono tutto da sole. La ricerca deve continuare, soprattutto per capire come aiutare al meglio chi lotta ogni giorno per la propria guarigione.

Fonte: Springer

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