Fotografia macro altamente realistica del setto interatriale di un cuore equino, evidenziando la fossa ovalis e una tasca settale. Illuminazione da studio controllata, obiettivo macro 100mm, alta definizione, per mostrare le variazioni morfologiche.

Cuore di Cavallo, Cuore Unico: Viaggio nel Setto Interatriale e le Sue Implicazioni Cardiache

Ciao a tutti, appassionati di scienza e amici degli animali! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, un po’ come fare un’ecografia super dettagliata, ma direttamente nel cuore pulsante di uno degli animali più nobili: il cavallo. Parleremo di una struttura piccola ma fondamentale, il setto interatriale. Magari il nome non vi dice molto, ma credetemi, è un piccolo capolavoro di ingegneria biologica con un sacco di storie da raccontare, soprattutto quando si tratta della salute cardiaca dei nostri amici equini.

Ma cos’è questo setto interatriale e perché ci interessa tanto?

Immaginate il cuore diviso in quattro stanze: due atri (le camere superiori) e due ventricoli (le camere inferiori). Il setto interatriale è, in parole povere, la parete che separa l’atrio destro da quello sinistro. La sua forma definitiva è il risultato di un processo embrionale complesso, dove due strutture, il septum primum e il septum secundum, si fondono. Questa fusione dà origine alla fossa ovalis (una specie di depressione) e al suo bordo, il limbus.

A volte, questa fusione non è perfetta. Se rimane un piccolo passaggio, si parla di forame ovale pervio (PFO). Altre volte, la fusione completa può creare delle piccole “tasche” o creste, chiamate tasche settali (SPs). Negli esseri umani, queste tasche, soprattutto quelle sul lato sinistro, sono state messe in relazione con problemi seri come l’ictus ischemico (dovuto a coaguli che si formano lì dentro) e le aritmie atriali. E indovinate un po’? Anche nei cavalli, tachicardie e fibrillazioni atriali sembrano spesso originare proprio vicino alla fossa ovalis.

Ecco perché, da ricercatori curiosi quali siamo, ci siamo chiesti: come è fatto esattamente questo setto interatriale nel cavallo adulto? Capirlo meglio potrebbe aprirci un mondo di possibilità, soprattutto per guidare interventi elettrofisiologici mirati a curare le aritmie cardiache equine.

La nostra “missione esplorativa”: dentro il cuore equino

Per rispondere a questa domanda, abbiamo intrapreso uno studio dettagliato, esaminando post-mortem i cuori di ben 62 cavalli adulti. L’obiettivo era duplice: prima di tutto, osservare e misurare le variazioni morfologiche del setto interatriale, guardandolo sia dal lato destro che da quello sinistro. Abbiamo misurato le dimensioni della fossa ovalis e, quando presenti, la lunghezza e l’altezza delle tasche settali. Poi, siamo passati al microscopio, con un’analisi istologica per valutare lo spessore e la composizione della parete settale in punti specifici.

Quello che abbiamo scoperto è stato davvero interessante! Ci sono notevoli variazioni morfologiche, ma una cosa è emersa con chiarezza: la presenza costante di una tasca settale sul lato destro. Dal punto di vista istologico, la parete del setto è composta da tre strati, con quello centrale che contiene cardiomiociti (le cellule muscolari del cuore) orientati in varie direzioni, intervallati da tessuto fibroadiposo. Queste caratteristiche, pensate un po’, potrebbero essere proprio tra i fattori che contribuiscono all’insorgenza delle aritmie atriali.

Capire a fondo la morfologia del setto interatriale equino non è solo una curiosità accademica. È fondamentale, ad esempio, per ottimizzare una procedura chiamata puntura transettale (TSP). Si tratta di una tecnica mininvasiva che permette di accedere all’atrio sinistro pungendo il setto a livello della fossa ovalis. Conoscere bene la zona aiuta a interpretare correttamente le immagini ecocardiografiche intracardiache, a scegliere il punto esatto per la puntura e, in definitiva, a migliorare la sicurezza e l’efficacia della procedura. Pensate che recenti scoperte suggeriscono che le vene polmonari nei cavalli siano una potenziale fonte di fibrillazione atriale, e la TSP è la chiave per studiarle e trattarle!

Immagine macro fotorealistica di un cuore equino sezionato, che mostra in dettaglio il setto interatriale con la fossa ovalis e una tasca settale ben visibile. Illuminazione da studio controllata per evidenziare i dettagli anatomici, obiettivo macro 100mm, alta definizione, con focus preciso sulle strutture settali.

Durante la procedura di TSP, a volte si osservano aritmie transitorie, come la fibrillazione atriale. Avere una mappa dettagliata della morfologia della fossa ovalis, dello spessore del setto e della sua composizione è quindi cruciale per far progredire questa tecnica.

Un’occhiata più da vicino: cosa abbiamo visto?

Nei 62 cuori esaminati (provenienti sia da macello che da donazioni per ricerca, con il consenso dei proprietari), abbiamo notato che la superficie del lato sinistro del setto interatriale era prevalentemente liscia nel 63% dei casi, e irregolare nel restante 37%. Una cresta settale sul lato sinistro è stata trovata solo nel 6% dei cavalli. Sul lato destro, invece, la superficie sopra la fossa ovalis era liscia, con un limbus prominente in tutti i soggetti. La fossa ovalis stessa aveva una forma ovale, con una lunghezza craniocaudale media di circa 21 mm e un’altezza dorsoventrale di circa 11 mm.

La scoperta più eclatante? Nessun forame ovale pervio (PFO) è stato identificato in nessuno dei cuori esaminati. Invece, una tasca settale destra (RSP) era presente nel 100% dei cavalli! Queste RSP avevano una forma a imbuto, con un’altezza media di 12 mm alla base e si estendevano cranialmente per circa 20 mm. Una tasca settale sinistra (LSP) è stata osservata nel 29% dei cavalli, e in questi casi, dato che la RSP era sempre presente, si trattava di una configurazione a doppia tasca settale. È interessante notare che la RSP nei cavalli è costantemente più grande della LSP, mentre negli umani accade il contrario.

Queste differenze morfologiche rispetto ad altre specie come umani, maiali e pecore sono notevoli. Ad esempio, in queste specie sono comuni setti lisci, PFO e LSP singole, tutte presentazioni che non abbiamo riscontrato nei nostri cavalli. Questa unicità equina deriva probabilmente da un complesso intreccio di fattori evolutivi ed emodinamici. La postura unguligrada del cavallo e il suo torace compresso lateralmente potrebbero influenzare i flussi sanguigni e le pressioni nell’atrio destro in modo diverso rispetto agli umani (ortogradi) o ai maiali e alle pecore (con torace più compresso dorsoventralmente), plasmando così la morfologia settale.

Sotto la lente del microscopio: la struttura intima del setto

L’analisi istologica ha rivelato che il setto interatriale, in tutte e tre le localizzazioni campionate, è composto da tre strati distinti. Due strati di tessuto connettivo fibroso si trovano sotto le superfici endocardiche destra e sinistra. Lo strato intermedio, quello più “cicciotto”, contiene cardiomiociti disposti in un pattern ondulato, come onde del mare. Queste cellule erano prevalentemente allineate in direzione craniocaudale, ma alcune avevano orientamenti trasversali e diagonali, spesso strettamente intrecciate tra loro. E, cosa molto importante, i cardiomiociti erano frequentemente circondati e intervallati da tessuto fibroadiposo.

Queste caratteristiche istologiche, in particolare l’orientamento complesso delle fibre miocardiche e le interruzioni dovute al tessuto fibroadiposo, sono state associate a un ritardo nella conduzione cardiaca e giocano un ruolo nella patogenesi della fibrillazione atriale negli umani e negli ovini. Ciò suggerisce che anche nei cavalli la regione della fossa ovalis e delle tasche settali potrebbe fungere da substrato per le aritmie. Immaginate queste fibre muscolari che cercano di propagare l’impulso elettrico, ma trovano “ostacoli” di grasso e tessuto fibroso: questo può creare dei cortocircuiti o dei percorsi anomali per l’elettricità cardiaca.

Microfotografia fotorealistica di una sezione istologica del setto interatriale equino, colorazione tricromica di Masson. Si osservano cardiomiociti (in rosso/rosa) disposti in modo ondulato e tessuto fibroadiposo (in bianco/azzurro chiaro) e connettivo (in blu). Obiettivo macro 60mm, alta risoluzione, illuminazione precisa per dettagli cellulari, evidenziando la complessa architettura tissutale.

Abbiamo anche misurato lo spessore della parete interatriale. È emerso che i maschi avevano una parete interatriale significativamente più spessa sotto il limbus rispetto alle femmine. Inoltre, c’era una correlazione negativa tra l’età e lo spessore della parete interatriale, suggerendo un potenziale assottigliamento del setto con l’invecchiamento. La percentuale di tessuto connettivo rispetto allo spessore totale della parete aumentava spostandosi da posizioni caudali a craniali, raggiungendo il 78% nella tasca settale destra. Questa variazione nella composizione tissutale ha implicazioni dirette per la TSP: pungere in una zona con più tessuto connettivo, come in profondità nella RSP, potrebbe essere più difficile rispetto a zone più muscolari.

Cosa significa tutto questo per i nostri amici cavalli?

Le implicazioni di queste scoperte sono molteplici. Innanzitutto, la presenza costante di una RSP nei cavalli, spesso di dimensioni considerevoli, potrebbe influenzare il tamponamento della pressione atriale destra, specialmente durante l’esercizio, e potenzialmente avere un impatto sulla gittata cardiaca. Tuttavia, la grande variabilità nelle dimensioni della tasca tra i cavalli suggerisce che l’entità di questi effetti funzionali sia altrettanto variabile.

Per quanto riguarda le aritmie, la RSP più allungata trovata nei cavalli potrebbe contribuire a una maggiore prevalenza di fibrillazione atriale, come si vede negli umani con SP più lunghe, forse a causa dell’aumento della superficie della parete atriale e dell’alterata conduzione. Le caratteristiche istologiche pro-aritmogene che abbiamo trovato (fibre disorganizzate, tessuto fibroadiposo) supportano l’idea che queste strutture possano contribuire attivamente alle aritmie atriali.

Dal punto di vista interventistico, la conoscenza dettagliata dell’anatomia del setto è cruciale per la puntura transettale. Sapere dove si trovano le tasche, quanto sono profonde, dove ci sono creste o zone più spesse o fibrose, permette ai veterinari cardiologi di scegliere i siti di puntura ottimali, minimizzando le complicazioni e migliorando la sicurezza e l’efficacia della procedura. Ad esempio, si tende ad evitare la puntura nella RSP nei cavalli per il rischio di pungere accidentalmente l’aorta e perché è più difficile da raggiungere dalla vena giugulare.

Infine, queste informazioni sono preziose per l’interpretazione delle immagini ecografiche quando si valuta la possibile presenza di un PFO (che, come abbiamo visto, sembra essere molto raro nei cavalli adulti, a differenza di quanto si pensava).

Guardando al futuro

Certo, il nostro studio ha delle limitazioni: abbiamo esaminato prevalentemente cavalli Warmblood, e le storie cliniche complete non erano sempre disponibili. Inoltre, l’analisi istologica è stata fatta su un sottogruppo di cuori freschi e la processazione dei tessuti può causare un certo restringimento. Tuttavia, i risultati forniscono una base solida.

In conclusione, il setto interatriale equino ha una sua morfologia distintiva, con una prevalenza elevata di tasche settali destre e caratteristiche istologiche che potrebbero renderlo un “hotspot” per le aritmie. Comprendere queste sfumature strutturali è un passo avanti enorme per migliorare l’interpretazione ecocardiografica intracardiaca durante la TSP equina, permettendo una pianificazione procedurale più precisa e, in definitiva, migliori risultati per la salute cardiaca dei nostri magnifici compagni.

Spero che questo “tuffo” nel cuore del cavallo vi sia piaciuto tanto quanto a me è piaciuto condividerlo con voi!

Fonte: Springer

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