Immagine concettuale divisa verticalmente: a sinistra, primo piano fotorealistico di una mano che tiene una penna per iniezione di semaglutide vicino all'addome; a destra, primo piano fotorealistico di una mano che tiene una compressa orale di semaglutide. Illuminazione clinica soffusa. Sullo sfondo, appena visibile e sfocato, un tabellone oculistico. Obiettivo prime 35mm, profondità di campo.

Semaglutide: Pillola o Iniezione? Occhio ai Rischi per la Vista!

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che sta facendo molto discutere nel mondo della medicina e non solo: il semaglutide. Probabilmente lo conoscete con i nomi commerciali Ozempic, Wegovy (per le iniezioni sottocutanee) o Rybelsus (in compresse orali). È un farmaco diventato superstar per la sua efficacia nel trattamento del diabete di tipo 2 e, più recentemente, per la gestione del peso. Ma come spesso accade con i farmaci potenti, sorgono domande sulla loro sicurezza a lungo termine. In particolare, mi sono imbattuto in uno studio recente che ha messo sotto la lente d’ingrandimento un aspetto specifico: gli eventi avversi oculari, cioè i problemi agli occhi. La domanda chiave è: c’è differenza nel rischio per i nostri occhi tra la versione iniettabile e quella in pillola? Diamoci un’occhiata insieme, basandoci su dati dal mondo reale.

Lo Studio: Cosa Hanno Analizzato Esattamente?

I ricercatori hanno fatto un lavoro certosino, andando a spulciare l’enorme database della FDA americana che raccoglie le segnalazioni di eventi avversi (il FAERS – FDA Adverse Event Reporting System). Hanno setacciato i dati dal lontano 2004 fino al terzo trimestre del 2024, cercando tutte le segnalazioni di problemi agli occhi collegate all’uso di semaglutide, sia in forma iniettabile che orale. L’obiettivo era capire se una delle due formulazioni fosse più “rischiosa” per la vista rispetto all’altra. Hanno usato una tecnica statistica chiamata ROR (Reporting Odds Ratio), che aiuta a capire se un farmaco è associato a un particolare effetto collaterale più spesso di quanto ci si aspetterebbe per caso. Hanno analizzato dati demografici (età, sesso), il tempo trascorso prima che il problema si manifestasse (Time To Onset – TTO) e la gravità degli eventi.

I Numeri Parlano: Cosa Hanno Scoperto?

Allora, cosa è emerso da questa montagna di dati? Ecco i punti salienti:

  • Più segnalazioni con le iniezioni: Sono stati trovati 1733 report di problemi oculari legati al semaglutide. La stragrande maggioranza (1541) era associata alle iniezioni, mentre “solo” 192 riguardavano le compresse.
  • Le pillole agiscono prima (anche sugli occhi): Il tempo mediano per la comparsa di un problema oculare è stato più breve con le compresse (3,5 giorni) rispetto alle iniezioni (7 giorni). In entrambi i casi, la maggior parte dei problemi si è manifestata entro il primo mese di trattamento (circa il 72% per le pillole, 65% per le iniezioni).
  • Problemi anche a lungo termine: Attenzione, però: anche dopo un anno di trattamento, una piccola percentuale di pazienti ha segnalato problemi agli occhi (5,41% con iniezioni, 2,17% con pillole).
  • Donne più colpite? Sembra di sì. I dati indicano che le pazienti di sesso femminile hanno segnalato problemi oculari più frequentemente dei maschi (circa 63% contro 33% del totale).
  • Visione offuscata in testa: Il problema più comune segnalato con le compresse è stata la visione offuscata (oltre il 34% dei casi), leggermente più frequente rispetto alle iniezioni (circa 27%). Anche il calo della vista (visual impairment) è stato riportato frequentemente per entrambe le forme.
  • Il punto cruciale – Problemi alla retina: Qui arriva la differenza più significativa. Le segnalazioni associate alle iniezioni sottocutanee hanno mostrato una frequenza maggiore di problemi retinici seri, come:
    • Retinopatia diabetica
    • Neuropatia ottica ischemica
    • Distacco di retina
    • Lacerazione retinica
    • Emorragia retinica
  • Segnali di allarme (ROR): L’analisi statistica (ROR) ha confermato questi sospetti. Le iniezioni hanno mostrato segnali più forti per diverse condizioni retiniche (retinopatia, neuropatia ottica ischemica, ecc.). Le compresse, invece, pur mostrando un segnale per la retinopatia diabetica e l’emorragia vitreale, non sembravano avere segnali specifici per altre malattie oculari gravi menzionate per le iniezioni. Anche la cecità è stata segnalata per entrambe le forme, con un segnale statisticamente rilevante per la forma orale.

Macro fotografia, obiettivo 60mm, di un grafico a barre che mostra la comparazione tra eventi avversi oculari per semaglutide iniettabile e orale, con barre di colore diverso per le due formulazioni. Illuminazione controllata e alta definizione per evidenziare le differenze numeriche.

Perché Questa Differenza tra Pillole e Iniezioni?

Come mai queste differenze? I ricercatori ipotizzano che possa dipendere da come il farmaco viene assorbito e agisce nel corpo (la farmacocinetica). Le iniezioni sottocutanee raggiungono il picco di concentrazione nel sangue più lentamente (1-3 giorni) rispetto alle compresse (30-60 minuti), ma queste ultime hanno una biodisponibilità inferiore. Queste differenze potrebbero influenzare le fluttuazioni dei livelli di glucosio nel sangue. Sappiamo che cambiamenti rapidi della glicemia possono stressare i vasi sanguigni della retina, specialmente in chi ha già il diabete. È stato ipotizzato che le fluttuazioni indotte dalla forma sottocutanea possano, in alcuni casi, accelerare la progressione di problemi retinici preesistenti. È un’ipotesi affascinante che merita ulteriori studi.

Cosa Significa Tutto Questo per i Pazienti?

Okay, dopo tutti questi dati, cosa ci portiamo a casa?

  • Non farsi prendere dal panico: Prima di tutto, è importante sottolineare che il profilo di sicurezza generale del semaglutide è considerato buono e la maggior parte degli eventi avversi segnalati non erano gravi. I benefici del farmaco nel controllo della glicemia e del peso sono spesso notevoli.
  • Monitoraggio importante, soprattutto all’inizio: Lo studio suggerisce che è saggio monitorare attentamente la vista, specialmente durante il primo mese di trattamento, prestando attenzione a sintomi come visione offuscata o calo della vista, indipendentemente dalla forma farmaceutica.
  • Attenzione extra con le iniezioni per la retina: Se si utilizza la forma iniettabile, soprattutto se si è diabetici, una vigilanza particolare riguardo ai problemi retinici sembra giustificata, alla luce di questi dati.
  • Parlatene col medico: Queste informazioni sono preziose per i medici, che possono così personalizzare il monitoraggio e la scelta terapeutica. Se avete dubbi o notate cambiamenti nella vostra vista mentre usate semaglutide, parlatene subito con il vostro medico curante o diabetologo.

Ritratto fotografico, obiettivo 35mm, di un medico e un paziente che discutono serenamente in uno studio medico. Il medico indica un grafico su un tablet. Effetto duotone blu e grigio per un'atmosfera calma e professionale, profondità di campo per focalizzare sui soggetti.

Un Occhio Critico: I Limiti dello Studio

È fondamentale essere onesti: questo studio, pur essendo molto interessante, si basa su dati FAERS. Questi database raccolgono segnalazioni spontanee, il che significa che possono esserci dati incompleti, segnalazioni duplicate, e non si possono escludere altri fattori confondenti (altri farmaci, condizioni preesistenti). Soprattutto, questo tipo di studio può identificare associazioni e segnali, ma non può provare un rapporto di causa-effetto. Serviranno studi clinici specifici per confermare queste scoperte.

In Conclusione

Questo studio ci offre uno spaccato importante sulla sicurezza oculare del semaglutide nel mondo reale, evidenziando per la prima volta differenze potenzialmente significative tra la forma orale e quella iniettabile. Le iniezioni sembrano associate a una frequenza maggiore di segnalazioni per specifici e seri problemi retinici. Questo non significa demonizzare una forma rispetto all’altra, ma piuttosto sottolinea l’importanza di un monitoraggio attento e personalizzato, specialmente all’inizio della terapia e nei pazienti a rischio. La ricerca continua, ma nel frattempo, essere informati e dialogare apertamente con il proprio medico è sempre la strategia migliore!

Fonte: Springer

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