Alberi in Città: Come Scegliamo i “Supereroi Verdi” Giusti per il Futuro?
Ciao a tutti! Avete mai passeggiato per le nostre città pensando a quanto siano importanti gli alberi? Non sono solo belli da vedere, sono dei veri e propri lavoratori instancabili che ci regalano un sacco di benefici, quelli che noi scienziati chiamiamo servizi ecosistemici. Pensateci: rinfrescano l’aria d’estate con la loro ombra e traspirazione, assorbono l’anidride carbonica che causa il riscaldamento globale, aiutano a gestire l’acqua piovana riducendo il rischio di allagamenti, filtrano l’inquinamento, attutiscono i rumori e offrono casa a tanti piccoli animali. Insomma, sono fondamentali per rendere le nostre città più vivibili e resilienti, soprattutto oggi che il clima sta cambiando così velocemente.
La Sfida Urbana: Spazio Limitato, Esigenze Grandi
Il problema è che piantare alberi in città non è una passeggiata. Lo spazio è spesso risicato, stretto tra palazzi, strade e servizi sotterranei. E le condizioni non sono proprio quelle ideali di un bosco: caldo torrido d’estate (l’effetto “isola di calore”), siccità, inquinamento… Gli alberi urbani sono dei veri duri, ma dobbiamo scegliere quelli giusti! Non basta piantare un albero qualsiasi; serve selezionare le specie che possano davvero prosperare in queste condizioni difficili e, allo stesso tempo, fornirci il massimo dei benefici. E qui entra in gioco la scienza, o meglio, un modo intelligente per “intervistare” gli alberi e capire chi ha la stoffa per diventare un supereroe verde urbano.
Il punto cruciale è che molti dei servizi più importanti, come l’ombreggiamento o l’assorbimento di CO2, dipendono dalle dimensioni dell’albero. Un albero grande e in salute fa molto di più di uno piccolo e stentato. Quindi, due caratteristiche diventano fondamentali nella nostra ricerca:
- La capacità di crescere rapidamente, per raggiungere dimensioni significative in tempi ragionevoli.
- La capacità di tollerare lo stress ambientale, in particolare la siccità, che con i cambiamenti climatici diventerà sempre più frequente e intensa.
Sembra facile, no? Scegliamo quelli che crescono in fretta e resistono alla sete. Eh no, purtroppo la natura ama i compromessi!
Il Dilemma dell’Albero: Crescere o Resistere?
Spesso, le strategie che permettono a un albero di crescere velocemente sono l’opposto di quelle che lo rendono resistente alla siccità. Immaginate un po’: per crescere in fretta, una pianta tende a investire in foglie grandi e “leggere”, che catturano tanta luce e fanno tanta fotosintesi, ma perdono acqua facilmente. Ha anche tessuti legnosi meno densi, che permettono un trasporto d’acqua più efficiente ma sono più vulnerabili se l’acqua scarseggia (un po’ come tubi più larghi ma meno robusti).
Al contrario, un albero super resistente alla siccità investe in foglie più piccole, coriacee, con tessuti densi (pensate al contenuto di materia secca, Leaf Dry Matter Content o LDMC) e un legno più compatto (alta densità del legno). Questo lo aiuta a conservare l’acqua e a resistere quando fa secco, ma… tutta questa “armatura” costa energia e rallenta la crescita. È il classico dilemma: essere uno sprinter veloce ma delicato, o un maratoneta resistente ma più lento?

Collezioni Botaniche: Laboratori Viventi a Cielo Aperto
Come facciamo allora a trovare le specie giuste, magari quelle che riescono a bilanciare bene queste due esigenze? Qui entrano in gioco dei luoghi meravigliosi: le collezioni botaniche e gli arboreti, come i famosi Royal Botanic Gardens di Kew a Londra, dove è stato condotto lo studio che vi racconto. Questi giardini sono scrigni di biodiversità, ospitano centinaia, a volte migliaia, di specie di alberi provenienti da tutto il mondo, spesso con origini ben documentate.
Tradizionalmente usati per la conservazione, la tassonomia o lo studio della botanica economica, oggi queste collezioni si rivelano risorse preziosissime per affrontare sfide moderne come il cambiamento climatico e l’urbanizzazione. Possiamo studiare fianco a fianco specie comuni e specie più rare o “non convenzionali”, confrontando direttamente le loro caratteristiche. E la cosa bella è che possiamo farlo spesso con metodi non distruttivi, senza danneggiare questi esemplari unici.
“Intervistare” gli Alberi: Misure Intelligenti
Nello studio che ha ispirato questo articolo, abbiamo esaminato 29 specie diverse proprio a Kew Gardens. Come abbiamo fatto a capire chi cresce bene e chi resiste alla siccità? Abbiamo misurato alcuni “tratti funzionali” chiave, delle caratteristiche che ci dicono molto sulla strategia di vita di una pianta.
Per la tolleranza alla siccità, abbiamo usato una misura fisiologica molto potente: il potenziale idrico al punto di perdita del turgore (ΨP0). Sembra complicato, ma in pratica ci dice quanto una foglia può “appassire” prima che le sue cellule perdano letteralmente pressione e smettano di funzionare correttamente. Più questo valore è negativo (es. -4.0 MPa è più tollerante di -2.0 MPa), più la specie è brava a resistere alla sete, mantenendo le sue funzioni anche con poca acqua. L’abbiamo misurato prelevando piccoli dischetti di foglia e usando uno strumento chiamato osmometro a pressione di vapore dopo averle reidratate e congelate.
Per la strategia di crescita, abbiamo guardato:
- Densità del legno: Misurata prelevando piccole carotine di legno dal tronco. Un legno denso è spesso associato a crescita lenta ma maggiore resistenza (anche alla rottura e ai parassiti).
- Tratti fogliari: Abbiamo misurato l’area fogliare (LA), il contenuto di materia secca della foglia (LDMC – foglie più dense = investimento maggiore, crescita più lenta) e l’area fogliare specifica (SLA – quanta area fogliare si ottiene per unità di massa secca; alta SLA = foglie “economiche”, crescita rapida).
Combinando queste informazioni, usando anche modelli come il sistema CSR (Competitor-Stress tolerator-Ruderal) che classifica le piante in base alla loro strategia dominante (competere per le risorse, tollerare lo stress, o colonizzare rapidamente aree disturbate), possiamo farci un’idea abbastanza precisa del “carattere” di ogni specie.

Risultati Sorprendenti: Gli “Outlier” che Cercavamo!
Cosa abbiamo scoperto? Beh, in gran parte, i risultati hanno confermato il trade-off generale. Specie con legno denso e foglie “costose” (alto LDMC) tendevano ad essere più tolleranti alla siccità (ΨP0 più negativo), ma si posizionavano come strategie più “lente” (Stress-Tolerator nel modello CSR). Pensiamo a specie come Carpinus orientalis, Zelkova carpinifolia o Ostrya virginiana.
Dall’altra parte, specie note per la crescita rapida, come Liriodendron tulipifera (l’albero dei tulipani) o Magnolia acuminata, mostravano legno meno denso, foglie “veloci” (alta SLA) e una minore tolleranza alla siccità. Perfette per parchi ricchi di risorse, ma forse meno adatte a un marciapiede assolato e arido.
Ma la parte più eccitante è stata trovare gli “outlier”, le eccezioni alla regola! Alcune specie hanno mostrato una combinazione vincente di caratteristiche:
- Tilia tomentosa (Tiglio argentato) e Tilia dasystyla: Questi tigli hanno sorpreso tutti! Hanno mostrato una tolleranza alla siccità notevolmente alta (ΨP0 di -4.36 e -3.51 MPa, tra le migliori!), ma allo stesso tempo avevano una densità del legno relativamente bassa e tratti fogliari che li classificavano come Competitor o Competitor-Stress Tolerator, suggerendo una buona capacità di crescita. Un mix fantastico!
- Koelreuteria paniculata: Anche questa specie si è distinta. Altissima tolleranza alla siccità (la migliore dello studio, -4.56 MPa!) e legno abbastanza denso, ma i suoi tratti fogliari la classificavano come una forte Competitrice, indicando un potenziale di crescita rapida nonostante la sua resistenza.
Queste specie sono particolarmente interessanti perché sembrano aver trovato un modo per “barare” sul trade-off, investendo in modo intelligente per essere sia robuste che performanti. Sono candidate ideali per studi più approfonditi e, potenzialmente, per diventare protagoniste del verde urbano del futuro.
Perché Questo Screening è Importante?
Questo tipo di studio, uno screening preliminare fatto in una collezione botanica, è preziosissimo. Ci permette di:
- Identificare rapidamente candidati promettenti: Possiamo “scremare” un gran numero di specie e concentrare le risorse (tempo e denaro) su quelle che sembrano avere le carte migliori per studi più dettagliati (es. prove in serra o in campo).
- Sfruttare la diversità genetica: Le collezioni botaniche ospitano spesso materiale genetico unico. È importante ricordare che anche all’interno della stessa specie (variazione intraspecifica) ci possono essere differenze significative in termini di tolleranza e crescita, legate alla provenienza geografica (ecotipi). Le collezioni, con le loro registrazioni dettagliate, ci aiutano a esplorare anche questa diversità.
- Promuovere specie non convenzionali: Ci aiuta a guardare oltre le solite 5-10 specie che vediamo piantate ovunque, aumentando la diversità e la resilienza delle nostre foreste urbane contro malattie, parassiti e impatti climatici.
Certo, ci sono delle sfide. Spesso nelle collezioni ci sono pochi individui per specie, il che rende difficile valutare appieno la variazione intraspecifica. E dobbiamo usare metodi che non rovinino gli alberi. Ma i vantaggi superano di gran lunga gli svantaggi.

Verso Città più Verdi e Resilienti
In conclusione, scegliere gli alberi giusti per le nostre città è un compito complesso ma fondamentale. Non possiamo permetterci di piantare alberi che soffriranno o moriranno presto. Abbiamo bisogno di specie che possano tollerare le condizioni urbane sempre più difficili e crescere abbastanza da fornirci quei preziosi servizi ecosistemici di cui abbiamo disperatamente bisogno.
Studi come questo, che usano approcci intelligenti e sfruttano le incredibili risorse delle collezioni botaniche, ci aiutano a fare scelte più informate. Identificare quelle specie “speciali”, come i tigli e la Koelreuteria che vi ho menzionato, che combinano crescita e resistenza, è un passo enorme verso la creazione di foreste urbane più diverse, funzionali e pronte ad affrontare il futuro climatico che ci aspetta. La ricerca continua, ma siamo sulla strada giusta per rendere le nostre città più verdi, più sane e più belle per tutti noi!
Fonte: Springer
