Immagine grandangolare di un paesaggio con turbine eoliche al tramonto, wide-angle 15mm, lunga esposizione per nuvole mosse, colori caldi e speranzosi, simboleggia le soluzioni e la speranza ('There's hope') nel contesto della comprensione delle verità chiave sul cambiamento climatico.

Le 6 Verità sul Clima che Cambiano Tutto: Ecco Perché Capirle Ti Rende Protagonista

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta davvero a cuore e che, ne sono convinto, riguarda ognuno di noi: il cambiamento climatico. Sappiamo che è una sfida enorme, forse la più grande del nostro tempo. L’ultimo report dell’IPCC (il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, per intenderci) lo dice chiaro e tondo: servono azioni drastiche e coordinate, subito, per ridurre le emissioni e limitare i danni (IPCC, 2023). Dobbiamo arrivare a emissioni nette zero entro il 2050 se vogliamo sperare di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, come stabilito dall’Accordo di Parigi. Mica poco, eh?

Ma come si fa a smuovere le cose? Come si costruisce quella che gli esperti chiamano “volontà pubblica”, quella spinta dal basso che fa pressione sui governi e sulle istituzioni per agire? Ecco, qui entra in gioco un’arma potentissima: la comunicazione. Parlare di clima nel modo giusto può davvero fare la differenza (Maibach et al. 2023).

Il problema è che la scienza del clima è complessa, piena di termini come “mitigazione” o “carbon neutral” che spesso la gente fraintende (Bruine de Bruin et al. 2021). Allora, come semplificare senza banalizzare? Come trovare i messaggi giusti?

L’Approccio “A Ritroso”: Partire dall’Obiettivo

Un metodo interessante, preso in prestito dalla comunicazione sanitaria (dove ha funzionato per promuovere attività fisica o vaccinazioni, per esempio), è quello di partire dall’obiettivo finale e lavorare a ritroso. Cosa vogliamo ottenere? Più supporto per le politiche climatiche? Che la gente si informi di più e ne parli? Che si attivi politicamente? Bene. Una volta definito l’obiettivo, andiamo a cercare quali credenze, quali convinzioni basate sui fatti, sono più fortemente legate a quell’obiettivo. E non solo: dobbiamo anche verificare che ci sia una fetta significativa di popolazione che *non* ha ancora quella convinzione (altrimenti che comunichiamo a fare?) e che sia possibile influenzarla con messaggi efficaci (Hornik and Woolf, 1999).

Le Sei “Verità Chiave” sul Clima

Seguendo questa logica, alcuni ricercatori hanno identificato sei “verità chiave” sul cambiamento climatico, sei messaggi semplici ma potenti che sembrano essere cruciali. Sono affermazioni vere, basate sulla scienza, che riassumono i punti fondamentali:

  • È reale: Il cambiamento climatico sta accadendo davvero. Sembra ovvio, ma la certezza con cui si crede a questo fatto è importante.
  • Siamo noi: La causa principale è l’attività umana, soprattutto bruciare combustibili fossili.
  • Gli esperti concordano: C’è un consenso scientifico schiacciante (oltre il 90-98%) sul fatto che il riscaldamento globale sia causato dall’uomo.
  • È un male: Il cambiamento climatico provoca danni concreti alle persone, alle comunità, agli ecosistemi. Non è un problema astratto o lontano.
  • Agli altri importa: La maggioranza delle persone è preoccupata e supporta l’azione per il clima. Non siamo soli a pensarla così (questa è la parte sulle norme sociali).
  • C’è speranza: Possiamo ancora agire per limitare i danni. Non tutto è perduto, e le nostre azioni collettive possono fare la differenza (questa include l’efficacia collettiva).

Queste sei verità sono state al centro di uno studio recente, basato su un sondaggio rappresentativo della popolazione adulta statunitense condotto nel 2023 (su 1.011 persone). L’obiettivo? Capire fino a che punto credere in queste sei verità possa prevedere tre cose fondamentali:

  1. Il supporto alle politiche climatiche (es. finanziare energie pulite, tassare le emissioni).
  2. La tendenza a cercare e condividere informazioni sul clima.
  3. L’attivismo politico (passato e futuro) a sostegno dell’azione per il clima (es. contattare politici, firmare petizioni).

Fotografia macro di una goccia di rugiada su una foglia verde vibrante, 100mm Macro lens, alta definizione, luce naturale controllata, simboleggia la fragilità e la realtà del nostro ambiente ('È reale').

Cosa Abbiamo Scoperto? Non Tutte le Verità Pesano Uguale!

E qui arriva il bello! Lo studio ha confermato che queste sei verità sono davvero “chiave”. Quasi tutte sono risultate predittive di almeno uno degli esiti che ci interessavano, e alcune addirittura di molti! Ma attenzione, non tutte funzionano allo stesso modo per ogni obiettivo. Questo è fondamentale per chi comunica il clima.

Ad esempio, se l’obiettivo è aumentare il supporto alle politiche climatiche, le verità più potenti sembrano essere:

  • È un male (la percezione del rischio): Capire quanto sia dannoso il cambiamento climatico è un motore fortissimo.
  • Gli esperti concordano: Sapere che la scienza è unita su questo tema fa la differenza.
  • Siamo noi: Riconoscere la causa umana spinge a supportare soluzioni.
  • Agli altri importa (in particolare, la norma “ingiuntiva”, cioè cosa pensiamo che gli altri approvino): Sentire che agire è socialmente desiderabile aiuta.
  • C’è speranza (sia come opportunità futura che come efficacia collettiva): Credere che si possa fare qualcosa e che agire insieme serva, conta.

Curiosamente, la semplice convinzione che “È reale” non è emersa come un fattore predittivo significativo per il supporto alle politiche, forse perché ormai la maggioranza negli USA (dove è stato fatto lo studio) lo dà per assodato.

Se invece vogliamo incoraggiare le persone a cercare informazioni sul clima, la verità più rilevante è “Agli altri importa” (nella sua forma “descrittiva”, cioè cosa pensiamo che gli altri effettivamente facciano). Sapere che amici e familiari si sforzano per ridurre il riscaldamento globale spinge a informarsi di più.

E per spingere le persone a parlare di clima (condividere informazioni)? Ancora una volta, “Agli altri importa” la fa da padrone, sia nella forma descrittiva che ingiuntiva. Sentirsi parte di una comunità preoccupata e che approva l’azione rende più facile rompere il ghiaccio e discutere di un tema a volte difficile.

Infine, l’attivismo politico. Cosa spinge le persone a contattare i politici, firmare petizioni o donare a organizzazioni ambientaliste?

  • Per l’intenzione di agire in futuro, contano molto: “Siamo noi“, “Agli altri importa” (entrambe le norme, descrittiva e ingiuntiva) e “C’è speranza” (l’efficacia collettiva).
  • Per le azioni passate (chi ha già contattato i politici), i predittori più forti sono risultati “Agli altri importa” (norma descrittiva) e “C’è speranza” (efficacia collettiva).

Questo suggerisce che credere nella forza dell’azione collettiva e percepire che agire è una norma sociale sono elementi potentissimi per mobilitare le persone.

Foto di un gruppo diversificato di persone che discutono animatamente attorno a un tavolo, stile reportage, 35mm prime lens, profondità di campo ridotta per focalizzare sull'interazione, luce calda, rappresenta la discussione e le norme sociali ('Agli altri importa').

La Star Inattesa: Le Norme Sociali (“Agli Altri Importa”)

Se dovessi scegliere una “verità” che è emersa come particolarmente potente e trasversale, direi proprio “Agli altri importa“. Sia la percezione di ciò che gli altri fanno (norma descrittiva) sia la percezione di ciò che gli altri approvano (norma ingiuntiva) sono risultate predittive per quasi tutti i comportamenti che abbiamo analizzato: cercare e condividere informazioni, supportare le politiche e attivarsi politicamente.

Questo è un messaggio potentissimo per chi comunica! Spesso sottovalutiamo quanto gli altri siano preoccupati o quanto supporto ci sia per l’azione climatica (Sparkman et al. 2021). Correggere queste false percezioni, far sapere alle persone che non sono sole nella loro preoccupazione e che agire è socialmente desiderabile, può essere una leva incredibile per sbloccare discussioni e azioni.

C’è Ancora “Spazio di Manovra”

Un altro punto chiave emerso dallo studio, seguendo l’approccio di Hornik e Woolf, è che per molte di queste verità c’è ancora un ampio “spazio di manovra”. Cosa significa? Che una fetta consistente della popolazione (negli USA, almeno) non ha ancora interiorizzato completamente queste verità. Ad esempio, molti sottostimano il livello di consenso scientifico, o non credono che il cambiamento climatico li danneggerà personalmente, o non percepiscono che agire è una norma sociale diffusa.

Questa è una buona notizia per la comunicazione! Significa che c’è un potenziale enorme per informare, persuadere e spostare l’opinione pubblica verso una maggiore consapevolezza e, di conseguenza, verso un maggiore supporto all’azione.

Quindi, Cosa Portiamo a Casa?

Questo studio, anche se basato su dati correlazionali (quindi non possiamo stabilire rapporti di causa-effetto certi) e focalizzato sul contesto USA, ci offre degli spunti preziosissimi. Ci dice che comunicare il cambiamento climatico non è solo questione di spiegare la scienza, ma anche di toccare le corde giuste a livello di percezione del rischio, di norme sociali, di senso di efficacia e di speranza.

E soprattutto, ci suggerisce che non esiste un messaggio unico che vada bene per tutto. A seconda che il nostro obiettivo sia aumentare il supporto politico, stimolare la discussione o mobilitare all’azione, potremmo dover dare più enfasi a una “verità chiave” piuttosto che a un’altra.

Capire queste sei verità non è solo un esercizio intellettuale. È rendersi conto di quali leve abbiamo a disposizione per costruire quella volontà pubblica e politica indispensabile per affrontare la crisi climatica. E la comunicazione, fatta bene, basata sull’evidenza, può essere davvero uno strumento di cambiamento potentissimo. Sta a noi usarla al meglio!

Fonte: Springer

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *