Screening Colon-Retto in Svezia: Meno Cancri Dopo il Test? La Risposta che Non Ti Aspetti!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di fondamentale per la nostra salute: lo screening per il cancro del colon-retto (CRC). So che non è l’argomento più allegro del mondo, ma fidatevi, capire come funzionano questi programmi può fare davvero la differenza. Mi sono imbattuto in uno studio affascinante che arriva dalla Svezia, precisamente dalla regione di Stoccolma-Gotland, e voglio condividere con voi cosa ho scoperto.
Un Esperimento Svedese su Larga Scala
Immaginatevi la scena: tra il 2008 e il 2021, le autorità sanitarie svedesi hanno messo in piedi un programma di screening per le persone tra i 60 e i 69 anni. Hanno iniziato con un test chiamato gFOBT (test del sangue occulto nelle feci basato sul guaiaco), quello un po’ più “vecchia scuola”, per poi passare nel 2015 a uno più moderno e, sulla carta, più performante: il FIT (test immunochimico fecale).
La cosa interessante è come l’hanno implementato. A causa di risorse limitate (succede anche nelle migliori famiglie, ehm, nazioni!), non hanno potuto invitare tutti subito. Hanno quindi diviso la popolazione target per anno di nascita e hanno invitato le varie coorti a iniziare lo screening in momenti diversi tra il 2008 e il 2015. Alcune coorti sono state invitate “presto”, altre “tardi”, e alcune (nate nel 1938, 1939 e 1941) non sono state invitate affatto tramite questo programma. Questo ha creato, quasi per caso, dei gruppi perfetti per un confronto: chi è stato invitato allo screening vs chi non lo è stato, nello stesso periodo e nella stessa area geografica. Geniale, no?
L’obiettivo dello studio era proprio questo: vedere se e come l’invito allo screening (prima con gFOBT e poi con FIT) avesse cambiato l’incidenza del cancro del colon-retto e lo stadio della malattia al momento della diagnosi, confrontando appunto gli invitati con i non invitati. Hanno seguito queste persone fino al 2021, guardando anche cosa succedeva dopo la fine del periodo di screening attivo (fino ai 75 anni).
Cosa Succede Durante lo Screening? Più Diagnosi Precoci!
Allora, tenetevi forte. Durante il periodo in cui le persone venivano invitate allo screening (sia gFOBT che FIT), l’incidenza *generale* di cancro del colon-retto non è cambiata in modo significativo rispetto a chi non era stato invitato. Sembra strano, vero? Uno si aspetterebbe di trovare più tumori subito.
Ma scavando più a fondo, emerge un dato cruciale, soprattutto con l’introduzione del test FIT:
- L’incidenza dei tumori allo stadio I (quelli più precoci e curabili) è aumentata del 38% tra gli invitati al FIT rispetto ai non invitati.
- Anche l’incidenza dei tumori prossimali (quelli localizzati nella prima parte del colon) è aumentata del 23% con il FIT.
Questo non significa che lo screening *causi* più tumori! Significa che il test FIT, essendo più sensibile, riusciva a scovare tumori che altrimenti sarebbero stati diagnosticati più tardi, probabilmente in uno stadio più avanzato. È come accendere una luce più forte in una stanza buia: vedi cose che prima non notavi. E nel caso del cancro, vederlo prima è quasi sempre una buona notizia.
Il Vero Guadagno: Cosa Succede *Dopo* lo Screening?
Qui arriva la parte forse più importante. Cosa succede negli anni successivi, quando le persone raggiungono i 70-75 anni e non vengono più invitate regolarmente allo screening? Beh, i ricercatori hanno confrontato chi *era stato* invitato in passato con chi non lo era *mai* stato.
Il risultato? Chi era stato invitato allo screening ha mostrato un’incidenza complessiva di cancro del colon-retto inferiore del 12% rispetto a chi non era mai stato invitato. Bingo! Questo suggerisce un effetto protettivo a lungo termine.
Ma chi ha beneficiato di più di questa riduzione?
- La diminuzione è stata particolarmente evidente per i tumori allo stadio I (incidenza inferiore del 22%). Questo potrebbe sembrare controintuitivo, ma potrebbe indicare che molti tumori precoci sono stati trovati *durante* lo screening, portando a una “caduta compensatoria” dell’incidenza di questi stadi *dopo*.
- La riduzione è stata significativa per i tumori distali (quelli nell’ultima parte del colon e nel retto), con un calo del 17%. Questo ha senso, perché sia gFOBT che FIT tendono ad essere più efficaci nel rilevare questi tumori.
- Un dato molto interessante: la riduzione dell’incidenza post-screening è stata più marcata nelle donne (calo del 13%, al limite della significatività statistica). Questo potrebbe essere legato all’uso di soglie diverse per il test FIT tra uomini e donne nel programma svedese (soglia più bassa, quindi più sensibile, per le donne), che ha forse permesso di individuare e trattare più lesioni precancerose o tumori iniziali nel sesso femminile, soprattutto quelli prossimali dove le donne hanno un’incidenza maggiore.
Il “Mistero” dei Tumori Avanzati
C’è un aspetto che lo studio non ha chiarito completamente. Nonostante la riduzione generale dell’incidenza post-screening, i ricercatori non hanno osservato una diminuzione statisticamente significativa dell’incidenza dei tumori in stadio avanzato (III-IV) nel gruppo invitato, né durante né dopo lo screening. Questo è un po’ un puzzle, perché ci si aspetta che lo screening, trovando i tumori prima, riduca proprio gli stadi avanzati, ed è questo “stage shift” che si pensa contribuisca principalmente alla riduzione della mortalità (che in questo stesso programma svedese era stata stimata intorno al 14% in studi precedenti).
Ci possono essere varie spiegazioni: forse il numero di casi avanzati era troppo piccolo per raggiungere la significatività statistica, forse c’è stato uno spostamento da stadio IV a III che l’analisi aggregata non ha colto, o forse l’impatto sull’incidenza degli stadi avanzati richiede più tempo per manifestarsi pienamente, soprattutto considerando che gran parte del periodo post-screening analizzato riguardava persone che avevano fatto principalmente il test gFOBT, meno sensibile.
Cosa Portiamo a Casa?
Questo studio svedese ci dà informazioni preziose dal mondo reale. Ci dice che lo screening con FIT è bravo a trovare più tumori in fase iniziale e quelli nella parte prossimale del colon *durante* il periodo di screening. E, cosa ancora più importante, questo sforzo sembra tradursi in una *riduzione* dell’incidenza complessiva di cancro del colon-retto negli anni *successivi*, soprattutto per i tumori distali, quelli in stadio I e nelle donne.
Anche se resta qualche domanda aperta sugli stadi avanzati, il messaggio generale è forte e chiaro: partecipare ai programmi di screening organizzati, specialmente quelli che usano test moderni come il FIT, è una strategia vincente per la prevenzione e la diagnosi precoce del cancro del colon-retto. È un invito che vale davvero la pena accettare!
Fonte: Springer