Wildlife photography, un magnifico ibis crestato (Nipponia nippon) in primo piano, piumaggio bianco immacolato con riflessi rosati, cresta piumata ben visibile, lungo becco nero ricurvo con la caratteristica punta rossa. L'uccello è in piedi in acque basse e limpide, forse intento a cercare cibo. Luce naturale morbida, primo pomeriggio. Telephoto zoom 400mm, fast shutter speed per catturare i dettagli nitidi delle piume e delle gocce d'acqua, sfondo naturale sfocato (bokeh) che esalta il soggetto. L'espressione dell'uccello appare vigile, quasi a simboleggiare la vulnerabilità nascosta alla minaccia batterica.

Allarme Rosso per l’Ibis Crestato: Scoperto un Superbatterio Nascosto!

Ragazzi, preparatevi, perché oggi vi racconto una storia che ha dell’incredibile e, lo ammetto, un po’ mi preoccupa. Parliamo di un uccello magnifico, quasi leggendario, l’ibis crestato (Nipponia nippon), una vera “gemma orientale” come la chiamano in Cina. Questo splendido volatile, un tempo diffuso in Asia orientale, ha rischiato l’estinzione totale. Pensate che negli anni ’80 ne erano rimasti solo sette esemplari selvatici in Cina! Grazie a sforzi enormi di conservazione, la popolazione è aumentata, ma la strada è ancora lunga e piena di insidie. E una di queste insidie, purtroppo, è appena emersa da uno studio recente e riguarda un nemico invisibile: un batterio.

Un Ospite Indesiderato: Plesiomonas shigelloides

Il protagonista negativo di questa storia si chiama Plesiomonas shigelloides. Non è un nome facile, lo so, ma tenetelo a mente. È un batterio gram-negativo che se ne sta tranquillo nell’acqua, ma può diventare un patogeno opportunista, causando problemi non da poco come ascessi, infezioni intestinali e persino sepsi, sia negli animali che, ahimè, anche in noi umani. Lo si può trovare in pesci, molluschi, crostacei, mammiferi, rettili, uccelli acquatici… insomma, è abbastanza diffuso.

Ora, immaginate la mia sorpresa (e preoccupazione) quando ho letto i risultati di una ricerca condotta nel Centro di Ricerca e Allevamento dell’Ibis Crestato del Lago Xiazhu, in Cina, il più grande centro del paese dedicato a questi uccelli. Hanno analizzato campioni fecali freschi di ibis (raccolti cercando di disturbarli il meno possibile, data la loro timidezza) e… boom! Hanno scoperto che quasi la metà degli ibis testati (il 45.6%, per la precisione 36 su 79 campioni) ospitava il nostro P. shigelloides. È la prima volta in assoluto che questo batterio viene segnalato nell’ibis crestato!

Fotografia naturalistica di un ibis crestato (Nipponia nippon) adulto, piumaggio bianco candido con leggere sfumature rosa, cresta distintiva sulla nuca, lungo becco nero ricurvo con punta rossa. L'uccello è posato elegantemente su un ramo spoglio sopra uno specchio d'acqua calmo al tramonto. Luce calda e radente. Obiettivo teleobiettivo zoom 300mm, messa a fuoco nitida sull'ibis, sfondo bokeh morbido che isola il soggetto. Wildlife photography, fast shutter speed per congelare il momento.

Il Problema della Resistenza: Un Batterio “Corazzato”

Ma la scoperta non finisce qui. La parte che fa davvero drizzare le antenne è quella sulla resistenza agli antibiotici. Abbiamo testato questi 36 ceppi isolati contro una batteria di antibiotici comuni. I risultati? Preoccupanti.

  • Il 100% dei ceppi era resistente all’ampicillina. Tutti, nessuno escluso!
  • Ben il 77.8% era resistente all’amikacina, un altro antibiotico importante.
  • Circa il 30% resisteva alla ciprofloxacina.

Ancora più allarmante: quasi un terzo dei ceppi (il 27.8%, cioè 10 su 36) è risultato multidrug-resistant (MDR), ovvero resistente ad almeno tre diverse classi di antibiotici. Questo è un campanello d’allarme enorme! Significa che alcune infezioni causate da questi batteri potrebbero essere molto difficili da trattare, sia negli ibis che potenzialmente in altri animali o persone che dovessero entrarci in contatto. La cosa strana è che nel centro di allevamento non usano antibiotici da almeno 6 mesi prima dello studio e seguono standard igienici elevati. Quindi, da dove arriva questa resistenza? Potrebbe essere una resistenza naturale di alcuni ceppi all’ampicillina, come già suggerito da altri studi. Per le altre resistenze, l’ipotesi è che il batterio le abbia acquisite dall’ambiente acquatico (dove l’ibis si nutre) tramite scambio di geni con altri batteri, magari provenienti da zone dove l’uso di antibiotici è più diffuso.

Sotto la Lente: Il DNA del Batterio

Per capirci di più, abbiamo fatto il “sequenziamento del genoma completo” su dieci ceppi rappresentativi. È come leggere l’intero libretto di istruzioni del batterio. E cosa abbiamo scoperto?
Innanzitutto, l’analisi genetica (filogenomica basata su SNP, per i più tecnici) ha mostrato che questi ceppi hanno origini diverse. Non provengono tutti da un’unica fonte. Alcuni formano un gruppo a parte, forse più specifico dell’ibis, ma altri sono risultati strettamente imparentati con ceppi isolati da pinguini, pesci gatto e, tenetevi forte, uno era molto simile a un ceppo isolato dalle feci umane in Giappone! Questo suggerisce che P. shigelloides può viaggiare tra specie e ambienti diversi, il che solleva questioni importanti per la salute pubblica.

Poi abbiamo cercato i geni specifici responsabili della resistenza agli antibiotici e della virulenza (la capacità di causare malattie). Abbiamo trovato un bel po’ di geni di resistenza, come blaTEM (presente in tutti e 10 i ceppi analizzati, spiega la resistenza all’ampicillina), aac(6′)-Ib-cr (legato alla resistenza a ciprofloxacina e amikacina), tet(A) (per la tetraciclina) e altri ancora. Molti ceppi ne avevano diversi, confermando il dato della multi-resistenza. Sul fronte della virulenza, abbiamo identificato fino a 45 geni potenzialmente legati alla patogenicità in questi dieci ceppi, inclusi geni per la mobilità (flagelli), la produzione di capsule protettive e sistemi di secrezione. Curiosamente, mancava un gene considerato un importante fattore di virulenza (ComP), ma altri erano presenti in abbondanza.

Visualizzazione astratta del DNA batterico con sovrapposti simboli di antibiotici e scudi. Doppia elica del DNA luminosa su sfondo scuro, con icone stilizzate di capsule di antibiotico che rimbalzano su scudi trasparenti che circondano segmenti del DNA. Colori vibranti come blu elettrico e rosso per il DNA e gli scudi. Macro lens, high detail, controlled lighting per un effetto scientifico ma drammatico.

Quanto è Pericoloso? I Test di Patogenicità

Ok, abbiamo trovato il batterio, è resistente, ha geni cattivi… ma quanto è davvero pericoloso? Per rispondere, abbiamo condotto esperimenti (seguendo tutte le normative etiche, ovviamente) su topolini da laboratorio e giovani anatre mute. Abbiamo infettato gli animali con i dieci ceppi rappresentativi.
I risultati? Le anatre hanno mostrato un po’ di diarrea ma nessuna è morta. Nei topi, la storia è stata diversa. Due ceppi in particolare, chiamati P. shigelloides-18 e P. shigelloides-36, hanno causato una significativa perdita di peso e, purtroppo, si sono rivelati letali: il ceppo 18 ha ucciso il 33.3% dei topi infettati e il ceppo 36 addirittura il 66.7%, già al secondo giorno dopo l’infezione! Questi due ceppi erano anche quelli con il maggior numero di geni di virulenza identificati nel loro DNA, inclusi alcuni geni unici non presenti negli altri ceppi. Questo dimostra che, sebbene non tutti i ceppi siano ugualmente aggressivi, alcuni di questi P. shigelloides isolati dall’ibis sono decisamente patogeni, almeno nei modelli animali. Non possiamo testarlo direttamente sugli ibis, essendo una specie protetta, ma il rischio potenziale per la loro salute è reale.

Un Campanello d’Allarme per Tutti (Concetto “One Health”)

Quindi, cosa ci dice tutto questo? È la prima volta che troviamo P. shigelloides multi-resistente e patogeno nell’ibis crestato. È una scoperta importante per diverse ragioni:

  • Minaccia per l’ibis: Questo batterio potrebbe rappresentare un nuovo pericolo per la salute di una specie già vulnerabile, complicando gli sforzi di conservazione.
  • Rischio per la salute pubblica: Il fatto che alcuni ceppi siano geneticamente simili a quelli trovati nell’uomo e in altri animali, unito alla resistenza agli antibiotici, solleva preoccupazioni nell’ottica “One Health“. Questo concetto ci ricorda che la salute umana, quella animale e quella ambientale sono strettamente interconnesse. Un batterio resistente che circola negli animali selvatici potrebbe, potenzialmente, diffondersi all’uomo o ad altri animali, o contaminare l’ambiente.

Questa scoperta sottolinea l’importanza di monitorare la salute della fauna selvatica, non solo per proteggere le specie minacciate, ma anche per prevenire potenziali rischi per la nostra stessa salute. È fondamentale intensificare la sorveglianza su questo batterio nell’ibis crestato e nel suo habitat, per capire meglio come si diffonde e quali misure adottare per proteggere sia questi magnifici uccelli che la salute pubblica. Insomma, una scoperta affascinante ma che ci impone di tenere alta la guardia!

Paesaggio grandangolare di una zona umida cinese al crepuscolo, habitat naturale dell'ibis crestato. Acque calme che riflettono il cielo colorato, vegetazione palustre rada, forse qualche risaia in lontananza. Un singolo ibis crestato, piccolo nella scena, vola basso sull'acqua. Wide-angle lens 15mm, long exposure per rendere l'acqua setosa e le nuvole mosse, sharp focus sul paesaggio, atmosfera pacifica ma con un sottile senso di fragilità.

Fonte: Springer

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