Fotografia wide-angle 24mm di una colonia di pipistrelli Miniopterus schreibersii all'interno di una grotta buia in Spagna. Luce fioca che filtra dall'ingresso, mettendo in risalto le silhouette dei pipistrelli in volo e appesi. Sharp focus sulle texture della roccia e dei pipistrelli.

Virus Segreti nei Pipistrelli: La Nostra Incredibile Caccia tra Cile e Spagna!

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un’avventura scientifica affascinante, un viaggio nel mondo nascosto dei virus che abitano creature tanto misteriose quanto incomprese: i pipistrelli. Sapete, questi mammiferi volanti (gli unici!) sono tantissimi, quasi un quarto di tutte le specie di mammiferi esistenti, e sono famosi nel mondo della virologia, spesso come “serbatoi” di virus che possono, a volte, fare il salto all’uomo. Pensate a Ebola, Marburg, Nipah, Hendra, persino alcuni coronavirus come quelli della SARS o della MERS.

La maggior parte delle ricerche, finora, si è concentrata sui virus a RNA. È come se avessimo guardato solo una parte del quadro! E i virus a DNA? Beh, su quelli ne sappiamo molto meno, ed è qui che entra in gioco la nostra curiosità. In particolare, ci siamo focalizzati sugli herpesvirus.

Herpesvirus: Una Famiglia Virale Complessa e Diffusa

Gli herpesvirus (quelli della famiglia Orthoherpesviridae, per essere precisi) sono virus a DNA a doppio filamento, avvolti da un involucro. La loro caratteristica più nota è la capacità di stabilire infezioni latenti nell’ospite, rimanendo nascosti per poi riattivarsi. Si dividono in tre sottofamiglie principali: Alpha-, Beta- e Gammaherpesvirinae.

Una cosa affascinante degli herpesvirus è che spesso co-evolvono con i loro ospiti. Questo significa che, nel corso di milioni di anni, virus e ospite si sono evoluti insieme, quasi come in una danza. Data l’enorme diversità dei pipistrelli (oltre 1480 specie!), ci aspettavamo di trovare un’altrettanto vasta e inesplorata diversità di herpesvirus specifici per loro. Inoltre, il loro comportamento coloniale, con tanti individui che vivono a stretto contatto, potrebbe favorire la trasmissione virale.

Ad oggi, sono stati scoperti circa 348 tipi diversi di herpesvirus in 75 specie di pipistrelli nel mondo. Ma la mappa di queste scoperte è tutt’altro che completa. Ci sono aree geografiche dove le ricerche sono state poche o nulle. In Spagna, ad esempio, esisteva solo uno studio precedente. E in Cile? Buio totale, nessuna informazione disponibile sugli herpesvirus nei pipistrelli locali. Proprio per questo abbiamo deciso di indagare!

La Nostra Indagine sul Campo: Tra Spagna e Cile

Il nostro obiettivo era semplice ma ambizioso: cercare e identificare herpesvirus in diverse specie di pipistrelli catturati in Spagna e Cile. Non è stato un campionamento casuale, abbiamo usato quello che in gergo si chiama “campionamento di convenienza”, analizzando animali catturati per altri studi o programmi di sorveglianza.

In Spagna, abbiamo studiato 31 pipistrelli appartenenti a due famiglie:

  • La maggior parte (28) erano Miniopterus schreibersii (Miniottero comune), della famiglia Miniopteridae.
  • Gli altri 3 erano Vespertilionidi: 2 Myotis myotis (Vespertilio maggiore) e 1 Myotis capaccinii (Vespertilio di Capaccini).

Questi animali sono stati catturati con reti in una miniera abbandonata e due grotte in Catalogna, durante l’estate del 2013.

In Cile, l’avventura è continuata con 50 pipistrelli di quattro specie, appartenenti alle famiglie Molossidae e Vespertilionidae:

  • Tadarida brasiliensis (Molosso brasiliano, n=14), catturati nella Regione Metropolitana di Santiago nel 2014 per un programma di sorveglianza della rabbia.
  • Myotis chiloensis (Vespertilio cileno, n=17)
  • Lasiurus varius (Lasiuro cannella, n=7)
  • Lasiurus villosissimus (Lasiuro peloso, n=1)
  • Histiotus montanus (Orecchione piccolo bruno, n=11)

Questi ultimi sono stati catturati tra il 2017 e il 2018 in foreste e parchi ecologici nelle province di Biobío e Araucanía, e rilasciati dopo il prelievo dei campioni.

Fotografia naturalistica di un pipistrello Tadarida brasiliensis in volo al tramonto sopra i tetti di Santiago del Cile. Teleobiettivo 300mm, fast shutter speed per congelare il movimento delle ali, luce calda del crepuscolo.

Abbiamo prelevato piccoli campioni di sangue (dalla vena cefalica per la maggior parte) o, nel caso dei Tadarida brasiliensis cileni (che facevano parte di un programma di sorveglianza della rabbia e sono stati sottoposti a necroscopia), campioni di milza. Tutto nel massimo rispetto del benessere animale, seguendo le normative europee e cilene e con i permessi necessari.

Caccia al DNA Virale: La Tecnica PCR

Una volta in laboratorio, abbiamo estratto il DNA totale dai campioni congelati. E poi? Come si fa a trovare il DNA di un herpesvirus in mezzo a tutto il DNA del pipistrello? Abbiamo usato una tecnica potentissima chiamata PCR (Reazione a Catena della Polimerasi), in una versione “nested” (annidata) e “ad ampio spettro”. In pratica, è come usare delle “esche” molecolari (chiamate primer) che si attaccano specificamente a un gene conservato in molti tipi diversi di herpesvirus: il gene della DNA polimerasi. Questa tecnica ci permette di amplificare, cioè creare tantissime copie, di quel piccolo frammento di DNA virale, se presente nel campione.

Quando la PCR dava un risultato positivo (cioè trovava qualcosa della dimensione giusta), purificavamo il DNA amplificato e lo sequenziavamo, leggendo la successione delle “lettere” (basi nucleotidiche) che lo compongono. Confrontando queste sequenze con quelle già presenti nei database mondiali (come GenBank), potevamo capire a quale tipo di herpesvirus assomigliassero di più e quanto fossero diverse. Abbiamo anche costruito degli “alberi filogenetici” per vedere come i virus trovati da noi si imparentassero con altri herpesvirus conosciuti nei mammiferi.

Risultati Spagnoli: Gammaherpesvirus nel Miniottero

E i risultati? In Spagna, abbiamo trovato DNA di herpesvirus nel 9.7% dei pipistrelli analizzati (3 su 31). Tutti e tre erano Miniopterus schreibersii, catturati sia nella miniera abbandonata che in una delle grotte. Le sequenze ottenute erano molto simili tra loro e appartenevano tutte alla sottofamiglia dei Gammaherpesvirinae.

Confrontandole con i database, abbiamo visto che assomigliavano di più (circa 96-97% di identità a livello di nucleotidi) a un gammaherpesvirus trovato proprio in Miniopterus schreibersii… ma in Cina! Curioso, no? Anche se c’è da dire che la classificazione geografica di quella specie in Asia è un po’ dibattuta. A livello di amminoacidi (i mattoncini che compongono le proteine codificate dal DNA), la somiglianza maggiore era con il virus cinese e con un altro trovato in un pipistrello ferro di cavallo minore (Rhinolophus pusillus blythi), sempre in Cina.

Poiché i gammaherpesvirus sono spesso specie-specifici, è probabile che il Miniopterus schreibersii sia l’ospite naturale di questi virus che abbiamo trovato. E considerate che questa specie è migratoria, capace di coprire lunghe distanze: questo potrebbe aiutare il virus a diffondersi tra diverse popolazioni. È interessante notare che, nonostante la Spagna sia il paese europeo con più segnalazioni di virus nei pipistrelli in generale, le informazioni sugli herpesvirus erano scarse. Il nostro tasso di positività (10% nei miniotteri) è inferiore a quello (72.5%) trovato nell’unico studio precedente spagnolo sulla stessa specie, ma le differenze potrebbero dipendere dalle tecniche usate.

Macro fotografia di una goccia di sangue su una slide da microscopio, con riflessi di luce da laboratorio. Obiettivo macro 90mm, high detail, illuminazione controllata per enfatizzare la texture e il colore rosso intenso del sangue, sfondo sfocato.

Sorprese Cilene: Beta, Gamma e un Virus Misterioso!

Passiamo al Cile, dove abbiamo testato 5 delle 13 specie di pipistrelli presenti nel paese. Qui la positività è stata del 10.0% (5 su 50), e tutti i pipistrelli positivi erano Tadarida brasiliensis, il molosso brasiliano. E qui le cose si fanno ancora più intriganti! Abbiamo identificato:

  • Due sequenze di Betaherpesvirinae.
  • Due sequenze di Gammaherpesvirinae.
  • Una sequenza che non siamo riusciti a classificare in nessuna delle sottofamiglie note! Un vero e proprio herpesvirus “non classificato”.

Questa è la prima segnalazione in assoluto di herpesvirus nei pipistrelli del Cile! Finora, gli unici virus noti in questi animali nel paese erano rhabdovirus (come quello della rabbia).

La maggior parte delle sequenze trovate nei Tadarida brasiliensis cileni erano più simili a quelle trovate nella stessa specie di pipistrello in Uruguay. Ma ci sono state due eccezioni clamorose:

1. Il virus non classificato: la sua sequenza di nucleotidi era molto diversa da tutto ciò che conoscevamo, mostrando la massima somiglianza (ma solo del 58.9%!) con sequenze trovate… nei cetacei! A livello di amminoacidi, invece, era più simile (69.1%) a due betaherpesvirus trovati in un pipistrello foglia nasale intermedio (Hipposideros larvatus) in Cina. È quasi certo che si tratti di una specie di herpesvirus completamente nuova!
2. Uno dei gammaherpesvirus: anche questo era piuttosto divergente, con solo l’82.4% di identità nucleotidica e l’88.7% amminoacidica rispetto alla sequenza più vicina (sempre da un Tadarida brasiliensis dell’Uruguay). Anche in questo caso, è molto probabile che si tratti di una nuova specie virale.

Anche qui, la prevalenza trovata da noi (10.4% nei Tadarida) è stata inferiore a quella riportata nello studio uruguaiano (ben 89.3%), forse sempre per differenze metodologiche o ecologiche.

Cosa Significa Tutto Questo?

Questa ricerca, anche se su un numero limitato di animali, ci ha permesso di fare un piccolo passo avanti nella comprensione dell’incredibile diversità virale nascosta nei pipistrelli. Abbiamo confermato la presenza di gammaherpesvirus in Spagna e, soprattutto, abbiamo aperto una finestra completamente nuova sulla virologia dei pipistrelli in Cile, scoprendo beta-, gamma- e persino un herpesvirus non classificato, con almeno due potenziali nuove specie virali!

Questo espande non solo la nostra conoscenza della diversità degli herpesvirus, ma anche la loro distribuzione geografica conosciuta, specialmente in Sud America, un continente ancora poco esplorato sotto questo aspetto.

Certo, resta una domanda fondamentale: questi virus hanno qualche impatto sulla salute dei pipistrelli stessi? Al momento non lo sappiamo, ed è un aspetto cruciale da chiarire in futuro.

Il nostro lavoro sottolinea l’importanza di continuare la sorveglianza virologica, non limitandoci ai soliti sospetti (i virus a RNA), ma esplorando anche il mondo dei virus a DNA come gli herpesvirus. E c’è ancora tanto da scoprire: in Cile e Spagna esistono altre famiglie di pipistrelli (oltre a Vespertilionidae e Molossidae) che non abbiamo ancora campionato. Chissà quali altri segreti virali potrebbero custodire! La ricerca continua… ed è questo il bello della scienza!

Fonte: Springer

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