Stress da Rianimazione: Finalmente Possiamo Misurarlo Davvero!
Parliamoci chiaro: lavorare in ambito sanitario, specialmente in emergenza, è una delle cose più intense e stressanti che si possano immaginare. E quando si tratta di rianimazione, beh, il livello di pressione schizza alle stelle. Ogni secondo conta, le decisioni devono essere fulminee e precise, e la vita di una persona è letteralmente nelle nostre mani. Io, come tanti colleghi, conosco bene quella sensazione: l’adrenalina che pompa, la concentrazione massima, ma anche quel nodo allo stomaco, quella paura sottile (o a volte per nulla sottile) di sbagliare, di non fare abbastanza.
La rianimazione cardiopolmonare (RCP) e le manovre correlate sono un vero banco di prova. Siamo spesso noi infermieri i primi ad arrivare sulla scena, a riconoscere l’emergenza, ad avviare le manovre salvavita e a chiamare il team di rianimazione. Passiamo più tempo accanto al paziente, siamo il collante dell’équipe. Ma quanto pesa tutto questo sulle nostre spalle? Tanto, tantissimo. Eppure, fino a poco tempo fa, misurare scientificamente questo peso, questo stress percepito proprio *durante* quei momenti critici, era difficile, specialmente in alcuni contesti come la Turchia, dove mancava uno strumento specifico, validato e affidabile.
Perché è Cruciale Misurare lo Stress in Rianimazione?
Potrebbe sembrare una domanda banale, ma non lo è affatto. Lo stress non è solo una sensazione sgradevole. Quando diventa cronico o troppo intenso, come può accadere affrontando ripetutamente situazioni di rianimazione, può avere effetti devastanti:
- Sulla performance: Lo stress acuto può compromettere la lucidità mentale, la capacità di stabilire le priorità correttamente e la velocità di reazione. Questo può tradursi in ritardi o errori durante la RCP, diminuendo la qualità delle manovre e, di conseguenza, le chance di sopravvivenza del paziente.
- Sulla salute fisica e mentale dell’operatore: Mal di testa, ipertensione, problemi cardiaci, ma anche ansia, depressione, deficit di attenzione, burnout, fatica da compassione (quel sentirsi svuotati emotivamente) e persino stress post-traumatico sono rischi concreti per chi lavora in aree critiche come il pronto soccorso o la terapia intensiva.
- Sulla soddisfazione lavorativa: Sentirsi costantemente sotto pressione e logorati può portare a un senso di distacco dal proprio lavoro, diminuendo la motivazione e la soddisfazione.
Capire cosa esattamente genera stress durante una rianimazione e quanto questo stress viene percepito è il primo passo per poter intervenire. Proteggere la nostra salute e garantire una gestione efficace dello stress non è un lusso, ma una necessità per poter continuare a fornire cure di alta qualità. Come ha detto l’International Council of Nurses, investire nel personale infermieristico è fondamentale per la salute globale.
Come Nasce uno Strumento di Misurazione: Dietro le Quinte della Ricerca
Ed è qui che entra in gioco lo studio che vi racconto oggi. L’obiettivo era ambizioso ma necessario: sviluppare e validare una scala specifica per misurare lo stress percepito durante la rianimazione dagli operatori sanitari, partendo dagli infermieri di pronto soccorso in Turchia. Come si fa? Non è semplice come scrivere qualche domanda a caso!
Il processo, seguito secondo rigorosi standard scientifici (come quelli descritti da DeVellis e usando la checklist GRASS per la reportistica), è avvenuto in più fasi:
- Ricerca e Creazione Iniziale: Si è partiti da un’approfondita revisione della letteratura scientifica esistente sullo stress in rianimazione. Da qui, i ricercatori hanno creato un primo “pool” di ben 65 potenziali domande (item) che potessero catturare le varie sfaccettature dello stress in quel contesto. Dopo una prima scrematura interna, si è arrivati a 52 item.
- Il Parere degli Esperti (Validità di Contenuto): Queste 52 domande sono state sottoposte al giudizio di 10 esperti del settore. A loro è stato chiesto di valutare ogni item: era “necessario”, “utile ma non sufficiente” o “non necessario”? Utilizzando una tecnica statistica (il metodo Lawshe), sono stati eliminati gli item che non raggiungevano un consenso sufficiente tra gli esperti (quelli con un Content Validity Ratio – CVR – inferiore a 0.62). Ne sono rimasti 47, con un indice di validità di contenuto complessivo (CVI) molto alto (0.94), a conferma che le domande scelte erano pertinenti e coprivano bene l’argomento.
- Test sul Campo (Studio Pilota e Raccolta Dati): La versione a 47 item è stata testata su un piccolo gruppo di 50 infermieri (non inclusi poi nel campione principale) per assicurarsi che le domande fossero chiare e comprensibili. Successivamente, la scala è stata somministrata a 348 infermieri di pronto soccorso, con almeno 6 mesi di esperienza, operanti in 11 diversi ospedali in Turchia tra agosto e ottobre 2023.
- Analisi Statistica (Validazione Psicomtrica): Qui viene il bello (e il complesso!). I dati raccolti sono stati analizzati con tecniche statistiche avanzate:
- Analisi Fattoriale Esplorativa (EFA): Per vedere se le domande si raggruppavano in “fattori” o “dimensioni” coerenti, che rappresentassero aspetti specifici dello stress. Dopo aver rimosso altri 20 item che non “funzionavano” bene (perché si caricavano su più fattori o creavano fattori isolati), si è arrivati a una struttura finale di 27 item raggruppati in 7 fattori distinti. Questa struttura spiegava ben il 63.6% della varianza totale, un ottimo risultato.
- Analisi Fattoriale Confermativa (CFA): Per confermare che la struttura a 7 fattori trovata con l’EFA fosse solida e si adattasse bene ai dati. I risultati hanno confermato la bontà del modello.
- Analisi di Affidabilità: Per verificare che la scala fosse consistente e stabile nel tempo. È stato calcolato il coefficiente Cronbach’s Alpha, che è risultato molto alto (0.891 per la scala totale e tra 0.672 e 0.863 per i singoli fattori), indicando un’ottima coerenza interna. È stata fatta anche un’analisi test-retest (somministrando di nuovo la scala a 65 infermieri dopo 2 settimane), che ha mostrato un’ottima stabilità dei risultati nel tempo.
Alla fine di questo lungo processo, è nata la “Perceived Stress During Resuscitation Scale” (PSDRS), una scala Likert a 4 punti (da 1=mai a 4=sempre) composta da 27 item, valida e affidabile per misurare lo stress percepito dagli infermieri di pronto soccorso durante le manovre rianimatorie.
Le 7 Facce dello Stress in Rianimazione
Ma cosa misura esattamente questa scala? Quali sono i 7 fattori, le 7 “facce” dello stress che sono emerse dall’analisi? Eccoli:
- Condizioni di lavoro inadeguate: Stress legato a risorse insufficienti, personale carente, attrezzature non ottimali.
- Difficoltà etiche: Il peso di decisioni difficili, dilemmi morali legati all’inizio o all’interruzione delle manovre.
- Autorità insufficiente: Sentirsi limitati nel proprio ruolo, non avere abbastanza autonomia decisionale in momenti critici.
- Tentativo di rianimazione fallito: Lo stress emotivo legato all’insuccesso delle manovre e alla perdita del paziente.
- Difficoltà causate dai parenti del paziente: La gestione di familiari angosciati, a volte ostili o interferenti.
- Pressione emotiva causata dal paziente/parenti: L’impatto emotivo diretto della sofferenza del paziente e dei suoi cari.
- Situazioni inaspettate: Lo stress derivante da eventi imprevisti, complicazioni improvvise durante la rianimazione.
Identificare quale di queste aree pesa di più per un singolo operatore o per un team può fare un’enorme differenza nel progettare interventi di supporto mirati.
E Adesso? Il Futuro della Gestione dello Stress
Avere finalmente uno strumento validato come la PSDRS è un passo avanti importantissimo. Ora possiamo:
- Indagare più a fondo: Utilizzare la scala in studi futuri per capire quali fattori (personali, ambientali, organizzativi) influenzano maggiormente i livelli di stress percepito.
- Sviluppare strategie mirate: Una volta identificati i principali fattori di stress, si possono creare programmi di formazione, supporto psicologico, o modifiche organizzative specifiche per mitigarli. Ad esempio, se emerge forte lo stress legato alle difficoltà etiche, si può investire in formazione etica e supporto decisionale. Se il problema sono le condizioni di lavoro, bisogna agire a livello organizzativo.
- Migliorare il benessere degli operatori: Usare la scala come strumento di screening o monitoraggio per identificare precocemente situazioni di stress eccessivo e offrire supporto.
- Potenzialmente migliorare gli outcome dei pazienti: Riducendo lo stress degli operatori, si può migliorare la loro performance e, indirettamente, la qualità della rianimazione.
Certo, lo studio ha delle limitazioni: è stato condotto in una sola città turca e si basa sull’autovalutazione degli infermieri. Sarà importante testare la scala in altri contesti geografici, culturali e anche su altre figure professionali coinvolte nella rianimazione (medici, tecnici, etc.) per confermarne la generalizzabilità.
Tuttavia, il punto di partenza è solido. La PSDRS rappresenta un tassello fondamentale per comprendere e affrontare uno degli aspetti più impegnativi del nostro lavoro. Perché prenderci cura di chi si prende cura è essenziale, non solo per noi, ma per tutti i pazienti che assistiamo nei momenti più critici.
Fonte: Springer