Ritratto fotografico di un operatore sanitario (infermiere/a) in divisa, sguardo stanco ma determinato, in un corridoio d'ospedale leggermente sfocato. Obiettivo prime 50mm, bianco e nero, profondità di campo, luce soffusa laterale per creare atmosfera drammatica ma professionale.

Stress da Rianimazione: Finalmente Possiamo Misurarlo Davvero!

Parliamoci chiaro: lavorare in ambito sanitario, specialmente in emergenza, è una delle cose più intense e stressanti che si possano immaginare. E quando si tratta di rianimazione, beh, il livello di pressione schizza alle stelle. Ogni secondo conta, le decisioni devono essere fulminee e precise, e la vita di una persona è letteralmente nelle nostre mani. Io, come tanti colleghi, conosco bene quella sensazione: l’adrenalina che pompa, la concentrazione massima, ma anche quel nodo allo stomaco, quella paura sottile (o a volte per nulla sottile) di sbagliare, di non fare abbastanza.

La rianimazione cardiopolmonare (RCP) e le manovre correlate sono un vero banco di prova. Siamo spesso noi infermieri i primi ad arrivare sulla scena, a riconoscere l’emergenza, ad avviare le manovre salvavita e a chiamare il team di rianimazione. Passiamo più tempo accanto al paziente, siamo il collante dell’équipe. Ma quanto pesa tutto questo sulle nostre spalle? Tanto, tantissimo. Eppure, fino a poco tempo fa, misurare scientificamente questo peso, questo stress percepito proprio *durante* quei momenti critici, era difficile, specialmente in alcuni contesti come la Turchia, dove mancava uno strumento specifico, validato e affidabile.

Perché è Cruciale Misurare lo Stress in Rianimazione?

Potrebbe sembrare una domanda banale, ma non lo è affatto. Lo stress non è solo una sensazione sgradevole. Quando diventa cronico o troppo intenso, come può accadere affrontando ripetutamente situazioni di rianimazione, può avere effetti devastanti:

  • Sulla performance: Lo stress acuto può compromettere la lucidità mentale, la capacità di stabilire le priorità correttamente e la velocità di reazione. Questo può tradursi in ritardi o errori durante la RCP, diminuendo la qualità delle manovre e, di conseguenza, le chance di sopravvivenza del paziente.
  • Sulla salute fisica e mentale dell’operatore: Mal di testa, ipertensione, problemi cardiaci, ma anche ansia, depressione, deficit di attenzione, burnout, fatica da compassione (quel sentirsi svuotati emotivamente) e persino stress post-traumatico sono rischi concreti per chi lavora in aree critiche come il pronto soccorso o la terapia intensiva.
  • Sulla soddisfazione lavorativa: Sentirsi costantemente sotto pressione e logorati può portare a un senso di distacco dal proprio lavoro, diminuendo la motivazione e la soddisfazione.

Capire cosa esattamente genera stress durante una rianimazione e quanto questo stress viene percepito è il primo passo per poter intervenire. Proteggere la nostra salute e garantire una gestione efficace dello stress non è un lusso, ma una necessità per poter continuare a fornire cure di alta qualità. Come ha detto l’International Council of Nurses, investire nel personale infermieristico è fondamentale per la salute globale.

Fotografia realistica di un'infermiera in un pronto soccorso, espressione concentrata ma tesa durante una simulazione di rianimazione. Obiettivo prime 35mm, illuminazione controllata, leggera profondità di campo per sfocare lo sfondo.

Come Nasce uno Strumento di Misurazione: Dietro le Quinte della Ricerca

Ed è qui che entra in gioco lo studio che vi racconto oggi. L’obiettivo era ambizioso ma necessario: sviluppare e validare una scala specifica per misurare lo stress percepito durante la rianimazione dagli operatori sanitari, partendo dagli infermieri di pronto soccorso in Turchia. Come si fa? Non è semplice come scrivere qualche domanda a caso!

Il processo, seguito secondo rigorosi standard scientifici (come quelli descritti da DeVellis e usando la checklist GRASS per la reportistica), è avvenuto in più fasi:

  1. Ricerca e Creazione Iniziale: Si è partiti da un’approfondita revisione della letteratura scientifica esistente sullo stress in rianimazione. Da qui, i ricercatori hanno creato un primo “pool” di ben 65 potenziali domande (item) che potessero catturare le varie sfaccettature dello stress in quel contesto. Dopo una prima scrematura interna, si è arrivati a 52 item.
  2. Il Parere degli Esperti (Validità di Contenuto): Queste 52 domande sono state sottoposte al giudizio di 10 esperti del settore. A loro è stato chiesto di valutare ogni item: era “necessario”, “utile ma non sufficiente” o “non necessario”? Utilizzando una tecnica statistica (il metodo Lawshe), sono stati eliminati gli item che non raggiungevano un consenso sufficiente tra gli esperti (quelli con un Content Validity Ratio – CVR – inferiore a 0.62). Ne sono rimasti 47, con un indice di validità di contenuto complessivo (CVI) molto alto (0.94), a conferma che le domande scelte erano pertinenti e coprivano bene l’argomento.
  3. Test sul Campo (Studio Pilota e Raccolta Dati): La versione a 47 item è stata testata su un piccolo gruppo di 50 infermieri (non inclusi poi nel campione principale) per assicurarsi che le domande fossero chiare e comprensibili. Successivamente, la scala è stata somministrata a 348 infermieri di pronto soccorso, con almeno 6 mesi di esperienza, operanti in 11 diversi ospedali in Turchia tra agosto e ottobre 2023.
  4. Analisi Statistica (Validazione Psicomtrica): Qui viene il bello (e il complesso!). I dati raccolti sono stati analizzati con tecniche statistiche avanzate:
    • Analisi Fattoriale Esplorativa (EFA): Per vedere se le domande si raggruppavano in “fattori” o “dimensioni” coerenti, che rappresentassero aspetti specifici dello stress. Dopo aver rimosso altri 20 item che non “funzionavano” bene (perché si caricavano su più fattori o creavano fattori isolati), si è arrivati a una struttura finale di 27 item raggruppati in 7 fattori distinti. Questa struttura spiegava ben il 63.6% della varianza totale, un ottimo risultato.
    • Analisi Fattoriale Confermativa (CFA): Per confermare che la struttura a 7 fattori trovata con l’EFA fosse solida e si adattasse bene ai dati. I risultati hanno confermato la bontà del modello.
    • Analisi di Affidabilità: Per verificare che la scala fosse consistente e stabile nel tempo. È stato calcolato il coefficiente Cronbach’s Alpha, che è risultato molto alto (0.891 per la scala totale e tra 0.672 e 0.863 per i singoli fattori), indicando un’ottima coerenza interna. È stata fatta anche un’analisi test-retest (somministrando di nuovo la scala a 65 infermieri dopo 2 settimane), che ha mostrato un’ottima stabilità dei risultati nel tempo.

Alla fine di questo lungo processo, è nata la “Perceived Stress During Resuscitation Scale” (PSDRS), una scala Likert a 4 punti (da 1=mai a 4=sempre) composta da 27 item, valida e affidabile per misurare lo stress percepito dagli infermieri di pronto soccorso durante le manovre rianimatorie.

Immagine macro di un questionario cartaceo della scala PSDRS con una penna appoggiata sopra, focus sui dettagli delle domande e sulla scala Likert. Obiettivo macro 90mm, alta definizione, illuminazione laterale controllata per evidenziare la texture della carta.

Le 7 Facce dello Stress in Rianimazione

Ma cosa misura esattamente questa scala? Quali sono i 7 fattori, le 7 “facce” dello stress che sono emerse dall’analisi? Eccoli:

  • Condizioni di lavoro inadeguate: Stress legato a risorse insufficienti, personale carente, attrezzature non ottimali.
  • Difficoltà etiche: Il peso di decisioni difficili, dilemmi morali legati all’inizio o all’interruzione delle manovre.
  • Autorità insufficiente: Sentirsi limitati nel proprio ruolo, non avere abbastanza autonomia decisionale in momenti critici.
  • Tentativo di rianimazione fallito: Lo stress emotivo legato all’insuccesso delle manovre e alla perdita del paziente.
  • Difficoltà causate dai parenti del paziente: La gestione di familiari angosciati, a volte ostili o interferenti.
  • Pressione emotiva causata dal paziente/parenti: L’impatto emotivo diretto della sofferenza del paziente e dei suoi cari.
  • Situazioni inaspettate: Lo stress derivante da eventi imprevisti, complicazioni improvvise durante la rianimazione.

Identificare quale di queste aree pesa di più per un singolo operatore o per un team può fare un’enorme differenza nel progettare interventi di supporto mirati.

E Adesso? Il Futuro della Gestione dello Stress

Avere finalmente uno strumento validato come la PSDRS è un passo avanti importantissimo. Ora possiamo:

  • Indagare più a fondo: Utilizzare la scala in studi futuri per capire quali fattori (personali, ambientali, organizzativi) influenzano maggiormente i livelli di stress percepito.
  • Sviluppare strategie mirate: Una volta identificati i principali fattori di stress, si possono creare programmi di formazione, supporto psicologico, o modifiche organizzative specifiche per mitigarli. Ad esempio, se emerge forte lo stress legato alle difficoltà etiche, si può investire in formazione etica e supporto decisionale. Se il problema sono le condizioni di lavoro, bisogna agire a livello organizzativo.
  • Migliorare il benessere degli operatori: Usare la scala come strumento di screening o monitoraggio per identificare precocemente situazioni di stress eccessivo e offrire supporto.
  • Potenzialmente migliorare gli outcome dei pazienti: Riducendo lo stress degli operatori, si può migliorare la loro performance e, indirettamente, la qualità della rianimazione.

Certo, lo studio ha delle limitazioni: è stato condotto in una sola città turca e si basa sull’autovalutazione degli infermieri. Sarà importante testare la scala in altri contesti geografici, culturali e anche su altre figure professionali coinvolte nella rianimazione (medici, tecnici, etc.) per confermarne la generalizzabilità.

Tuttavia, il punto di partenza è solido. La PSDRS rappresenta un tassello fondamentale per comprendere e affrontare uno degli aspetti più impegnativi del nostro lavoro. Perché prenderci cura di chi si prende cura è essenziale, non solo per noi, ma per tutti i pazienti che assistiamo nei momenti più critici.

Fonte: Springer

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