Un'insegnante sorridente in un'aula moderna che interagisce positivamente con uno studente, offrendogli un feedback costruttivo su un compito. Prime lens, 35mm, duotone blu e grigio, depth of field, luce naturale soffusa.

Feedback Efficace? Ora gli Insegnanti Hanno uno Strumento per Capirlo (e Migliorare!)

Ciao a tutti, colleghi e appassionati di educazione! Oggi voglio parlarvi di un tema che mi sta particolarmente a cuore e su cui ho lavorato intensamente: il feedback. Sappiamo tutti quanto sia cruciale nel processo di insegnamento-apprendimento, una vera e propria bussola per guidare i nostri studenti verso il successo. Ma siamo davvero sicuri di saperlo dare nel modo giusto? E, soprattutto, abbiamo gli strumenti per capire dove possiamo migliorare?

Ecco, è proprio da queste domande che è nata l’idea di sviluppare qualcosa di nuovo, qualcosa che potesse aiutare noi insegnanti della scuola primaria e secondaria (il famoso K-12, per intenderci) a fare un po’ di sana autovalutazione sulle nostre capacità di dare feedback. E non un’autovalutazione qualsiasi, ma basata su solide fondamenta scientifiche. Vi racconto un po’ come è andata.

La Sfida: Creare una Scala di Autovalutazione Affidabile

Il punto di partenza era chiaro: mancava uno strumento generico, validato scientificamente, che permettesse a noi docenti di riflettere in modo strutturato sulla nostra “alfabetizzazione” nel dare feedback. Certo, esistono tanti modelli teorici su come dovrebbe essere un feedback efficace, ma passare dalla teoria alla pratica, e soprattutto all’autoconsapevolezza, è un altro paio di maniche. Volevamo creare una scala di autovalutazione che fosse non solo psicometricamente robusta, ma anche utile nella vita reale, in classe.

Per farlo, ci siamo immersi in un bel po’ di letteratura scientifica e abbiamo definito un quadro concettuale basato su quattro pilastri fondamentali che, a mio avviso, definiscono un buon “feedback giver”:

  • Conoscenza (Knowledge): Capire i principi, i tipi e gli scopi del feedback, e come allinearlo agli obiettivi di apprendimento e ai bisogni degli studenti.
  • Abilità (Skills): Saper creare feedback chiari, pertinenti e costruttivi, coinvolgendo gli studenti nel processo e supportandoli nell’utilizzo del feedback ricevuto.
  • Valori (Values): Le nostre convinzioni e attitudini verso il feedback, vederlo come uno strumento di apprendimento piuttosto che di mera valutazione, riconoscendone l’impatto emotivo e motivazionale.
  • Azionabilità (Actionability): Quanto il nostro feedback sia chiaro e di supporto, permettendo agli studenti di intraprendere azioni concrete per migliorare.

Con questi quattro pilastri in mente, è iniziato il vero lavoro di costruzione della scala.

Dietro le Quinte: Come Abbiamo Costruito e Validato la Scala

Il processo è stato piuttosto articolato e si è svolto in due fasi principali, utilizzando metodologie statistiche avanzate come la Teoria della Risposta all’Item (IRT), l’Analisi Fattoriale Esplorativa (EFA) e l’Analisi Fattoriale Confermatoria (CFA). Lo so, sembrano paroloni, ma in soldoni servono a garantire che ogni domanda (item) della scala misuri davvero quello che deve misurare e che la scala nel suo complesso sia affidabile e precisa.

Fase 1: Costruzione della Scala

  1. Abbiamo iniziato stilando le specifiche per gli item, assicurandoci che coprissero tutti e quattro i componenti (conoscenza, abilità, valori, azionabilità).
  2. Poi, io e un altro collega esperto abbiamo buttato giù una cinquantina di item a testa. Dopo una bella scrematura, siamo arrivati a un pool iniziale di 48 item.
  3. Questi 48 item sono stati sottoposti a un test pilota su un campione di ben 1068 insegnanti cinesi. Un grazie enorme a chi ha partecipato!
  4. Con i dati del pilot, abbiamo fatto un’Analisi Fattoriale Esplorativa (EFA) per vedere la struttura sottostante della scala.
  5. Abbiamo anche valutato come “funzionava” ogni singolo item usando l’IRT.
  6. Infine, abbiamo selezionato i 30 item migliori, quelli che fornivano più informazioni e che si allineavano meglio con il formato tipico dei test standardizzati. Abbiamo cercato un equilibrio: 7 item per la conoscenza, 8 per le abilità, 8 per i valori e 7 per l’azionabilità.

Un gruppo diversificato di insegnanti K-12 in un workshop, che discutono animatamente e prendono appunti, simboleggiando la fase di sviluppo e pilotaggio di uno strumento di autovalutazione. Luce da studio controllata, prime lens 35mm, high detail.

Fase 2: Validazione della Scala

Una volta ottenuta la versione finale a 30 item, dovevamo essere sicuri della sua “bontà”.

  1. Abbiamo chiesto a 24 esperti universitari di valutazione di giudicare l’appropriatezza di ogni item. Hanno dato voti altissimi, confermando che gli item erano pertinenti!
  2. Abbiamo somministrato la scala finale a un nuovo campione di 980 insegnanti cinesi.
  3. Per essere super rigorosi, abbiamo diviso a caso questo campione in due. Su una metà abbiamo rifatto l’EFA (per confermare la struttura) e sull’altra metà abbiamo condotto un’Analisi Fattoriale Confermatoria (CFA) per testare il modello. I risultati? Ottimi! L’EFA ha spiegato il 65.42% della varianza totale e la CFA ha mostrato un buon adattamento del modello (con indici come CFI > 0.9 e RMSEA < 0.08, che per gli addetti ai lavori significa "pollice in su").
  4. Abbiamo calcolato l’affidabilità interna con il coefficiente Omega di McDonald (che è più preciso del classico Alpha di Cronbach, soprattutto per scale multidimensionali come la nostra). Il risultato è stato un eccellente 0.97 per la scala totale e valori molto alti anche per le sottoscale. Questo significa che la scala è molto consistente.
  5. Infine, abbiamo usato di nuovo l’IRT per calcolare quanta “informazione” forniva ogni item e la scala nel suo complesso. Anche qui, i risultati sono stati incoraggianti, specialmente per le sottoscale delle abilità e dell’azionabilità.

Cosa Abbiamo Scoperto e Perché è Importante

Beh, la prima grande notizia è che abbiamo uno strumento valido e affidabile! Questa scala di autovalutazione sembra funzionare molto bene nel contesto degli insegnanti K-12 cinesi. I quattro componenti che avevamo ipotizzato (conoscenza, abilità, valori e azionabilità) sono emersi chiaramente dall’analisi dei dati, confermando che l’alfabetizzazione nel dare feedback è un costrutto multidimensionale.

Le analisi IRT ci hanno anche detto qualcosa di interessante: la scala è particolarmente precisa nel misurare le competenze e l’azionabilità del feedback. Questo è fondamentale, perché dare un feedback che gli studenti possano effettivamente usare per migliorare è uno degli aspetti più critici.

Questo strumento, quindi, non è solo un esercizio accademico. Può essere davvero utile per noi insegnanti per:

  • Aumentare la consapevolezza: capire i nostri punti di forza e le aree dove possiamo migliorare nel dare feedback.
  • Sviluppo professionale: guidare la nostra formazione continua, magari concentrandoci su aspetti specifici emersi dall’autovalutazione.
  • Ricerca: fornire una base solida per futuri studi sull’alfabetizzazione del feedback e sul suo impatto sull’apprendimento degli studenti.

Certo, come ogni ricerca, anche la nostra ha dei limiti. Lo studio è stato condotto su insegnanti cinesi, quindi la generalizzabilità ad altri contesti culturali andrà verificata. Inoltre, si basa su dati auto-riferiti, e sappiamo che a volte tendiamo a vederci un po’ meglio (o peggio!) di come siamo. Infine, è una fotografia di un momento preciso; sarebbe interessante vedere come queste competenze evolvono nel tempo.

Primo piano di una mano di un insegnante che compila un questionario di autovalutazione su un tablet, con grafici e scale di valutazione visibili sullo schermo. Macro lens, 60mm, high detail, precise focusing, controlled lighting.

Implicazioni Pratiche e Prospettive Future

Nonostante i limiti, credo che questa scala rappresenti un passo avanti significativo. Per gli insegnanti cinesi K-12, offre uno strumento pratico per riflettere e migliorare. Per i ricercatori, apre nuove strade per indagare la relazione tra l’alfabetizzazione del feedback degli insegnanti e i risultati degli studenti.

Cosa ci riserva il futuro? Beh, ci sono diverse direzioni interessanti:

  • Integrare valutazioni oggettive: affiancare all’autovalutazione osservazioni in classe o valutazioni dei pari per avere un quadro più completo.
  • Studi longitudinali: seguire gli insegnanti nel tempo per vedere come si sviluppa la loro competenza nel dare feedback.
  • Relazione con i risultati degli studenti: indagare se un miglioramento nell’alfabetizzazione del feedback degli insegnanti porta a benefici tangibili per gli studenti.
  • Adattamento culturale: testare e adattare la scala in diversi contesti educativi e culturali.
  • Utilizzo nella formazione: esplorare come integrare questa scala nei programmi di sviluppo professionale per supportare attivamente gli insegnanti.

In conclusione, anche se il viaggio è appena iniziato, sono convinto che fornire agli insegnanti strumenti come questa scala di autovalutazione sia fondamentale per promuovere una cultura del feedback sempre più efficace e, in ultima analisi, per migliorare la qualità dell’insegnamento e l’esperienza di apprendimento dei nostri studenti. Spero che questo lavoro possa essere d’ispirazione e di aiuto a molti!

Fonte: Springer

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