Fotografia ritratto realistica di un gruppo diversificato di donne (origini Africane, Mediorientali, Est Europee accennate sottilmente), che guardano avanti con un misto di speranza e preoccupazione. Trasmette il tema della vulnerabilità condivisa e del bisogno di supporto per la salute. Obiettivo 35mm, luce naturale, profondità di campo.

Un Velo Squarciato: La Salute Intima delle Donne Richiedenti Asilo

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento tanto delicato quanto fondamentale, che spesso rimane nell’ombra: la salute sessuale e riproduttiva (SSR) delle donne che arrivano nel nostro continente in cerca di asilo. Mi sono imbattuto in uno studio finlandese recente che getta una luce importante su questa realtà, e ho pensato fosse essenziale condividerne i risultati e le riflessioni. Perché, diciamocelo, quando pensiamo ai richiedenti asilo, le prime immagini che ci vengono in mente sono spesso legate al viaggio, alle difficoltà burocratiche, all’integrazione lavorativa… ma raramente ci soffermiamo sulla loro salute più intima, sui loro bisogni specifici come donne.

Perché è un tema così cruciale?

Partiamo dalle basi. La salute sessuale e riproduttiva non è un lusso, è un diritto umano fondamentale. Significa poter vivere una vita sessuale soddisfacente e sicura, avere la capacità di riprodursi e la libertà di decidere se, quando e quanto spesso farlo. Include l’accesso a contraccettivi, cure materne e neonatali, prevenzione e trattamento delle infezioni sessualmente trasmissibili, e servizi sicuri per l’interruzione di gravidanza.

Ora, pensate alle donne che fuggono da guerre, persecuzioni, povertà estrema. Il loro percorso è spesso costellato di pericoli. Sono esposte a un rischio maggiore di:

  • Infezioni sessualmente trasmissibili, incluso l’HIV.
  • Violenza sessuale e di genere, sfruttamento.
  • Gravidanze indesiderate.
  • Malattie e complicazioni legate alla gravidanza e al parto, fino alla morte materna.

Le ragioni sono molteplici: servizi sanitari inesistenti o inaccessibili nei paesi d’origine o durante il viaggio, barriere culturali o religiose che limitano l’uso di contraccettivi o l’accesso alle cure, la vulnerabilità estrema lungo le rotte migratorie. Aggiungiamo a questo pratiche dannose come le mutilazioni genitali femminili/escissioni (MGF/C), una forma di violenza di genere ancora diffusa in molte aree da cui provengono queste donne, con conseguenze devastanti sulla salute fisica e psicologica a breve e lungo termine.

Lo studio finlandese: cosa ci racconta?

Nel 2018, l’Istituto Finlandese per la Salute e il Benessere ha condotto un’indagine (chiamata TERTTU) su un gruppo di donne richiedenti asilo appena arrivate, di età compresa tra 18 e 50 anni (278 donne in totale). Provenivano principalmente da Russia ed ex Unione Sovietica, Medio Oriente e Nord Africa (MENA), altri paesi africani (escluso il Nord Africa) e altre nazioni.

I ricercatori, con grande sensibilità e utilizzando personale multilingue (spesso donne che intervistavano donne, e con interpreti professionisti quando necessario), hanno posto domande su vari aspetti della loro salute, inclusa quella sessuale e riproduttiva. Hanno chiesto dell’attività sessuale, dell’uso di contraccettivi, delle MGF/C, delle gravidanze (in corso, passate, interrotte volontariamente o spontaneamente), dei parti e della salute mestruale.

Una delle sfide era capire se fosse “accettabile” porre domande così intime. La risposta, come vedremo, è complessa ma tendenzialmente positiva.

Risultati che fanno riflettere

I dati raccolti sono, in alcuni casi, davvero impressionanti e mostrano differenze significative a seconda dell’area di provenienza:

  • Attività sessuale e contraccezione: Tra le donne provenienti da altri paesi africani, una su cinque (21%) ha dichiarato di aver avuto sei o più partner sessuali negli ultimi 12 mesi. Questo dato, oltre a indicare un potenziale rischio per le infezioni, potrebbe anche essere un campanello d’allarme per situazioni di sfruttamento. Più della metà delle donne di questo gruppo (51%) e di quelle provenienti da “altri paesi” (62%) non aveva usato contraccettivi durante l’ultimo rapporto sessuale. Anche tra le donne russe/ex-sovietiche e quelle del gruppo MENA, la percentuale era alta (43-45%). Tuttavia, non tutte percepivano un bisogno immediato di contraccezione, forse per separazione dal partner o per desiderio di maternità.
  • Mutilazioni Genitali Femminili (MGF/C): Circa il 30% delle donne provenienti da altri paesi africani ha riferito di aver subito MGF/C, in media all’età di cinque anni. Un dato che conferma l’importanza di identificare queste donne per offrire supporto specifico.
  • Gravidanze e Aborti: Al momento dello studio, il 10% di tutte le donne era incinta, ma questa percentuale saliva al 25% (una su quattro!) tra le donne provenienti da altri paesi africani. Molte gravidanze erano già in stato avanzato. Le donne russe/ex-sovietiche mostravano un alto numero di gravidanze pregresse (quasi la metà ne aveva avute tre o più, inclusi aborti) e un’alta incidenza di aborti indotti (il 35% ne aveva avuto almeno uno).
  • Parti e Salute Mestruale: Molte donne (tra il 36% e il 70% a seconda del gruppo) hanno riportato difficoltà durante il parto (lacerazioni gravi, cesarei, travaglio doloroso/prolungato). Problemi mestruali come dolore intenso (soprattutto nel gruppo MENA), cicli abbondanti o irregolari erano molto comuni.

Fotografia ritratto di una donna di origine africana, sui 30 anni, con uno sguardo pensieroso ma forte, che suggerisce resilienza nonostante le possibili vulnerabilità. Luce naturale laterale che crea un leggero contrasto. Obiettivo 35mm, profondità di campo media, toni caldi.

Si può parlare di questi argomenti? L’accettabilità delle domande

Lo studio ha anche valutato quante donne si rifiutassero di rispondere ad alcune domande particolarmente sensibili (come quelle sull’attività sessuale o l’uso di contraccettivi). La percentuale di “non risposte” variava tra il 7% e il 17%. Le domande sul genere del partner e sull’uso di contraccettivi sono state quelle con il tasso di non risposta più alto, specialmente tra le donne provenienti da Medio Oriente e Africa.

Cosa significa? Che l’argomento è indubbiamente sensibile. Parlare di sesso, contraccezione, aborto può essere difficile a causa di tabù culturali, vergogna, stigma. In alcune culture, il sesso prematrimoniale è proibito, le minoranze sessuali discriminate. Tuttavia, il tasso di non risposta, pur presente, non è stato così elevato da invalidare l’importanza di porre queste domande. Anzi, lo studio conclude che è sia accettabile che essenziale affrontare questi temi durante le visite mediche iniziali, a patto di farlo con estrema sensibilità, costruendo un rapporto di fiducia, utilizzando personale formato e, se possibile, dello stesso sesso, e spiegando chiaramente perché queste informazioni sono importanti per la salute della donna.

Cosa ci portiamo a casa?

Questo studio finlandese, pur con i suoi limiti (campione del 2018, non generalizzabile a tutti i contesti, possibili bias nelle risposte), ci dice chiaramente alcune cose:

  1. Le donne richiedenti asilo hanno bisogni specifici e spesso urgenti in materia di salute sessuale e riproduttiva, che variano molto in base alla loro provenienza e storia personale.
  2. È fondamentale che i sistemi sanitari dei paesi di accoglienza siano preparati ad affrontare questi bisogni fin dal primo contatto, offrendo controlli sanitari completi che includano la SSR.
  3. Parlare di sessualità, contraccezione, MGF/C, gravidanze, aborti, ciclo mestruale è possibile e necessario, ma richiede un approccio culturalmente sensibile, rispettoso e non giudicante.
  4. Identificare precocemente donne a rischio (es. vittime di violenza, donne con MGF/C, donne con gravidanze non desiderate o ad alto rischio) permette di offrire supporto, consulenza e cure adeguate.
  5. C’è bisogno di più ricerca, anche qualitativa, per capire meglio le barriere, le esperienze e le necessità di queste donne, dando voce direttamente a loro.

Insomma, non possiamo permetterci di ignorare la salute intima di queste donne. Offrire loro un’assistenza sanitaria che tenga conto della loro vulnerabilità e dei loro bisogni specifici non è solo un dovere umanitario, ma un passo cruciale per la loro salute, il loro benessere e la loro integrazione. Dobbiamo squarciare quel velo di silenzio e invisibilità.

Immagine fotorealistica di una mano che offre delicatamente un pacchetto di assorbenti igienici a un'altra mano femminile, in un contesto semplice e pulito che suggerisce un centro di accoglienza o una clinica. Simbolo di supporto per l'igiene mestruale. Obiettivo macro 60mm, messa a fuoco precisa sui dettagli delle mani e del prodotto, illuminazione controllata e morbida.

Fonte: Springer

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