Salute sulla Via della Seta: Un Viaggio Tra Sfide e Speranze nei Paesi BRI
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, ma anche complesso, lungo la cosiddetta “Via della Seta” del XXI secolo. No, non parleremo solo di commercio e infrastrutture, ma di qualcosa di ancora più fondamentale: la salute delle persone che vivono nei paesi aderenti alla Belt and Road Initiative (BRI). Sapete cos’è la BRI? È un’enorme piattaforma di collaborazione lanciata dalla Cina, che coinvolge ben 149 paesi (almeno fino a inizio 2022), rappresentando circa il 64% della popolazione mondiale! Immaginate il potenziale, ma anche le sfide, soprattutto quando si parla di benessere.
Recentemente mi sono imbattuto in un’analisi pazzesca, basata sui dati del Global Burden of Disease 2021 (GBD 2021), che ha cercato di fare luce proprio sullo stato di salute generale in questi 149 paesi, dal 1990 al 2021. E, ve lo dico subito, i risultati sono un mix di luci e ombre.
Un Carico Pesante sulla Bilancia Globale
La prima cosa che salta all’occhio è che i paesi BRI portano sulle spalle una fetta enorme del carico di malattia globale. Pensate che tra il 1990 e il 2021, questi paesi hanno rappresentato tra il 62,9% e il 66,0% dei decessi mondiali e tra il 64,8% e il 66,8% degli anni di vita persi per morte prematura o vissuti con disabilità (i cosiddetti DALYs). Numeri impressionanti, vero?
E non è tutto. Confrontando i tassi standardizzati per età (che permettono di fare paragoni più equi tra popolazioni diverse), sia il tasso di mortalità che quello dei DALY sono rimasti costantemente più alti nei paesi BRI rispetto ai paesi non-BRI per tutto il periodo analizzato. Certo, c’è stata una buona notizia: entrambi questi tassi sono diminuiti significativamente anche nei paesi BRI (circa -1,45% annuo per la mortalità e -1,50% per i DALY), un miglioramento notevole! Ma il divario con il resto del mondo persiste. È come se, pur correndo più veloce, si fosse partiti molto più indietro.
Un Mosaico di Situazioni Diverse
Ma attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio! La BRI è un insieme incredibilmente eterogeneo di nazioni. L’analisi ha mostrato enormi variazioni tra i 149 paesi, sia nei livelli attuali di salute che nei trend di miglioramento.
Se guardiamo al reddito (usando la classificazione della Banca Mondiale), vediamo che i paesi a basso reddito (LICs) hanno costantemente registrato i tassi di mortalità e DALY più alti. Tuttavia, proprio questi paesi hanno visto la diminuzione più marcata nel tasso di DALY tra il 1990 e il 2021 (-2,03% annuo), segno di progressi importanti nonostante le difficoltà. Dall’altra parte, i paesi ad alto reddito (HICs), pur partendo da livelli molto migliori, hanno visto la riduzione più significativa nel tasso di mortalità (-1,83% annuo). I paesi a medio-basso (LMICs) e medio-alto reddito (UMICs) si collocano in mezzo, ma rappresentano comunque la fetta più grande in termini di numero assoluto di decessi e DALYs.
Geograficamente, le differenze sono altrettanto marcate. Nel 2021, molti paesi africani mostravano tassi di mortalità e DALY estremamente elevati (il Lesotho, ad esempio, aveva cifre drammatiche). Al contrario, alcuni paesi europei e asiatici (come Singapore) vantavano i tassi più bassi. È interessante notare che, mentre la maggior parte dei paesi (134 su 149) ha visto diminuire il tasso di mortalità standardizzato per età, alcuni (soprattutto in Africa) non hanno registrato cambiamenti significativi e ben quattro paesi (Montenegro, Libia, Emirati Arabi Uniti e Lesotho) hanno addirittura visto un aumento! Questo ci ricorda quanto siano complesse e diverse le traiettorie di sviluppo sanitario.
Cosa ci Fa Ammalare e Morire? Un Panorama in Evoluzione
Quali sono le principali cause di morte e disabilità in questi paesi? L’analisi GBD ci dà una risposta anche a questo. Nel corso degli ultimi decenni, c’è stato un chiaro spostamento: le malattie croniche non trasmissibili (NCDs) hanno preso sempre più il sopravvento sulle malattie trasmissibili.
Nel 2021, l’ictus era la prima causa di morte in quasi tutti i paesi BRI (148 su 149) e la prima causa di DALY in 113 paesi. Seguono a ruota la cardiopatia ischemica, il COVID-19 (che ha ovviamente avuto un impatto devastante, diventando la terza causa di morte e la prima di DALY nel 2021 in molti paesi), le infezioni delle basse vie respiratorie, il diabete mellito e le malattie renali croniche.
Questo non significa che le malattie infettive siano scomparse, anzi. L’HIV/AIDS rimane una minaccia significativa, con tassi di incidenza in aumento in ben 78 paesi tra il 1990 e il 2021 (soprattutto in Asia ed Europa dell’Est). La tubercolosi e la malaria continuano a pesare, specialmente in alcune regioni. È un quadro complesso, dove vecchie e nuove sfide si intrecciano.
Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG): La Strada è Ancora Lunga
Ricordate gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite? Molti riguardano la salute e hanno target specifici da raggiungere entro il 2030. Come se la cavano i paesi BRI su questo fronte? L’analisi ha esaminato 10 indicatori chiave con target quantificabili.
I risultati sono, ancora una volta, contrastanti. C’è ottimismo per alcuni obiettivi:
- Mortalità infantile sotto i 5 anni: 98 paesi (66%) hanno già raggiunto l’obiettivo o sono sulla buona strada per farlo entro il 2030.
- Mortalità neonatale: 90 paesi (61%) sono in linea con il target.
- Incidenza della malaria: 82 paesi (55%) dovrebbero raggiungere l’obiettivo.
- Mortalità materna: 77 paesi (52%) sono sulla traiettoria giusta.
Questi successi, concentrati soprattutto nei paesi a reddito medio-alto e alto in Asia ed Europa, sono probabilmente frutto degli sforzi combinati dei governi nazionali e delle organizzazioni internazionali.
Tuttavia, la situazione è molto meno rosea per altri sei indicatori. Si prevede che oltre il 70% dei paesi BRI non raggiungerà gli obiettivi del 2030 per:
- Incidenza dell’HIV
- Incidenza della tubercolosi
- Prevalenza delle malattie tropicali neglette (NTDs)
- Mortalità per malattie non trasmissibili (NCDs)
- Tasso di mortalità per suicidio
- Tasso di mortalità per incidenti stradali
Addirittura, per l’incidenza della tubercolosi e la mortalità per incidenti stradali, si stima che nessun paese BRI raggiungerà il target del 2030, se si continua di questo passo! Un campanello d’allarme fortissimo.
Perché Queste Disparità e Lentezze?
Le ragioni dietro questo quadro complesso sono molteplici. Il ritardo nello sviluppo socio-economico di molti paesi BRI è un fattore chiave. Il 90% dei paesi a basso e medio-basso reddito del mondo fa parte della BRI. Spesso mancano infrastrutture sanitarie adeguate, accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici, personale sanitario qualificato, soprattutto nelle aree rurali.
Poi ci sono i fattori di rischio: stili di vita non sani (fumo, dieta scorretta, sedentarietà) che alimentano le NCDs, ma anche la debole applicazione delle leggi (ad esempio sulla sicurezza stradale) o la persistenza di malattie infettive come l’HIV che aumentano la vulnerabilità ad altre patologie come la tubercolosi. In alcune aree, conflitti politici o eventi climatici estremi peggiorano ulteriormente la situazione.
Anche l’impatto della pandemia di COVID-19 è stato probabilmente più duro proprio nei paesi BRI con sistemi sanitari più fragili e bassi tassi di vaccinazione, causando un brusco aumento dei tassi di mortalità e DALY tra il 2019 e il 2021, dopo decenni di miglioramenti.
La BRI Come Opportunità per la Salute?
Di fronte a questo scenario, cosa possiamo fare? L’analisi suggerisce che la stessa infrastruttura della BRI, nata per promuovere lo sviluppo economico, potrebbe diventare un veicolo potentissimo per migliorare la salute globale e ridurre le disuguaglianze.
Ecco alcune idee emerse dallo studio:
- Rafforzare i sistemi sanitari nazionali: Una priorità per tutti i paesi a basso e medio-basso reddito, magari con il supporto dei paesi BRI economicamente più forti.
- Promuovere collaborazioni e programmi di aiuto: Iniziative congiunte tra paesi ricchi e poveri all’interno della BRI per costruire infrastrutture sanitarie, aumentare i finanziamenti e offrire assistenza mirata.
- Formare personale sanitario: Creare programmi di formazione per colmare la carenza di medici, infermieri e altri professionisti, specialmente nelle aree remote.
- Adottare interventi comprovati: Implementare su larga scala programmi efficaci per il controllo della tubercolosi, la prevenzione dell’HIV, la sicurezza stradale, ecc.
Certo, lo studio ha i suoi limiti (la qualità dei dati di partenza non è sempre perfetta, le proiezioni future si basano su trend passati e non considerano tutti i fattori), ma ci offre una fotografia preziosa e dettagliata.
In Conclusione: Una Sfida da Affrontare Insieme
Il messaggio finale è chiaro: i paesi della Belt and Road Initiative affrontano un carico di malattia sproporzionato e molto eterogeneo al loro interno. Nonostante i progressi fatti dal 1990, il divario con il resto del mondo rimane e la strada verso gli obiettivi di salute del 2030 è ancora lunga e in salita per molti indicatori cruciali.
La sfida è enorme, ma lo è anche il potenziale. Sfruttare la rete della BRI non solo per le merci, ma anche per la salute, potrebbe davvero fare la differenza. Servono azioni concrete, collaborazione, investimenti mirati e una visione a lungo termine. La salute delle persone lungo la Via della Seta è una partita che riguarda tutti noi e che vale assolutamente la pena giocare.
Fonte: Springer