Salute Mentale in Slovacchia: E Se Vi Dicessi Che Investire Conviene (Eccome!)
Amici, parliamoci chiaro: la salute mentale è un tema che scotta, ma è fondamentale per il benessere di ognuno di noi e per come funzioniamo in società. Quando la mente soffre, non è solo la salute fisica a risentirne, ma anche la nostra capacità di affrontare la vita di tutti i giorni, studiare, lavorare, e partecipare attivamente alla comunità. E tutto questo, capite bene, ha un peso economico e sociale non da poco.
Negli ultimi anni, un po’ ovunque nel mondo, i problemi di salute mentale sono in aumento, e la Slovacchia, un paese che consideriamo ad alto reddito nel cuore dell’Europa, non fa eccezione. Pensate che già nel 2017, si spendevano circa 1,8 miliardi di euro (il 2,3% del PIL!) per questioni legate alla salute mentale, tra cure mediche dirette, supporto sociale e costi indiretti come la perdita di produttività. E si stima che un slovacco su otto abbia affrontato un problema di salute mentale in quel periodo. Tra i disturbi più diffusi, troviamo quelli depressivi, che sono una delle principali cause di disabilità a livello globale, e la schizofrenia, meno comune ma estremamente invalidante.
Un “Buco” Nelle Cure: Il Dramma Silenzioso
La cosa che fa più riflettere è il cosiddetto “treatment gap”, ovvero il divario terapeutico. Immaginate: nel 2015, in Slovacchia, fino al 67% delle persone con disturbi depressivi non riceveva alcun tipo di aiuto. Un numero impressionante, vero? Nonostante qualche timido passo avanti nelle politiche sanitarie, la salute mentale in Slovacchia resta una Cenerentola, con risorse insufficienti. E non è un problema solo slovacco, purtroppo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) batte forte sul tasto della necessità di migliorare i servizi, ma in Europa i fondi destinati alla salute mentale spesso non bastano. Per darvi un’idea, i paesi UE “storici” (quelli entrati prima del 2004) destinano circa il 7% della spesa sanitaria totale alla salute mentale, mentre i nuovi membri, Slovacchia inclusa, si fermano a un misero 3,3% circa.
Per fortuna, qualcosa si muove. Nel giugno 2023, la Commissione Europea ha lanciato un approccio globale alla salute mentale, stanziando circa 1,23 miliardi di euro per promuovere prevenzione, diagnosi precoce e modelli di cura innovativi. Una delle strategie chiave è la deistituzionalizzazione: in pratica, si cerca di passare dai grandi ospedali psichiatrici a un’assistenza più vicina al territorio, basata sulla comunità. E i dati da paesi come quelli dell’Europa occidentale e settentrionale ci dicono che funziona: si ottengono risultati migliori per i pazienti e si riducono i costi complessivi.
Gli Ospedali Psichiatrici Diurni (PDH): Un Ponte Verso il Benessere
In Slovacchia, l’assistenza si articola tra ospedali psichiatrici, reparti psichiatrici negli ospedali generali e, appunto, gli Ospedali Psichiatrici Diurni (PDH). Ce ne sono almeno 18 e giocano un ruolo cruciale. Immaginateli come una via di mezzo tra il ricovero e l’assistenza ambulatoriale: i pazienti ricevono cure intensive durante il giorno (psicoterapia, psicoeducazione, consulenze familiari, supporto sociale) ma possono mantenere i loro legami familiari e sociali. Il problema? I fondi attuali sono talmente risicati da mettere a rischio la loro stessa sopravvivenza e accessibilità. E, incredibilmente, mancano ancora valutazioni formali sulla loro efficacia clinica ed economica, sia a livello locale che nell’Europa centro-orientale.
Ed è qui che entra in gioco lo studio che vi racconto oggi. L’obiettivo era proprio calcolare i benefici finanziari che deriverebbero da maggiori investimenti nei PDH, per far capire a chi di dovere quanto sia strategicamente vantaggioso puntarci. Si è partiti da un’analisi retrospettiva dei costi di 18 PDH slovacchi tra il 2015 e il 2019, concentrandosi sui pazienti con diagnosi di schizofrenia e disturbi dell’umore (come la depressione), che rappresentano circa l’80% dei loro utenti. Già nel 2017, il rimborso per un posto/giorno in un PDH era di soli 13,44 euro, una cifra ben lontana dai 55 euro che, secondo gli esperti, sarebbero necessari per coprire i costi di personale e operativi senza andare in rosso.
Analizzando i dati, sono emerse tendenze interessanti: tra il 2015 e il 2019, i costi per la diagnostica e per i ricoveri sono aumentati, seguendo un trend globale. Ma, attenzione, i costi per i trattamenti sono leggermente diminuiti. Questo, probabilmente, è un altro segnale del famoso “treatment gap”: si diagnostica di più, ma non si cura abbastanza. La rete slovacca di strutture per la salute mentale è poco sviluppata e i finanziamenti inadeguati portano a diagnosi tardive e accesso limitato, specialmente nelle regioni meno servite.
Proiezioni da Brivido (Senza Intervento)
Lo studio ha poi elaborato tre scenari per proiettare i costi dal 2020 al 2030, se non si interviene:
- Scenario Lineare: basato sul trend storico, prevede un aumento dei costi medici diretti del 43% entro il 2030 rispetto al 2019.
- Scenario Esperti: basato sulle valutazioni di esperti del settore, dipinge un quadro molto più cupo, con un aumento dei costi medici diretti del 370% e dei costi di supporto sociale del 176% entro il 2030. Da far tremare i polsi!
- Scenario Progressivo: una media tra i due precedenti, che comunque prevede un aumento del 206% dei costi medici diretti e del 79% per il supporto sociale.
Insomma, qualunque scenario si guardi, la traiettoria dei costi per la salute mentale è insostenibile senza un intervento strategico. Il peso economico annuo per le diagnosi F20-F29 (schizofrenia e disturbi correlati) e F30-F39 (disturbi dell’umore) in Slovacchia, nel periodo 2015-2019, oscillava già tra gli 81,6 e gli 84,7 milioni di euro. Senza interventi, nel decennio 2020-2030, si stima che i costi totali potrebbero arrivare a 1071 milioni di euro (scenario Lineare), 2224 milioni (scenario Esperti) o 1647 milioni (scenario Progressivo).
La Soluzione? Investire nei PDH!
E se invece si decidesse di investire? Lo studio stima che servirebbero 40,7 milioni di euro in 10 anni per espandere la rete dei PDH slovacchi (costruendone almeno altri otto) e garantirne un finanziamento adeguato (portando il rimborso a 55 euro/giorno, più l’inflazione). Sembra tanto? Aspettate di sentire il resto.
Con questo investimento, i costi totali previsti per il decennio 2020-2030 scenderebbero drasticamente:
- Scenario Lineare: da 1071 a 1028 milioni di euro.
- Scenario Esperti: da 2224 a 1149 milioni di euro (un risparmio pazzesco!).
- Scenario Progressivo: da 1647 a 1088 milioni di euro.
Nello scenario Esperti, ad esempio, i costi nel 2030 passerebbero da 359,9 milioni a 115,5 milioni, una riduzione del 67,9%! Anche lo scenario Progressivo mostra un risparmio notevole (53,4%).
Ma il dato più eclatante è il rapporto beneficio/costo. Per ogni euro investito, quanto si guadagna? Beh, i risultati sono:
- 1,06 per lo scenario Lineare (già positivo!)
- 26,40 per lo scenario Esperti (ogni euro ne genera più di 26!)
- 13,73 per lo scenario Progressivo (ogni euro ne frutta quasi 14!)
Questi numeri dimostrano in modo lampante la fattibilità economica e la convenienza di investire nei PDH. Non si tratta solo di risparmiare soldi, ma di permettere a più persone di ricevere cure efficaci, reintegrarsi nella società e migliorare la propria qualità di vita.
Uno Sguardo Oltre i Confini e i Passi Avanti
La situazione della Slovacchia non è isolata. Anche altri paesi dell’Europa Centrale e Orientale, come Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, investono poco in salute mentale (3,1-3,7% del budget sanitario), ben al di sotto del 5-10% raccomandato dall’OMS. C’è una sfida comune nel modernizzare sistemi sanitari che, retaggio del passato, privilegiano ancora troppo l’ospedalizzazione rispetto all’assistenza comunitaria.
Per fortuna, ci sono segnali incoraggianti. Dalla fine del 2022, i tassi di rimborso per i PDH in Slovacchia sono aumentati significativamente: 60€/giorno per gli adulti e 80€/giorno per i bambini. Un passo importantissimo! Inoltre, sono stati definiti per legge nuovi tipi di PDH (per adulti, per le dipendenze, modelli comunitari) e il Ministero della Salute ha sviluppato linee guida per la loro creazione e gestione, inclusi i requisiti minimi di personale. Il Piano di Ripresa e Resilienza slovacco ha anche stanziato oltre 100 milioni di euro per modernizzare le infrastrutture per la salute mentale, inclusa la costruzione di nuovi centri di salute mentale comunitari e strutture specializzate per le dipendenze. Certo, restano da definire i meccanismi di finanziamento per alcuni di questi nuovi centri, ma la direzione sembra quella giusta.
Limiti dello Studio (Perché l’Onestà è Importante)
Come ogni ricerca, anche questa ha dei limiti. Si basa su dati retrospettivi e amministrativi, che potrebbero non essere perfetti. Non tiene conto di tutti i costi indiretti (come la perdita di produttività non legata all’assenteismo, il costo dell’assistenza informale fornita dai familiari, la mortalità prematura) che, se inclusi, renderebbero il quadro ancora più pesante e, di conseguenza, i benefici dell’investimento ancora maggiori. Pensate che, secondo alcuni studi, i costi indiretti possono rappresentare i due terzi del peso economico totale delle malattie mentali! Questo significa che i rapporti beneficio/costo calcolati potrebbero essere addirittura sottostimati. Inoltre, non si è potuta valutare la variabilità nella qualità dei servizi tra le diverse regioni o l’aderenza dei pazienti ai trattamenti. E, ovviamente, i modelli predittivi si basano su ipotesi che potrebbero non tener conto di sviluppi imprevisti.
Cosa Portiamo a Casa?
Questo studio ci sbatte in faccia una realtà: i disturbi mentali come la schizofrenia e quelli dell’umore costano tantissimo al sistema sanitario e sociale slovacco, e i costi sono destinati a salire. L’attuale livello di finanziamento è palesemente inadeguato.
La buona notizia? Investire nell’espansione e nel potenziamento degli Ospedali Psichiatrici Diurni non è solo una scelta etica, ma una mossa economicamente intelligente. I benefici superano di gran lunga i costi, soprattutto se si materializzassero gli scenari più pessimistici sull’aumento della prevalenza e dei costi.
C’è bisogno di continuare la ricerca, migliorare la raccolta dati (magari con registri pazienti più robusti) per monitorare i progressi e prendere decisioni sempre più basate sull’evidenza. Ma una cosa è certa: investire in infrastrutture per la salute mentale e affrontare le disparità di finanziamento è cruciale per costruire un sistema più forte, resiliente e, soprattutto, più umano. E questo, amici miei, non ha prezzo.
Fonte: Springer