Sorrisi Dimenticati: La Salute Orale nei Pazienti Psichiatrici è un Mondo a Parte?
Sapete, a volte ci concentriamo talmente tanto sulla mente, sui pensieri, sulle emozioni, che dimentichiamo un pezzo fondamentale del puzzle: il corpo. E in particolare, una parte spesso trascurata quando si parla di benessere psicologico: la nostra bocca. Sembra strano? Eppure, c’è un legame strettissimo, e purtroppo spesso ignorato, tra la salute mentale e la salute orale. Recentemente mi sono imbattuto in uno studio svedese affascinante che ha acceso una lampadina su questo tema, ascoltando direttamente chi lavora ogni giorno a contatto con pazienti affetti da gravi disturbi mentali (SMI – Serious Mental Illness).
Lo studio, condotto intervistando 13 professionisti del settore psichiatrico svedese (infermieri, medici, psicologi, assistenti sociali, terapisti occupazionali…), ha messo a nudo una realtà complessa, fatta di sfide enormi ma anche di spiragli di opportunità. E voglio condividere con voi quello che ho scoperto, perché credo ci riguardi tutti.
Un Muro Invisibile tra Psichiatria e Odontoiatria
La prima cosa che emerge prepotentemente è un vero e proprio “gap”, un vuoto organizzativo tra i servizi di salute mentale e quelli odontoiatrici. Sembrano due mondi separati, che faticano a comunicare e a collaborare. Immaginate la scena: da una parte ci si occupa della mente, dall’altra dei denti, come se non facessero parte dello stesso individuo. Questa separazione, come sottolineano gli operatori svedesi, ha un impatto negativo sulla salute dei pazienti, sia quella orale che quella generale. È un po’ come se la bocca fosse, per usare le parole di un intervistato, “un’isola isolata” dal resto del corpo e dalla cura complessiva.
Questa frammentazione non è solo una questione di “stanze diverse”. Si traduce in difficoltà concrete:
- Mancanza di condivisione delle conoscenze: I dentisti sanno poco delle sfide specifiche dei pazienti psichiatrici, e il personale psichiatrico spesso non ha le competenze o gli strumenti per valutare e gestire i bisogni di salute orale.
- Strutture complesse: La decentralizzazione dei servizi psichiatrici in Svezia, avvenuta decenni fa, ha reso più complicato avere una visione d’insieme del paziente e coordinare le cure, specialmente quelle “esterne” come quelle dentistiche.
- Incertezza organizzativa: Alcuni operatori non sanno nemmeno a quale clinica dentistica rivolgersi quando un paziente ne ha bisogno.
Le Sfide Viste dagli Occhi del Personale Psichiatrico
Gli operatori intervistati hanno dipinto un quadro ricco di sfide quotidiane. Non si tratta solo della struttura organizzativa, ma anche di ostacoli amministrativi e della mancanza di strumenti adeguati.
Un punto dolente è l’amministrazione complessa legata ai sussidi per le cure dentistiche. In Svezia esistono aiuti economici per pazienti con patologie che aumentano il rischio di problemi dentali, ma accedervi è un percorso a ostacoli. Le regole sono complicate, cambiano spesso (ora solo i medici possono fare richiesta, oberandoli di ulteriore burocrazia) e il personale si sente frustrato e confuso. “Penso sia un vero peccato! Perché i pazienti devono aspettare tantissimo tempo“, confessa un’infermiera psichiatrica.
Un’altra difficoltà riguarda gli strumenti di screening. Gli operatori usano vari questionari e metodi per conoscere i pazienti, i loro stili di vita (dieta, sonno, attività fisica), i loro obiettivi. Ma la salute orale? Spesso non è inclusa in modo strutturato. Certo, si chiede della dieta, ma non specificamente dell’igiene orale. “Le domande che abbiamo sono ottime“, dice un’infermiera, “ma non c’è nulla su come o perché ci si lava i denti. Serve molta più conoscenza.” C’è un desiderio diffuso di poter integrare domande sull’igiene orale, sui prodotti usati, sulle abitudini, ma manca la formazione e un protocollo chiaro.
Infine, c’è la sfida dell’approccio al paziente. Il sistema sanitario moderno richiede che i pazienti siano consapevoli, partecipi, responsabili del proprio percorso di cura. Ma per chi soffre di gravi disturbi mentali, orientarsi in un sistema frammentato e assumersi questa responsabilità può essere estremamente difficile. “Molto spesso sono pazienti che hanno difficoltà a orientarsi nella società… devi cercare cure qui e là“, spiega uno psicologo.
Le Difficoltà Quotidiane dei Pazienti
E i pazienti? Le loro difficoltà sono al centro delle preoccupazioni del personale. Emerge un quadro di autocura spesso trascurata. I sintomi negativi di alcune patologie psichiatriche (come la schizofrenia) possono portare a trascurare l’igiene personale, a fare scelte alimentari poco sane (cibo spazzatura, bevande zuccherate), a mancare di attività fisica. Tutto questo impatta sia sulla salute mentale che su quella orale.
Le routine quotidiane sono spesso assenti o caotiche. “Le persone che incontriamo hanno spesso cattive routine quotidiane e ritmi circadiani interrotti… Routine mattutine come fare colazione e lavarsi i denti? No, non ci sono“, racconta un operatore dell’assistenza domiciliare.
A questo si aggiungono altri fattori:
- Fattori socioeconomici: Le cure dentistiche sono costose, e per chi ha difficoltà economiche diventano una priorità bassa rispetto all’affitto o al cibo.
- Paura e Vergogna: Molti pazienti hanno paura del dentista (*odontofobia*), a volte legata a esperienze passate o a deliri specifici (“Ne avevo uno che non poteva lavarsi i denti perché… il diavolo gli usciva dalla bocca“, racconta un’infermiera). C’è anche molta vergogna per lo stato della propria bocca, che impedisce di chiedere aiuto.
- Effetti collaterali dei farmaci: Molti psicofarmaci causano secchezza delle fauci (*xerostomia*), aumentando il rischio di carie e altri problemi.
- Mancanza di consapevolezza: A volte i pazienti non percepiscono il problema o non capiscono il legame tra igiene orale e benessere generale, soprattutto nei periodi di malattia acuta.
È interessante notare come, secondo gli operatori, un miglioramento della salute mentale spesso porti a un maggiore interesse per la cura di sé, inclusa quella orale. Riparare denti rotti, ad esempio, può diventare importante per reintegrarsi socialmente, perché un sorriso curato è visto come un “marcatore sociale”.
Opportunità Nascoste: Integrare la Salute Orale
Nonostante le tante difficoltà, lo studio svedese evidenzia anche delle opportunità. Il personale psichiatrico è consapevole del proprio ruolo cruciale e desidera fare di più. Vedono la possibilità di integrare la salute orale nelle strategie di promozione della salute già esistenti.
Un’idea è quella di includere domande specifiche sull’igiene orale negli strumenti di screening e nei piani di cura personalizzati. Si potrebbe collegare l’igiene orale ad altre routine, come l’assunzione dei farmaci: “Prendi la pillola mattina e sera? Ricordati di lavare i denti in quell’occasione!”.
C’è poi il grande potenziale della collaborazione. Il personale psichiatrico riconosce i dentisti e gli igienisti come partner chiave. Una collaborazione più stretta permetterebbe di:
- Formare il personale psichiatrico a riconoscere i segnali di problemi orali e a dare consigli di base.
- Facilitare l’invio dei pazienti alle cure odontoiatriche quando necessario.
- Sviluppare insieme strategie e materiali educativi adatti a questi pazienti.
Gli operatori sottolineano l’importanza di usare approcci come il colloquio motivazionale per aiutare i pazienti a trovare la propria “spinta” al cambiamento, rispettando i loro tempi e le loro difficoltà.
Il Ruolo Chiave del Personale (e Qualche Incertezza)
Il personale psichiatrico si vede come un promotore di salute, qualcuno che lavora per costruire fiducia, “seminare i semi” del cambiamento e aspettare che il paziente trovi la propria motivazione. Richiede pazienza, empatia, rispetto e la capacità di vedere la persona dietro la diagnosi.
Tuttavia, quando si tratta specificamente di salute orale, emerge anche un senso di incertezza. Molti operatori non si sentono sicuri nel rilevare i bisogni dei pazienti (a meno che non siano evidenti, come un mal di denti) o nel dare consigli specifici sull’igiene orale. Ammettono che le proprie conoscenze e attitudini influenzano molto quanto questo tema venga affrontato. C’è la consapevolezza che servirebbe più formazione specifica: cosa significa davvero la placca batterica? Quali sono gli effetti del tabacco da fiuto (snus) sulle gengive? Come gestire la secchezza delle fauci in modo preventivo, prima di ricorrere a prodotti specifici?
Costruire Ponti: Verso un Approccio Olistico
Questo studio svedese, pur focalizzato su una realtà specifica, lancia un messaggio universale. La salute orale dei pazienti con gravi disturbi mentali è una responsabilità condivisa tra psichiatria e odontoiatria. Non possiamo continuare a trattare la bocca come “un’isola isolata“.
Cosa serve, quindi?
- Maggiore collaborazione: Abbattere i muri organizzativi, creare protocolli di comunicazione e invio chiari tra i servizi.
- Formazione: Fornire al personale psichiatrico le conoscenze e gli strumenti per integrare la salute orale nel loro lavoro quotidiano. E, viceversa, sensibilizzare il personale odontoiatrico sulle specificità dei pazienti con SMI.
- Integrazione negli strumenti esistenti: Inserire la valutazione della salute orale negli screening sanitari e nei programmi psicoeducativi (come l’Illness Management and Recovery – IMR, menzionato nello studio).
- Semplificazione amministrativa: Rendere più accessibili i sussidi per le cure dentistiche per chi ne ha diritto.
- Ascolto dei pazienti: La ricerca futura, come suggerisce lo studio, dovrebbe includere direttamente la voce dei pazienti per capire meglio le loro esperienze e bisogni.
Insomma, la salute orale non è un optional, ma una componente essenziale del benessere generale e della qualità della vita, specialmente per le persone più vulnerabili. È ora di riconoscerlo e agire di conseguenza, costruendo quei ponti necessari per offrire una cura davvero completa e umana.
Fonte: Springer