Salute Digitale e Cuore: Ma la Voce del Paziente Conta Davvero?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta molto a cuore, letteralmente e metaforicamente: come la tecnologia sta cambiando il modo in cui affrontiamo le malattie cardiovascolari (CVD) e, soprattutto, se stiamo davvero ascoltando chi vive queste condizioni sulla propria pelle. Parliamo di salute digitale e della voce dei pazienti.
Le malattie cardiovascolari, lo sappiamo, sono ancora la prima causa di morte nel mondo. Un peso enorme per i sistemi sanitari, ma soprattutto una fonte di sofferenza per tantissime persone. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito a una vera e propria esplosione della salute digitale: app, dispositivi indossabili, telemedicina… strumenti che promettono cure più personalizzate e accessibili. Fantastico, no?
Ma c’è un “ma”. Quanto contano davvero le esperienze dirette dei pazienti in tutto questo? Sto parlando dei cosiddetti Patient-Reported Outcomes (PROs): informazioni su sintomi, qualità della vita, impatto della malattia sulla quotidianità, che arrivano direttamente dal paziente, senza filtri o interpretazioni mediche. Sembra ovvio che siano fondamentali, specialmente per malattie croniche come quelle cardiache, dove lo stato di salute può variare tantissimo da persona a persona e da giorno a giorno.
La Crescita della Salute Digitale nei Trial sul Cuore: Un Trend a Metà?
Allora, mi sono messo a spulciare i dati, in particolare quelli registrati su ClinicalTrials.gov, il grande database mondiale degli studi clinici. Ho analizzato i trial randomizzati sulle tecnologie di salute digitale per le malattie cardiovascolari dal 2004 al 2024. Sapete quanti ne ho trovati idonei per l’analisi? Ben 673! E il numero cresce anno dopo anno, segno che la ricerca in questo campo è in pieno fermento.
La buona notizia è che anche l’uso dei PROs è in aumento. Se nel 2012 solo un trial li includeva, nel 2023 siamo arrivati a 56. Però, attenzione: su 673 trial totali analizzati, solo 321 (il 48%) hanno effettivamente inserito almeno una misura PRO tra i loro obiettivi. Meno della metà! C’è ancora tanta strada da fare per mettere davvero il paziente al centro.

Quali Tecnologie e Per Quali Scopi?
Quali sono le tecnologie digitali più gettonate in questi studi? Principalmente interventi basati sul telefono (38%), come app mobili (40%), telemedicina (38%), smartphone (30%) e messaggistica (22%). Questo ci dice quanto i nostri cellulari siano diventati strumenti potenti per gestire la salute.
E per cosa vengono usate queste tecnologie?
- Il 32% dei trial si concentra sul trattamento.
- Il 20% sulla prevenzione.
- Il 16% sulle cure di supporto.
- Solo il 6% sulla diagnosi o lo screening.
Interessante notare che l’uso dei PROs segue un po’ questa classifica: sono più frequenti nei trial che testano interventi comportamentali (ad esempio, app che aiutano a cambiare stile di vita) o di supporto, mentre sono decisamente meno usati negli studi focalizzati sulla diagnosi. Sembra quasi che quando si cerca una “risposta” medica precisa, la percezione del paziente passi in secondo piano. È giusto?
Dove si Studia e per Quali Malattie?
La maggior parte di questi trial (45%) viene condotta negli Stati Uniti, ma la Cina sta emergendo rapidamente come secondo paese (8%), seguita da Canada (6%), Spagna (4%), Germania (4%) e Brasile (3%). È interessante vedere come il Brasile, pur essendo sesto per numero di trial, abbia una percentuale molto alta di studi che includono i PROs (60%). Un segnale positivo!
Le malattie cardiovascolari più studiate con approcci digitali sono:
- Ipertensione (38% dei trial, ma solo il 38% di questi usa PROs)
- Scompenso cardiaco (27% dei trial, qui i PROs sono più usati: 63%)
- Malattia coronarica (24% dei trial, con PROs nel 55% dei casi)
- Aritmie (16% dei trial, PROs solo nel 36%)
- Malattie valvolari (2% dei trial, ma con PROs nel 62%)
Come vedete, c’è molta variabilità. Sembra che per condizioni come lo scompenso cardiaco, dove la qualità della vita e i sintomi percepiti sono cruciali, l’importanza dei PROs sia più riconosciuta.

Gli Strumenti della Voce: Quali PROs si Usano?
Nei 321 trial che hanno incluso i PROs, sono stati identificati ben 203 strumenti diversi! Alcuni sono specifici per le malattie cardiovascolari, come il famoso Kansas City Cardiomyopathy Questionnaire (KCCQ) o il Minnesota Living with Heart Failure Questionnaire (MLHFQ). Altri sono più generici e misurano aspetti come l’attività fisica (International Physical Activity Questionnaire – IPAQ), la salute mentale (Patient Health Questionnaire – PHQ) o lo stress percepito (Perceived Stress Scale – PSS).
È fondamentale usare lo strumento giusto per catturare l’aspetto che interessa, ma la varietà è tale che a volte si rischia di non poter confrontare i risultati tra studi diversi. Un altro punto su cui riflettere.
Il Tallone d’Achille: La Trasparenza dei Risultati
E qui arriviamo a una nota dolente. Abbiamo visto che si fanno tanti studi, ma i risultati vengono condivisi? Poco e male, purtroppo. Dei 239 trial completati analizzati:
- Solo il 15% ha caricato i risultati su ClinicalTrials.gov.
- Il 58% è stato pubblicato su PubMed (la principale banca dati di articoli scientifici), ma spesso con ritardi enormi.
Il tempo mediano che passa dalla fine dello studio alla pubblicazione dei risultati su ClinicalTrials.gov è di ben 764 giorni! Più di due anni! E questo nonostante una legge americana (FDA Amendments Act del 2007) imponga di pubblicarli entro 12 mesi.
Peggio ancora, quando si confronta ciò che era stato promesso (i PROs registrati all’inizio del trial) con ciò che viene effettivamente pubblicato, le cose si complicano:
- Solo nel 21% dei casi c’è coerenza totale.
- Nel 47% vengono riportati PROs aggiuntivi non previsti (bene, ma perché non dichiararli prima?).
- Nel 25% viene riportato solo un sottoinsieme dei PROs promessi.
- In alcuni casi, i PROs spariscono del tutto nella pubblicazione finale!
Questa mancanza di trasparenza è un problema serio. Rende difficile valutare l’efficacia reale degli interventi e capire cosa funziona davvero per i pazienti.

Perché Questa Fatica a Integrare i PROs?
Ma perché, nonostante tutti ne riconoscano l’importanza (almeno a parole), i PROs faticano così tanto a diventare protagonisti? Gli ostacoli sono tanti:
- Lato paziente: Fatica nel compilare questionari lunghi (survey fatigue), preoccupazioni per la privacy, a volte la sensazione che non servano a nulla.
- Lato medico: Poco tempo durante le visite per discuterne, scarsa conoscenza su come interpretarli e usarli nella pratica clinica, a volte scetticismo sulla loro utilità.
- Lato sistema: Mancanza di integrazione nei flussi di lavoro clinici, infrastrutture IT inadeguate per raccogliere e gestire i dati facilmente.
Cosa Possiamo Fare? Rendere la Voce del Paziente Protagonista
La strada è ancora lunga, ma la direzione è quella giusta. La salute digitale offre opportunità incredibili, ma dobbiamo assicurarci che sia davvero patient-centered.
Cosa serve?
- Dare più peso ai PROs: I ricercatori dovrebbero considerarli più spesso come obiettivi primari degli studi, non solo secondari.
- Migliorare la trasparenza: Bisogna rispettare le scadenze per la pubblicazione dei risultati e riportare tutti i dati promessi, in modo chiaro e completo, seguendo linee guida come SPIRIT-PRO e CONSORT PRO.
- Applicare le regole: Le autorità regolatorie, le riviste scientifiche e gli sponsor dovrebbero far rispettare le norme sulla registrazione e la pubblicazione dei trial. Forse legare la pubblicazione di un articolo all’avvenuta condivisione dei risultati su registri pubblici come ClinicalTrials.gov potrebbe essere una spinta.
- Coinvolgere i pazienti: Fin dalla progettazione degli studi! Chiedere a loro cosa è importante misurare, come rendere la raccolta dati meno pesante, come usare le tecnologie in modo che siano davvero utili.
- Formare e informare: Medici e pazienti devono capire meglio il valore dei PROs e come usarli per migliorare le decisioni cliniche e l’autogestione della malattia.
Insomma, la tecnologia digitale può essere una leva potentissima per la salute del cuore, ma solo se impariamo ad ascoltare davvero la voce di chi, con quel cuore, ci convive ogni giorno. È una questione di qualità della ricerca, di etica e, in fondo, di rendere le cure davvero efficaci e umane.
Spero che questa riflessione vi sia stata utile! Continuiamo a parlarne e a spingere per un cambiamento reale.
Fonte: Springer
