Sclerosi Multipla e Mente: La rTMS Può Davvero Aiutarci a Ritrovare la Concentrazione?
Amici, parliamoci chiaro: quando si convive con la Sclerosi Multipla (SM), le sfide non sono solo fisiche. Spesso, una nebbia cognitiva cala sulla nostra capacità di pensare, ricordare, concentrarci. È un aspetto frustrante, che impatta tantissimo sulla qualità della vita. Ma se vi dicessi che c’è una luce in fondo al tunnel, o meglio, un “impulso”? Sto parlando della Stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva (rTMS) ad alta frequenza, una tecnica che sta mostrando risultati davvero incoraggianti. Recentemente, mi sono imbattuto in uno studio comparativo che ha messo a confronto l’efficacia di questo trattamento su pazienti con Sclerosi Multipla recidivante-remittente (RRMS) e secondaria progressiva (SPMS), e i risultati, ve lo dico, sono affascinanti!
La Sclerosi Multipla: Un Labirinto non solo Fisico
Prima di tuffarci nei dettagli dello studio, facciamo un piccolo ripasso. La SM è una malattia cronica infiammatoria, demielinizzante e degenerativa del sistema nervoso centrale. Colpisce prevalentemente i giovani adulti ed è un bel rompicapo, frutto di un mix tra predisposizione genetica e fattori ambientali che scatenano un attacco del sistema immunitario contro il nostro stesso cervello e midollo spinale.
Esistono principalmente due traiettorie cliniche:
- RRMS (Sclerosi Multipla Recidivante-Remittente): È la forma più comune all’esordio, caratterizzata da episodi acuti di disfunzione neurologica (le “ricadute”) seguiti da periodi di recupero più o meno completo.
- SPMS (Sclerosi Multipla Secondaria Progressiva): Molti pazienti con RRMS, col tempo, possono evolvere in questa forma, dove il declino neurologico diventa graduale e costante, indipendentemente dalle ricadute.
E il deterioramento cognitivo? Beh, colpisce fino al 70% delle persone con SM, in tutte le fasi della malattia. Parliamo di difficoltà nella velocità di elaborazione delle informazioni, nell’apprendimento, nella memoria, nelle capacità visuospaziali e nelle funzioni esecutive. Immaginate quanto possa essere impattante sulla vita di tutti i giorni! Questo deficit nasce da alterazioni patologiche sia nella sostanza bianca che in quella grigia, con un ruolo importante della disregolazione del sistema immunitario sulla trasmissione sinaptica.
rTMS: Una Scintilla di Speranza per il Cervello?
Ed eccoci alla rTMS. Si tratta di un metodo di stimolazione neurologica non invasivo che usa l’induzione elettromagnetica per attivare l’attività neuronale. Ha già dimostrato potenziale terapeutico per un sacco di condizioni neurologiche e psichiatriche, dal dolore cronico alla depressione, e sì, anche per il deterioramento cognitivo. Per la SM, la rTMS si sta profilando come un’alternativa interessante ai trattamenti farmacologici convenzionali, con un profilo di effetti collaterali più favorevole. Diversi studi ne hanno già evidenziato l’efficacia nell’alleviare sintomi come spasticità, fatica, dolore e, appunto, i deficit cognitivi.
L’obiettivo dello studio che ho analizzato era proprio valutare l’efficacia della rTMS ad alta frequenza nel mitigare il deterioramento cognitivo in pazienti egiziani con SM, con la speranza di migliorare le loro abilità mentali e la qualità della vita.

Cosa Abbiamo Scoperto: I Risultati dello Studio
Lo studio è stato condotto come un trial clinico randomizzato, prospettico e comparativo. Hanno partecipato 30 pazienti con SM, divisi equamente: 15 con RRMS e 15 con SPMS, reclutati tra febbraio 2023 e aprile 2024. I criteri erano chiari: età tra 18 e 45 anni, bassa disabilità (EDSS < 4) e trattamento per la SM stabile da almeno un mese. Sono stati esclusi pazienti con altre condizioni mediche confondenti, controindicazioni alla rTMS (come gravidanza o epilessia) o grave deterioramento cognitivo che impedisse la cooperazione.
Tutti i pazienti hanno ricevuto una valutazione neurologica completa, esami di laboratorio e una risonanza magnetica cerebrale. La funzione cognitiva è stata misurata con il Montreal Cognitive Assessment (MOCA), prima e dopo il trattamento con rTMS. È importante sottolineare che tutti hanno continuato le loro terapie standard per la SM e nessuno stava seguendo riabilitazione cognitiva concomitante, per isolare l’effetto della rTMS.
Il trattamento? Dieci sessioni consecutive, cinque volte a settimana per due settimane, utilizzando un dispositivo specifico (Neuro-MS/D Therapeutic). La stimolazione (10 Hz, considerata alta frequenza) è stata applicata sulla corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC), un’area cruciale per funzioni esecutive e memoria, con un’intensità del 110% della soglia motoria a riposo.
E i risultati? Preparatevi!
- Prima del trattamento: I punteggi MOCA erano significativamente più bassi nel gruppo SPMS (media 17.53) rispetto al gruppo RRMS (media 21.13). Questo, purtroppo, ce lo aspettavamo, data la natura progressiva della SPMS.
- Dopo il trattamento con rTMS: Entrambi i gruppi hanno mostrato un miglioramento significativo dei punteggi MOCA! Il gruppo RRMS è passato a una media di 28.93, mentre il gruppo SPMS a 23.67. Un bel balzo per entrambi!
- L’entità del miglioramento: Qui la differenza si è fatta sentire. Il gruppo RRMS ha avuto un miglioramento medio di 7.80 punti (un incremento del 39.23%), mentre il gruppo SPMS di 6.13 punti (un incremento del 32.81%). Quindi, sebbene entrambi abbiano beneficiato, i pazienti RRMS hanno mostrato un miglioramento maggiore.
Questi dati suggeriscono che la rTMS ad alta frequenza può essere un’opzione terapeutica benefica per migliorare la funzione cognitiva in entrambi i tipi di pazienti, ma l’entità del miglioramento potrebbe variare a seconda del decorso della malattia.
Perché questa Differenza tra RRMS e SPMS?
Lo studio ha anche esplorato alcune correlazioni interessanti. Ad esempio, nei pazienti SPMS, un punteggio EDSS (scala di disabilità) più alto era associato a un minor miglioramento del MOCA. Inoltre, una durata più lunga della malattia era correlata con un miglioramento cognitivo minore in generale. Questo sottolinea l’importanza di un intervento precoce per massimizzare i benefici cognitivi nei pazienti con SM. L’età, invece, non sembrava influenzare la risposta cognitiva alla rTMS in questo gruppo.
È emerso anche che i pazienti SPMS erano tendenzialmente più anziani, con una durata di malattia più lunga e punteggi EDSS più alti rispetto ai pazienti RRMS, il che riflette la storia naturale della progressione della SM. La neurodegenerazione, più marcata nella SPMS e quando il danno cerebrale supera le capacità compensatorie, gioca un ruolo chiave.

Come Funziona la “Magia”? I Meccanismi della rTMS
Ma come fa la rTMS a fare questo? A livello molecolare, la TMS può indurre una serie di cambiamenti biologici nel cervello. Parliamo di regolazione dei neurotrasmettitori e dei fattori neurotrofici, inibizione della morte cellulare apoptotica e promozione del recupero dei terminali assonali e dell’integrità strutturale. Effetti neuroprotettivi e neuro-rigenerativi, insomma!
Alcuni studi hanno osservato che la rTMS può ridurre i livelli plasmatici di metalloproteinasi di matrice (MMP) – enzimi coinvolti nella degradazione della matrice extracellulare – aumentando al contempo i livelli dei loro inibitori (TIMP) in pazienti con lieve deterioramento cognitivo. Questa modulazione biologica, insieme ai miglioramenti cognitivi, suggerisce un effetto neuroprotettivo della rTMS. È affascinante pensare a come questi impulsi magnetici possano orchestrare cambiamenti così profondi a livello cellulare.
Non è Tutto Oro Ciò che Luccica: Limiti e Prospettive Future
Come ogni studio scientifico che si rispetti, anche questo ha le sue limitazioni. La dimensione del campione era piccola (30 pazienti), il che potrebbe limitare la generalizzabilità dei risultati. C’era l’assenza di un gruppo di controllo “sham” (placebo), dovuta al disegno comparativo tra RRMS e SPMS, che solleva la questione degli effetti placebo. Inoltre, la funzione cognitiva è stata valutata solo con il MOCA, che, sebbene sensibile, potrebbe non catturare appieno la disfunzione cognitiva.
Cosa ci portiamo a casa, quindi? Questi risultati sono promettenti e suggeriscono che la rTMS ad alta frequenza può davvero migliorare la funzione cognitiva nei pazienti con SM, con un beneficio particolarmente marcato nei pazienti RRMS. Tuttavia, c’è bisogno di studi più ampi, controllati con placebo, con follow-up più lunghi e con una batteria di test neuropsicologici più completa per confermare questi risultati e capire meglio chi può beneficiare di più da questo trattamento.
La strada è ancora lunga, ma ogni passo avanti nella ricerca ci avvicina a soluzioni concrete per migliorare la vita di chi affronta quotidianamente le sfide della Sclerosi Multipla. E la rTMS, amici miei, sembra essere una di quelle scintille di speranza che meritano tutta la nostra attenzione.
Fonte: Springer
