Un orologio stilizzato fuso con una rappresentazione dell'intestino umano, prime lens 35mm, depth of field, duotone blu e grigio, a simboleggiare l'impatto dei ritmi circadiani sulla salute intestinale e l'IBS.

Orologio Biologico Sballato? Il Tuo Intestino Potrebbe Pagare il Conto con Sintomi Simili all’IBS!

Amici, parliamoci chiaro: quanti di noi hanno a che fare con quella fastidiosa sensazione di pancia gonfia, dolori addominali, e un bagno che diventa il nostro migliore (o peggiore) amico a sorpresa? Esatto, sto parlando della Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS), un disturbo che affligge una bella fetta della popolazione mondiale, tra il 10% e il 20% per essere precisi! Le cause? Un vero rompicapo, ma si parla di alterata motilità intestinale, una mucosa intestinale che fa un po’ cilecca (iperpermeabilità), e una sensibilità viscerale alle stelle. E sapete una cosa? Sembra che anche il nostro ritmo circadiano, quell’orologio interno che regola sonno-veglia e un sacco di altre funzioni, ci metta lo zampino.

Proprio così! Avete presente i turnisti, o chi viaggia spesso cambiando fuso orario? Ecco, queste persone spesso lamentano un peggioramento dei sintomi gastrointestinali. E non è un caso. Il nostro corpo ama la routine, e quando scombussoliamo i suoi ritmi luce-buio, lui si ribella. E l’intestino, con il suo complesso ecosistema di batteri – il famoso microbiota intestinale – è uno dei primi a risentirne.

L’orologio biologico sballato: un biglietto per l’IBS?

Mi sono imbattuto in uno studio affascinante che ha voluto vederci chiaro. Dei ricercatori hanno preso dei topolini (poverini, sempre loro a fare da cavie, ma per una buona causa!) e hanno deciso di “sballare” il loro ritmo circadiano. Come? Semplicemente ritardando di 6 ore il loro ciclo luce-buio per otto settimane. L’obiettivo era capire se questa alterazione potesse indurre nei topi caratteristiche simili all’IBS e, soprattutto, come reagisse il loro microbiota intestinale e i suoi “prodotti di scarto”, i metaboliti.

Pensateci: il nostro corpo ha un orologio principale nel cervello, nel nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo, ma ce ne sono tanti altri “secondari” sparsi per gli organi, incluso l’intestino. Se questi orologi non sono sincronizzati con il ciclo luce-buio esterno, possono sorgere problemi metabolici, disfunzioni gastrointestinali e persino disturbi psichiatrici. Non stupisce quindi che ci sia una forte associazione tra lavoro su turni e IBS.

Il microbiota intestinale, quella miriade di microbi che ospitiamo, è cruciale per la nostra salute. Sappiamo già che chi soffre di IBS ha una composizione batterica diversa rispetto alle persone sane. Anzi, alterare il microbiota in topi sani può indurre sintomi simili all’IBS! Quindi, il legame tra ritmo circadiano, IBS e microbiota è un triangolo che merita di essere esplorato a fondo.

Topolini sotto stress luminoso: cosa è successo?

Ebbene, i risultati dello studio sono stati piuttosto eloquenti. I topolini con il ritmo circadiano disturbato (chiamiamoli gruppo PN, per “phase shift”) hanno mostrato una maggiore sensibilità viscerale. In pratica, quando i ricercatori inducevano una leggera distensione del colon (simulando un po’ il gonfiore), questi topi mostravano più segni di disagio rispetto ai topi del gruppo di controllo (NN, “non-phase shift”), che avevano mantenuto un ciclo luce-buio regolare. Questo è un tratto tipico dell’IBS: sentire dolore o fastidio per stimoli che normalmente non darebbero problemi.

Ma non è finita qui! L’intestino dei topi PN è diventato anche più “permeabile”. Immaginate la parete intestinale come una barriera super selettiva. Nei topi PN, questa barriera si è un po’ “allentata”, permettendo il passaggio di sostanze che normalmente non dovrebbero attraversarla. Questo fenomeno, noto come iperpermeabilità colonica, è un altro segno distintivo dell’IBS e può contribuire all’infiammazione e all’ipersensibilità.

Un topo da laboratorio in un ambiente controllato con cicli di luce e buio alterati, macro lens 60mm, high detail, precise focusing, controlled lighting, a simboleggiare lo studio sui ritmi circadiani e la sua influenza sulla salute intestinale.

Quindi, il primo punto è chiaro: sballare l’orologio biologico può effettivamente scatenare nei topi sintomi che ricordano da vicino quelli dell’IBS umana. Un campanello d’allarme non da poco, se pensiamo a quanto la vita moderna, con i suoi ritmi frenetici e l’esposizione serale alla luce blu degli schermi, possa interferire con il nostro orologio interno.

Un’occhiata al “micro-mondo” intestinale: il microbiota si ribella

Passiamo ora al cuore pulsante (o meglio, fermentante) del nostro intestino: il microbiota. Come ha reagito a questo scombussolamento dei ritmi? I ricercatori hanno analizzato campioni fecali per vedere la composizione batterica. E, sorpresa sorpresa (ma neanche tanto, a dire il vero), il microbiota dei topi PN era significativamente diverso da quello dei topi NN.

Innanzitutto, la diversità microbica – cioè la varietà di specie batteriche presenti – è diminuita nei topi PN. In generale, una maggiore diversità è considerata un segno di un ecosistema intestinale sano e resiliente. Una sua riduzione, invece, è spesso associata a disbiosi e a varie patologie.

Andando più nel dettaglio, sono emerse differenze interessanti a livello di generi batterici:

  • Alcuni batteri sono diminuiti significativamente nel gruppo PN, tra cui Bacteroides, Parabacteroides, Muribaculum, ed Erysipelatoclostridium.
  • Altri, invece, sono aumentati: è il caso di Bifidobacterium, Desulfovibrio, Dubosiella, Prevotella_9, e alcuni gruppi di Ruminiclostridium e Ruminococcaceae.

Questi non sono nomi a caso. Ad esempio, un aumento di Desulfovibrio, un batterio produttore di idrogeno solforato (H2S), è stato osservato in pazienti con IBS a predominanza diarroica (IBS-D). L’H2S, in quantità eccessive, può essere problematico. D’altro canto, batteri come Dubosiella, Prevotella e Ruminiclostridium sono noti per produrre butirrato, un acido grasso a catena corta generalmente benefico per la salute del colon, ma il cui ruolo nell’IBS è complesso e può dipendere dal contesto (ad esempio, livelli elevati di butirrato sono stati trovati in alcuni pazienti con IBS-D e correlati alla gravità dei sintomi, forse perché può accelerare il transito intestinale).

Insomma, il cambio di programma luce-buio ha mandato in tilt l’equilibrio della comunità microbica intestinale dei nostri topolini. E questo, amici miei, è un indizio fondamentale, perché sappiamo quanto il microbiota sia implicato nella regolazione della permeabilità intestinale e della sensibilità viscerale.

Non solo batteri: le “firme chimiche” del caos intestinale

Ma i batteri non vivono isolati: producono un’infinità di molecole, i metaboliti, che possono influenzare direttamente la nostra fisiologia. Quindi, i ricercatori hanno analizzato anche il profilo metabolico delle feci dei topi. E anche qui, il caos indotto dalla perturbazione del ritmo circadiano ha lasciato il segno.

Sono stati identificati numerosi metaboliti presenti in quantità diverse tra i due gruppi di topi. Ad esempio, nel gruppo PN (quello “sballato”), sono diminuiti metaboliti come la 1-metilistamina e il nitrosileme. Al contrario, sono aumentati composti come l’acido 3-aminocaproico, il carboplatino (sì, un farmaco, la sua presenza è curiosa e meriterebbe approfondimenti sul perché sia stato rilevato o se sia un artefatto o un composto simile), e l’acido D-glicerico.

Visualizzazione artistica del microbioma intestinale con diversi tipi di batteri colorati, macro lens 100mm, high detail, precise focusing, a rappresentare la disbiosi intestinale e le alterazioni nella composizione batterica.

Ancora più interessante è l’analisi delle vie metaboliche alterate. Nel gruppo PN, sono risultate significativamente modificate vie come il metabolismo dell’istidina, il metabolismo degli sfingolipidi, il metabolismo della vitamina B6, il metabolismo dell’arginina e della prolina, e il metabolismo delle pirimidine. In modalità negativa, anche il metabolismo dell’acido arachidonico e quello della tirosina hanno mostrato cambiamenti.

Perché questo è importante? Prendiamo il metabolismo dell’acido arachidonico: una sua disregolazione può portare a infiammazione di basso grado a livello della mucosa, un fenomeno osservato nei pazienti con IBS. Oppure la vitamina B6: una sua carenza è stata correlata a punteggi più alti di gravità dei sintomi IBS, e la sua supplementazione sembra alleviarli. Quindi, le alterazioni metaboliche osservate nei topi PN potrebbero essere direttamente collegate all’insorgenza dei loro sintomi simili all’IBS.

Infine, lo studio ha cercato correlazioni tra i generi batterici alterati e i metaboliti differenziali. E ne ha trovate parecchie! Ad esempio, Faecalibaculum era positivamente correlato con due tipi di fosfatidilcoline, mentre Prevotella_9 mostrava correlazioni positive con carboplatino, glifosato e timina. Al contrario, Bifidobacterium era negativamente associato con diversi composti. Queste correlazioni suggeriscono che i cambiamenti nella composizione del microbiota potrebbero essere la causa diretta delle alterazioni nel profilo dei metaboliti fecali.

Quindi, cosa ci portiamo a casa da questo studio?

Beh, per me è piuttosto chiaro: disturbare il ritmo circadiano può davvero fare un bel pasticcio nel nostro intestino, portando a sintomi simili all’IBS, come ipersensibilità viscerale e aumento della permeabilità intestinale. E gran parte di questo pasticcio sembra passare attraverso un’alterazione profonda del nostro microbiota intestinale, sia nella sua composizione che nelle sostanze che produce.

Questo studio sui topi, seppur con i suoi limiti (ad esempio, non si è analizzato il microbiota adeso alla mucosa intestinale, che è molto importante, e si è usata una tecnica, il sequenziamento del 16S rRNA, che non arriva al dettaglio delle singole specie batteriche), ci fornisce indizi preziosissimi. Ci dice che forse, per affrontare l’IBS, dovremmo guardare non solo a cosa mangiamo, ma anche a come viviamo, rispettando di più i nostri ritmi biologici naturali.

Certo, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare questi meccanismi nell’uomo e per capire se interventi mirati a ristabilire un corretto ritmo circadiano o a modulare il microbiota possano rappresentare nuove strategie terapeutiche per chi soffre di IBS. Ma una cosa è certa: il nostro orologio interno e i nostri piccoli amici batteri intestinali sono molto più connessi di quanto pensassimo, e la loro armonia è fondamentale per il nostro benessere. Quindi, la prossima volta che state per fare le ore piccole davanti a uno schermo, pensateci due volte: il vostro intestino potrebbe ringraziarvi!

Molecole di metaboliti fluttuanti su uno sfondo scientifico astratto, macro lens 80mm, high detail, controlled lighting, a simboleggiare l'analisi del metaboloma fecale e le complesse interazioni chimiche nell'intestino.

Fonte: Springer

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