Ritratto di un paziente adulto sorridente che indossa allineatori trasparenti con attacchi per elastici di Classe II visibili sul canino superiore, sfondo sfocato di uno studio dentistico moderno e luminoso, obiettivo prime 35mm, profondità di campo ridotta per mettere a fuoco il sorriso.

Allineatori Trasparenti ed Elastici di Classe II: C’è un Rischio Nascosto per le Gengive e l’Osso?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che sta molto a cuore a chiunque stia pensando o stia già utilizzando gli allineatori trasparenti, quelle mascherine quasi invisibili che stanno rivoluzionando il mondo dell’ortodonzia. Sono comode, estetiche e sempre più popolari, soprattutto tra noi adulti. Spesso, per correggere certi tipi di malocclusioni, come la Classe II (quando la mascella superiore è più avanti rispetto alla mandibola), vengono usati insieme agli allineatori degli elastici intermascellari. Questi piccoli aiutanti servono a dare una “spinta” extra per guidare i denti nella posizione corretta, ad esempio per distalizzare (spostare indietro) i molari superiori senza che i denti davanti “scappino” in avanti.

Tutto bellissimo, vero? Ma ci siamo mai chiesti se questa combinazione – allineatori ed elastici di Classe II – possa avere qualche effetto collaterale meno visibile, magari a livello dell’osso che sostiene i nostri denti? Ecco, è proprio di questo che voglio chiacchierare oggi, basandomi su uno studio recente che ha messo sotto la lente d’ingrandimento proprio questa questione.

Ma cosa sono le Deiscenze e le Fenestrazioni Ossee?

Prima di addentrarci nello studio, facciamo un passo indietro. L’osso alveolare è quell’osso che circonda e supporta le radici dei nostri denti. A volte, su questo osso possono formarsi dei “difetti”.

  • Una deiscenza ossea alveolare (ABD) è come se mancasse un pezzetto di osso lungo il margine gengivale, lasciando la radice parzialmente scoperta (anche se coperta dalla gengiva).
  • Una fenestrazione ossea alveolare (ABF) è simile, ma è più come una “finestrella” nell’osso, un’area isolata dove la radice è esposta ma il margine osseo sopra e sotto è intatto.

Queste condizioni non sono necessariamente dolorose, ma possono rendere la radice più vulnerabile e, a lungo termine, compromettere la salute parodontale. Capire se e come i trattamenti ortodontici possano influenzarle è fondamentale.

Lo Studio: Allineatori, Elastici e CBCT Sotto Esame

Un gruppo di ricercatori ha deciso di indagare proprio questo. Hanno condotto uno studio retrospettivo (cioè analizzando dati di pazienti già trattati) su 30 pazienti adulti con malocclusione di Classe II. Tutti questi pazienti erano stati trattati con allineatori trasparenti (specificamente Invisalign®) senza estrazioni dentali (tranne eventuali denti del giudizio) e avevano utilizzato gli elastici di Classe II (quelli che vanno da un gancetto sul canino superiore a un bottoncino sul primo molare inferiore) per circa 11-12 mesi in media.

La cosa interessante è che per tutti questi pazienti erano disponibili delle scansioni CBCT (Cone Beam Computed Tomography) – una sorta di TAC 3D super dettagliata della bocca – sia prima dell’inizio del trattamento (T0) che subito dopo la fine (T1). Queste immagini hanno permesso ai ricercatori di andare a vedere, millimetro per millimetro, se ci fossero state variazioni nella presenza di deiscenze (ABD) e fenestrazioni (ABF) sull’osso che ricopre le radici dei denti anteriori (incisivi e canini), sia dal lato esterno (vestibolare/labiale) che interno (linguale). L’ipotesi di partenza era che questo tipo di trattamento non avesse impatti significativi su questi difetti ossei. Ma i risultati hanno raccontato una storia un po’ diversa…

Immagine 3D derivata da CBCT che mostra la mascella e la mandibola di un paziente, evidenziando con colori diversi le aree di possibile deiscenza ossea sugli incisivi inferiori dopo trattamento con allineatori ed elastici, alta risoluzione, visualizzazione medica.

I Risultati: Un Campanello d’Allarme?

Ebbene sì, i risultati hanno mostrato un aumento statisticamente significativo dell’incidenza sia delle deiscenze (ABD) che, in misura minore, delle fenestrazioni (ABF) dopo il trattamento con allineatori ed elastici di Classe II.

Vediamo i dettagli più succosi:

  • Deiscenze (ABD): L’aumento più marcato è stato osservato sul lato vestibolare (esterno) degli incisivi centrali e laterali inferiori e dei canini inferiori e superiori. Ma attenzione, anche sul lato linguale (interno) degli incisivi centrali, laterali e dei canini superiori c’è stato un aumento significativo! Complessivamente, la prevalenza delle ABD nei denti anteriori è passata dal 28.1% prima del trattamento al 47.4% dopo. Un bel salto!
  • Fenestrazioni (ABF): L’aumento è stato meno drammatico ma comunque significativo, passando dal 9.3% al 12.8% in totale. L’incremento si è concentrato principalmente sul lato vestibolare dei canini superiori e degli incisivi centrali inferiori.

Questi dati sembrano contraddire alcune analisi precedenti (basate su simulazioni al computer, non su pazienti reali) che suggerivano come gli elastici di Classe II, se usati correttamente, non dovrebbero causare stress eccessivo sui tessuti parodontali. La realtà clinica, a quanto pare, potrebbe essere più complessa.

Perché Succede? I Fattori di Rischio Identificati

Lo studio non si è fermato a contare i difetti, ma ha cercato di capire quali fattori potessero essere associati a un rischio maggiore di sviluppare queste condizioni dopo il trattamento. E qui le cose si fanno ancora più interessanti.

Per le deiscenze mascellari (superiori), i fattori di rischio principali sembrano essere:

  • Età: Pazienti più avanti con gli anni sembrano più a rischio (forse per una minore capacità di rimodellamento osseo).
  • Inclinazione iniziale degli incisivi superiori: Un’inclinazione maggiore all’inizio sembra associata a un rischio leggermente più alto.
  • Affollamento dentale superiore: Più i denti superiori sono affollati all’inizio, maggiore è il rischio.
  • Posizione del dente: I canini e gli incisivi laterali superiori sembrano più suscettibili rispetto agli incisivi centrali. Questo potrebbe dipendere dallo spessore dell’osso in quelle zone o dalle forze specifiche che agiscono su quei denti durante il trattamento.

Per le deiscenze mandibolari (inferiori), i fattori chiave sono risultati:

  • Genere: Le donne sembrano avere un rischio maggiore rispetto agli uomini (anche se i ricercatori avvertono che il campione era prevalentemente femminile, quindi questo dato va preso con cautela).
  • Angolo ANB: Un angolo maggiore (che indica una Classe II scheletrica più pronunciata) sembra aumentare il rischio, forse perché richiede movimenti dentali più ampi per compensare.
  • Affollamento dentale inferiore: Come sopra, più affollamento c’è, maggiore è il rischio.
  • Superficie della radice: Il rischio è risultato quasi doppio sul lato vestibolare (esterno) rispetto a quello linguale (interno). Questo è un punto cruciale: sembra proprio che la spinta in avanti degli incisivi inferiori, un effetto collaterale noto degli elastici di Classe II, possa “spingere” le radici fuori dall’osso vestibolare.

Per le fenestrazioni, i fattori principali riguardavano la posizione del dente (per quelle superiori, con canini e laterali più a rischio) e l’angolo mandibolare e l’inclinazione iniziale degli incisivi inferiori (per quelle inferiori).

Fotografia macro di un dente incisivo estratto che mostra chiaramente una deiscenza ossea lungo la radice, illuminazione da studio controllata per massimizzare i dettagli della superficie radicolare e del difetto osseo, obiettivo macro 100mm.

Cosa Significa Tutto Questo per Noi Pazienti (e per gli Ortodontisti)?

Questo studio è importante perché è uno dei primi a valutare clinicamente, con strumenti precisi come la CBCT, gli effetti parodontali specifici della combinazione “allineatori + elastici di Classe II” nel trattamento senza estrazioni. I risultati suggeriscono che, sebbene questa terapia sia efficace per correggere la malocclusione, non è priva di rischi per l’osso alveolare, soprattutto nella zona dei denti anteriori inferiori (lato vestibolare) e superiori (lato linguale).

L’aumento delle deiscenze, in particolare, è un dato che non possiamo ignorare. Perché avviene? Probabilmente è una combinazione di fattori:

  • Limiti biologici: L’osso alveolare ha una capacità limitata di rimodellarsi. Se i movimenti dentali richiesti per correggere la malocclusione (specialmente in casi di Classe II senza estrazioni, dove si cerca di “mascherare” la discrepanza scheletrica) sono troppo ampi o spingono i denti verso i confini dell’osso, possono crearsi questi difetti.
  • Effetti degli elastici: Gli elastici di Classe II, pur essendo utili per l’ancoraggio, esercitano forze che possono inclinare gli incisivi inferiori verso l’esterno, aumentando la pressione sull’osso vestibolare.
  • Affollamento iniziale: Risolvere l’affollamento senza estrazioni spesso richiede di “espandere” l’arcata o proclinare (inclinare in avanti) i denti, movimenti che possono avvicinare le radici ai limiti dell’osso.
  • Fattori individuali: Come abbiamo visto, età, anatomia specifica (spessore dell’osso, forma delle radici), e grado della malocclusione iniziale giocano un ruolo.

È anche vero, come notano gli stessi autori, che le CBCT post-trattamento sono state fatte subito dopo la fine della terapia. È possibile che, con il tempo e durante il periodo di contenzione, un certo grado di rimodellamento e “guarigione” ossea possa avvenire, riducendo l’incidenza di questi difetti. Studi passati su altri tipi di movimenti hanno mostrato che questo può accadere.

Quindi, Dobbiamo Preoccuparci?

Niente panico! Questo non significa che dobbiamo demonizzare gli allineatori o gli elastici di Classe II. Significa però che sia noi pazienti che, soprattutto, i nostri ortodontisti dobbiamo essere consapevoli di questi potenziali rischi.

Cosa possiamo fare?

  • Diagnosi accurata: Una valutazione iniziale approfondita, magari con l’ausilio della CBCT se ritenuto necessario dall’ortodontista, può aiutare a identificare i pazienti più a rischio (es. quelli con osso alveolare sottile, affollamento severo, o che richiedono grandi movimenti dentali).
  • Pianificazione attenta: L’ortodontista deve pianificare i movimenti dentali tenendo conto dei limiti biologici dell’osso. A volte, potrebbe essere necessario considerare alternative, come l’uso di mini-viti (TADs) per un ancoraggio più controllato, o in casi selezionati, rivalutare l’opzione delle estrazioni.
  • Monitoraggio costante: Durante il trattamento, è fondamentale un controllo attento della salute parodontale.
  • Igiene orale impeccabile: Mantenere gengive sane è cruciale. L’infiammazione gengivale può peggiorare la situazione in caso di osso sottile o difetti preesistenti.
  • Consapevolezza: Come pazienti, essere informati sui pro e contro delle diverse opzioni terapeutiche ci aiuta a prendere decisioni consapevoli insieme al nostro specialista.

In alcuni casi specifici, per pazienti ad alto rischio o dove si prevedono movimenti dentali “borderline”, si potrebbe anche considerare la PAOO (Periodontally Accelerated Osteogenic Orthodontics), una tecnica chirurgica che mira a stimolare il rimodellamento osseo e potenzialmente ad aumentare lo spessore dell’osso stesso.

In conclusione, la terapia con allineatori trasparenti ed elastici di Classe II è uno strumento potente ed efficace, ma come ogni atto medico, va usata con giudizio e consapevolezza dei potenziali effetti collaterali. Questo studio ci ricorda l’importanza di guardare non solo al sorriso finale, ma anche alla salute a lungo termine delle strutture che lo sostengono. Serviranno ulteriori ricerche, magari con follow-up più lunghi e campioni più ampi, per confermare questi dati e capire meglio come gestire al meglio questi rischi. Ma intanto, l’informazione è il primo passo per un trattamento più sicuro ed efficace per tutti!

Fonte: Springer

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