Schizofrenia: E se la Risposta Fosse negli Occhi? La Genetica Rivela un Legame Inatteso con la Retina
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente affascinante che sta emergendo nel campo delle neuroscienze e della psichiatria. Immaginate se potessimo capire meglio una condizione complessa come la schizofrenia semplicemente… guardando negli occhi? Sembra fantascienza, ma una nuova ricerca suggerisce che potrebbe esserci un fondo di verità.
La schizofrenia è da tempo associata a cambiamenti strutturali e funzionali nel nostro sistema nervoso centrale. Ma cosa succede nella parte più “distale”, quella più lontana ma direttamente connessa al cervello: la retina? È un’estensione diretta del nostro cervello, una sorta di finestra che ci permette di osservare in tempo reale, e in modo non invasivo, la salute neurovascolare del sistema nervoso centrale.
Occhi come Specchio del Cervello?
Studi recenti, utilizzando una tecnica chiamata tomografia a coerenza ottica (OCT), hanno mostrato che le persone con schizofrenia tendono ad avere una retina più sottile, in particolare in alcune aree cruciali come lo strato delle fibre nervose retiniche peripapillari e lo strato delle cellule gangliari maculari e plessiformi interne. Questi risultati indicano un possibile substrato neurobiologico della schizofrenia, rilevabile persino in questa parte così “periferica” del sistema nervoso.
Ma qui sorge la domanda cruciale: questo assottigliamento della retina è presente prima che la schizofrenia si manifesti, magari come un segno precoce di vulnerabilità, oppure è una conseguenza della malattia stessa o dei trattamenti? È una domanda da un milione di dollari, perché distinguere tra causa ed effetto è fondamentale. Fattori come i farmaci antipsicotici, il fumo, lo stile di vita e altri cambiamenti legati alla malattia possono influenzare la salute della retina, confondendo le acque.
Curiosamente, retine più sottili sono state osservate non solo nei pazienti, ma anche nei loro parenti di primo grado non affetti, suggerendo un possibile legame con la suscettibilità genetica alla schizofrenia. Ed è qui che entra in gioco la genetica moderna.
Il Potere del Rischio Poligenico
Per cercare di sbrogliare questa matassa, ci siamo rivolti ai cosiddetti “punteggi di rischio poligenico” (Polygenic Risk Scores, PRS). Cosa sono? In pratica, aggregano l’impatto di tantissime varianti genetiche sparse nel nostro genoma per stimare il rischio individuale di sviluppare una certa condizione, come la schizofrenia. È un modo per quantificare la predisposizione genetica senza dover aspettare che la malattia si manifesti e senza i fattori confondenti legati alla malattia stessa.
Abbiamo utilizzato i dati di una risorsa pazzesca, la UK Biobank, analizzando ben 34.939 individui di origine britannica e irlandese, tutti senza una diagnosi di schizofrenia. L’idea era: se la genetica gioca un ruolo nell’assottigliamento retinico legato alla schizofrenia, dovremmo vedere un’associazione tra un alto PRS per la schizofrenia e una retina più sottile anche in persone sane.

E i risultati? Sorprendenti! Utilizzando analisi statistiche robuste (per gestire eventuali dati anomali), abbiamo scoperto che un maggiore punteggio di rischio poligenico per la schizofrenia era effettivamente associato a una macula complessivamente più sottile (la macula è l’area centrale della retina, densissima di neuroni). Per ogni aumento di una deviazione standard nel rischio genetico, lo spessore della macula diminuiva in media di 0.17 micrometri. Sembra poco, ma è statisticamente significativo!
Non solo, abbiamo esteso l’analisi anche alla parte più esterna della retina e, di nuovo, abbiamo trovato un’associazione simile: rischio genetico più alto, retina esterna più sottile. Questo rafforza l’idea che i fattori genetici della schizofrenia influenzino la struttura retinica in modo diffuso.
Neuroinfiammazione: Il Ponte Mancante?
Ma quali meccanismi biologici potrebbero collegare il rischio genetico per la schizofrenia all’assottigliamento della retina? Qui le cose si fanno ancora più interessanti. Abbiamo esplorato se specifici “percorsi” biologici, noti per essere implicati nella schizofrenia (come quelli legati ai neurotrasmettitori, all’infiammazione o alla microvascolatura), fossero particolarmente coinvolti.
Ebbene, abbiamo trovato un legame specifico: un maggiore rischio poligenico per la schizofrenia concentrato su geni legati alla neuroinfiammazione era associato a uno strato delle cellule gangliari e plessiformi interne (GCIPL) più sottile. Questo è importantissimo! Suggerisce che una predisposizione genetica a risposte neuroinfiammatorie più intense potrebbe essere un fattore chiave. Nel tempo, queste risposte infiammatorie potrebbero contribuire a processi neurodegenerativi, come l’assottigliamento della retina.
L’infiammazione può disturbare il normale funzionamento delle cellule di supporto nel cervello (come gli astrociti), alterare i neurotrasmettitori e persino compromettere la barriera emato-encefalica (e, per estensione, quella emato-retinica). Questo può innescare un circolo vizioso di ulteriore infiammazione, stress ossidativo e danno neuronale, processi che si ritiene giochino un ruolo nella schizofrenia.

Abbiamo anche esaminato i livelli di marcatori infiammatori nel sangue, come la Proteina C-Reattiva (CRP), misurati anni prima delle scansioni retiniche nella UK Biobank. Abbiamo scoperto che la CRP sembrava “mediare” parzialmente l’effetto del rischio genetico neuroinfiammatorio sullo spessore del GCIPL. In altre parole, parte dell’impatto genetico sulla retina sembra passare attraverso un aumento dell’infiammazione sistemica (misurata dalla CRP). Anche se l’effetto mediato dalla CRP era piccolo (circa l’1.28% dell’effetto totale), è un indizio intrigante che collega direttamente genetica, infiammazione e struttura retinica.
Cosa Significa Tutto Questo? Limiti e Prospettive
Questi risultati sono entusiasmanti perché forniscono nuove prove che i fattori genetici che predispongono alla schizofrenia possono influenzare la struttura retinica, potenzialmente attraverso meccanismi neuroinfiammatori, e questo accade prima dell’insorgenza della malattia. La retina potrebbe davvero agire non solo come una “finestra” sul cervello, ma anche come uno “specchio” che riflette la complessa architettura genetica della schizofrenia.
Questo ci aiuta a distinguere meglio tra gli effetti primari del rischio genetico e le conseguenze secondarie della malattia o dei trattamenti. Rafforza l’idea che l’assottigliamento retinico possa essere legato ai processi centrali della schizofrenia.
Certo, ci sono dei limiti. Il campione della UK Biobank non è perfettamente rappresentativo di tutta la popolazione, ci siamo concentrati su persone di origine europea, e il potere esplicativo dei PRS per la schizofrenia è ancora modesto. L’entità dell’assottigliamento osservato è molto piccola (0.17 micrometri) e improbabile che abbia un impatto sulla vista, ma potrebbe essere un segnale biologico importante.

Tuttavia, i punti di forza dello studio sono notevoli: un campione enorme, l’uso di metodi statistici robusti, l’esclusione di persone già malate o sotto farmaci specifici, e la possibilità di stabilire una precedenza temporale (marcatori infiammatori misurati prima delle scansioni retiniche).
In conclusione, questa ricerca apre scenari affascinanti. L’assottigliamento della retina potrebbe un giorno diventare un biomarcatore utile per identificare individui a rischio di schizofrenia o per monitorare processi neurodegenerativi legati alla malattia? È presto per dirlo. Serviranno ulteriori studi per confermare questi risultati, capire meglio l’interazione tra geni e ambiente (ad esempio, come il fumo interagisce con il rischio genetico nell’influenzare la retina) e stabilire la specificità e la sensibilità di questi cambiamenti retinici. Ma una cosa è certa: i nostri occhi potrebbero custodire più segreti sul nostro cervello di quanto avremmo mai immaginato.
Fonte: Springer
