Ricerca sulle Malattie Croniche: Finalmente la Parola a Pazienti e Medici!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che tocca da vicino tantissime persone: le malattie croniche. Pensate che solo in Irlanda, circa un milione di persone convive con le quattro condizioni più comuni. E con l’invecchiamento della popolazione, questi numeri sono destinati a salire vertiginosamente. Un bel problema, vero? Ma la domanda è: la ricerca scientifica su come gestire queste condizioni sta andando nella direzione giusta? Sta ascoltando chi vive il problema sulla propria pelle ogni giorno?
Ecco, è qui che entra in gioco un progetto affascinante condotto in Irlanda, che ha usato un metodo chiamato James Lind Alliance Priority Setting Partnership (JLA PSP). Sembra un nome complicato, ma l’idea di base è potentissima: mettere attorno a un tavolo pazienti, chi si prende cura di loro (i cosiddetti *caregiver*) e i professionisti sanitari delle cure primarie (medici di base, infermieri, fisioterapisti…) per decidere insieme quali sono le domande di ricerca più urgenti a cui dare una risposta. Basta ricerche calate dall’alto che magari non interessano a nessuno! È ora di focalizzarsi su ciò che conta davvero per migliorare la vita quotidiana e l’assistenza.
Il Contesto Irlandese: Perché Proprio Lì?
L’Irlanda, come molti altri paesi, sta puntando molto sulle cure primarie, cioè quel primo punto di contatto con il sistema sanitario che trovi nella tua comunità (il medico di famiglia, per intenderci). L’idea è spostare l’attenzione dagli ospedali, spesso sovraccarichi, verso un’assistenza più continua, personalizzata e coordinata sul territorio. Hanno persino lanciato un programma specifico, il Chronic Disease Management Programme (CDM), per gestire meglio patologie come diabete, asma, BPCO e malattie cardiovascolari direttamente nell’ambulatorio del medico di base. Questo programma è parte di una riforma più ampia chiamata Sláintecare, che mira a una sanità più universale ed efficiente. Capite bene che, con questi sforzi in atto, capire dove indirizzare la ricerca futura diventa fondamentale.
Come Hanno Fatto? Il Metodo JLA Spiegato Semplice
Il team irlandese ha seguito passo passo il metodo JLA. Hanno iniziato lanciando un sondaggio aperto a tutti: pazienti con malattie croniche, familiari, amici o caregiver che li assistono, e professionisti sanitari delle cure primarie. La domanda era semplice: “Quali domande o commenti hai sulla gestione delle malattie croniche nelle cure primarie in Irlanda?”.
Hanno raccolto ben 350 spunti da circa 185 persone! Un bel po’ di materiale su cui lavorare. Poi è iniziato il lavoro “sporco”:
- Hanno “pulito” le risposte, trasformando commenti e paragrafi in singole affermazioni o domande.
- Hanno scartato quelle fuori tema (tipo, troppo specifiche su una malattia rara o focalizzate solo sull’ospedale).
- Hanno raggruppato le domande simili per argomento.
- Hanno verificato se la ricerca scientifica esistente avesse già dato risposte solide a queste domande. Sorpresa (o forse no?): quasi nessuna domanda aveva già una risposta definitiva! Questo ci dice quanto lavoro c’è ancora da fare.
Alla fine, sono rimaste 30 domande “senza risposta”. A questo punto, hanno lanciato un secondo sondaggio per chiedere agli stessi gruppi di persone (pazienti, caregiver, sanitari) di scegliere le loro 10 preferite tra queste 30.

Il gran finale è stato un workshop in presenza, a gennaio 2024. Hanno riunito 16 persone rappresentative (pazienti, caregiver, medici, fisioterapisti, farmacisti…) che, guidate da facilitatori esperti e indipendenti, hanno discusso, negoziato e infine votato per stilare la classifica definitiva delle Top 10 priorità di ricerca. Un processo democratico e collaborativo fino in fondo!
Ed Ecco la Top 10: Le Priorità Emerse
E quali sono queste famose priorità? Cosa chiedono a gran voce pazienti, caregiver e professionisti? Ecco i temi caldi emersi, che riflettono sfide molto attuali, non solo in Irlanda ma un po’ ovunque:
- Scambio di informazioni e comunicazione: Come migliorare il dialogo tra pazienti, medici e altri professionisti? Come assicurarsi che le informazioni importanti circolino nel modo giusto?
- Trattamenti non farmacologici: Quali interventi (esercizio fisico, dieta, supporto psicologico…) funzionano meglio e come integrarli efficacemente nelle cure?
- Cura multidisciplinare: Come far lavorare meglio insieme i diversi professionisti (medico, infermiere, specialista, fisioterapista…) per un’assistenza davvero integrata?
- Uso dei dati sanitari: Come possiamo usare i dati raccolti nelle cure primarie per migliorare i trattamenti e la ricerca, sempre nel rispetto della privacy?
- Peso del trattamento: Come ridurre il carico di visite, farmaci e incombenze che grava sui pazienti con malattie croniche (spesso più di una)?
- Accesso tempestivo e facilitato alle cure: Come garantire che tutti possano accedere alle cure primarie di cui hanno bisogno, quando ne hanno bisogno?
- Multimorbilità: Come gestire al meglio i pazienti che hanno più malattie croniche contemporaneamente? (Una situazione sempre più comune!)
- Accesso alle informazioni e orientamento: Come aiutare i pazienti a trovare informazioni affidabili sulla loro condizione e a navigare nel sistema sanitario?
- Continuità delle cure: Come assicurare che il paziente sia seguito sempre dallo stesso team o che ci sia un passaggio di consegne efficace?
- Salute mentale e benessere: Come integrare il supporto psicologico e per il benessere nella gestione delle malattie croniche?
Vedete? Sono domande molto concrete, che toccano aspetti fondamentali dell’esperienza di cura.
Perché Questa Ricerca è Così Importante?
Questo studio è un passo avanti gigantesco. Per la prima volta in modo così strutturato, si è data voce a chi vive la malattia cronica e a chi lavora in prima linea nell’assistenza primaria. Spesso, diciamocelo, la ricerca accademica segue logiche proprie, finanziamenti specifici, interessi dei ricercatori… e non sempre coincide con i bisogni reali sentiti sul campo.
Questa Top 10 è una bussola preziosa. Dice ai finanziatori: “Ehi, se volete investire soldi in modo utile, concentratevi su queste aree!”. E dice ai ricercatori: “Se volete fare ricerca che abbia un impatto reale sulla vita delle persone, partite da qui!”. Non è fantastico? Si spera che questo porti a studi più pertinenti, i cui risultati possano tradursi più facilmente in miglioramenti concreti nei servizi sanitari. E anche se lo studio è irlandese, i temi emersi sono così universali che possono ispirare iniziative simili in tutto il mondo.
Un Piccolo Neo: I Limiti dello Studio
Certo, come in ogni progetto, ci sono dei limiti. Nonostante gli sforzi per coinvolgere più persone possibili, chi ha partecipato ai sondaggi e al workshop è comunque una piccola parte di tutti gli aventi diritto. Magari le priorità sarebbero state leggermente diverse con un campione più ampio o più variegato per età o genere. Ma il metodo JLA punta più sulla diversità delle esperienze che sulla rappresentatività statistica, e l’allineamento con i risultati di altri studi simili in altri paesi ne conferma la validità generale.
Cosa Portiamo a Casa?
La lezione più grande di questo progetto è semplice ma potente: ascoltare funziona. Coinvolgere attivamente pazienti, caregiver e professionisti fin dall’inizio, nella definizione stessa delle priorità di ricerca, non è solo “bello” o “etico”, ma è il modo più intelligente per assicurarsi che la ricerca sia davvero utile e porti a cambiamenti significativi. Speriamo che questo approccio venga adottato sempre più spesso, per una sanità che risponda sempre meglio ai bisogni di tutti noi.
Fonte: Springer
