Fotografia naturalistica, teleobiettivo 300mm, di un cavallo semi-selvatico dal manto baio che pascola in un prato fiorito nell'area di rewilding danese Geding-Kasted Mose al mattino presto. Nebbia leggera si dissolve sullo sfondo, luce soffusa dell'alba, messa a fuoco nitida sull'animale con sfondo leggermente sfocato per effetto bokeh, tracciamento del movimento lento.

Rewilding in Danimarca: Cosa Spinge i Grandi Erbivori a Scegliere il Loro Habitat?

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel cuore di un progetto di *rewilding* danese, per scoprire cosa guida le scelte dei veri ingegneri dell’ecosistema: i grandi erbivori. Parliamo di animali come bufali d’acqua, cavalli e bovini, lasciati liberi di plasmare il paesaggio, un po’ come facevano i loro antenati selvatici millenni fa. Ma cosa li spinge a preferire una zona piuttosto che un’altra? Quali segreti nasconde la loro “mappa mentale” del territorio? Immergiamoci insieme in questa avventura ecologica!

L’importanza dei Giganti Gentili

Prima di tutto, perché ci interessiamo tanto a questi bestioni? Beh, i grandi erbivori (quelli sopra i 45 kg, per intenderci) sono fondamentali. Il loro pascolare, calpestare, persino il modo in cui… ehm… fertilizzano il terreno, modella gli habitat in modi unici. Pensate che dalla fine del Pleistocene, con la scomparsa di molti mega-erbivori (spesso a causa nostra, ahimè), gli ecosistemi sono cambiati profondamente. Sono diventati più omogenei, meno dinamici. Il concetto di rewilding trofico nasce proprio da qui: reintrodurre specie chiave, come i grandi erbivori, per riattivare quei processi naturali, quelle interazioni complesse tra preda e predatore (anche se qui ci concentriamo sugli erbivori) e tra erbivori e piante, con l’obiettivo di creare ecosistemi più resilienti, biodiversi e capaci di auto-regolarsi. Gli effetti si vedono: paesaggi più vari, mosaici di habitat diversi. Ma come usano lo spazio questi animali? E come questo influisce sulla vegetazione? È qui che entra in gioco la nostra curiosità.

Un Laboratorio a Cielo Aperto: Geding-Kasted Mose

Il nostro “laboratorio” si trova in Danimarca, nell’area di Geding-Kasted Mose. Immaginate circa 71 ettari (all’epoca dello studio, ora è più grande) di ex-terreni agricoli, prati, zone umide, boschetti, persino frutteti, messi insieme per creare un’area dove la natura potesse riprendere un po’ il sopravvento. Qui, nel 2016, sono stati introdotti bufali d’acqua semi-selvatici (Bubalus bubalis), cavalli (Equus ferus) e bovini (Bos taurus). L’idea principale era mantenere il paesaggio aperto e facilitare la funzione dell’area come riserva d’acqua sotterranea. A parte qualche controllo veterinario, un riparo (obbligatorio per legge), leccarde di sale e qualche aggiustamento nel numero di animali, questi giganti vivono liberi da interventi umani diretti, organizzandosi socialmente come preferiscono, tutto l’anno. Niente pascolo stagionale qui, ma un’interazione continua con l’ambiente.

Fotografia naturalistica, teleobiettivo 200mm, di un gruppo misto di bufali d'acqua, cavalli e bovini che pascolano in un prato umido al tramonto nell'area di rewilding di Geding-Kasted Mose, Danimarca. Luce dorata, tracciamento del movimento leggero, alta definizione, messa a fuoco nitida sugli animali.

Seguire le Loro Tracce: Come Abbiamo Studiato le Loro Abitudini

Capire le preferenze di questi animali non è stato semplice. Abbiamo passato ore sul campo, tra il 2018 e il 2021, osservando e registrando la posizione e il comportamento (mangiare, riposare, spostarsi…) di singoli individui e gruppi. Poi abbiamo incrociato questi dati con un sacco di informazioni sull’ambiente, ottenute anche grazie a tecnologie come il telerilevamento satellitare:

  • La “verdosità” della vegetazione (usando un indice chiamato EVI, che ci dice quanto è rigogliosa e produttiva).
  • La distanza dall’acqua (stagni naturali, canali, ma anche uno stagno artificiale creato apposta).
  • La vicinanza a infrastrutture umane come recinzioni, sentieri e il riparo.
  • L’umidità del terreno (tramite un indice chiamato TWI).
  • La storia passata del terreno (era un campo coltivato? Un prato? Una zona umida?).

Abbiamo analizzato tutto questo separatamente per l’estate e l’inverno, perché, come immaginerete, le esigenze cambiano con le stagioni!

Stagioni Diverse, Scelte Diverse

E infatti, una delle prime cose emerse è che le stagioni contano eccome! Proprio come avevamo ipotizzato. In estate, l’acqua diventa una calamita, specialmente per i bovini e ancora di più per i bufali, che amano sguazzare per rinfrescarsi e tenere lontani gli insetti. Lo stagno artificiale, con le sue sponde accessibili, è risultato particolarmente gettonato. In inverno, invece, l’attrattiva dell’acqua diminuisce (fa freddo!), mentre diventa più importante trovare cibo, che è più scarso. Questo porta gli animali a esplorare un’area più vasta per nutrirsi, spingendosi anche in zone magari meno appetibili durante la bella stagione. Interessante anche notare come in inverno gli animali tendano a usare di più il riparo, probabilmente per proteggersi dalle intemperie, e a stare più vicini ai sentieri (forse perché più facili da percorrere?).

Scatto macro, obiettivo 85mm, di un bufalo d'acqua semi-selvatico che si rinfresca in uno stagno fangoso durante una calda giornata estiva nell'area di rewilding. Dettagli elevati delle gocce d'acqua e del fango sulla pelle, illuminazione naturale intensa, messa a fuoco precisa sull'occhio dell'animale.

Acqua, Cibo e… Vecchie Abitudini? Cosa Influenza la Scelta

Oltre alle stagioni, cos’altro guida i nostri erbivori?
Il cibo, ovviamente! O meglio, la sua disponibilità e qualità, che abbiamo stimato con l’indice EVI. Qui abbiamo trovato differenze interessanti: i bovini, in estate, cercano attivamente le zone più verdi e rigogliose. I cavalli, invece, sembrano meno interessati alla “verdosità” generale. Perché? Forse perché i cavalli, con la loro digestione diversa (sono fermentatori intestinali, non ruminanti come bovini e bufali), possono accontentarsi di erba meno ricca ma più fibrosa, o forse perché sono più selettivi su scala ridotta, cercando specifiche piantine o ricrescite che l’indice EVI non cattura perfettamente. I bufali mostrano una preferenza per l’EVI in inverno, forse legata alla ricerca di qualsiasi risorsa disponibile.
L’acqua è cruciale, come detto, soprattutto in estate e soprattutto per i bufali, che confermano la loro forte affinità con gli ambienti umidi.
La storia del luogo conta tantissimo! Le aree che un tempo erano prati stabili sono le preferite da tutti e tre. Quelle che erano campi coltivati o zone umide (paludi, acquitrini) sono molto meno frequentate. Questo ci dice che l'”eredità” ecologica di un’area influenza profondamente come gli animali la usano oggi. È come se il passato lasciasse un’impronta sulla vegetazione e sulla struttura del terreno che gli erbivori percepiscono e a cui rispondono.
Le infrastrutture umane non sono indifferenti. Contrariamente a quanto pensavamo inizialmente (dato il basso livello di attività umana), gli animali tendono a evitare le recinzioni. I sentieri, invece, non sembrano disturbarli più di tanto, anzi, in inverno i cavalli sembrano preferire starci vicino. Il riparo diventa un punto di riferimento importante in inverno.

Non Tutti Uguali: Nicchie Complementari per un Ecosistema Ricco

Ed eccoci al punto forse più affascinante: bufali, cavalli e bovini non si comportano tutti allo stesso modo! Hanno preferenze diverse, usano lo spazio in maniera differente sia durante l’anno che nello stesso momento.

  • I bufali sono i re dell’acqua e delle zone umide.
  • I bovini cercano l’erba più verde in estate e sono attratti dall’acqua.
  • I cavalli sono più “indipendenti” dall’acqua e dalla verdosità generale, forse più esploratori o capaci di sfruttare risorse diverse.

Questa diversità è una ricchezza incredibile! Si parla di nicchie ecologiche complementari. Ognuno “lavora” il paesaggio a modo suo: chi preferisce l’erba alta, chi quella corta, chi le zone umide… Il risultato? Un ambiente molto più vario, un mosaico di habitat diversi che può ospitare molte più specie, sia piante che altri animali. È la dimostrazione che per un rewilding di successo, avere una “squadra” diversificata di erbivori è fondamentale. Non basta una specie sola per ricreare la complessità naturale.

Fotografia paesaggistica, grandangolo 18mm, che mostra un mosaico di habitat diversi (prati falciati, aree umide con canneti, zone con arbusti sparsi) nell'area di rewilding Geding-Kasted Mose, risultato del pascolo differenziato dei grandi erbivori. Messa a fuoco nitida su tutto il paesaggio, luce diurna morbida, cielo parzialmente nuvoloso.

Un Ecosistema in Movimento: Il Feedback tra Erbivori e Ambiente

Quello che emerge è un quadro dinamico: gli erbivori scelgono l’habitat in base a cibo, acqua, sicurezza, storia del luogo… ma allo stesso tempo, con le loro azioni, modificano quegli stessi fattori! Creano sentieri, mantengono aperte le radure, cambiano la composizione delle piante, spostano nutrienti. È un continuo feedback. Loro plasmano l’ambiente, e l’ambiente plasmato influenza le loro scelte future. Immaginate questo processo su larga scala, con predatori che influenzano i movimenti degli erbivori e magari migrazioni su lunghe distanze… avremmo ecosistemi davvero vibranti e auto-sufficienti. Certo, il nostro studio è su un’area relativamente piccola e senza grandi predatori, ma ci dà un assaggio potente di questi meccanismi. Ci ricorda anche che ogni intervento umano, come creare uno stagno artificiale o mettere una recinzione, ha conseguenze sul comportamento animale e sugli effetti ecologici.

In conclusione, seguire le tracce di questi giganti ci ha insegnato tantissimo. Le loro scelte non sono casuali, ma guidate da un mix complesso di bisogni fisiologici, condizioni ambientali, eredità del passato e persino dalle infrastrutture. Soprattutto, abbiamo visto come la diversità tra le specie sia la chiave per creare paesaggi ricchi e resilienti. Il rewilding, quando fatto bene, non è solo riportare indietro degli animali, ma rimettere in moto processi ecologici fondamentali. La natura è intrinsecamente dinamica, e i grandi erbivori sono tra i suoi motori più potenti. Abbracciare la loro importanza è un passo cruciale per il futuro della conservazione e della biodiversità.

Fonte: Springer

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