Visualizzazione stilizzata di una rete di corruzione politica asimmetrica, con molti nodi maschili dominanti (viola scuro) e pochi nodi femminili sparsi (verde chiaro), che simboleggia la disparità di genere nel crimine organizzato. Illuminazione drammatica high-tech, focus selettivo sui collegamenti centrali più spessi, sfondo scuro e astratto.

Reti di Corruzione: Uomini al Potere, Donne ai Margini? La Scienza Risponde

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi affascina e, ammettiamolo, un po’ mi inquieta: la corruzione. Non quella spicciola, ma quella che si organizza in vere e proprie reti, specialmente in politica. E c’è una domanda che mi frulla in testa da un po’: che ruolo giocano le donne in questi schemi? Sono davvero meno coinvolte o meno “portate” per queste pratiche illegali, come suggeriscono alcuni studi?

Sappiamo dalla criminologia che, in generale, gli uomini commettono la stragrande maggioranza dei reati, soprattutto quelli gravi. E anche nel crimine organizzato, le donne sembrano essere meno presenti. Alcune ricerche sperimentali suggeriscono persino che le donne siano meno tolleranti verso la disonestà e offrano tangenti più piccole. Addirittura, si dice che una maggiore presenza femminile in politica possa ridurre la percezione della corruzione. Bello, no? Ma è davvero così semplice?

Il Dubbio: Le Donne al Potere Cambiano Davvero le Cose?

Qualche studio, però, mette un po’ in discussione questa visione idilliaca. Ad esempio, si è visto che le sindache rielette in Francia non mostrano livelli di corruzione significativamente diversi dai loro colleghi maschi. Forse, col tempo, anche le donne in posizioni di potere finiscono per integrarsi nelle reti esistenti o crearne di nuove, non necessariamente più pulite. Ecco, questo mi ha fatto pensare: e se guardassimo dentro queste reti di corruzione? Come sono strutturate? E le donne, che posizione occupano lì dentro?

Nonostante si parli tanto di reti criminali – mafia, criminalità organizzata, scandali politici – il ruolo specifico del genere, soprattutto nella corruzione politica, è un campo ancora poco esplorato. Certo, ci sono eccezioni, come studi sul crimine organizzato a Chicago durante il proibizionismo, che mostrarono come le opportunità si ampliarono per gli uomini, escludendo in gran parte le donne. Ma per la corruzione politica moderna? C’era un vuoto da colmare.

La Lente d’Ingrandimento: Brasile e Spagna Sotto Esame

Così, insieme ad altri ricercatori, ci siamo messi al lavoro. Abbiamo preso i dati di grossi scandali politici avvenuti in Brasile e Spagna dagli anni ’90 fino agli anni 2010. Parliamo di centinaia di casi, con migliaia di persone coinvolte: politici, funzionari pubblici, attori del settore privato. Abbiamo mappato chi ha collaborato con chi in ogni scandalo, creando delle vere e proprie “reti di corruzione”. Poi, nome per nome, abbiamo assegnato il genere (maschile o femminile) a ogni “nodo” della rete.

E qui la prima, amara, conferma: le donne sono una netta minoranza. Solo il 10% degli agenti corrotti in Brasile e il 20% in Spagna erano donne. E questa percentuale è rimasta incredibilmente stabile nel tempo, indipendentemente dalla dimensione dello scandalo o dalla “profondità” della rete (usando un’analisi tecnica chiamata k-core decomposition, che guarda ai livelli di connessione).

Visualizzazione astratta di una rete complessa di corruzione politica, con una netta predominanza di nodi viola (uomini) e pochi nodi verdi sparsi (donne). Stile infografica high-tech, illuminazione controllata, focus nitido sui collegamenti centrali e periferici, rappresentando la disparità numerica.

Perché questa disparità? Beh, in parte potrebbe riflettere la storica (e attuale) scarsa presenza femminile in politica e nelle posizioni di vertice nel settore pubblico e privato. Nello stesso periodo, le donne parlamentari erano circa il 10.6% in Brasile e il 26.4% in Spagna. Le percentuali sono simili, vero? Ma attenzione, i partecipanti alle reti di corruzione non sono solo politici, e non sappiamo la composizione di genere di tutte le interazioni rilevanti. Inoltre, la politica è un mondo a sé, e chi entra in politica o in attività illecite potrebbe non essere un campione rappresentativo della popolazione generale. Quindi, la sottorappresentazione politica è una spiegazione parziale, ma forse non totale.

Centralità nella Rete: Chi Tira le Fila?

Ok, le donne sono poche. Ma quelle che ci sono, che ruolo hanno? Sono figure marginali o contano quanto gli uomini? Per capirlo, abbiamo usato delle misure di “centralità” della rete. Immaginate la rete come una mappa della metropolitana:

  • Grado (Degree Centrality): Quante connessioni dirette ha una persona? Quanti “complici” diretti?
  • Intermediazione (Betweenness Centrality): Quanto spesso una persona si trova sui “percorsi più brevi” che collegano altre due persone nella rete? È un “ponte” importante?

Abbiamo calcolato queste misure per uomini e donne, distinguendo anche tra chi è stato coinvolto in un solo scandalo e i “recidivi” (coinvolti in più scandali), che sono cruciali perché collegano diverse parti della rete.

Sorpresa (o forse no?): in media, uomini e donne non mostrano differenze statisticamente significative in queste misure di centralità! Sia in Brasile che in Spagna, il numero medio di partner e il ruolo di “ponte” (per i recidivi) sono risultati comparabili tra i generi. Sembrerebbe quasi che, una volta dentro, le donne giochino un ruolo strutturale simile agli uomini.

Ma c’è un “ma”. Quando siamo andati a vedere chi sono gli individui *estremamente* centrali, quelli che spiccano davvero per numero di connessioni o ruolo di intermediazione (gli “outlier”, in gergo tecnico), la storia cambia. Gli uomini sono sovrarappresentati tra questi “pezzi grossi”, specialmente nella rete spagnola. E questa sovrarappresentazione maschile tra i super-centrali va oltre quello che ci si aspetterebbe solo dalla loro maggiore presenza numerica generale. Abbiamo creato un modello al computer (un “modello nullo”) che simulava reti con la stessa proporzione di uomini e donne, ma assegnando il genere a caso. Questo modello ci ha confermato che l’eccesso di uomini tra gli “outlier” in Spagna non è solo una questione di numeri.

Fotografia macro di una scacchiera vista dall'alto, obiettivo 100mm. La maggior parte dei pezzi potenti (re, regine, torri) sono viola scuro, mentre pochissimi pezzi simili sono verdi brillanti, posizionati in punti strategici ma meno numerosi. Profondità di campo ridotta per focalizzare sui pezzi centrali, illuminazione drammatica laterale che crea lunghe ombre.

Resilienza della Rete: Il Genere Fa la Differenza se si Colpisce?

Un’altra domanda interessante: se le forze dell’ordine decidessero di smantellare queste reti, colpire specificamente le donne avrebbe un impatto diverso rispetto a colpire un numero uguale di uomini o di agenti a caso? Abbiamo simulato diversi scenari di “attacco” alle reti:

  • Rimuovendo nodi a caso (donne, uomini, o entrambi).
  • Rimuovendo i nodi più “importanti” secondo algoritmi specifici (attacchi mirati).

Il risultato? Il genere non sembra avere un impatto significativo sulla resilienza della rete. Rimuovere le donne (poche) non ha causato un danno significativamente diverso rispetto a rimuovere lo stesso numero di uomini o di nodi casuali. Anche negli attacchi mirati, la proporzione di donne selezionate dagli algoritmi come “critiche” per la tenuta della rete non era diversa da quella che ci si aspetterebbe dal caso, data la loro scarsa presenza generale. Insomma, da questo punto di vista, la struttura sembra abbastanza indifferente al genere dei suoi componenti.

Modelli di Collaborazione: Chi Lavora con Chi?

E le abitudini di collaborazione? Gli uomini tendono a collaborare più con altri uomini e le donne con altre donne (omofilia di genere)? E il recidivismo?
Abbiamo scoperto che i tassi di recidivismo (essere coinvolti in più scandali) sono leggermente più alti per gli uomini in entrambe le reti, ma anche questa differenza scompare se teniamo conto della loro maggiore presenza numerica usando il nostro modello nullo. Non c’è prova che gli uomini siano intrinsecamente più propensi a “ricaderci”.

Inoltre, gli scandali composti prevalentemente da donne sono rarissimi (3-4% dei casi). Ma anche questo è perfettamente spiegabile dalla loro bassa rappresentanza generale.

E l’omofilia? Qui le cose si fanno interessanti.

  • In Brasile: La quantità di legami uomo-uomo, donna-donna e uomo-donna è esattamente quella che ci si aspetterebbe dal caso, date le proporzioni di genere. L’omofilia osservata è solo un effetto dei numeri.
  • In Spagna: La situazione è diversa. Ci sono più legami uomo-uomo e meno legami uomo-donna di quanto previsto dal modello nullo. Anche i legami donna-donna sono al limite superiore delle aspettative casuali. Questo suggerisce che nella rete spagnola c’è un grado di omofilia di genere (soprattutto maschile) che va oltre la semplice disparità numerica. Gli uomini, in particolare, sembrano preferire collaborare con altri uomini più di quanto il caso suggerirebbe.

Fotografia stile reportage, obiettivo 35mm, di un gruppo di persone in un ambiente d'ufficio poco illuminato, forse discutendo attorno a un tavolo. La maggioranza sono uomini (resi in tonalità viola scuro, quasi monocromatico), che interagiscono fittamente tra loro. Poche donne (in verde tenue) sono presenti, alcune interagiscono con gli uomini, altre sembrano leggermente isolate. Effetto film noir, profondità di campo media.

Tirando le Somme: Un Quadro Complesso

Quindi, cosa ci dice tutto questo? Conferma che le donne sono molto meno presenti nelle reti di corruzione politica che abbiamo analizzato. Questa sottorappresentazione è probabilmente legata, almeno in parte, alla loro minore presenza ai vertici della politica e dell’economia.

Tuttavia, una volta che teniamo conto di questa disparità numerica, i ruoli strutturali *medi* di uomini e donne nelle reti (numero di partner, capacità di fare da ponte) non sono così diversi. Le differenze emergono ai livelli più alti: gli uomini dominano le posizioni di super-centralità, specialmente in Spagna. Inoltre, sempre in Spagna, si osserva una tendenza alla collaborazione tra soli uomini più forte di quanto spiegabile solo dai numeri.

È affascinante notare come questi risultati ricordino un po’ quelli degli studi di genere nelle carriere scientifiche: una volta considerati fattori come il numero totale di pubblicazioni o la durata della carriera, le differenze di impatto o produttività tra uomini e donne tendono a ridursi o scomparire. Anche qui, sembra che la disparità numerica spieghi molte, ma non tutte, le differenze osservate.

Certo, il nostro studio ha dei limiti. I dati sulla corruzione sono intrinsecamente incompleti. Abbiamo analizzato solo Brasile e Spagna, e in un periodo specifico. Le cose potrebbero cambiare con il tempo e in contesti culturali diversi. E abbiamo considerato solo il genere binario.

Ma credo che questo lavoro aggiunga un tassello importante alla comprensione di come funzionano le reti di corruzione e del ruolo, complesso e sfaccettato, che il genere gioca al loro interno. Non è una storia semplice di “uomini cattivi” e “donne buone”, ma un intreccio di strutture sociali, opportunità diseguali e, forse, dinamiche di gruppo specifiche che meritano ancora tanta ricerca.

Fonte: Springer

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