Zecche Super-Resistenti in Sudafrica: La Deltametrina Ha Perso la Sua Magia?
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di una storia che sembra uscita da un film di fantascienza, ma che purtroppo è realtà e riguarda un nemico piccolo ma tenace: le zecche. Nello specifico, ci tufferemo in una ricerca fresca fresca che arriva dal Sudafrica e che ci mette di fronte a un problema bello grosso: la resistenza agli acaricidi.
Il Campo di Battaglia: Allevamenti Comunali Sudafricani
Immaginatevi le vaste aree della Provincia del Capo Orientale, in Sudafrica. Qui, molti allevatori gestiscono il loro bestiame in fattorie comunali. È un sistema di sussistenza, dove le risorse come i pascoli sono condivise. Bello, vero? Sì, ma porta con sé delle sfide enormi, specialmente quando si tratta di parassiti. E tra i parassiti più fastidiosi e dannosi ci sono loro, le zecche. In particolare, una specie invasiva chiamata Rhipicephalus (Boophilus) microplus sta facendo piazza pulita, soppiantando persino le specie native.
Queste zecche non sono solo un fastidio, sono un vero flagello. Trasmettono malattie (le cosiddette TBDs, Tick-Borne Diseases) che mettono a dura prova la salute del bestiame e causano perdite economiche da capogiro. Pensate che solo in Sudafrica si parla di oltre 33 milioni di dollari all’anno! E a livello globale, la sola R. (B.) microplus costa tra i 13.9 e i 18.7 miliardi di dollari annui. Cifre da far tremare i polsi!
L’Arma Spuntata: La Deltametrina
Per combattere questi parassiti, gli allevatori si affidano agli acaricidi, sostanze chimiche progettate per uccidere le zecche. Uno dei più usati, fornito spesso anche dal governo locale tramite i Servizi Veterinari Distrettuali, è la deltametrina, un piretroide sintetico. Il problema? Come in una corsa agli armamenti, le zecche evolvono. E quando un prodotto viene usato troppo, troppo a lungo e magari non sempre nel modo corretto, le zecche più “toste” sopravvivono e trasmettono questa loro resistenza ai figli.
Ed è proprio qui che entra in gioco lo studio che voglio raccontarvi. I ricercatori si sono chiesti: “Ok, sappiamo che in alcune fattorie comunali del distretto KSD (King Sabata Dalindyebo Local Municipality) c’era già resistenza alla deltametrina nel 2019. Ma com’è la situazione oggi, dopo 5 anni?”
Lo Studio: 5 Anni Sotto la Lente
Quindi, tra il 2019 e il 2023, gli scienziati hanno monitorato la situazione in tre fattorie comunali specifiche (Mapuzi, Baziya e Mpafane), dove la resistenza era già stata documentata. Hanno raccolto le zecche adulte piene di sangue direttamente dalle mucche (con il permesso degli allevatori, ovviamente!) e le hanno portate in laboratorio.
Lì, hanno usato un metodo chiamato Adult Immersion Test (AIT). In pratica, hanno fatto fare un “bagnetto” a gruppi di 10 zecche in diverse soluzioni: acqua distillata (il controllo), deltametrina alla dose raccomandata dal produttore (DD), al doppio della dose (2DD) e a metà dose (0.5DD). Dopo 30 minuti di immersione, le hanno asciugate e messe in incubatrice per 14 giorni per vedere se deponevano le uova.
Il parametro chiave? La percentuale di inibizione dell’ovodeposizione (%IO). Se un acaricida funziona bene, dovrebbe impedire alla maggior parte delle zecche di deporre uova. La soglia critica, stabilita da protocolli internazionali (come quelli della FAO), è del 95%. Se l’%IO è inferiore al 95%, significa che l’acaricida non è più efficace come dovrebbe e c’è resistenza.
I Risultati: La Resistenza è Stabile, Ma è un Problema Serio!
Ebbene, i risultati del 2023 hanno confermato quello che si temeva: in tutte e tre le popolazioni di zecche analizzate, la resistenza alla deltametrina è ben presente. L’%IO era inferiore al 95% sia alla dose raccomandata (DD) sia al doppio della dose (2DD). Questo significa che anche raddoppiando la quantità di prodotto, le zecche riescono comunque a riprodursi in modo significativo.
La cosa forse più interessante, e un po’ preoccupante, è che confrontando i dati del 2023 con quelli del 2019, non c’è stata una differenza statisticamente significativa nei livelli di resistenza. Non è peggiorata drasticamente, ma non è nemmeno migliorata! Questo suggerisce che la resistenza alla deltametrina si è ormai stabilizzata, è diventata endemica in quelle aree. È come se le zecche avessero raggiunto un plateau di “superpoteri” contro questo specifico acaricida.
Perché Siamo Arrivati a Questo Punto?
Le cause sono diverse e interconnesse:
- Uso Prolungato e Continuo: La deltametrina (e altri piretroidi sintetici simili) è stata usata massicciamente in quelle aree per oltre un decennio. Una pressione selettiva enorme!
- Mancanza di Rotazione: Il sistema di appalti pubblici spesso porta a usare lo stesso prodotto per anni, senza alternarlo con acaricidi di classi chimiche diverse (con meccanismi d’azione differenti).
- Pratiche di Gestione: Negli allevamenti comunali, ci possono essere problemi come trattamenti irregolari, frequenza dei trattamenti non ottimale (magari troppi o troppo pochi a seconda del periodo), soluzioni acaricidi troppo diluite (“deboli”) e strutture per i bagni antiparassitari (dip tanks) in cattive condizioni. Tutti fattori che possono favorire la sopravvivenza delle zecche più resistenti.
- Biologia della Zecca: La R. (B.) microplus è una zecca a ospite singolo con un ciclo riproduttivo relativamente rapido (può completare diverse generazioni all’anno, da 3 a 6 a seconda del clima). Questo accelera l’evoluzione della resistenza. In 5 anni, queste zecche potrebbero aver completato da 15 a 30 cicli riproduttivi!
- Dosi Sub-letali: Se le zecche ricevono dosi di acaricida non sufficienti a ucciderle, non solo sopravvivono, ma questo stress potrebbe persino aumentare i tassi di mutazione, accelerando ulteriormente lo sviluppo della resistenza.
Cosa Fare Ora? Urge un Cambio di Strategia!
I risultati di questo studio sono un campanello d’allarme forte e chiaro. Continuare a usare la deltametrina come se niente fosse in queste aree è non solo inefficace, ma probabilmente controproducente. È fondamentale rivalutare il suo utilizzo.
La raccomandazione principale è quella di implementare strategie di gestione della resistenza. La più importante? La rotazione degli acaricidi. Bisogna iniziare a usare formulazioni appartenenti a classi chimiche diverse, alternandole nel tempo, per evitare di esercitare una pressione selettiva costante verso un unico meccanismo d’azione.
Insomma, la battaglia contro le zecche resistenti è complessa e richiede un approccio integrato e intelligente. Questo studio ci ricorda che non possiamo abbassare la guardia e che dobbiamo adattare continuamente le nostre strategie per proteggere la salute del bestiame e la sostenibilità degli allevamenti, specialmente in contesti vulnerabili come quelli comunali sudafricani. La scienza ci dà gli strumenti per capire il problema, ora sta a noi usarli per trovare le soluzioni!
Fonte: Springer