Immagine concettuale divisa verticalmente: a sinistra, una strada di un quartiere degradato di Chicago in bianco e nero, stile film noir, con edifici fatiscenti che simboleggiano il disinvestimento storico (redlining). A destra, la stessa strada o una simile in colori vivaci ma con segni di tensione o disuguaglianza, rappresentando l'investimento crescente o il disinvestimento sostenuto e il persistere del rischio. Sovrapposta, una linea rossa sottile che attraversa l'immagine. Fotografia urbana, 35mm, depth of field, contrasto tra bianco/nero e colore.

Redlining, Mutui Negati e Violenza: Come l’Eredità Tossica della Discriminazione Uccide Ancora Oggi a Chicago

Ciao a tutti. Oggi voglio parlarvi di qualcosa di complesso, ma tremendamente importante, che lega insieme storia, soldi, razzismo e, purtroppo, violenza. Mi riferisco a uno studio recente che ho analizzato, intitolato “Redlining, reinvestment, and racial segregation: a bayesian spatial analysis of mortgage lending trajectories and firearm-related violence”, che getta una luce inquietante su come le decisioni prese quasi un secolo fa continuino ad avere conseguenze letali nelle strade di città come Chicago.

Parliamoci chiaro: negli Stati Uniti, la violenza legata alle armi da fuoco non colpisce tutti allo stesso modo. C’è una disparità enorme. Le comunità a basso reddito, spesso segregate su base razziale, ne pagano il prezzo più alto rispetto ai quartieri benestanti, prevalentemente bianchi. Perché? Beh, non è un caso. È il risultato di decenni, se non secoli, di disinvestimento storico, pratiche di prestito discriminatorie e disuguaglianze strutturali che sembrano non voler scomparire.

L’Ombra Lunga del Redlining

Avete mai sentito parlare di “redlining”? È una pratica odiosa nata negli anni ’30 con la Homeowners’ Loan Corporation (HOLC). In teoria, doveva stabilizzare il mercato immobiliare, ma in pratica ha istituzionalizzato il razzismo nel settore dei mutui. Hanno creato delle mappe che classificavano i quartieri in base al “rischio” percepito per gli investimenti. Le categorie andavano da “A” (Desiderabile) a “D” (Pericoloso). Indovinate un po’ quali quartieri finivano quasi sempre nella categoria “D”? Esatto: quelli abitati prevalentemente da persone nere o immigrati.

Essere etichettati come “pericolosi” significava una cosa sola: niente mutui, niente investimenti. Le banche si rifiutavano di concedere prestiti in queste aree “segnate in rosso” (da qui “redlining”), mentre concentravano le risorse nei quartieri “desiderabili”, abitati da bianchi. Questo ha creato un circolo vizioso di abbandono, impedendo alle famiglie di colore di costruire ricchezza attraverso la proprietà della casa, uno dei pilastri del sogno americano. È quello che la studiosa Ruth Gilmore chiama “abbandono organizzato”: non solo ingiustizie passate, ma un sistema attivo e intenzionale che continua a sottrarre risorse e opportunità a queste comunità.

Discriminazione Oggi: Non è Finita

Uno potrebbe pensare: “Ok, ma il redlining è roba vecchia, oggi c’è il Fair Housing Act, le cose sono cambiate”. Purtroppo, non è così semplice. Certo, il redlining esplicito è illegale da decenni, ma le disparità persistono. Prima della crisi finanziaria del 2008, abbiamo assistito al fenomeno del “reverse redlining”: istituti finanziari che prendevano di mira proprio le comunità minoritarie con prestiti “subprime”, pieni di clausole capestro e tassi d’interesse altissimi. Uno studio ha scoperto che, prima della crisi, chi viveva in un quartiere ex “D” aveva il 69% di probabilità in più di vedersi negare un mutuo e ben il 257% di probabilità in più di ricevere un mutuo subprime rispetto a chi viveva in un’area “A”. E dopo la crisi? Tassi di pignoramento alle stelle proprio in quelle zone.

Ancora oggi, nel 2019 (l’anno su cui si concentra lo studio usando i dati HMDA – Home Mortgage Disclosure Act), i richiedenti di mutui neri e latini affrontano tassi di rifiuto e condizioni peggiori rispetto ai bianchi. La discriminazione ha solo cambiato forma, diventando più subdola, ma l’effetto è lo stesso: esclusione economica, instabilità abitativa.

Mappa stilizzata di Chicago che mostra quartieri con diversi colori rappresentanti le traiettorie di investimento (es. rosso scuro per disinvestimento sostenuto, verde per alto investimento). Sovrapposti, piccoli punti indicano la localizzazione degli omicidi da arma da fuoco, concentrati nelle aree rosse. Stile cartografico chiaro, focus sui dati spaziali, Wide-angle 10mm, sharp focus.

Lo Studio: Mettere Insieme i Pezzi a Chicago

Qui entra in gioco lo studio che sto analizzando. I ricercatori hanno fatto qualcosa di molto intelligente: non hanno guardato solo al redlining storico o solo ai dati sui mutui attuali, ma li hanno combinati. Hanno creato delle “traiettorie di prestito” per i quartieri di Chicago, basandosi sia sui vecchi punteggi HOLC (“redlining storico”) sia sui dati HMDA del 2019 (tassi di approvazione dei mutui, presenza di prestiti ad alto costo).

Hanno identificato quattro traiettorie principali:

  • Disinvestimento Sostenuto: Quartieri storicamente “redlined” (grado C o D) E con discriminazione nei prestiti ancora oggi (pochi mutui concessi, molti prestiti ad alto costo).
  • Disinvestimento: Quartieri NON storicamente “redlined” (grado A o B) MA con discriminazione nei prestiti oggi. (Questa è stata usata come categoria di riferimento).
  • Investimento Crescente: Quartieri storicamente “redlined” (grado C o D) MA SENZA discriminazione evidente oggi (quindi, aree che stanno vedendo un certo reinvestimento).
  • Alto Investimento: Quartieri NON storicamente “redlined” (grado A o B) E SENZA discriminazione oggi (le aree privilegiate).

Usando modelli statistici spaziali bayesiani (un modo avanzato per analizzare dati geografici tenendo conto della vicinanza tra aree), hanno esaminato come il rischio di omicidio da arma da fuoco cambiava in base a queste traiettorie, considerando anche altri fattori cruciali come l’indice di deprivazione dell’area (ADI – una misura composita di povertà, istruzione, ecc.) e la segregazione razziale.

Cosa Ci Dicono i Dati? Sorprese e Conferme

I risultati sono, in parte, quello che ci si aspetterebbe, ma con una svolta sorprendente.
Senza aggiustamenti, i quartieri con Disinvestimento Sostenuto avevano un rischio di omicidio da arma da fuoco più che doppio (RR = 2.23) rispetto alle aree di riferimento (Disinvestimento). Al contrario, le aree ad Alto Investimento avevano un rischio bassissimo, circa sei volte inferiore (RR = 0.146). Fin qui, abbastanza intuitivo: dove c’è stata e c’è ancora discriminazione, c’è più violenza; dove c’è sempre stato investimento, ce n’è molta meno.

Ma ecco la parte interessante: quando i ricercatori hanno inserito nel modello l’indice di deprivazione (ADI) e la segregazione razziale, le cose sono cambiate.
Il rischio nelle aree di Disinvestimento Sostenuto è diminuito un po’ (RR = 1.714), ma è rimasto significativamente alto. Questo suggerisce che la deprivazione e la segregazione *spiegano in parte* perché queste aree sono così pericolose, ma non è tutta la storia. Il disinvestimento continuo ha ancora un suo peso diretto.

La vera sorpresa riguarda le aree di Investimento Crescente (quelle storicamente redlined ma che oggi vedono più prestiti). Inizialmente, non sembravano molto diverse dalle aree di riferimento. Ma, una volta tenuto conto della deprivazione e della segregazione, il loro rischio relativo è schizzato verso l’alto, diventando quasi doppio rispetto al riferimento (RR = 1.99)! Cosa significa? Significa che la deprivazione e la segregazione stavano *mascherando* il rischio in queste aree. In altre parole, anche se oggi arrivano più soldi sotto forma di mutui, queste zone rimangono incredibilmente vulnerabili alla violenza a causa della povertà e della segregazione radicate, eredità diretta del redlining. L’investimento da solo, se non affronta questi problemi strutturali, potrebbe non bastare o addirittura peggiorare le cose in certi contesti, magari alimentando tensioni o instabilità.

Grafico a barre o mappa di calore che visualizza il rischio relativo di omicidio da arma da fuoco per le diverse traiettorie di investimento e per decili dell'indice di deprivazione (ADI). Evidenzia come il rischio sia massimo nelle aree più deprivate (decili alti) appartenenti alle categorie 'Disinvestimento Sostenuto' e 'Investimento Crescente'. Grafica chiara e informativa, colori contrastanti.

Lo studio conferma anche che la deprivazione (misurata dall’ADI) è un fattore potentissimo. Il rischio di violenza armata aumenta drasticamente man mano che si sale nei decili di deprivazione. Chi vive nel 10% dei quartieri più svantaggiati ha un rischio 18 volte maggiore rispetto a chi vive nel 10% più avvantaggiato. Anche la segregazione razziale gioca un ruolo: aree meno diverse (più segregate) hanno un rischio maggiore.

Interpretare i Risultati: Oltre le Apparenze

Questi risultati ci dicono chiaramente che la violenza armata non è un problema che nasce dal nulla o che dipende solo da comportamenti individuali. È profondamente radicata nelle strutture economiche e razziali delle nostre città. L’eredità del redlining è viva e vegeta e continua a mietere vittime attraverso il disinvestimento continuo, la povertà concentrata e la segregazione.

La scoperta sull’ “Investimento Crescente” è particolarmente preoccupante. Suggerisce che le strategie di “rivitalizzazione” dei quartieri, se non sono attentamente progettate con un focus sull’equità e sul benessere dei residenti storici, potrebbero non ridurre la violenza e, in alcuni casi, potrebbero persino essere associate a un rischio maggiore, forse a causa della gentrificazione, dello spostamento dei residenti a basso reddito o dell’aumento delle disuguaglianze all’interno del quartiere stesso. Non basta “buttare soldi” in un’area; bisogna capire come quei soldi vengono usati e chi ne beneficia veramente.

Questo studio sfida le teorie semplicistiche come la Teoria della Disorganizzazione Sociale (SDT), che a volte rischia di colpevolizzare i residenti delle comunità marginalizzate per problemi creati da politiche discriminatorie. Invece, ci spinge verso un approccio di salute pubblica che guarda alle cause “a monte”, al razzismo strutturale e all’ “abbandono organizzato”.

Certo, lo studio ha i suoi limiti: si concentra su Chicago, guarda solo agli omicidi (non ai ferimenti), è osservazionale (non può provare causalità diretta). Ma il messaggio è forte e chiaro.

Cosa Possiamo Fare?

Affrontare la violenza armata a Chicago, e in tante altre città con storie simili, richiede molto più che interventi immediati. Serve un impegno a lungo termine per smantellare le disuguaglianze sistemiche. Significa:

  • Combattere le pratiche di prestito discriminatorie ancora esistenti.
  • Promuovere politiche abitative e di sviluppo economico che mettano al centro l’equità razziale ed economica.
  • Investire nelle comunità storicamente marginalizzate in modo che siano i residenti stessi a beneficiarne, garantendo accesso alla proprietà della casa, a un’istruzione di qualità, a buoni posti di lavoro.
  • Riconoscere e affrontare l’impatto duraturo del redlining e di altre politiche discriminatorie.

È una sfida enorme, lo so. Ma capire come il passato continua a plasmare il presente, anche in modi così tragici come la violenza armata, è il primo passo indispensabile per costruire un futuro più giusto e sicuro per tutti.

Fonte: Springer

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