Una persona che interagisce con il proprio avatar personalizzato su uno schermo o tramite visore VR in un ambiente clinico o di ricerca moderno e luminoso. Fotografia di persone, obiettivo 35mm, profondità di campo, colori neutri e professionali.

Avatar e Obesità: La Realtà Virtuale Può Aiutarci a Vederci (e Sentirci) Meglio?

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di davvero affascinante che sta prendendo piede nel mondo della salute e del benessere: l’uso della realtà virtuale (VR) per aiutare le persone che lottano contro l’obesità a migliorare il rapporto con il proprio corpo. Sappiamo bene quanto un’immagine corporea negativa possa influenzare non solo il nostro umore, ma anche le nostre abitudini alimentari e, di conseguenza, contribuire al mantenimento dell’obesità stessa. Ma se potessimo usare la tecnologia per “riprogrammare” un po’ questa percezione?

Un Viaggio nel Virtuale: Lo Studio Pilota ViTraS

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio pilota molto interessante, chiamato ViTraS (che sta per “Virtual Reality Therapy by Stimulation of Modulated Body Perception”). L’idea di base era esplorare se degli esercizi specifici sull’immagine corporea, fatti però in un ambiente virtuale, potessero avere un impatto sul comportamento alimentare e sulla percezione del corpo in persone con obesità (con un Indice di Massa Corporea, o BMI, pari o superiore a 30).

Lo studio ha coinvolto 66 persone, in maggioranza donne (quasi l’80%!), con un’età media intorno ai 45 anni e un BMI medio di circa 36.8. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, anche se non in modo casuale ma in base a dove vivevano (questo è un limite, ma essendo uno studio pilota ci sta). Un gruppo ha sperimentato gli esercizi sull’immagine corporea usando un sistema di realtà virtuale super avanzato (il gruppo VR), mentre l’altro ha seguito un approccio più tradizionale, con carta, matita e specchio vero (il gruppo non-VR). Entrambi i gruppi hanno partecipato a tre incontri nell’arco di qualche settimana.

Come Funziona l’Esperienza VR?

E qui viene il bello! Immaginatevi la scena per il gruppo VR: al primo incontro, veniva creato un avatar personalizzato, una sorta di gemello digitale, scannerizzando il corpo della persona con un sistema di fotocamere multiple. Una figata, no? Nei due incontri successivi, indossando un visore VR (il Valve Index, per i più tecnici) e usando dei controller, i partecipanti si “immedesimavano” nel loro avatar.

Gli esercizi erano due:

  • Nel primo, dovevano disegnare la propria sagoma corporea attuale a grandezza naturale usando una penna virtuale, prima e dopo essersi guardati in uno specchio virtuale a figura intera. Un po’ come l’esercizio dello specchio della terapia cognitivo-comportamentale (CBT), ma tutto nel mondo virtuale!
  • Nel secondo, potevano modificare la forma del proprio avatar per visualizzare come si sarebbero voluti vedere dopo 6 o 12 mesi, o quale fosse la loro forma corporea desiderata. Pensate che potente strumento per fissare obiettivi!

Il gruppo non-VR faceva esercizi simili, ma disegnando su un grande foglio di carta e usando uno specchio reale, e scegliendo la forma corporea desiderata da una serie di silhouette disegnate.

Una donna di mezza età indossa un visore VR e tiene dei controller, sorridendo leggermente mentre interagisce con un ambiente virtuale luminoso. Fotografia ritratto, obiettivo 35mm, profondità di campo morbida, colori caldi e accoglienti, stile filmico leggero.

Cosa Abbiamo Scoperto? Funziona?

Allora, quali sono stati i risultati di questo viaggio nel virtuale? La prima, ottima notizia è che il sistema VR si è dimostrato fattibile. La tecnologia ha retto e, soprattutto, è piaciuta! La soddisfazione generale dei partecipanti del gruppo VR è stata alta, con un punteggio medio di 4.1 su 5. Hanno trovato gli esercizi interessanti, divertenti e motivanti. Certo, qualche piccolo intoppo c’è stato: alcuni hanno trovato un po’ macchinoso usare la penna virtuale per disegnare in 3D, e l’aspetto dell’avatar (sia originale che modificato) non era sempre super realistico, specialmente nelle modifiche di peso (spalle troppo strette, pieghe della pelle residue…). Ma sono feedback preziosi per migliorare!

E per quanto riguarda gli effetti su peso, abitudini alimentari e percezione corporea? Qui i risultati sono stati… beh, diciamo tiepidi.

  • Peso: Entrambi i gruppi hanno mostrato una leggerissima perdita di peso dopo 6 settimane (circa 1.7% nel gruppo VR, 0.9% nel non-VR), ma la differenza non era statisticamente significativa, né tra i gruppi né rispetto all’inizio.
  • Comportamento Alimentare (DEBQ): Nessun cambiamento significativo negli stili alimentari (restrittivo, emotivo, esterno) è stato osservato nel tempo o tra i due gruppi.
  • Percezione Corporea (BSQ e MAIA): Anche qui, nessun cambiamento significativo nelle preoccupazioni per la forma fisica (BSQ) o nella consapevolezza corporea interocettiva (MAIA) è emerso.

Allora la VR è Inutile per l’Obesità? Niente Affatto!

Aspettate a trarre conclusioni affrettate! Questi risultati non significano che la VR sia un buco nell’acqua. Anzi, ci dicono qualcosa di molto importante: concentrarsi esclusivamente sull’immagine corporea, anche con strumenti potenti come la VR, potrebbe non essere sufficiente a innescare cambiamenti profondi nel comportamento alimentare o nella percezione di sé in persone con obesità.

L’obesità è una condizione complessa, multifattoriale. Le linee guida raccomandano infatti un approccio multimodale, che integri interventi su nutrizione, attività fisica e comportamento, spesso con un team interdisciplinare. Lo studio ViTraS ha volutamente isolato l’esercizio sull’immagine corporea per testare la fattibilità della tecnologia VR in questo specifico contesto.

La teoria suggerisce che la VR, permettendoci di interagire con un nostro “doppio” virtuale in un ambiente controllato, potrebbe aiutare a “sbloccare” un’immagine corporea negativa radicata (quella che Riva chiama “allocentrica negativa bloccata”), riequilibrandola con la percezione più diretta (“egocentrica”) che abbiamo di noi stessi. Ma forse questo processo richiede più tempo, più sessioni, o appunto, l’integrazione in un percorso più ampio.

Primo piano su un piatto di insalata mista colorata con verdure fresche e semi. Obiettivo macro 85mm, alta definizione dei dettagli delle foglie e dei condimenti, illuminazione laterale morbida che esalta le texture, sfondo leggermente sfocato.

Il Futuro è Virtuale (ma Integrato)?

Quindi, cosa ci portiamo a casa da questo studio? Che la VR è uno strumento promettente e ben accolto dai pazienti. Potrebbe diventare un valido supporto per i professionisti della salute (nutrizionisti, psicologi) per integrare esercizi sull’immagine corporea, magari superando alcune barriere come la mancanza di tempo o l’accessibilità alle terapie tradizionali (problemi citati anche dai partecipanti allo studio). Immaginate poter visualizzare realisticamente i propri obiettivi di peso con un avatar! Potrebbe essere molto motivante.

La strada da percorrere è chiara: servono studi più ampi, randomizzati (cioè con assegnazione casuale ai gruppi), con un periodo di intervento e follow-up più lungo, e soprattutto, che testino l’efficacia della VR integrata nei programmi standard di gestione del peso. Altri studi, infatti, hanno già mostrato risultati incoraggianti usando la VR all’interno di programmi comportamentali più strutturati, con miglioramenti nel mantenimento del peso perso o nella gestione di situazioni critiche (come fare la spesa o mangiare fuori).

Insomma, la realtà virtuale non sarà la bacchetta magica, ma ha tutte le carte in regola per diventare un prezioso alleato nella complessa battaglia contro l’obesità e per un rapporto più sereno con il nostro corpo. Staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro!

Fonte: Springer

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