Visori VR in Corsia: La Mia Avventura (Virtuale) nell’Assistenza ai Pazienti con Polmonite!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di una cosa che mi sta davvero a cuore e che, secondo me, sta per rivoluzionare il modo in cui noi futuri infermieri (e quelli già in trincea) impariamo il nostro mestiere. Parlo della realtà virtuale (VR). Sì, avete capito bene, quei visori che di solito associamo ai videogiochi fantascientifici stanno entrando prepotentemente anche nel mondo della formazione sanitaria. E lasciate che ve lo dica: è una figata pazzesca!
Recentemente mi sono imbattuto in uno studio qualitativo molto interessante, intitolato “Nursing experience with pneumonia patients based on visual reality simulation”, che ha esplorato proprio le esperienze degli studenti di infermieristica con la VR, specificamente nell’assistenza a pazienti affetti da polmonite. E sapete una cosa? I risultati sono stati illuminanti e mi hanno fatto riflettere tantissimo sul mio percorso e su quello che ci aspetta.
Perché proprio la polmonite? E perché la VR?
Partiamo da un presupposto: l’esperienza clinica sul campo è oro colato per chi studia infermieristica. Ma, diciamocelo francamente, le occasioni per mettere davvero le “mani in pasta”, soprattutto con patologie complesse come la polmonite, non sono poi così tante. La polmonite, un’infiammazione dei polmoni spesso causata da infezioni, può presentarsi con sintomi simili a un banale raffreddore, ma può degenerare rapidamente, richiedendo diagnosi precise e trattamenti tempestivi. Pensate che in Corea, dove è stato condotto lo studio, la polmonite è una delle principali cause di morte, e la sua incidenza è aumentata parecchio negli ultimi anni, anche a causa del COVID-19 che può evolvere in polmonite. Quindi, formare infermieri capaci di gestire questa patologia è cruciale.
Ecco che entra in gioco la realtà virtuale. Immaginate di poter simulare scenari di cura realistici, complessi, magari anche rari, senza mettere a rischio nessun paziente reale. La VR ci permette di fare proprio questo: ci immerge in un ambiente virtuale dove possiamo interagire, prendere decisioni, e sì, anche sbagliare, imparando dai nostri errori in un contesto sicuro. È come avere un simulatore di volo, ma per infermieri!
L’esperienza degli studenti: un tuffo nel virtuale
Lo studio ha coinvolto 48 studenti di infermieristica di un’università regionale in Corea. Dopo aver partecipato a delle sessioni di simulazione VR focalizzate sulla cura di pazienti con polmonite, hanno scritto dei diari di riflessione. Analizzando questi diari, i ricercatori hanno identificato quattro temi principali che, vi assicuro, risuonano tantissimo con le aspirazioni e le paure di ogni studente come me.
Tema 1: Potenziare le abilità infermieristiche specifiche per la polmonite
Questo è forse il punto più ovvio, ma non per questo meno importante. Grazie alla VR, gli studenti hanno potuto:
- Imparare nuove abilità infermieristiche: Molti hanno avuto la possibilità di cimentarsi per la prima volta con procedure come la gestione della Nutrizione Parenterale Totale (NPT) o l’assistenza con ossigenoterapia ad alti flussi, cose che magari in tirocinio avevano solo visto fare.
- Fornire interventi accurati basati sulle condizioni del paziente: Hanno imparato a valutare i sintomi specifici del paziente virtuale, a seguire gli ordini del medico (virtuale, ovvio!) e a osservare i cambiamenti nel paziente prima e dopo il loro intervento. Hanno sottolineato l’importanza dell’identificazione corretta del paziente e del monitoraggio continuo. Come ha scritto uno studente: “Valutare il paziente sembra essere la cosa più importante. E poiché ho potuto eseguire le procedure necessarie in ordine, una per una, sono riuscito a memorizzare bene la sequenza.“
Pensateci: poter ripetere una procedura finché non la si padroneggia, senza l’ansia di far male a qualcuno. È un’opportunità incredibile per costruire quella manualità e quella sicurezza che poi, nella realtà, faranno la differenza.
Tema 2: Migliorare le capacità di comunicazione infermieristica
Essere un bravo infermiere non significa solo saper fare iniezioni o medicare ferite. La comunicazione è fondamentale, sia con i pazienti che con il resto del team medico. E la VR, sorprendentemente, aiuta anche in questo.
- Migliorata capacità di valutare i pazienti: Anche se virtualmente, gli studenti hanno potuto “parlare” con i pazienti, fare domande sui loro sintomi e fornire interventi basati sui problemi di salute riscontrati. Uno studente ha ammesso: “Inizialmente, l’infermiere avrebbe dovuto chiedere dei sintomi del paziente e fornire l’intervento infermieristico appropriato… sentivo di non aver ascoltato adeguatamente il paziente… quindi ho pensato che dovesse essere modificato.” Questa autocritica è preziosissima!
- Imparare a comunicare con i medici: Molti non avevano mai avuto l’esperienza di dover riferire a un medico i problemi di salute di un paziente. La VR ha permesso loro di esercitarsi nell’ordine e nel metodo di notifica, come se stessero davvero parlando con un dottore. Alcuni hanno menzionato l’importanza di usare protocolli come l’SBAR (Situation, Background, Assessment, Recommendation). “Notificando direttamente al medico, ho sentito che la mia fiducia era aumentata, poiché mi sono esercitato ancora una volta su come comunicare accuratamente riguardo alla cura del paziente.“
Questa è una cosa che spesso si impara “sul campo” con un po’ di batticuore. Poterla provare in un ambiente simulato toglie un bel po’ di pressione!
Tema 3: Creare un ambiente di apprendimento con la tecnologia VR
Qui entriamo nel vivo dell’esperienza VR e di come viene percepita.
- Creare un’atmosfera realistica: Il paziente virtuale tossiva, aveva difficoltà respiratorie, impallidiva… Insomma, reagiva come un paziente reale. Questo realismo ha aiutato gli studenti a sentirsi coinvolti emotivamente. “Il paziente che tossiva continuamente rendeva la situazione vivida. Quando il paziente lamentava difficoltà respiratorie, la sua pelle diventava pallida, rendendo più facile empatizzare e capire la situazione.“
- La necessità di supporto tecnico per migliorare l’efficienza dell’apprendimento: Gli studenti hanno espresso il desiderio di avere spiegazioni teoriche integrate, magari tramite pop-up, sul perché certe procedure andassero eseguite. “Credo sarebbe vantaggioso includere una chiara spiegazione del fondamento teorico che supporta la necessità dell’intervento infermieristico che offro ai pazienti con polmonite VR.“
- Delusione per la discrepanza con le abilità infermieristiche reali: Alcuni hanno notato che la VR, per quanto realistica, non poteva replicare tutto, come la sensazione tattile o la possibilità di intraprendere azioni infermieristiche più autonome non previste dallo scenario (es. cambiare posizione al paziente, incoraggiare esercizi di respirazione profonda). “Ho sentito che la VR era un po’ meno realistica della realtà e che alcune parti non erano implementate.“
Questi feedback sono fondamentali per migliorare i programmi VR futuri. L’obiettivo non è sostituire completamente il tirocinio, ma integrarlo e potenziarlo.
Tema 4: Aumentare la consapevolezza delle proprie capacità infermieristiche attraverso la VR
Questo, per me, è uno degli aspetti più affascinanti. La VR non solo insegna “come fare”, ma aiuta anche a capire “chi sei” come futuro professionista.
- Guadagnare fiducia come futuro infermiere: L’esperienza, seppur simulata, di agire come un infermiere ha aumentato la loro sicurezza. “Sono fiducioso che questo processo mi permetterà di fornire cure migliori quando incontrerò pazienti con casi simili nei futuri tirocini clinici.“
- Imparare dagli errori: La possibilità di sbagliare senza conseguenze reali è un enorme vantaggio. Gli studenti hanno potuto riconoscere i propri errori e capire come correggerli. “Ho fatto molti errori, ma questo è stato il momento in cui ho imparato di più. Ancora una volta, ho imparato chiaramente che è necessario riconoscere rapidamente i cambiamenti nelle condizioni di un paziente e fornire cure infermieristiche appropriate.“
- Sentire un senso di responsabilità professionale: Anche se nessun danno reale poteva verificarsi, l’esperienza li ha fatti riflettere sulle loro competenze e sulle potenziali conseguenze se si fossero trovati di fronte a pazienti veri. “Sono preoccupato di andare nel panico quando le condizioni del paziente peggiorano improvvisamente nella pratica clinica reale. Voglio applicare con calma ciò che ho imparato ora.“
Questa consapevolezza è il primo passo per diventare infermieri responsabili e competenti.
Cosa ci portiamo a casa da tutto questo?
Beh, per me è chiaro: la simulazione VR è una risorsa potentissima. Permette agli studenti di toccare con mano (virtuale!) attrezzature ad alto rischio, di ripetere procedure, di imparare a comunicare e, soprattutto, di sbagliare in sicurezza. Certo, ci sono ancora margini di miglioramento: servono scenari più diversificati, un supporto tecnico che includa magari feedback tattili (tecnologia aptica) e la possibilità di un’interazione vocale più fluida. Forse, come suggerisce lo studio, un approccio ibrido, che combini la VR con la pratica tradizionale su modelli, potrebbe essere la chiave.
Ma la strada è tracciata. La realtà virtuale può davvero aiutarci a colmare il divario tra teoria e pratica, a farci sentire più preparati e sicuri quando finalmente entreremo in corsia. E chissà, magari un giorno queste simulazioni saranno così avanzate da farci vivere esperienze ancora più complesse e formative.
Io sono entusiasta di queste prospettive, e voi? Credete che la VR possa davvero fare la differenza nella formazione dei futuri professionisti della salute? Fatemelo sapere nei commenti!
Fonte: Springer