Un chirurgo pediatrico in una sala operatoria all'avanguardia utilizza un visore per la realtà mista, interagendo con un ologramma 3D dettagliato di un organo di un bambino. L'immagine, un ritratto con obiettivo da 35mm, enfatizza la profondità di campo e l'illuminazione controllata per un effetto fotorealistico, mostrando la fusione tra tecnologia e medicina.

Ologrammi in Sala Operatoria: La Realtà Mista al Servizio dei Piccoli Pazienti Oncologici

Avete presente i film di fantascienza dove i chirurghi manipolano immagini tridimensionali sospese a mezz’aria per pianificare interventi complessi? Beh, tenetevi forte, perché quella che sembrava fantascienza sta diventando una realtà sempre più concreta, soprattutto in un campo delicatissimo come la chirurgia oncologica pediatrica. E io, da appassionato di come la tecnologia possa migliorare le nostre vite, non potrei essere più entusiasta!

Recentemente, mi sono imbattuto in uno studio davvero interessante che ha cercato di fare il punto sull’utilizzo della cosiddetta Realtà Mista (MR) in questo settore. Parliamo di una tecnologia che, pensate un po’, permette ai medici di vedere e interagire con ologrammi 3D degli organi dei pazienti, generati a partire da esami come TAC e risonanze magnetiche. Immaginate di poter “entrare” virtualmente nel corpo del paziente prima ancora di impugnare il bisturi!

Ma cos’è esattamente questa Realtà Mista?

Facciamo un piccolo passo indietro. Probabilmente avrete sentito parlare di Realtà Virtuale (VR), quella che ci immerge completamente in un mondo digitale, e di Realtà Aumentata (AR), che sovrappone informazioni digitali al mondo reale che vediamo (pensate a Pokémon Go, per intenderci). La Realtà Mista è un po’ la sintesi evoluta di queste due: non solo sovrappone contenuti digitali al nostro ambiente, ma ci permette di interagire con questi oggetti 3D – gli ologrammi – come se fossero realmente presenti nello spazio fisico. Per un chirurgo, questo significa avere una mappa tridimensionale ultra-dettagliata del campo operatorio, con cui può interagire con gesti, comandi vocali o persino con lo sguardo, senza dover interrompere la sterilità del campo operatorio. Una vera manna dal cielo!

Nello studio che ho letto, si parlava specificamente del sistema CarnaLife Holo, sviluppato in Polonia, che fa proprio questo: trasforma i dati delle immagini mediche in ologrammi 3D interattivi. L’obiettivo della ricerca era capire se l’uso di questa tecnologia avesse un impatto sulla durata degli interventi chirurgici e sui tempi di degenza ospedaliera dei piccoli pazienti oncologici.

Lo studio: numeri e prime impressioni

I ricercatori hanno analizzato retrospettivamente i dati di pazienti trattati tra il 2023 e il 2024, confrontando un gruppetto di 9 piccoli pazienti operati con l’ausilio della Realtà Mista con altri operati con metodi tradizionali. Le diagnosi erano varie e complesse: metastasi polmonari, tumori sacrococcigei, tumori della clavicola, cisti ossee aneurismatiche, tumori dei tessuti molli, tumori femorali e della parete toracica. Insomma, casi in cui la precisione è tutto.

E i risultati? Sorprendenti e rassicuranti. In generale, la durata degli interventi nel gruppo MR è risultata paragonabile a quella dei metodi convenzionali. Anche i tempi di degenza ospedaliera sono rimasti nei range tipici. Certo, in un paio di casi si è osservato un leggero aumento dei tempi operatori, ma dato il numero esiguo di pazienti (parliamo di un singolo caso per tipo di procedura in quelle specifiche situazioni) e il fatto che la degenza non si è allungata, gli autori suggeriscono che potrebbe non trattarsi di veri e propri “valori anomali”. La cosa fondamentale è che la MR non ha prolungato significativamente né l’intervento né la degenza. Questo è un punto cruciale, perché una delle paure quando si introduce una nuova tecnologia è che possa appesantire le procedure.

Un chirurgo pediatrico indossa un visore HoloLens 2 in una sala operatoria moderna e luminosa, interagendo con un ologramma 3D di un organo infantile sospeso a mezz'aria. L'immagine deve essere un ritratto fotografico, obiettivo 35mm, con una profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo per concentrarsi sul chirurgo e sull'ologramma. Illuminazione controllata per evidenziare i dettagli del visore e l'interazione.

I vantaggi: più che semplici immagini

Ma allora, vi chiederete, quali sono i veri vantaggi? Beh, la letteratura scientifica, anche se ancora limitata sui pazienti pediatrici, è piuttosto concorde.

  • Visualizzazione migliorata: Avere un modello 3D interattivo dell’anatomia del paziente, con il tumore e le strutture critiche ben evidenziate, è come passare da una mappa stradale bidimensionale a un navigatore satellitare 3D con vista dal vivo. I chirurghi possono comprendere meglio le relazioni spaziali e pianificare l’intervento con una precisione millimetrica.
  • Navigazione chirurgica più accurata: L’ologramma può essere sovrapposto direttamente sul corpo del paziente, guidando il chirurgo durante l’intervento. Questo è particolarmente utile in oncologia pediatrica, dove preservare i tessuti sani e le strutture anatomiche è fondamentale per la crescita e lo sviluppo futuri del bambino.
  • Potenziale riduzione dei tempi operatori (a lungo termine): Anche se questo studio non ha mostrato una riduzione significativa, altri autori suggeriscono che, una volta superata la curva di apprendimento, la MR potrebbe effettivamente accorciare i tempi. Ad esempio, uno studio ha riportato una riduzione di un terzo del tempo procedurale in alcuni casi.
  • Supporto decisionale intraoperatorio: Durante l’intervento, il chirurgo può “consultare” l’ologramma per verificare la posizione di vasi sanguigni importanti o per valutare i margini di resezione del tumore.
  • Valore educativo: Non da ultimo, questi sistemi sono strumenti potentissimi per la formazione dei giovani chirurghi, che possono esercitarsi su modelli realistici in un ambiente controllato.

Nello studio, il team chirurgico ha sviluppato un flusso di lavoro strutturato: pianificazione preoperatoria con l’ologramma, applicazione dell’ologramma sul corpo del paziente prima dell’intervento e resezione del tumore con riferimenti periodici all’ologramma durante la procedura. Immaginate la scena: il chirurgo, con il suo visore, “vede” il tumore all’interno del piccolo paziente, può ruotare l’immagine, ingrandirla, sezionarla virtualmente per capire esattamente dove e come intervenire.

Pensate che uno studio ha dimostrato che la probabilità di ottenere un margine chirurgico di 10 mm con una tolleranza di 3 mm era del 90.2% nelle resezioni assistite da AR rispetto al 70.7% nelle resezioni convenzionali. Un altro ha evidenziato come l’uso di modelli 3D epatici in MR abbia ridotto drasticamente il tempo necessario per compiti che richiedono una comprensione spaziale dell’organo, da 23.5 secondi con le immagini MRI a soli 6.0 secondi con HoloLens!

Le sfide da affrontare e il futuro

Certo, non è tutto oro quello che luccica (ancora!). Ci sono delle sfide. Una delle principali è la registrazione precisa e in tempo reale degli ologrammi con l’anatomia fisica, specialmente quando i tessuti si deformano durante l’intervento. Poi c’è l’aspetto ergonomico: i visori possono essere pesanti e affaticare la vista o i muscoli del collo. La durata della batteria dei visori è un’altra preoccupazione per gli interventi lunghi. E, naturalmente, c’è il costo della tecnologia, un fattore non trascurabile.

Tuttavia, l’esperienza degli autori dello studio è stata positiva. Hanno sottolineato come, con ogni procedura successiva, l’interazione con l’applicazione sia diventata più efficiente e il flusso di lavoro generale sia progressivamente migliorato. La curva di apprendimento è un fattore, ma superabile.

Primo piano macro di un ologramma 3D estremamente dettagliato di una sezione anatomica pediatrica, forse con un tumore evidenziato. L'ologramma fluttua sopra un tavolo sterile in una sala di pianificazione chirurgica. Obiettivo macro 100mm, alta definizione, messa a fuoco precisa sull'ologramma, illuminazione che ne esalti la tridimensionalità e i colori.

Il futuro? Davvero promettente. Si parla di integrare la MR con l’intelligenza artificiale (AI) per aiutare a delineare i margini tumorali in tempo reale o a prevedere complicazioni. Immaginate sistemi che si adattano dinamicamente ai cambiamenti anatomici durante l’intervento! E poi c’è l’integrazione con altre tecnologie chirurgiche come la robotica, la fluorescenza con verde di indocianina (ICG) o i sistemi ecografici.

Un passo avanti per i piccoli guerrieri

Nonostante lo studio in questione avesse dei limiti, come il piccolo numero di pazienti, i risultati preliminari sono incoraggianti. Suggeriscono che la Realtà Mista può essere integrata nella chirurgia oncologica pediatrica senza appesantire le procedure o allungare le degenze. E questo è già un grande passo.

Per me, la cosa più affascinante è il potenziale impatto sulla vita di questi bambini. Ogni strumento che può rendere un intervento chirurgico più preciso, più sicuro e potenzialmente meno invasivo, è una vittoria. La Realtà Mista sembra davvero avere le carte in regola per diventare un alleato prezioso per i chirurghi che lottano ogni giorno al fianco dei loro piccoli pazienti. Serviranno sicuramente studi più ampi e approfonditi, analisi dei costi a lungo termine e un continuo sviluppo tecnologico, ma la strada intrapresa è quella giusta. Stiamo assistendo a una piccola, grande rivoluzione, e non vedo l’ora di scoprire cosa ci riserverà il futuro!

Fonte: Springer

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