Un Esame del Sangue Rivela il Rischio di Cancro al Colon? Scopriamo il Rapporto RAR!
Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa di veramente affascinante che ho scoperto leggendo un recente studio scientifico. Sapete, nel mondo della medicina, siamo sempre alla ricerca di modi più semplici ed efficaci per capire chi è più a rischio di sviluppare certe malattie, specialmente quelle brutte come i tumori. E se vi dicessi che un semplice rapporto derivato da un comune esame del sangue potrebbe darci indizi preziosi sul rischio di cancro del colon-retto e gastrico? Sembra quasi fantascienza, vero? Eppure, è proprio quello che suggerisce una nuova ricerca.
Parliamo di tumori del tratto digestivo, in particolare del colon-retto (CC) e dello stomaco (GC). Purtroppo, sono tra i “big five” per incidenza e mortalità a livello globale. Insomma, un problema serio. Sappiamo che tanti fattori contribuiscono – genetica, ambiente, dieta – ma due elementi chiave sembrano giocare un ruolo fondamentale: la malnutrizione e l’infiammazione cronica. Pensateci: un’infiammazione che non se ne va mai crea un ambiente “fertile” per la crescita tumorale. Non a caso, farmaci anti-infiammatori come l’aspirina sono persino consigliati in alcuni casi per la prevenzione primaria del cancro al colon!
Ma come scovare il rischio in anticipo?
Certo, abbiamo l’endoscopia (come la colonscopia), che rimane il metodo d’oro per trovare lesioni precancerose. Ma ammettiamolo, non è proprio una passeggiata e non è accessibile a tutti allo stesso modo. Servirebbero dei biomarcatori – degli indicatori nel sangue, ad esempio – semplici, affidabili e disponibili ovunque, magari proprio dal nostro medico di base.
Esistono già degli indici infiammatori usati, come il rapporto neutrofili/linfociti (NLR) o piastrine/linfociti (PLR), ma spesso sono più utili per capire come andrà la malattia una volta diagnosticata (prognosi) che per prevederla (predizione). E qui entra in gioco il nostro protagonista: il rapporto RDW/albumina, o RAR.
Cos’è questo fantomatico RAR?
Niente di complicato, ve lo assicuro! Si calcola prendendo due valori che troviamo comunemente nell’emocromo e negli esami del sangue di routine:
- RDW (Red Blood Cell Distribution Width): In pratica, misura quanto variano le dimensioni dei nostri globuli rossi. Un RDW alto può indicare problemi nella produzione di globuli rossi, infiammazione sistemica o stress ossidativo. Già da solo, un RDW elevato è stato collegato a un maggior rischio di vari tumori, inclusi quelli di colon e stomaco.
- Albumina: È la proteina più abbondante nel nostro sangue. I suoi livelli riflettono il nostro stato nutrizionale ma anche la risposta infiammatoria del corpo. Bassi livelli di albumina sono spesso associati a malnutrizione e cachessia (quel deperimento tipico di alcune malattie croniche, cancro incluso).
L’idea geniale è stata: perché non combinarli? Il RAR mette insieme informazioni sull’infiammazione (tramite l’RDW) e sullo stato nutrizionale (tramite l’albumina), e persino sull’invecchiamento biologico, dato che entrambi i parametri sono legati all’età. Un unico valore che ci dà un quadro più completo! Potrebbe essere più bravo dei vecchi indici a scovare chi è a rischio prima che il tumore si sviluppi?
Lo studio NHANES: cosa hanno scoperto?
Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno fatto una cosa intelligente: hanno preso i dati di un’enorme indagine sulla salute e la nutrizione condotta negli Stati Uniti tra il 2005 e il 2018, chiamata NHANES. Hanno analizzato i dati di quasi 33.000 persone! Hanno calcolato il RAR per ognuno e hanno visto chi aveva sviluppato un cancro del colon-retto (215 persone) o dello stomaco (solo 19 persone, un numero piccolo purtroppo).
Hanno usato modelli statistici sofisticati (regressione logistica multivariata ponderata, per i più tecnici) per assicurarsi che i risultati non fossero influenzati da altri fattori come età, sesso, etnia, fumo, alcol, BMI (indice di massa corporea) e dieta.
Ebbene, i risultati sono stati molto interessanti:
- Per il cancro del colon-retto (CC): Hanno trovato un’associazione significativa! Persone con livelli di RAR più alti avevano un rischio quasi 1.5 volte maggiore di avere un CC (OR = 1.48, p < 0.027). Questo suggerisce che il RAR potrebbe davvero essere un campanello d'allarme.
- Per il cancro gastrico (GC): Qui, invece, nessuna associazione significativa è emersa (OR = 1.33, p = 0.60). Perché questa differenza? Forse perché il cancro allo stomaco è più legato a fattori locali (come l’infezione da Helicobacter pylori) che il RAR, essendo un marcatore sistemico, non riesce a “catturare” bene. O forse, semplicemente, i casi di GC nello studio erano troppo pochi per trarre conclusioni solide.
Il mistero della curva a U
Ma la cosa forse più affascinante è emersa analizzando la relazione tra RAR e rischio di CC in modo più dettagliato (usando una tecnica chiamata regressione spline cubica ristretta). Hanno scoperto una relazione non lineare a forma di U! Cosa significa? Che il rischio di CC aumentava non solo per chi aveva un RAR alto, ma anche per chi lo aveva molto basso!
Sembra controintuitivo, vero? Ma potrebbe avere senso. Un RAR molto alto indica chiaramente infiammazione e/o malnutrizione, condizioni note per favorire il cancro. Ma un RAR molto basso? Potrebbe derivare da un RDW ridotto, che forse riflette una disfunzione immunitaria sottile o uno stress ossidativo che, a modo suo, può comunque promuovere le fasi iniziali della tumorigenesi. Oppure, livelli di albumina molto alti (che abbassano il RAR) potrebbero essere legati ad altri squilibri. È come se sia l’eccesso che un certo tipo di “difetto” (o squilibrio) nel sistema infiammazione/nutrizione potessero essere problematici. Questa scoperta sottolinea quanto sia complessa la biologia del cancro!
Uno sguardo alla genetica (Mendelian Randomization)
Per cercare di capire se questa associazione fosse solo una coincidenza o potesse avere una base causale, i ricercatori hanno usato un’altra tecnica molto interessante: la randomizzazione mendeliana (MR). In pratica, si usano le varianti genetiche (che ereditiamo a caso e non sono influenzate da fattori esterni come lo stile di vita) come “strumenti” per vedere se un certo fattore (in questo caso, i componenti del RAR) causa davvero un effetto su una malattia.
Non avendo dati genetici specifici per il RAR combinato, hanno analizzato separatamente l’albumina e l’RDW in relazione al rischio di CC. Risultato?
- Livelli di albumina geneticamente più alti erano associati a un rischio ridotto di CC (OR = 0.84, p = 0.016). Questo rafforza l’idea che un buono stato nutrizionale sia protettivo.
- L’RDW, invece, non ha mostrato un legame causale significativo con il rischio di CC (OR = 0.998, p = 0.963).
Quindi, sembra che la parte “nutrizionale” del RAR (l’albumina) abbia un ruolo causale più forte nel rischio di CC rispetto alla parte “infiammatoria” (RDW), almeno secondo questa analisi genetica. Ovviamente, sarebbe stato meglio poter analizzare il RAR composito, ma è comunque un indizio importante.
Cosa ci portiamo a casa?
Questo studio è il primo a esplorare così a fondo il legame tra RAR e rischio di tumori digestivi, e i risultati sul cancro del colon-retto sono promettenti. Il RAR emerge come un potenziale biomarcatore aggiuntivo, economico e facilmente ottenibile, per identificare le persone a maggior rischio di CC.
Attenzione però: non significa che il RAR sostituirà la colonscopia o altri test di screening! Piuttosto, potrebbe essere usato per stratificare il rischio. Immaginate: il vostro medico vede un valore di RAR anomalo (troppo alto o troppo basso) nei vostri esami di routine. Potrebbe decidere di consigliarvi controlli più approfonditi o frequenti, come il test del sangue occulto nelle feci o, appunto, una colonscopia. Potrebbe aiutarci a personalizzare le strategie di prevenzione!
Certo, ci sono dei limiti. Lo studio è trasversale (una “fotografia” in un dato momento, non un film che segue le persone nel tempo), quindi non può stabilire una causa-effetto definitiva. Mancano dati su stadio e tipo specifico di tumore. E i risultati potrebbero non essere generalizzabili a tutte le popolazioni del mondo (lo studio era su americani).
Prossimi passi
Cosa serve ora? Sicuramente servono studi longitudinali, che seguano le persone nel tempo per vedere se le variazioni del RAR precedono effettivamente lo sviluppo del cancro. Bisogna validare questi risultati in popolazioni diverse (asiatici, africani, europei…). E sarebbe fantastico vedere se integrare il RAR con altri biomarcatori o tecniche di imaging possa migliorare ulteriormente la nostra capacità di predire il rischio precocemente.
Insomma, la ricerca non si ferma mai! Il RAR è un candidato interessante, un esempio di come, a volte, guardando in modo nuovo a valori che misuriamo da sempre, possiamo scoprire strumenti potenzialmente utili per la nostra salute. Staremo a vedere cosa ci riserverà il futuro!
Fonte: Springer