Voce agli Studenti in Palestra: Come un Questionario Rivoluziona l’Educazione Fisica!
Ciao a tutti, appassionati di sport, educazione e, perché no, di come rendere la scuola un posto un po’ più nostro! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi sta particolarmente a cuore: come possiamo, noi studenti, avere più voce in capitolo, specialmente in una materia che amiamo (o che impariamo ad amare): l’educazione fisica. Sembra un dettaglio, vero? Eppure, sentirsi coinvolti, poter dire la propria, fa una differenza enorme, non solo per quanto ci divertiamo, ma anche per quello che impariamo.
Perché dare voce agli studenti (anche in palestra)?
Partiamo da un presupposto fondamentale: la partecipazione ai processi educativi è un diritto, sancito persino dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia. E la scuola, amici miei, dovrebbe essere il primo luogo dove si impara la democrazia, non solo sui libri, ma vivendola. Questo significa poter co-determinare, decidere, esprimersi, negoziare e, soprattutto, co-progettare e impegnarsi attivamente. L’educazione fisica, con la sua immediatezza, il contatto con il corpo e le mille occasioni di interazione, si presta magnificamente a questo scopo. Pensateci: quante decisioni si prendono in una partita? Quanti conflitti si possono risolvere insieme? È un vero e proprio laboratorio di vita!
Si parla spesso del “doppio mandato” dell’educazione fisica: educare allo sport (imparare tecniche, regole) ed educare attraverso lo sport (sviluppare competenze trasversali, valori). Ebbene, la partecipazione attiva rientra a pieno titolo in questo secondo aspetto, aiutandoci a sviluppare autonomia, capacità di pensiero critico e senso di responsabilità. Klafki, un grande pedagogista, parlava di tre capacità fondamentali per la formazione: autodeterminazione, partecipazione e solidarietà. E dove meglio che in palestra possiamo allenarle?
Il Problema: Mancava uno Strumento!
Tutto bello, direte voi, ma come si misura questa partecipazione? Come fanno gli insegnanti a sapere se ci sentiamo davvero coinvolti o se stiamo solo subendo passivamente la lezione? Ecco il punto: fino a poco tempo fa, mancava uno strumento specifico, un questionario pensato apposta per “sentire il polso” della situazione nell’ora di educazione fisica. Certo, esistono studi sulla partecipazione in generale, ma l’educazione fisica ha le sue specificità, no?
La ricerca in questo campo, soprattutto nell’area di lingua tedesca, era un po’ indietro. Si riconosceva l’importanza della partecipazione, ma si faticava a tradurla in pratiche concrete e misurabili. Alcuni studi avevano evidenziato come noi studenti desiderassimo più spazi di libertà e più possibilità di dire la nostra (come lo studio RETHESIS o “Fragt doch mal uns”). Era chiaro che c’era un bisogno non soddisfatto.

Nasce il BEM-SU-S: Un Nome Complicato per un’Idea Semplice
Ed è qui che entra in gioco il protagonista della nostra storia: il BEM-SU-S (Fragebogen zu Beteiligungsmöglichkeiten von Schüler:innen im Sportunterricht). Lo so, il nome è un po’ uno scioglilingua tedesco, ma l’idea dietro è semplice e potente: creare un questionario per capire quanto e come noi studenti ci sentiamo coinvolti nelle lezioni di educazione fisica. L’obiettivo era sviluppare uno strumento che non solo misurasse la partecipazione, ma che potesse anche diventare uno spunto per insegnanti e studenti per discuterne e migliorarla insieme.
Questo strumento è stato pensato per ragazzi e ragazze dai 12 anni in su, perché a quell’età iniziamo ad avere una maggiore capacità di riflessione e di pensiero astratto, fondamentale per rispondere con consapevolezza a certe domande.
Come è stato Costruito questo Super-Questionario?
Immaginate una matrice, una specie di griglia. Da un lato, i ricercatori hanno messo i tre pilastri della partecipazione democratica a scuola, secondo il modello di Eikel (2007):
- Mitbestimmung und Entscheidung (Co-determinazione e decisione): avere la possibilità di scegliere, essere interpellati. Ad esempio, scegliere il gioco finale o il tipo di riscaldamento.
- Mitsprache und Aushandlung (Diritto di parola e negoziazione): poter discutere, portare le proprie idee, negoziare. Ad esempio, se una parte della classe vuole giocare e l’altra fare rilassamento, se ne discute, si ascoltano le ragioni di tutti.
- Mitgestaltung und Engagement (Co-progettazione e impegno attivo): partecipare attivamente alla lezione, magari guidando un esercizio o un gioco.
Dall’altro lato della matrice, hanno inserito le fasi e gli aspetti tipici di una lezione di educazione fisica:
- Pianificazione e analisi della lezione
- Inizio (apertura)
- Riscaldamento
- Allestimento e smontaggio delle attrezzature
- Forma di gioco o esercizio
- Conclusione
- Valutazione
Incrociando questi elementi, hanno creato una serie di domande (item) per ogni “casella” della matrice. L’idea era di coprire tutte le sfaccettature della partecipazione in ogni momento della lezione. Inizialmente c’erano 21 domande, poi, dopo varie fasi di test e affinamento, si è arrivati a una versione finale più snella e super efficace.
La Prova del Nove: Il Test sul Campo
Un questionario, per essere valido, deve essere testato. E così è stato fatto! Il BEM-SU-S è stato somministrato a due campioni di studenti, per un totale di 544 ragazzi e ragazze di dieci diverse scuole secondarie nella regione austriaca della Stiria. Un bel numero, eh?
La prima fase è stata una sorta di “pilotaggio” su 253 studenti. Già qui sono emerse cose interessanti. Ad esempio, alcune domande formulate in negativo (quelle tipo “Non mi viene mai chiesto…”) creavano un po’ di confusione, specialmente tra i più giovani (10 anni). Questo ha portato a escludere i dati dei più piccoli da alcune analisi e a riformulare alcune domande per la fase successiva.
La seconda fase ha coinvolto 291 studenti, un po’ più grandi (età media 14,5 anni). Con i dati raccolti, i ricercatori hanno fatto un sacco di analisi statistiche complesse (roba da mal di testa, ve lo assicuro!) per verificare l’affidabilità (cioè se il questionario misura in modo costante) e la validità (cioè se misura davvero quello che dice di misurare) dello strumento.
E i risultati? Ottimi! Il questionario finale, composto da 15 item, ha mostrato un’elevata coerenza interna (un valore chiamato Alfa di Cronbach superiore a 0.90, che per gli addetti ai lavori è eccellente!).

Cosa Abbiamo Scoperto? I Risultati Chiave
L’analisi fattoriale (un’altra diavoleria statistica!) ha indicato che il questionario misura principalmente due “dimensioni” o fattori della partecipazione:
- Coinvolgimento attivo nell’azione: riguarda il sentirsi protagonisti durante la lezione, il poter fare, proporre, guidare.
- Processi riflessivi: si riferisce al poter dare feedback, partecipare alla pianificazione, discutere insieme sull’andamento delle lezioni.
In pratica, non si tratta solo di “fare”, ma anche di “pensare” e “parlare” l’educazione fisica. Forte, no?
Un’altra cosa interessante è che il questionario si è dimostrato sensibile alle differenze di età: gli studenti più grandi tendevano a riportare maggiori opportunità di partecipazione. Questo potrebbe dipendere dal fatto che con l’età si diventa più consapevoli di queste possibilità, o forse perché gli insegnanti tendono a dare più spazio ai più grandi. Chissà! Invece, non sono emerse differenze significative tra maschi e femmine nella percezione generale della partecipazione, tranne che per un singolo item (“L’insegnante parla con noi dei desideri su come organizzare la lezione”), dove le ragazze sembravano percepire un dialogo maggiore.
Per validare ulteriormente il BEM-SU-S, è stato confrontato con altri questionari già esistenti che misurano costrutti psicologici collegati, come quelli derivati dalla Teoria dell’Autodeterminazione (che lega la motivazione al soddisfacimento dei bisogni di autonomia, competenza e relazione) e il concetto di agentic engagement (cioè il contributo attivo e personale degli studenti ai propri processi di apprendimento). Ebbene, le correlazioni sono state positive, confermando che il BEM-SU-S va nella direzione giusta!
Ma a Cosa Serve Davvero Questo Questionario?
Ok, abbiamo uno strumento figo, affidabile e valido. E quindi? Beh, le implicazioni sono tante!
- Per gli insegnanti: il BEM-SU-S può essere uno strumento diagnostico prezioso. Possono usarlo per capire come gli studenti percepiscono le opportunità di partecipazione nelle loro classi e identificare aree di miglioramento.
- Per noi studenti: rispondere al questionario può essere un modo per riflettere sul nostro ruolo in palestra e, perché no, per trovare il coraggio di proporre idee e far sentire la nostra voce.
- Per la didattica: i risultati possono stimolare un dialogo costruttivo tra insegnanti e studenti su come rendere le lezioni più partecipate e, di conseguenza, più motivanti ed efficaci. Può diventare un vero e proprio “strumento pedagogico”.
- Per la ricerca: apre la strada a nuovi studi per capire meglio le dinamiche della partecipazione in educazione fisica e come questa influenzi l’apprendimento e il benessere.
L’idea è che questo questionario non sia solo un modo per “misurare”, ma uno spunto per aprire, discutere e sviluppare insieme le opportunità di partecipazione. Perché, come diceva Klafki, l’educazione deve renderci capaci di autodeterminazione, di pensare con la nostra testa e di prendere decisioni morali.

Limiti e Prospettive Future: La Ricerca Non Si Ferma Mai!
Come ogni ricerca, anche questa ha i suoi limiti e apre nuove domande. Ad esempio, le famose “domande formulate in negativo” si sono rivelate problematiche, suggerendo che per certi argomenti e fasce d’età è meglio evitarle o testarle con molta attenzione. Inoltre, lo studio è stato condotto in una specifica regione dell’Austria, quindi i risultati potrebbero non essere generalizzabili ovunque senza ulteriori verifiche e adattamenti (magari anche solo linguistici).
Cosa ci riserva il futuro? Beh, sarebbe fantastico:
- Adattare il questionario per studenti più giovani, magari con un linguaggio più semplice o usando interviste.
- Sviluppare una versione per gli insegnanti, per confrontare la loro percezione con quella degli studenti. Immaginate che discussioni ne verrebbero fuori!
- Testare il questionario in contesti diversi, magari anche in scuole con un’alta diversità o in contesti inclusivi, per vedere come la partecipazione si declina in queste situazioni.
- Utilizzarlo in studi longitudinali (cioè che seguono gli studenti nel tempo) o in studi di intervento (per vedere se certe strategie didattiche aumentano la partecipazione).
Un Invito all’Azione (e alla Partecipazione!)
Insomma, amici, la storia del BEM-SU-S ci dice una cosa importante: la nostra voce conta, anche in palestra! Avere strumenti come questo questionario aiuta a renderla più forte e a trasformare l’educazione fisica in un’esperienza sempre più significativa e condivisa. È un piccolo passo, forse, ma nella direzione giusta per una scuola più democratica e a misura di studente.
Quindi, la prossima volta che siete in palestra, pensateci: come potreste partecipare di più? E se siete insegnanti, come potreste aprire più spazi di partecipazione? Il dialogo è la chiave, e strumenti come il BEM-SU-S possono aiutarci ad aprirlo.
Fonte: Springer
