Episiotomia: Amica o Nemica? Come Incide sulla Vita delle Neomamme (Lo Dice la Scienza!)
Ciao a tutte! Oggi voglio parlarvi di un argomento delicato ma super importante per chi ha appena partorito o sta per farlo: l’episiotomia. Cos’è? È quel taglietto chirurgico che a volte viene fatto lì sotto, nella zona perineale, per allargare un po’ l’apertura vaginale e facilitare l’uscita del bambino, specialmente se il parto si presenta un po’ complicato.
L’idea alla base sarebbe quella di ottenere un taglio “pulito” e facile da ricucire, piuttosto che una lacerazione spontanea magari più frastagliata. Sembra logico, no? Eppure, c’è un “ma”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), basandosi su studi scientifici, sconsiglia di farla di routine, cioè a tutte, perché può portare con sé diversi fastidi fisici e psicologici che rischiano di pesare più dei benefici.
Ecco perché mi ha incuriosito tantissimo uno studio recente che ha voluto indagare proprio questo: come se la passano le neomamme che hanno subito un’episiotomia nelle prime sei settimane dopo il parto? Come sta la loro qualità della vita (QOL)? Andiamo a scoprirlo insieme!
Lo Studio Sotto la Lente: Cosa Hanno Fatto i Ricercatori?
Immaginatevi in Sri Lanka, in un grande ospedale universitario. Lì, tra novembre 2023 e gennaio 2024, i ricercatori hanno coinvolto 131 neomamme. Requisiti? Aver partorito naturalmente (parto vaginale normale, o NVD in gergo tecnico) e aver ricevuto un’episiotomia. Niente mamme con problemi cognitivi o psicologici pregressi, per non falsare i risultati.
A queste donne è stato chiesto di compilare volontariamente un questionario già validato scientificamente (il Maternal Postpartum QOL Instrument, MPQOL-1), pensato apposta per misurare la qualità della vita dopo il parto, con un focus particolare sull’impatto dell’episiotomia su vari aspetti:
- Il supporto percepito (soprattutto dal partner) per le attività limitate dalla ferita.
- L’impatto sulla relazione intima/sessuale.
- L’impatto sul legame con il neonato (bonding).
- L’impatto sull’allattamento e la cura del piccolo.
- L’impatto sulla gestione delle attività quotidiane.
Insomma, un quadro abbastanza completo per capire come l’episiotomia entra (o non entra) a gamba tesa nella vita di una neomamma.
I Risultati: Sorprese e Conferme
Veniamo al dunque. Cosa è emerso da questo studio? Beh, la prima notizia è piuttosto buona: la maggioranza delle partecipanti (il 71%) ha riportato una qualità della vita alta, mentre un altro 28,2% l’ha definita moderata. Solo una mamma ha indicato una QOL bassa. Questo suggerisce che, per molte donne nello studio, il recupero generale è stato favorevole, nonostante l’episiotomia.
Ma attenzione, non è tutto rose e fiori. Ci sono fattori che fanno la differenza:
- Parità: Le donne che avevano già avuto altri figli (multiparare) tendevano ad avere una QOL leggermente migliore rispetto alle primipare. Forse l’esperienza aiuta?
- Periodo post-partum: Chi era nella primissima settimana dopo il parto riportava una QOL più alta rispetto a chi era nelle settimane successive (2-6 settimane). Forse l’adrenalina iniziale o un focus diverso?
- Numero di episiotomie: Qui c’è un dato interessante. Lo studio ha trovato un’associazione significativa, ma la discussione menziona che chi ne aveva subite due riportava una QOL mediana più alta. Tuttavia, più avanti si dice che un numero maggiore di episiotomie è inversamente associato alla QOL in alcuni ambiti (come le attività quotidiane). Diciamo che il quadro non è semplicissimo, ma…
- Complicazioni: Ecco il punto dolente. Quelle (poche, per fortuna, circa il 10% nello studio) che hanno avuto complicazioni legate all’episiotomia (come lacerazioni aggiuntive o infezioni) hanno visto la loro qualità della vita peggiorare significativamente. E questo impattava soprattutto su aspetti fondamentali come l’allattamento, la cura del neonato e il legame con lui/lei.

Cosa Ci Dice Questo Studio (e Perché è Importante)?
Questo studio, anche se condotto in un contesto specifico come lo Sri Lanka (dove, tra l’altro, i tassi di episiotomia sono altissimi, ben oltre il 90% e spesso senza anestesia, contro il 10% raccomandato dall’OMS!), ci dà spunti preziosi.
Prima di tutto, conferma che le complicazioni fanno davvero la differenza in negativo. Anche se l’episiotomia in sé viene superata bene dalla maggior parte, quando qualcosa va storto (infezioni, dolore persistente, lacerazioni estese), la qualità della vita ne risente pesantemente, toccando corde delicatissime come il rapporto con il proprio bambino.
Poi, emerge forte e chiaro il ruolo del supporto, specialmente quello del partner. Sentirsi capite e aiutate fa un’enorme differenza nel benessere psicologico.
Interessante anche notare come le mamme alla prima esperienza (primipare) sembrino faticare un po’ di più, specialmente nella gestione pratica del neonato e delle attività quotidiane, quando c’è di mezzo il recupero da un’episiotomia.
Infine, lo studio ci ricorda l’importanza di seguire le linee guida internazionali. L’episiotomia non dovrebbe essere una prassi automatica, ma una procedura da valutare caso per caso, взвешивая i pro e i contro e, soprattutto, eseguendola nel modo meno traumatico possibile (sì, l’anestesia serve!).
In Conclusione: Un Equilibrio Delicato
Insomma, la vita dopo un’episiotomia è un’esperienza molto soggettiva. Molte donne si riprendono bene e mantengono una buona qualità della vita, specialmente se hanno supporto e se è il loro secondo o terzo figlio. Tuttavia, non possiamo ignorare l’impatto negativo delle complicazioni, che possono rendere difficili momenti preziosi come l’allattamento e il bonding.
Questo studio ci spinge a riflettere sull’importanza di un’assistenza post-partum attenta, capace di gestire eventuali problemi legati all’episiotomia e di supportare le neomamme a 360 gradi. E, ovviamente, sull’importanza di usare l’episiotomia solo quando è davvero necessaria, informando sempre la donna e garantendo le migliori condizioni possibili.
E voi, che esperienze avete avuto? Parliamone!
Fonte: Springer
