Grigliate e Inquinamento: Occhio alla Carbonella che Usi, Fa Tutta la Differenza!
Ciao a tutti gli amanti delle grigliate! Ammettiamolo, c’è qualcosa di magico nell’accendere il fuoco, sentire il profumo della carbonella che brucia e prepararsi a gustare carne, pesce o verdure con quel sapore affumicato inconfondibile. Io stesso adoro passare le serate estive attorno al barbecue. Ma… c’è un “ma”. Vi siete mai chiesti cosa finisce nell’aria mentre aspettate che le braci siano pronte?
Ecco, uno studio recente ha messo il dito proprio su questo punto: l’inquinamento atmosferico generato dalle nostre amate grigliate e, soprattutto, come la qualità della carbonella che scegliamo possa fare una differenza enorme. Sembra un dettaglio, vero? Eppure, i risultati sono piuttosto sorprendenti e vale la pena darci un’occhiata insieme.
Il Problema Nascosto nel Fumo
Quando bruciamo la carbonella, non produciamo solo calore e quel delizioso aroma. Liberiamo anche un bel po’ di sostanze non proprio simpatiche per i nostri polmoni e per l’ambiente. Parliamo di:
- Monossido di carbonio (CO) – quello pericoloso se respirato in ambienti chiusi.
- Ossidi di azoto (NOx) – contribuiscono allo smog.
- Composti Organici Volatili (VOC) – alcuni sono irritanti o addirittura cancerogeni (come benzene e formaldeide).
- Particolato sospeso totale (TSP) – polveri sottili che possono penetrare in profondità nei polmoni.
- Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) – alcuni noti per essere cancerogeni.
Respirare queste sostanze, anche all’aperto, non è il massimo. Si va da irritazioni agli occhi e mal di testa a problemi respiratori e cardiovascolari a lungo termine, fino a un aumentato rischio di cancro. Insomma, non proprio un contorno ideale per la nostra costata!
Carbonella vs. Bricchetti: La Sfida della Qualità
Lo studio che ho letto (e di cui vi lascio il link alla fine) ha preso in esame 23 tipi diversi di combustibile per barbecue venduti comunemente in Italia: 15 campioni di carbonella “in pezzi” (quella che deriva direttamente dalla legna carbonizzata, detta *lump charcoal*) e 8 campioni di bricchetti (quelli compatti, fatti di polvere di carbone pressata con leganti e additivi).
L’obiettivo era semplice: capire se c’erano differenze qualitative e, soprattutto, se queste differenze influenzavano le emissioni inquinanti durante la combustione. Hanno analizzato un sacco di parametri: umidità, ceneri, materia volatile, carbonio fisso, potere calorifico, contenuto di carbonio, azoto, zolfo, ecc.

I risultati? Beh, piuttosto netti.
Vince la Carbonella “Pura” (Lump Charcoal)
In generale, la carbonella in pezzi è risultata di qualità superiore:
- Più carbonio fisso (>75%): È il carbonio che brucia davvero e produce calore utile. Più ce n’è, meglio è.
- Più potere calorifico (>29 MJ/kg): Scalda di più a parità di peso.
- Meno materia volatile (<20%): Sono le sostanze che se ne vanno facilmente in fumo (letteralmente!), spesso contribuendo all’inquinamento.
- Meno ceneri (<15%): Meno residui dopo la combustione.
- Meno umidità (<6%): Brucia meglio e più facilmente.
Insomma, la carbonella “vera” sembra essere un combustibile più efficiente e pulito sulla carta.
I Bricchetti: Comodi ma… Inquinanti?
I bricchetti, invece, hanno mostrato caratteristiche spesso opposte:
- Meno carbonio fisso (<60% in molti casi): Bruciano meno “efficacemente”.
- Più materia volatile (>20%): Tendono a fare più fumo.
- Più ceneri (>15%): Spesso contengono additivi, leganti (come amido) o impurità (argilla, terra) che non bruciano e restano come cenere. A volte vengono aggiunti materiali come la sabbia per aumentare la temperatura, contribuendo ulteriormente alle ceneri.
- Più umidità (>6%): L’umidità serve a compattarli, ma peggiora la combustione.
Questa differenza qualitativa non è solo una questione di resa, ma si traduce direttamente in…
Emissioni: Il Verdetto della Ciminiera
Qui arriva il bello (o il brutto, a seconda dei punti di vista). I ricercatori hanno acceso questi diversi tipi di carbone in un barbecue standard e hanno misurato cosa usciva dal camino. I risultati sono stati chiari: i bricchetti emettono significativamente di più di diversi inquinanti chiave rispetto alla carbonella in pezzi.
Parliamo di fattori di emissione (EFs, grammi di inquinante per kg di combustibile bruciato) più alti per:
- Monossido di Carbonio (CO): > 250 g/kg per i bricchetti, contro valori generalmente inferiori per la carbonella.
- Composti Organici Volatili (VOC): > 1.5 g/kg per i bricchetti, contro 0.05–1.05 g/kg per la carbonella.
- Particolato Sospeso Totale (TSP): > 7.5 g/kg per i bricchetti, anche se qui c’era più variabilità.
Anche per gli NOx (ossidi di azoto) e SO₂ (anidride solforosa), i bricchetti tendevano ad avere emissioni leggermente superiori, probabilmente a causa degli additivi contenenti azoto o zolfo.

Perché questa differenza? Semplice: la composizione. I bricchetti, con i loro leganti, additivi e spesso un processo di produzione meno “puro”, bruciano in modo più incompleto e rilasciano più sostanze indesiderate. L’alta percentuale di materia volatile, ceneri e umidità contribuisce a una combustione meno efficiente e più “sporca”.
La Qualità Paga (Anche in Termini di Aria Pulita)
Lo studio ha usato anche analisi statistiche (come la Correlazione di Spearman e l’Analisi delle Componenti Principali – PCA) per confermare il legame tra qualità e emissioni. È emerso chiaramente che:
- Caratteristiche come alto contenuto di carbonio fisso, alto potere calorifico e basso contenuto di materia volatile/ceneri/umidità (tipiche della buona carbonella in pezzi) sono associate a minori emissioni.
- Caratteristiche opposte (tipiche dei bricchetti di qualità inferiore) sono associate a maggiori emissioni.
L’umidità, in particolare, è risultata correlata positivamente con *tutti* gli inquinanti misurati. Anche il contenuto di azoto e zolfo nel combustibile, seppur basso, influisce sulle emissioni di NOx e SO₂.

Cosa Possiamo Portarci a Casa (O Meglio, in Giardino)?
Questo studio ci lascia un messaggio importante: la scelta della carbonella non è banale. Se vogliamo goderci le nostre grigliate riducendo l’impatto sull’aria che respiriamo (noi e i nostri vicini) e potenzialmente sulla nostra salute, dovremmo prestare più attenzione a cosa mettiamo nel barbecue.
La carbonella in pezzi (lump charcoal) di buona qualità sembra essere l’opzione generalmente più ecologica e “salutare” dal punto di vista delle emissioni rispetto ai bricchetti, soprattutto quelli di bassa qualità che non rispettano nemmeno gli standard minimi (come la norma europea EN 1860-2).
Certo, lo studio ha dei limiti (è focalizzato sul mercato italiano, non ha fatto analisi petrografiche complete, non misura l’esposizione diretta delle persone), ma i risultati sono abbastanza solidi da farci riflettere.
Servirebbero standard internazionali più stringenti e controlli più efficaci sulla qualità della carbonella venduta, oltre a tecniche di produzione migliorate per ridurre impurità e aumentare il contenuto di carbonio fisso.
Nel frattempo, cosa possiamo fare noi?
- Leggere l’etichetta: Cercare prodotti che dichiarino alta percentuale di carbonio fisso (>75%), basso contenuto di ceneri (<8% per la carbonella, <18% per i bricchetti secondo la norma EN) e bassa umidità. Preferire carbonella derivata da legni duri.
- Preferire la carbonella in pezzi: Se possibile, optare per la *lump charcoal* di marchi affidabili.
- Conservare bene il prodotto: Tenere la carbonella in un luogo asciutto per evitare che assorba umidità.
- Accendere con metodi “puliti”: Evitare acceleranti liquidi che aggiungono ulteriori emissioni. Usare accendifuoco naturali o ciminiere d’accensione.
Insomma, la prossima volta che prepariamo la griglia, pensiamoci un attimo: scegliere la carbonella giusta non migliora solo la cottura, ma può anche rendere la nostra passione un po’ più amica dell’ambiente e della nostra salute. Buona grigliata consapevole a tutti!
Fonte: Springer
