Viaggio nel Tempo della Mente: Come Punti di Riferimento e Controllo Plasmano il Nostro Benessere
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un’esplorazione affascinante di come percepiamo il tempo, soprattutto quando sentiamo di avere meno controllo sulla nostra vita. Avete mai notato come certi eventi, belli o brutti che siano, si imprimano nella memoria come dei veri e propri segnali stradali del nostro percorso di vita? Ecco, questi sono i cosiddetti punti di riferimento temporali.
Cosa Sono i Punti di Riferimento Temporali e Perché Contano?
Pensateci un attimo: Capodanno, un compleanno importante, la laurea, un matrimonio, ma anche eventi meno “canonici” che per noi hanno un significato speciale. Questi momenti non sono solo date sul calendario; sono ancore che ci aiutano a strutturare la nostra “narrazione di vita”, a dare un senso al flusso degli eventi e persino a motivarci verso obiettivi futuri. Immaginate la vita senza questi “evidenziatori”: sarebbe un flusso un po’ indistinto, non trovate?
La cosa interessante è che l’anticipazione di questi eventi futuri, anche piccoli come una cena con amici, può generare benessere nel presente. È come se assaporassimo la gioia prima ancora che l’evento accada. E sapete una cosa? In situazioni di scarsa controllabilità, come la pandemia di COVID-19 che abbiamo vissuto, fantasticare positivamente su un evento futuro può essere una strategia di autoregolazione potentissima. Questo “lavoro sul tempo” (time work), ovvero il modo in cui intenzionalmente alteriamo la nostra percezione temporale, è un campo di studio super intrigante.
Lo Studio: Un Tuffo nei Ricordi e nelle Aspettative Durante la Pandemia
Recentemente, mi sono imbattuto in uno studio pubblicato su Springer Nature che ha esplorato proprio questo: come le persone hanno vissuto i loro punti di riferimento temporali passati e futuri durante il periodo della pandemia, caratterizzato da una forte riduzione della nostra “agentività”, cioè della nostra capacità di agire e controllare gli eventi.
I ricercatori hanno condotto uno studio complesso in tre fasi, analizzando ben 73.244 eventi riportati da 1.113 partecipanti attraverso sei orizzonti temporali (una settimana, un mese, un anno – sia nel passato che nel futuro). Hanno usato un mix di analisi qualitative, codifica assistita da intelligenza artificiale e analisi quantitative. L’obiettivo? Capire che tipo di eventi temporali strutturiamo e anticipiamo per generare benessere, e con quale frequenza, soprattutto quando ci sentiamo con le mani un po’ legate.
I dati provenivano dal “Blursday Database”, un progetto nato proprio per studiare la percezione del tempo durante il COVID-19 in dodici paesi, Italia inclusa. Ai partecipanti è stato chiesto, ad esempio, di elencare quanti più eventi possibili si aspettassero accadessero nella settimana/mese/anno successivi (Future Fluency) o che erano già accaduti nella settimana/mese/anno precedenti (Past Fluency).
Cosa Abbiamo Scoperto? Passato, Futuro e le Sorprese del “Time Work”
I risultati sono davvero illuminanti! È emerso che, in generale, i partecipanti hanno riportato più punti di riferimento temporali nel passato rispetto al futuro. Al contrario, per le attività utilitaristiche (quelle cose che dobbiamo fare, tipo la spesa o le pulizie), la tendenza era opposta: più fluidità nel prevederle per il futuro.
Sono state notate anche interessanti differenze di genere: gli uomini, rispetto alle donne, tendevano a elencare meno attività discrezionali (quelle che scegliamo per piacere, come hobby o uscite) sia nel passato che nel futuro. Inoltre, gli uomini riportavano più attività utilitaristiche future e più punti di riferimento temporali passati.
Un dato che mi ha colpito è la relazione con le restrizioni del lockdown e la percezione soggettiva del confinamento. Chi percepiva restrizioni più severe o si sentiva più “confinato” mostrava pattern specifici nel richiamare questi eventi. Ad esempio, chi si sentiva più solo tendeva a ricordare un numero maggiore di punti di riferimento temporali passati.

Questo studio ha classificato gli eventi riportati in quattro categorie principali:
- Punti di Riferimento Temporali: Eventi distinti dalla routine quotidiana (festività, eventi personali significativi come compleanni, matrimoni, ma anche malattie o lutti).
- Attività Discrezionali: Attività volontarie per piacere, relax, crescita personale (eventi sociali, viaggi, hobby).
- Attività Utilitaristiche: Azioni spesso non procrastinabili (cura personale, faccende domestiche, lavoro, studio).
- Valutazioni: Non attività specifiche, ma giudizi sulla propria situazione (es. “le cose vanno bene”, “sono triste”, “restare a casa”).
L’Arte di “Lavorare il Tempo” per Stare Meglio
Quello che emerge con forza è che impegnarsi in comportamenti anticipatori verso eventi temporali, e pianificare attivamente attività discrezionali, genera benessere nel presente. In contesti di ridotta agentività, le persone tendono a dare maggiore risalto a micro-eventi che altrimenti passerebbero inosservati, usandoli come ancore per emozioni positive.
L’anticipazione ci dà un certo controllo su un futuro incerto e genera benessere immediato. Questo “viaggio mentale nel tempo” è particolarmente benefico quando ci sentiamo limitati, e dovrebbe essere considerato a tutti gli effetti una forma di time work. Quando le persone hanno pochi eventi positivi futuri a cui aggrapparsi, sembra che dirigano la loro attenzione verso la strutturazione attiva di attività a livello micro, modificando così la loro percezione soggettiva del tempo.
È affascinante notare come, quando i punti di riferimento temporali a breve termine scarseggiano, aumenti il numero di attività utilitaristiche elencate. È come se il “tenersi occupati” con la routine diventasse un modo per riempire il vuoto lasciato dalla mancanza di eventi significativi all’orizzonte. Tuttavia, la qualità degli eventi è cruciale: attività divertenti e discrezionali danno una “tessitura del tempo” diversa rispetto a quelle più banali e utilitaristiche, specialmente in periodi di costrizione.
Implicazioni Pratiche: Cosa Possiamo Imparare?
Queste scoperte hanno implicazioni importanti per la nostra vita quotidiana, ma anche per le aziende e le politiche pubbliche. Comprendere meglio quali tipi di punti di riferimento temporali e attività discrezionali influenzano positivamente la nostra percezione del tempo e il nostro benessere è fondamentale.
Pensiamo agli strumenti di gestione del tempo: potrebbero essere progettati per incoraggiarci a pianificare e celebrare i nostri traguardi, grandi o piccoli. I datori di lavoro potrebbero strutturare scadenze e tappe intermedie in modo da favorire la motivazione, magari introducendo workshop sulla definizione di obiettivi futuri.
E che dire di contesti con agentività particolarmente ridotta, come ospedali, case di riposo o istituti penitenziari? Sviluppare interventi che facciano leva su punti di riferimento temporali positivi potrebbe migliorare i meccanismi di coping, il benessere mentale e la resilienza. Per i pazienti in lungodegenza, ad esempio, programmi che enfatizzano attività programmate e obiettivi futuri potrebbero creare un senso di scopo e ridurre la sensazione di stagnazione.
Anche nel contesto carcerario, pianificare punti di riferimento futuri e attività utilitaristiche potrebbe diventare uno strumento di gestione importante, non solo per ridurre l’inattività dei detenuti, ma anche per incentivare buoni comportamenti.

In conclusione, questo studio ci ricorda quanto sia potente la nostra mente nel navigare il tempo. Avere punti di riferimento positivi, sia nel passato a cui guardare con affetto, sia nel futuro da anticipare con gioia, è una risorsa incredibile, specialmente quando le circostanze esterne sembrano limitarci. È un invito a diventare più consapevoli del nostro personale “lavoro sul tempo” e a coltivarlo per il nostro benessere.
Fonte: Springer
