Primo piano sulle mani giunte di un medico e di un paziente (o familiare) durante una conversazione difficile in uno studio medico. L'illuminazione è soffusa e calda, proveniente da una lampada da tavolo fuori campo, creando un'atmosfera intima ed empatica. Obiettivo prime 50mm, profondità di campo ridotta per focalizzare sulle mani e sfocare leggermente lo sfondo, toni caldi e leggermente desaturati per sottolineare l'emozione contenuta.

SPIKES in Nigeria: L’Arte Difficile di Comunicare Cattive Notizie

Avete mai pensato a quanto sia difficile per un medico dare una brutta notizia? Sapete, quella conversazione che nessuno vorrebbe mai avere, né da una parte né dall’altra della scrivania. È un momento delicatissimo, carico di emozioni, paure e incertezze. Non si tratta solo di “dire le cose come stanno”, ma di farlo con empatia, chiarezza e supporto. Recentemente, mi sono imbattuto in uno studio affascinante condotto in Nigeria che ha acceso i riflettori proprio su questo aspetto cruciale della pratica medica.

Lo studio, pubblicato su Springer, ha esaminato come i medici nigeriani affrontano il compito ingrato di comunicare cattive notizie (in gergo medico si usa l’acronimo BBN, “Breaking Bad News”) e, in particolare, quanto aderiscano a un protocollo specifico chiamato SPIKES. Magari vi state chiedendo cosa sia questo SPIKES. Non è un personaggio di un film d’azione, ma un acronimo che racchiude sei passaggi chiave pensati per guidare i medici in queste conversazioni difficili.

Cos’è il Protocollo SPIKES?

Immaginate una sorta di “mappa” per navigare le acque turbolente della comunicazione di notizie difficili. SPIKES sta per:

  • S (Setting): Preparare l’ambiente. Trovare un luogo privato, tranquillo, senza interruzioni, dove potersi sedere comodamente. Creare un’atmosfera di calma e riservatezza è il primo passo fondamentale.
  • P (Perception): Capire la percezione del paziente. Prima di “sganciare la bomba”, è essenziale chiedere al paziente cosa sa già della sua situazione, quali sono le sue paure o aspettative. Questo aiuta a calibrare la comunicazione.
  • I (Invitation): Ottenere un invito. Non tutti vogliono sapere tutto subito. È importante chiedere al paziente quanta informazione desidera ricevere in quel momento. Rispettare i suoi tempi è cruciale.
  • K (Knowledge): Fornire la conoscenza. Dare l’informazione medica in modo chiaro, semplice, senza tecnicismi eccessivi. Piccole dosi di informazione, verificando la comprensione passo dopo passo.
  • E (Empathy): Mostrare empatia. Questo è il cuore della comunicazione. Riconoscere, validare e rispondere alle emozioni del paziente (tristezza, rabbia, paura) con frasi empatiche (“Capisco che questa notizia sia sconvolgente”, “È normale sentirsi così”).
  • S (Strategy and Summary): Strategia e riassunto. Discutere i passi successivi, le opzioni terapeutiche, il piano di supporto. Riassumere i punti chiave per assicurarsi che il messaggio sia stato compreso e offrire speranza realistica.

Questo protocollo è usato in molti paesi sviluppati, ma la sua applicazione e comprensione nei paesi in via di sviluppo, come la Nigeria, è meno chiara. Ed è qui che entra in gioco lo studio.

La Situazione in Nigeria: Tra Protocolli e Realtà Quotidiana

Lo studio trasversale ha coinvolto 245 medici nello Stato di Ekiti, Nigeria. I ricercatori volevano capire quanto i medici conoscessero e applicassero il protocollo SPIKES, ma anche quali altri metodi usassero. I risultati sono stati, per certi versi, sorprendenti.

Pensate: quasi tre quarti dei medici intervistati (il 72.7%) hanno dichiarato di aderire completamente ai sei passaggi del protocollo SPIKES. Un dato incoraggiante, soprattutto se confrontato con studi simili in altri paesi in via di sviluppo dove l’aderenza è risultata molto più bassa (ad esempio, solo il 12% in uno studio sudanese).

I passaggi più seguiti? La K (Knowledge – fornire informazioni chiare, 99.2%), la S iniziale (Setting – preparare l’ambiente, 98.4%), l’ultima S (Strategy – pianificare i passi successivi, 98.4%) e la E (Empathy – mostrare empatia, 98.0%). Sembra che i medici nigeriani siano particolarmente attenti a dare informazioni corrette, a creare un ambiente adeguato, a pianificare il futuro e a mostrare vicinanza emotiva.

Il passaggio meno seguito, invece, è stata la I (Invitation – chiedere al paziente quanto vuole sapere, 76.7%). Questo potrebbe indicare una tendenza a dare l’informazione in modo più diretto, forse influenzata da fattori culturali o dalla pressione del tempo negli ospedali affollati.

Un medico in Nigeria, in un ambiente ospedaliero pubblico dall'aspetto un po' usurato ma pulito, siede di fronte a un familiare dall'espressione preoccupata. Il medico ha un'espressione seria ma profondamente empatica, le mani giunte sulla scrivania. La luce proviene da una finestra laterale, creando un gioco di luci e ombre che sottolinea la gravità del momento. Obiettivo da ritratto 35mm, profondità di campo ridotta per sfocare leggermente lo sfondo e mantenere il focus sull'interazione, bianco e nero per accentuare l'emotività.

Il Paradosso: Alta Aderenza, Bassa Formazione Specifica

Qui arriva l’aspetto più interessante. Nonostante questa alta aderenza dichiarata, meno di due terzi dei medici (circa il 66%) avevano ricevuto una formazione specifica sulla comunicazione di cattive notizie e solo il 64% era a conoscenza del protocollo SPIKES! Come è possibile?

Gli autori dello studio suggeriscono diverse spiegazioni:

  • Apprendimento informale: Molti medici potrebbero aver imparato queste abilità sul campo, osservando colleghi più esperti o attraverso l’esperienza diretta, piuttosto che tramite corsi strutturati.
  • Influenze culturali: La cultura nigeriana potrebbe già incorporare valori di comunicazione rispettosa ed empatica che si allineano naturalmente con i principi di SPIKES, anche senza conoscerlo formalmente.
  • Linee guida istituzionali: Forse le strutture sanitarie promuovono buone pratiche comunicative indipendentemente da una formazione specifica su SPIKES.

Questo “paradosso” sottolinea però una cosa importante: anche se molti medici sembrano cavarsela egregiamente per intuito o cultura, una formazione strutturata e diffusa sul protocollo SPIKES garantirebbe maggiore coerenza, rafforzerebbe le buone pratiche e colmerebbe eventuali lacune.

Chi Aderisce di Più (e Chi Meno)?

Lo studio ha anche rivelato alcune differenze interessanti:

  • Pubblico vs Privato: Sorprendentemente, i medici che lavorano nelle strutture sanitarie pubbliche (ospedali universitari, ospedali secondari/primari) avevano meno probabilità di aderire completamente al protocollo SPIKES rispetto ai colleghi del settore privato. Questo potrebbe dipendere dal carico di lavoro enormemente maggiore nel settore pubblico, dalla scarsità di risorse e dalla pressione del tempo, che rendono difficile dedicare il tempo necessario a una comunicazione empatica e strutturata.
  • Specialità Mediche: I medici di medicina generale sembravano aderire di più al protocollo rispetto ad alcune specialità, come la pediatria. I pediatri, infatti, affrontano sfide uniche nel comunicare con i bambini e le loro famiglie, situazioni che potrebbero non adattarsi perfettamente ai passaggi standard di SPIKES.
  • Formazione: Anche se non statisticamente significativo nell’analisi finale multivariata, a livello bivariato è emerso che chi aveva ricevuto formazione specifica tendeva ad aderire di più. Questo rinforza l’idea che la formazione, anche se non l’unico fattore, gioca comunque un ruolo importante.

Non Solo SPIKES: Un Mosaico di Approcci

Ma i medici nigeriani usano solo SPIKES? Assolutamente no. L’analisi delle risposte aperte ha rivelato un quadro molto più variegato:

  • Varianti di SPIKES: Molti usano solo alcuni pezzi del puzzle SPIKES, combinandoli in modi diversi. Le combinazioni più comuni erano KE (Knowledge + Empathy), SK (Setting + Knowledge) e SKE (Setting + Knowledge + Empathy). Come ha detto un medico: “Spiego cosa è successo ed empatizzo con loro”. Semplice ed efficace, forse, ma manca di alcuni passaggi chiave.
  • Nessun Protocollo Specifico: Alcuni medici ammettono di non seguire un protocollo definito, affidandosi all’istinto del momento.
  • Approccio Religioso/Spirituale: Un gruppo significativo adotta un approccio basato sulla fede, usando riferimenti religiosi, parlando di “volontà di Dio” o affidandosi all'”intuizione dello Spirito Santo”. Questo riflette l’importanza della spiritualità nella cultura nigeriana, ma solleva interrogativi sulla standardizzazione della cura.
  • Altri Protocolli: Alcuni menzionano altri acronimi meno noti come BREAKS, ABCDE, GATHER, BATHE, o metodi descritti come “schietti” o “diplomatici”.

Questo mosaico di approcci dimostra una certa pragmaticità: i medici adattano le strategie al contesto. Tuttavia, evidenzia anche una potenziale mancanza di coerenza che potrebbe portare a esperienze molto diverse per i pazienti. Da qui, la necessità di una formazione standardizzata che però lasci spazio alla flessibilità culturale e situazionale.

Una scrivania in uno studio medico illuminato da luce naturale soffusa. In primo piano, un blocco note aperto con appunti scritti a mano che sembrano riguardare un piano di trattamento o una conversazione con un paziente. Accanto, uno stetoscopio e una tazza di caffè fumante. L'atmosfera è calma e riflessiva. Obiettivo macro 100mm, messa a fuoco precisa sugli appunti, illuminazione controllata per dettagli nitidi.

Sfide e Prospettive Future

Comunicare cattive notizie è già difficile di per sé. In un contesto come quello nigeriano, si aggiungono sfide come il sovraccarico di lavoro, il basso rapporto medico-paziente, il burnout emotivo e le barriere culturali. Non dimentichiamo poi il rischio, menzionato nello studio, di aggressioni ai medici, a volte legate proprio a come vengono comunicate le notizie infauste.

Cosa fare, dunque? Gli autori dello studio raccomandano:

  • Formazione Continua: Implementare programmi di formazione regolari sulla comunicazione efficace e sull’uso di protocolli come SPIKES, sia durante gli studi di medicina che come aggiornamento continuo.
  • Supporto nelle Strutture Pubbliche: Fornire ai medici del settore pubblico le risorse e il supporto necessari per poter dedicare il tempo e l’attenzione richiesti da queste conversazioni delicate.
  • Adattamento Culturale: Sviluppare protocolli che siano efficaci ma anche culturalmente sensibili e adattabili alle realtà locali.
  • Ulteriore Ricerca: Approfondire le dinamiche specifiche che influenzano l’aderenza ai protocolli nelle strutture pubbliche nigeriane.

In Conclusione: Un Equilibrio Delicato

Questo studio nigeriano ci offre uno spaccato prezioso sulla realtà della comunicazione medica in un contesto complesso. Mostra medici che, nonostante le difficoltà e una formazione non sempre specifica, dimostrano un notevole impegno nell’aderire a pratiche comunicative empatiche ed efficaci, spesso guidati da un forte senso etico e culturale. Tuttavia, evidenzia anche aree di miglioramento cruciali, soprattutto nel garantire coerenza, supporto e formazione continua.

Alla fine, comunicare una cattiva notizia non sarà mai facile. Ma dotare i medici degli strumenti giusti, della formazione adeguata e del supporto necessario può fare un’enorme differenza per i pazienti e le loro famiglie in uno dei momenti più vulnerabili della loro vita. È un investimento non solo in competenze tecniche, ma nell’umanità stessa della medicina.

Fonte: Springer

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