Una persona indossa occhiali da sole protettivi avvolgenti e scuri, con il sole che splende leggermente alle sue spalle, creando un leggero effetto controluce. Il focus è sugli occhiali e sulla loro aderenza al viso. Prime lens, 35mm, depth of field, luce naturale e calda.

PUVA e Occhi: Non Tutti gli Occhiali da Sole ti Proteggono Davvero!

Ciao a tutti, amici della pelle e della scienza! Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi sta particolarmente a cuore, perché tocca da vicino chi, come molti, si affida a terapie efficaci ma che richiedono qualche accortezza in più. Sto parlando della fotochemioterapia con psoraleni, meglio nota come PUVA. Una vera manna dal cielo per chi combatte contro bestiacce come la psoriasi o l’eczema atopico, vero? Si prende una pastiglietta di psoralene, ci si espone ai raggi UVA e… magia! La pelle migliora. Ma c’è un “ma”, e riguarda i nostri preziosissimi occhi.

Vedete, dopo aver ingerito lo psoralene, non è solo la nostra pelle a diventare super sensibile ai raggi ultravioletti. Anche i nostri occhi lo sono, e questa sensibilità può durare per 12-24 ore! Un bel po’ di tempo, eh? Durante questo periodo, il rischio di danni oculari a causa dei raggi UV del sole è concreto. Pensate che studi su animali hanno persino collegato l’uso a lungo termine della PUVA a opacità del cristallino, come la cataratta. Ecco perché, dopo aver preso la pastiglia, è fondamentale proteggere gli occhi.

Ma quale protezione? Qui casca l’asino!

Durante la seduta PUVA, dentro la cabina fototerapica, ci forniscono degli occhialoni protettivi super schermanti, a tenuta stagna. E fin qui, tutto bene. Il problema sorge dopo, quando usciamo e dobbiamo affrontare la luce solare. Ci viene detto di indossare occhiali da sole protettivi UV fino al giorno dopo. Semplice, no? Beh, non proprio.

Mi sono imbattuto in uno studio recente (Lerman et al. già nel 1980 ne parlavano, ma la ricerca continua!) che ha voluto vederci chiaro, è proprio il caso di dirlo! L’obiettivo era capire quanto fossero davvero efficaci i vari tipi di occhiali che usiamo comunemente. Perché, ammettiamolo, alcuni di noi preferiscono usare i propri occhiali da sole “fashion” invece di quelli magari meno stilosi forniti dal centro di fototerapia. Ma sono altrettanto sicuri?

I ricercatori hanno preso un bel po’ di occhiali: da sole commerciali, da sole graduati, occhiali da vista senza una specifica protezione UV e occhiali protettivi UV certificati. Insomma, un campionario vasto, dai più economici ai modelli “griffati”.

I Test: Lente d’Ingrandimento sulla Protezione

Per capire come stavano le cose, hanno fatto due tipi di test principali:

  • Spettrofotometro: Questo strumento misura quanta radiazione UV passa attraverso la lente. Si sono concentrati sulla gamma UVA (315-400 nm), che è quella che attiva lo psoralene, con un occhio di riguardo per le lunghezze d’onda più corte (attorno ai 320 nm), perché sono quelle che attivano di più lo psoralene.
  • Spettroradiometro e manichino: Qui la cosa si fa interessante! Hanno montato gli occhiali su un modello di testa antropomorfa (un manichino, per capirci) e hanno simulato l’esposizione ai raggi UVA con una lampada apposita, misurando quanta radiazione arrivava effettivamente al livello degli “occhi” del manichino. Hanno anche testato diverse angolazioni di esposizione: frontale, dall’alto, di lato… insomma, come succede nella vita reale!

L’idea era di capire non solo cosa blocca la lente, ma quanta protezione reale offrono gli occhiali, considerando anche la montatura e come calzano sul viso.

Risultati Sorprendenti: Le Lenti Promuovono, Ma la Montatura?

Allora, cosa è venuto fuori? Beh, la prima parte dei risultati, quella con lo spettrofotometro, è stata abbastanza rassicurante. La stragrande maggioranza delle lenti testate, anche quelle non specificamente etichettate come “UV protective”, bloccava quasi completamente i raggi UV. Praticamente, la trasmissione UV attraverso la lente era vicina allo zero per quasi tutti i campioni. L’unica vera eccezione è stato un paio di occhiali da lettura che dichiaravano una protezione UV (Campione 16), ma che sopra i 360 nm lasciavano passare parecchia luce, con un picco del 56.3% a 380 nm! Questo campione, basandosi solo sulla trasmissione della lente, non avrebbe superato le linee guida.

Quindi, potremmo dire: “Ottimo, le lenti sono buone!”. E invece no, o meglio, non del tutto. Perché quando si è passati al test con il manichino, simulando l’uso reale, la musica è cambiata.

Un tecnico di laboratorio con camice bianco e guanti regola con cura un paio di occhiali da sole scuri su una testa di manichino di fronte a una lampada UVA. L'ambiente è un laboratorio scientifico con attrezzature sullo sfondo. Macro lens, 85mm, high detail, precise focusing, controlled lighting.

I valori di esposizione relativa ai raggi UV (RUVE), misurati con lo spettroradiometro, erano significativamente diversi e, in generale, più alti di quanto ci si aspetterebbe guardando solo la trasmissione della lente. Molti occhiali, pur avendo lenti eccellenti, non riuscivano a rispettare i limiti di protezione raccomandati (ad esempio, un limite dell’1% per i raggi UV a 360 nm e del 5% a 380 nm). Questo significa che, nonostante la lente blocchi i raggi, questi riescono comunque a raggiungere l’occhio, magari passando dai lati, dall’alto, o a causa di una montatura non adeguata.

Questione di Stile (e Aderenza!): Cosa Rende un Occhiale Protettivo?

Qui emerge il punto cruciale: il design della montatura e la sua aderenza al viso sono fondamentali!

I ricercatori hanno confrontato diversi stili:

  • Occhiali avvolgenti vs. occhiali stile aviatore: Un modello sportivo avvolgente (Campione 1), che aderiva bene al viso del manichino e aveva una montatura nera, ha offerto una protezione decisamente superiore rispetto a un modello stile aviatore (Campione 11) con una montatura metallica sottile e lucida. Quest’ultimo lasciava degli spazi evidenti tra gli occhiali e la fronte/guance del manichino, permettendo ai raggi UV periferici di entrare.
  • Aderenza degli occhiali di sicurezza: Anche tra gli occhiali protettivi UV specifici, quelli che calzavano più aderenti al viso (Campione 6) hanno performato meglio di quelli che lasciavano spazi, ad esempio, tra l’occhiale e la fronte (Campione 10).
  • Colore della montatura: Interessantissimo! Hanno testato due paia di occhiali identici nel design, ma uno con montatura nera solida (Campione 14) e l’altro con montatura trasparente (Campione 13). Indovinate un po’? La montatura nera ha contribuito a una maggiore attenuazione della radiazione ottica rispetto a quella trasparente.

Anche l’angolazione da cui provenivano i raggi UV ha fatto una grande differenza. Occhiali che proteggevano bene da un’esposizione frontale diretta perdevano molta della loro efficacia quando i raggi arrivavano da angolazioni più accentuate o lateralmente. Gli occhiali avvolgenti (come il Campione 6) si sono dimostrati superiori in tutte le condizioni, mantenendo bassi i livelli di RUVE anche con esposizioni oblique o laterali.

Cosa Ci Insegna Questo Studio? Occhio alla Scelta!

La morale della favola è che affidarsi solo al fatto che una lente sia “UV-block” non basta, specialmente per i pazienti in terapia PUVA. La trasmissione della lente misurata in laboratorio con lo spettrofotometro (che è lo standard attuale, tra l’altro!) ci dice solo una parte della storia. La protezione reale, quella che conta quando siamo fuori, dipende enormemente da come l’occhiale è fatto e da come ci sta.

Pensateci: la luce UV non arriva solo dritta per dritta. C’è la luce diffusa, quella riflessa, specialmente in inverno con la neve o in estate con l’acqua e la sabbia. Una montatura che non aderisce bene o che è troppo piccola lascia un sacco di “porte aperte” ai raggi UV.

È vero che la PUVA di per sé non sembra aumentare il rischio di cataratta in modo dose-dipendente, ma una maggiore prevalenza di anomalie del cristallino nei pazienti PUVA potrebbe derivare proprio da un uso inadeguato o incostante di occhiali che bloccano efficacemente gli UVA.

Primo piano di diversi tipi di occhiali da sole e protettivi disposti su una superficie bianca. Alcuni sono avvolgenti, altri stile aviatore, con montature scure e chiare. Macro lens, 100mm, high detail, precise focusing, controlled lighting, soft shadows.

Questo studio sottolinea quanto sia importante che i reparti di fototerapia non solo forniscano occhiali, ma diano anche raccomandazioni precise sulla scelta e su come indossarli per massimizzare la protezione. E per noi pazienti, significa che dobbiamo essere più consapevoli.

Consigli Pratici per Chi Fa la PUVA (e Non Solo!)

Quindi, la prossima volta che dovete scegliere degli occhiali protettivi dopo aver preso lo psoralene (ma direi che vale come consiglio generale per la protezione solare degli occhi!):

  • Preferite modelli avvolgenti (wrap-around): Riducono gli spazi laterali da cui possono entrare i raggi.
  • Scegliete lenti medio-grandi: Più copertura offrono, meglio è.
  • Optate per montature scure: Sembra che aiutino ad attenuare ulteriormente la radiazione.
  • Verificate la perfetta aderenza al viso: Non devono “ballare” e non devono esserci troppi spazi tra la montatura e la pelle.
  • Non sottovalutate la luce diffusa: Anche se non c’è il sole diretto, i raggi UV ci sono!

Insomma, la protezione oculare durante la terapia PUVA è una cosa seria. Non basta un paio di occhiali qualsiasi. Bisogna scegliere con criterio, pensando non solo alla capacità filtrante della lente, ma a come l’occhiale nel suo complesso ci protegge nel mondo reale. La ricerca va avanti per trovare metodi di misurazione sempre più vicini alla realtà, ma nel frattempo, facciamo tesoro di queste indicazioni. La salute dei nostri occhi è preziosa!

Spero che questo approfondimento vi sia stato utile. Alla prossima e… occhio alla protezione!

Fonte: Springer

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