Passaggio di Consegne in Chirurgia: Finalmente la Parola ai Pazienti!
Ciao a tutti! Avete mai pensato a cosa succede dietro le quinte in ospedale, specialmente quando un medico finisce il turno e un altro prende il suo posto per prendersi cura di voi? Questo momento cruciale si chiama “handover”, o passaggio di consegne. È un’attività quotidiana, essenziale, ma anche ad alto rischio. Immaginate: informazioni incomplete o errate passate da un professionista all’altro possono avere conseguenze serie sulla sicurezza del paziente. Eppure, spesso, noi pazienti siamo all’oscuro di come avvenga questo scambio di informazioni.
Ecco perché ci siamo tuffati in un’indagine affascinante: volevamo capire cosa pensano davvero i pazienti chirurgici della qualità di questi passaggi di consegne tra i loro medici. E per farlo al meglio, abbiamo coinvolto direttamente pazienti e cittadini comuni nel nostro studio, per rendere tutto più accessibile e comprensibile.
Come abbiamo indagato?
Abbiamo preparato un sondaggio misto, con domande a risposta multipla e spazi per commenti liberi, e lo abbiamo distribuito a pazienti di chirurgia generale in due grandi ospedali universitari irlandesi tra ottobre 2023 e luglio 2024. La cosa speciale? Un rappresentante dei pazienti ha lavorato fianco a fianco con noi ricercatori fin dall’inizio: ha aiutato a definire le domande, a scegliere come condurre lo studio e persino a rivedere i risultati e questo articolo. Volevamo che la voce dei pazienti fosse davvero al centro.
Cosa sanno (e non sanno) i pazienti dell’handover?
Una delle prime cose emerse è stata una sorpresa: mentre quasi tre quarti dei pazienti (73,1%) sapevano dell’esistenza dei passaggi di consegne tra infermieri, la percentuale scendeva significativamente (63,9%) quando si parlava di quelli tra medici. Sembra quasi che l’handover medico sia un processo più “invisibile” agli occhi dei pazienti.
Solo un paziente su quattro (24,5%) ha dichiarato che i medici gli avevano spiegato cosa fosse l’handover durante il ricovero. Ma la cosa interessante è che più della metà di quelli a cui non era stato spiegato (57,1%) avrebbe voluto riceverla, questa spiegazione! C’è un chiaro desiderio di maggiore trasparenza.
La maggior parte dei pazienti (72,6%) era consapevole che i medici più giovani (specializzandi, ad esempio) cambiassero turno, ma meno della metà (45,7%) desiderava essere informata specificamente su quando avvenissero questi cambi. Tuttavia, quasi tutti (ben l’88,9%) volevano sapere quando la responsabilità della loro cura passava a un nuovo medico strutturato (consulente). Questo suggerisce che la figura del medico “senior” è un punto di riferimento importante per i pazienti.

Come viene percepita la qualità dell’handover?
In generale, le percezioni sono state positive. I pazienti tendevano a concordare sul fatto che i loro medici lavorassero bene insieme come team e che fosse chiaro chi fosse il loro consulente di riferimento. La maggior parte non si sentiva particolarmente preoccupata per possibili errori quando un nuovo medico prendeva in carico la loro cura.
Ma attenzione: c’è un “ma” importante. La soddisfazione calava notevolmente quando il ricovero includeva il fine settimana. I pazienti che incontravano un nuovo medico durante il weekend erano significativamente meno soddisfatti della sua conoscenza del caso (motivo del ricovero, storia clinica, ultimi esami, piano terapeutico) rispetto a quelli incontrati il giorno dopo l’ammissione. Questo “effetto weekend” è un campanello d’allarme!
Nonostante la fiducia generale, i pazienti non sono ingenui: in media, ritenevano che a volte potessero verificarsi errori a causa di passaggi di consegne fatti male.
Scavando più a fondo: cosa dicono i commenti liberi?
Le risposte aperte ci hanno regalato spunti preziosi, confermando e arricchendo i dati quantitativi. Abbiamo identificato quattro temi principali:
- L’impatto di una comunicazione zoppicante tra professionisti: Molti pazienti hanno espresso frustrazione nel dover ripetere la propria storia clinica più volte o nel ricevere informazioni contraddittorie da membri diversi dello staff. Questa scarsa comunicazione poteva causare stress, peggioramento dei sintomi e persino la necessità per il paziente di correggere informazioni errate al proprio capezzale. Alcuni hanno segnalato compiti non portati a termine, ritardi nelle cure o dimissioni percepite come premature. Una paziente ha scritto: “Sento di essere stata dimessa prematuramente. Il medico che mi seguiva non faceva parte del team, credo, e non ha controllato un drenaggio che avevo attaccato e che non funzionava correttamente.“
- L’importanza del gioco di squadra: Al contrario, quando i pazienti percepivano un approccio collaborativo e un buon lavoro di squadra tra i medici, l’esperienza era molto positiva. Questo li rassicurava sul fatto che lo staff fosse ben informato sul loro caso. “Tutti i dottori hanno agito come un’unica squadra con l’obiettivo chiave di farmi stare bene, monitorare i miei progressi e creare un chiaro piano di recupero“, ha commentato un paziente.
- Fattori esterni che influenzano l’efficacia dell’handover: I pazienti si sono dimostrati consapevoli di alcuni fattori organizzativi che possono impattare sull’handover, come la disponibilità del personale, la mancanza di cartelle cliniche elettroniche (“troppa carta può portare a errori“, ha notato qualcuno) e l’accuratezza delle consegne scritte. Sono emerse di nuovo le difficoltà legate al weekend: personale non familiare, visite mediche meno frequenti, minore disponibilità dello staff e ritardi in esami e procedure.
- Un approccio passivo da parte di alcuni pazienti: Curiosamente, alcuni pazienti hanno espresso disinteresse nel capire o essere coinvolti nel processo di handover, preferendo affidarsi completamente al team medico. “Dovrebbero semplicemente fare quello che fanno, non mi interessa che mi venga spiegato l’handover“, ha dichiarato uno. Un altro: “I dottori sanno quello che fanno, non credo che farebbero mai un errore. Mi fido di loro e non mi fa bene preoccuparmi che possano sbagliare. Voglio solo stare meglio e lasciare tutto a loro“. Questo atteggiamento, se da un lato mostra grande fiducia, dall’altro potrebbe indicare una scarsa consapevolezza dei rischi potenziali.

Il valore (e le sfide) del coinvolgimento dei pazienti nella ricerca
Coinvolgere pazienti e cittadini comuni (Patient and Public Involvement – PPI) in questo studio è stato fondamentale. Ha aiutato a rendere il sondaggio più chiaro e accessibile, e a far capire meglio un concetto, quello dell’handover, che può sembrare tecnico e poco trasparente. È un approccio che crediamo cruciale per ricerche su temi che impattano così tanto sui pazienti.
Tuttavia, non è stato tutto semplice. Coinvolgere persone non esperte su argomenti complessi come l’handover presenta delle sfide. A volte, i partecipanti potrebbero sentirsi non adeguatamente preparati per contribuire in modo significativo, specialmente se manca una formazione specifica. Come emerso anche dai commenti, alcuni pazienti potrebbero non percepire appieno i rischi associati a un handover fatto male. Per il futuro, è importante fornire ai partner pazienti tutto il supporto necessario per garantire che comprendano a fondo il processo e le sue implicazioni, permettendo un coinvolgimento davvero significativo. Nel nostro caso, ad esempio, non abbiamo avuto le risorse per formare il nostro partner paziente sull’analisi statistica o tematica dei dati, una sfida comune nella ricerca con PPI.

Cosa ci portiamo a casa?
Questo studio ci dice chiaramente alcune cose:
- I pazienti chirurgici hanno una consapevolezza limitata dei passaggi di consegne tra medici e dei potenziali rischi associati.
- La percezione generale è buona, ma l’esperienza durante il weekend necessita di miglioramenti urgenti. C’è bisogno di processi di handover standardizzati ed efficaci sempre, non solo nei giorni feriali.
- I pazienti desiderano maggiore trasparenza, specialmente riguardo a chi sia il medico responsabile della loro cura.
- Il coinvolgimento dei pazienti nella ricerca su questi temi è prezioso per migliorare l’accessibilità e la comprensione, ma richiede un supporto adeguato per essere davvero efficace.
In conclusione, ascoltare la voce dei pazienti è fondamentale per migliorare la sicurezza e la qualità delle cure. C’è ancora strada da fare per rendere l’handover un processo più trasparente e sicuro, soprattutto nei momenti critici come i fine settimana. Ma sapere cosa pensano i diretti interessati è il primo, indispensabile passo.
Fonte: Springer
