Hesperus è Phosphorus? Il Rompicapo dei Concetti Uguali Ma Diversi (E Perché l’Atomismo Potrebbe Avere Ragione)
Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante nel mondo dei concetti, quelle “cose” mentali che usiamo per pensare. Vi siete mai fermati a riflettere su come sia possibile pensare cose diverse riguardo a… beh, alla stessa cosa? Sembra un paradosso, vero? Eppure succede continuamente. Pensate a “Espero” e “Fosforo”. Gli antichi Greci usavano questi due nomi per quella che credevano fossero due diverse stelle luminose, una visibile la sera e una la mattina. Poi hanno scoperto che si trattava dello stesso corpo celeste: il pianeta Venere. Ma chiaramente, prima della scoperta, pensare “Espero è visibile ora” era diverso dal pensare “Fosforo è visibile ora”. Come spieghiamo questa differenza se il referente – l’oggetto là fuori nel mondo – è lo stesso? Questo è, in soldoni, una versione del famoso problema di Frege, ma applicato alla nostra psicologia, alla nostra mente. Lo chiamerò, per comodità, Problema di Frege Psicologizzato (FPP).
L’Atomismo Concettuale: Una Visione Radicale (Ma Utile?)
Ora, c’è una corrente di pensiero in filosofia della mente e scienze cognitive chiamata Atomismo Concettuale. L’idea di base, specialmente nella sua versione più “pura” che mi affascina particolarmente (chiamiamola Referenzialismo Concettuale), è che i concetti fondamentali, i mattoncini del nostro pensiero, siano individuati, cioè definiti e distinti l’uno dall’altro, esclusivamente da ciò a cui si riferiscono nel mondo. Niente struttura interna complicata, niente legami necessari con altri concetti o con le nostre esperienze percettive. Un concetto è come un’etichetta che punta a qualcosa. Se due etichette puntano alla stessa cosa, sono, dal punto di vista del “tipo” di concetto fondamentale, la stessa etichetta.
Questa visione è radicale perché va contro molte teorie popolari che vedono i concetti come strutture complesse: prototipi (l’immagine tipica di un uccello), esemplari (ricordi specifici di uccelli visti), definizioni (“scapolo” = uomo adulto non sposato), o legati a ruoli inferenziali (cosa possiamo dedurre da “è un gatto”). L’atomismo dice: “No, tutta quella roba non definisce il concetto base”. Perché questa austerità? Beh, uno dei grandi sostenitori dell’atomismo, Jerry Fodor, ha argomentato che solo concetti così “semplici” possono spiegare due cose fondamentali del pensiero:
- Condivisibilità (Shareability): Come facciamo io e voi ad avere lo stesso concetto di ACQUA, nonostante le nostre esperienze e credenze sull’acqua possano essere diverse? Se il concetto fosse definito dalle nostre credenze, forse non avremmo mai *esattamente* lo stesso concetto. Se è definito solo dal riferimento (la sostanza H₂O), allora sì.
- Composizionalità: Come fa il significato di un pensiero complesso come “Il gatto marrone dorme sul tappeto” a derivare in modo sistematico dal significato delle sue parti (“gatto”, “marrone”, ecc.) e dalla struttura? Se i concetti fossero “pasticciati” con troppa struttura interna o troppi legami contestuali, mettere insieme i pezzi diventerebbe un incubo.
L’atomismo, con la sua semplicità, sembra risolvere elegantemente questi problemi. Ma… c’è un “ma” grosso come una casa.
Il Problema di Frege Psicologizzato (FPP) Colpisce Ancora
Se l’atomismo referenzialista ha ragione, allora HESPERUS e PHOSPHORUS sono lo stesso tipo di concetto, perché entrambi si riferiscono a Venere. Chiamiamolo, per essere neutrali, il concetto HES/PHO. Allo stesso modo, SUPERMAN e CLARK KENT sarebbero lo stesso concetto (SUP/CLARK), CILANTRO e CORIANDER (per chi usa queste parole per la stessa erba) sarebbero lo stesso concetto (CIL/COR), ACQUA e H₂O sarebbero lo stesso concetto (ACQUA/H₂O), e così via.
Ma questo sembra assurdo dal punto di vista psicologico! È ovvio che Lois Lane tratta Superman e Clark Kent in modo diverso. È ovvio che qualcuno può credere che “Il coriandolo è delizioso” ma pensare che “Il cilantro ha un sapore saponoso” (anche se sono la stessa pianta!). È ovvio che un antico Greco poteva credere “Hesperus è una stella” e contemporaneamente “Phosphorus non è una stella” (sbagliando, ma lo pensava!). Come può l’atomista spiegare queste differenze cognitive se i concetti coinvolti sono, alla base, dello stesso tipo? Sembra che l’FPP sia il tallone d’Achille dell’atomismo. Molti filosofi e psicologi, infatti, lo usano proprio per scartare questa visione, ritenendola troppo rozza per catturare le sottigliezze della mente umana.
La Difesa dell’Atomista: Non Tutto è nel Concetto (Tipo)!
Ed è qui che le cose si fanno interessanti. La mia difesa dell’atomismo, specialmente della versione referenzialista, non consiste nel negare l’FPP, ma nel sostenere che l’FPP non deve essere risolto modificando la nostra teoria su cosa sia un tipo di concetto fondamentale. Piuttosto, possiamo spiegarlo usando altre risorse che l’atomista ha a disposizione, risorse che riguardano come i token (le singole occorrenze) di questi concetti vengono utilizzati e processati nella nostra mente.
Quali sono queste risorse? Eccone alcune:
1. Struttura del Pensiero (Minimal-LOT): A volte la differenza non sta nei concetti atomici, ma nella struttura più ampia del pensiero. Pensare “Il 45° Presidente USA è informato” potrebbe essere diverso dal pensare “Donald Trump è informato” non perché PRESIDENTE USA e DONALD TRUMP siano concetti diversi (per il referenzialista puntano entrambi alla stessa persona), ma perché sono inseriti in strutture di pensiero diverse (una descrittiva, l’altra basata su un nome proprio). Questo può spiegare alcuni casi, forse come TRIANGOLO vs TRILATERO.
2. Divari tra Linguaggio e Pensiero: Spesso usiamo il linguaggio in modi “pigri” o contestuali. Quando Byron dice “Lois crede che Superman possa volare” ma “Lois crede che Clark Kent non possa volare”, forse non sta esprimendo pensieri con concetti SUP/CLARK distinti. Magari sta usando pragmaticamente i nomi per comunicare pensieri più ricchi come “Lois crede che SUP/CLARK-NEL-RUOLO-DI-SUPEREROE possa volare” e “Lois crede che SUP/CLARK-NEL-RUOLO-DI-REPORTER non possa volare”. Questi pensieri più complessi l’atomista può distinguerli facilmente.
3. Riferimento Intensionale: Forse il riferimento stesso non è così semplice. Magari i concetti non puntano solo a cose nel mondo attuale, ma tengono conto di possibilità. RENATE (creatura con reni) e CORDATE (creatura con cuore) si riferiscono agli stessi esseri nel mondo reale, ma potremmo immaginare mondi possibili dove esistono creature con reni ma senza cuore, o viceversa. Se il riferimento è sensibile a queste possibilità (è “intensionale”), allora anche il referenzialista potrebbe distinguere RENATE e CORDATE.
4. Ruolo/Struttura (Ma Non Costitutivo!): Questo è il punto cruciale. L’atomista nega che il ruolo inferenziale di un concetto (a cosa è collegato, cosa ci fa inferire) o la sua struttura interna (se ne ha) definiscano il tipo di concetto. Ma non nega che i concetti abbiano un ruolo e siano inseriti in strutture cognitive! Possiamo pensare che normalmente ci sia una sorta de sincronizzazione tra ruolo e contenuto: il modo in cui usiamo un concetto è allineato con ciò a cui si riferisce. Ma questa sincronizzazione può fallire! A causa di deficienze epistemiche (credenze false, ignoranza, errori percettivi), due token dello stesso concetto-tipo (es. HES/PHO) possono finire per avere ruoli diversi nella nostra testa.
Torniamo ad Astra, l’astronoma che vede un oggetto luminoso al mattino e pensa “è un pianeta” (attivando un token di HES/PHO) e poi vede un oggetto luminoso la sera e pensa “non è un pianeta” (attivando un altro token di HES/PHO). Per il referenzialista, Astra ha credenze contraddittorie (HES/PHO è un pianeta E HES/PHO non è un pianeta). Come è possibile? Semplice: a causa della sua ignoranza (non sa che è lo stesso oggetto), i due token di HES/PHO sono collegati a credenze diverse e inseriti in percorsi inferenziali diversi. La sua mente li tratta come se fossero concetti diversi, anche se sono istanze dello stesso tipo fondamentale definito dal riferimento a Venere. Lo stesso vale per Bill al supermercato con “Cilantro” e “Coriander”. I token del concetto CIL/COR attivati dalle due etichette hanno ruoli divergenti nella sua mente a causa della sua (errata) convinzione che siano piante diverse. La mente li processa in modo differente.
Questa spiegazione basata sul ruolo/struttura dei token, senza rendere queste caratteristiche costitutive del tipo, sembra potente e flessibile, capace di gestire proprio i casi più ostici per l’atomismo (concetti non strutturati e necessariamente co-referenziali come HESPERUS/PHOSPHORUS).
Tipi di Concetti vs. Tipi di Ruoli: Una Distinzione Chiave
Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma se usi il ruolo e la struttura per distinguere i token e spiegare l’FPP, non stai di fatto ammettendo che ci sono tipi di concetti definiti dal ruolo/struttura?”. Bella domanda! La mia risposta è: sì e no. Sì, possiamo certamente raggruppare i concetti in base al loro ruolo o alla struttura con cui sono associati nella mente di una persona in un dato momento. Possiamo parlare del “concetto HES/PHO-usato-da-Astra-quando-guarda-al-mattino” e distinguerlo dal “concetto HES/PHO-usato-da-Astra-quando-guarda-alla-sera”. Questi sono “tipi” in un certo senso.
Ma – ed è un “ma” fondamentale – questi non sono i concept-types, i tipi di concetti fondamentali che la teoria dei concetti cerca di definire. Quelli, per l’atomista referenzialista, sono individuati solo dal riferimento. I tipi basati sul ruolo/struttura sono troppo “disordinati” (messy), troppo dipendenti dal contesto, dalle credenze individuali, dal momento, per soddisfare i requisiti di condivisibilità e composizionalità che sembrano essenziali per una teoria dei concetti di base. Quindi, l’atomista può usare questi tipi “fini” basati sul ruolo per spiegare l’FPP, senza però elevarli a status di concept-type fondamentali. È una questione di divisione del lavoro esplicativo.
La Persistenza dell’FPP e Perché l’Austerità Paga
Un altro aspetto interessante è che l’FPP è incredibilmente persistente. Risolvi un caso, e ne spunta un altro. Bill scopre che cilantro e coriandolo sono la stessa cosa? Bene. Ma poi magari legge su un forum che esistono due varietà geneticamente distinte ma vendute con lo stesso nome… ed ecco che la sua mente potrebbe ricominciare a trattare i token di CIL/COR in modo diverso. L’FPP può nascere da nomi diversi, nomi uguali usati per persone diverse (“Jones il postino” vs “Jones alla festa”), esperienze percettive diverse dello stesso oggetto, e così via.
Questa persistenza è un problema per chi vuole risolvere l’FPP definendo tipi di concetti più fini (come HESPERUS distinto da PHOSPHORUS). Dove ci si ferma? Si rischia di creare concetti iper-specifici, instabili e forse non condivisibili, ricadendo nei problemi di “messiness” che l’atomismo voleva evitare.
Invece, per l’atomista che ho descritto, la persistenza dell’FPP è quasi una conferma! È esattamente ciò che ci si aspetterebbe se l’FPP dipendesse non dai tipi di concetti fondamentali, ma dalle caratteristiche di ruolo/struttura dei token, che sono notoriamente complesse, variabili e sensibili al contesto e alle nostre conoscenze (o mancanze di esse). L’approccio “a catalogo” che ho suggerito (usare diverse risorse non-costitutive a seconda del caso) si adatta bene alla natura eterogenea e sfuggente del problema.
Questo mi porta anche a essere scettico verso versioni meno austere di atomismo, come quella di Fodor che alla fine introduce “proprietà formali” o “file mentali” per distinguere concetti come HESPERUS e PHOSPHORUS. Pur ammettendo che proprietà formali e file mentali possano esistere e giocare un ruolo cognitivo, renderli parte della definizione del concetto-tipo mi sembra un passo indietro verso la “messiness”, minando i vantaggi originali dell’atomismo. Meglio tenerli nel “kit di strumenti” per spiegare il processamento dei token, ma fuori dalla definizione del tipo.
Divisione del Lavoro e Conciliazione con la Psicologia
Quindi, qual è il quadro finale? L’atomismo concettuale, nella sua forma referenzialista, propone una chiara divisione del lavoro:
- I concept-types fondamentali sono atomici, individuati dal riferimento. Questo garantisce stabilità, condivisibilità e composizionalità, il nucleo robusto del pensiero.
- I fenomeni psicologici più complessi e variabili, come le nostre reazioni diverse a stimoli co-referenziali (l’FPP), la categorizzazione basata su prototipi o esemplari, l’apprendimento concettuale, ecc., vengono spiegati da altre risorse cognitive: le proprietà di ruolo/struttura dei token concettuali, i meccanismi percettivi, inferenziali, la memoria, i “file mentali” (se esistono), ecc. Questi meccanismi interagiscono con i concetti atomici ma non li definiscono.
Questo approccio non è anti-psicologico. Anzi, permette di integrare le scoperte della psicologia cognitiva su prototipi, esemplari, teorie ingenue, ecc., vedendole come parte importante della macchina cognitiva che usa i concetti atomici, piuttosto che come la definizione dei concetti stessi.
È una visione forse controintuitiva all’inizio, che richiede di distinguere nettamente tra il concetto-tipo fondamentale e il modo complesso in cui le sue istanze (token) vengono elaborate nella nostra mente. Ma trovo che abbia una sua eleganza e una notevole potenza esplicativa, capace di tenere insieme l’esigenza di stabilità dei mattoni del pensiero con la flessibilità e la complessità della cognizione umana. Chissà, forse quegli atomi concettuali sono davvero la chiave…
Fonte: Springer