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Un Amico nell’Intestino: Come Limosilactobacillus reuteri MSMC64 Combatte il Colesterolo Cattivo

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi affascina tantissimo: il nostro intestino e i suoi minuscoli abitanti, il microbiota. Sapete che questi batteri “buoni” possono avere un impatto enorme sulla nostra salute, persino sui livelli di colesterolo? Proprio così! E c’è un batterio in particolare, un vero supereroe chiamato Limosilactobacillus reuteri MSMC64, che sta mostrando risultati promettenti.

Il Problema: Iperlipidemia e Rischi Cardiovascolari

Partiamo dalle basi. L’iperlipidemia è una condizione in cui abbiamo livelli troppo alti di grassi (lipidi), come il colesterolo e i trigliceridi, nel sangue. Non è una cosa da sottovalutare, perché è uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari (CVD), come infarti e ictus. Pensate che milioni di morti nel mondo sono legate proprio a questo problema. E negli ultimi anni, i livelli di colesterolo sono aumentati parecchio anche in Asia, superando persino quelli dei paesi occidentali.

Esistono farmaci per abbassare i lipidi, certo, ma a volte portano effetti collaterali non proprio piacevoli, come problemi al fegato o ai muscoli. Ecco perché la ricerca si sta muovendo verso soluzioni più “naturali”, e qui entra in gioco il nostro microbiota intestinale.

Disbiosi e Probiotici: L’Intestino al Centro della Scena

Sempre più studi collegano l’iperlipidemia a uno squilibrio del microbiota intestinale, una condizione chiamata disbiosi. Sembra che alterare l’equilibrio dei batteri nel nostro intestino possa influenzare i livelli di colesterolo e persino la nostra capacità antiossidante.

Ma la buona notizia è che possiamo intervenire! I probiotici, definiti come “microrganismi vivi che, somministrati in quantità adeguate, conferiscono un beneficio per la salute all’ospite”, possono aiutarci a ristabilire l’equilibrio. E tra questi, il nostro Limosilactobacillus reuteri MSMC64 sembra essere particolarmente interessante. Questo ceppo, isolato da bambini sani, ha già dimostrato di saper combattere alcuni batteri “cattivi” e di sopravvivere alle difficili condizioni del nostro stomaco e intestino.

Lo Studio: Cosa Abbiamo Fatto?

Incuriositi da queste premesse, abbiamo deciso (parlo in senso lato, riferendomi al team di ricerca dello studio originale!) di mettere alla prova L. reuteri MSMC64. Abbiamo preso dei ratti e li abbiamo nutriti con una dieta ricca di colesterolo per indurre l’iperlipidemia. Poi, li abbiamo divisi in tre gruppi:

  • Un gruppo di controllo con dieta normale.
  • Un gruppo con dieta ricca di colesterolo (HFD – High Fat Diet).
  • Un gruppo con dieta ricca di colesterolo, ma a cui abbiamo somministrato ogni giorno il nostro L. reuteri MSMC64.

L’esperimento è durato dodici settimane, durante le quali abbiamo monitorato peso, alimentazione e, alla fine, abbiamo analizzato sangue, fegato, colon e cervello dei ratti.

Risultati Sorprendenti: Lipidi e Glicemia Sotto Controllo

E qui viene il bello! I risultati sono stati davvero incoraggianti. I ratti che avevano ricevuto L. reuteri MSMC64 hanno mostrato miglioramenti significativi rispetto a quelli che avevano seguito solo la dieta HFD:

  • Riduzione del colesterolo totale
  • Riduzione dei trigliceridi
  • Riduzione del colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”)
  • Aumento del colesterolo HDL (il “colesterolo buono”)!
  • Riduzione significativa della glicemia a digiuno (FBG)

In pratica, questo probiotico sembrava aiutare a riportare i parametri lipidici e glicemici verso livelli più sani, nonostante la dieta “sbagliata”.

Macro fotografia di capsule di probiotici vicino a un modello anatomico stilizzato di fegato e cuore, illuminazione controllata, alta definizione, obiettivo macro 100mm, focus preciso sui dettagli delle capsule e sulla texture del modello.

Un Fegato Più Sano: Meno Grassi e Fibrosi

L’iperlipidemia spesso va a braccetto con la steatosi epatica non alcolica (NAFLD), ovvero l’accumulo di grasso nel fegato. Nei casi peggiori, può portare a infiammazione (NASH) e fibrosi. Abbiamo quindi esaminato il fegato dei nostri ratti.

Mentre i ratti HFD mostravano chiari segni di accumulo di grasso (vacuolizzazione lipidica) e l’inizio di fibrosi (accumulo di fibre di collagene), quelli trattati con L. reuteri MSMC64 avevano un fegato molto più simile a quello dei ratti sani del gruppo di controllo. Il punteggio di danno epatico (NAS) era significativamente più basso nel gruppo MSMC64 rispetto al gruppo HFD.

Come è possibile? Un indizio potrebbe venire dai livelli dell’enzima CYP7A1 nel fegato. Questo enzima è fondamentale per convertire il colesterolo in acidi biliari, aiutando quindi a eliminarlo. Nel gruppo HFD, i livelli di CYP7A1 erano bassi, mentre nel gruppo trattato con L. reuteri MSMC64 erano significativamente più alti, simili a quelli del gruppo di controllo. Più CYP7A1 significa più colesterolo utilizzato e potenzialmente meno accumulo nel fegato e nel sangue.

L’Intestino Ringrazia: Barriera Rinforzata e Meno Infiammazione

Non dimentichiamoci dell’intestino! La dieta ricca di grassi aveva danneggiato la barriera intestinale dei ratti HFD, causando infiltrazione di cellule immunitarie e danni alle cripte intestinali. Abbiamo misurato una proteina chiave per l’integrità della barriera, la Zona Occludens 1 (ZO-1). Nel gruppo HFD, i livelli di ZO-1 erano bassi, indicando una barriera “permeabile”.

Ancora una volta, L. reuteri MSMC64 ha fatto la differenza: i ratti trattati mostravano livelli di ZO-1 significativamente più alti e un punteggio di danno al colon molto più basso, quasi come i controlli sani.

Inoltre, abbiamo guardato l’espressione di alcuni geni legati all’infiammazione, i Toll-like receptors TLR-2 e TLR-4. Questi recettori, se iperattivati (come spesso accade con diete sbagliate o disbiosi), possono scatenare una risposta infiammatoria cronica. Ebbene, nel gruppo HFD erano molto espressi, mentre nel gruppo MSMC64 la loro espressione era significativamente ridotta. Meno segnali infiammatori, un intestino più protetto!

Scudo Antiossidante: Meno Stress per Fegato e Cervello

L’iperlipidemia e l’infiammazione spesso generano anche stress ossidativo, un eccesso di radicali liberi che danneggiano le nostre cellule. Abbiamo misurato i livelli di un importante enzima antiossidante, la Superossido Dismutasi (SOD), e di un marcatore del danno ossidativo, la Malondialdeide (MDA), sia nel fegato che nel cervello.

I risultati? I ratti HFD avevano bassi livelli di SOD e alti livelli di MDA (segno di forte stress ossidativo). Il trattamento con L. reuteri MSMC64 ha invertito la tendenza: livelli di SOD significativamente più alti e livelli di MDA significativamente più bassi, sia nel fegato che nel cervello! Questo suggerisce un effetto protettivo ad ampio raggio.

Abbiamo anche misurato i livelli di una citochina pro-infiammatoria, il TNF-alfa. Anche in questo caso, i livelli erano alti nel gruppo HFD e significativamente ridotti dal trattamento con il probiotico, confermando l’azione anti-infiammatoria.

Visualizzazione microscopica astratta delle cellule dell'epitelio intestinale con giunzioni strette (tight junctions) evidenziate in verde fluorescente, che mostrano integrità, sfondo scuro, alta definizione, obiettivo macro 60mm.

Come Funziona Questo Super-Batterio? (Ipotesi)

Ok, i risultati sono ottimi, ma come fa L. reuteri MSMC64 a fare tutto questo? I meccanismi esatti sono complessi e probabilmente multipli, ma possiamo ipotizzare alcune vie d’azione basandoci su questo e altri studi:

  • Aumento del CYP7A1: Come abbiamo visto, stimola l’uso del colesterolo per produrre acidi biliari.
  • Attività BSH (Bile Salt Hydrolase): Alcuni ceppi di L. reuteri possiedono questo enzima che modifica gli acidi biliari, rendendoli meno solubili e più facili da espellere con le feci. Questo “spreco” di acidi biliari costringe il fegato a produrne di nuovi, utilizzando altro colesterolo.
  • Assimilazione del Colesterolo: I probiotici potrebbero incorporare il colesterolo nella loro stessa membrana cellulare, riducendone l’assorbimento da parte nostra.
  • Modulazione del Microbiota: Potrebbe favorire altri batteri benefici e sfavorire quelli legati a problemi metabolici.
  • Effetto Barriera e Anti-infiammatorio: Rafforzando la barriera intestinale e riducendo i segnali infiammatori (come TLR e TNF-alfa), contrasta gli effetti negativi della dieta HFD.
  • Azione Antiossidante: Aumentando le difese come la SOD e riducendo i danni da MDA.

Cosa Ci Dice la Scienza (e Cosa Manca)

Questo studio si aggiunge a un corpo crescente di ricerche che evidenziano il potenziale dei probiotici, e in particolare di ceppi specifici come L. reuteri, nel modulare il metabolismo dei lipidi e contrastare alcuni fattori di rischio cardiovascolare. Altri studi su diversi ceppi di Lactobacillus e Bifidobacterium hanno mostrato risultati simili, a volte anche con effetti sinergici quando usati in combinazione.

Certo, dobbiamo essere onesti: questo è uno studio su ratti. Sebbene utilissimo per capire i meccanismi fisiologici in un ambiente controllato, non possiamo trasferire automaticamente questi risultati all’uomo. Serviranno studi clinici su persone per confermare l’efficacia, la sicurezza e l’impatto a lungo termine di L. reuteri MSMC64. Inoltre, sarebbe interessante approfondire ulteriormente i meccanismi molecolari e valutare un pannello più ampio di marcatori di infiammazione e stress ossidativo.

Un Futuro Probiotico per il Cuore?

Nonostante le cautele necessarie, i risultati sono decisamente promettenti. L’idea di poter utilizzare un supplemento probiotico come Limosilactobacillus reuteri MSMC64 per migliorare il profilo lipidico, i livelli di glucosio, ridurre lo stress ossidativo e l’infiammazione, e proteggere la barriera intestinale è affascinante.

Potrebbe rappresentare un approccio complementare, e forse un giorno anche alternativo per alcuni, alle terapie farmacologiche tradizionali per la gestione dell’iperlipidemia e la riduzione del rischio cardiovascolare. La strada è ancora lunga, ma la ricerca sul microbiota e sui probiotici continua a regalarci sorprese entusiasmanti per la nostra salute!

Fonte: Springer

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