Bambino sorridente che muove i primi passi incerti in un salotto luminoso, tenuto per mano da un adulto appena fuori dall'inquadratura. Portrait photography, prime lens 35mm, depth of field, luce naturale calda, duotone seppia e crema.

I Primi Passi e il DNA: Cosa Ci Svelano i Geni sull’Età in Cui Iniziamo a Camminare?

Ciao a tutti! Oggi voglio portarvi con me in un viaggio affascinante, quello che ci porta a scoprire i segreti nascosti dietro uno dei momenti più emozionanti nella vita di un bambino e dei suoi genitori: i primi passi! Chi di noi non ricorda, o non ha fantasticato, su quel momento? L’età in cui un bimbo inizia a camminare, nota scientificamente come AOW (Age at Onset of Walking), non è solo una tappa fondamentale dello sviluppo motorio, ma è anche un indicatore che medici e specialisti usano per valutare la salute neurologica e comportamentale generale. Pensate che, secondo le linee guida internazionali, se un bambino non cammina autonomamente entro i 18 mesi, scatta un campanello d’allarme che porta a ulteriori controlli. Questo perché un ritardo potrebbe nascondere problematiche motorie specifiche o un più generale ritardo dello sviluppo.

Ma cosa determina questa variabilità? Perché alcuni bimbi sembrano dei piccoli maratoneti già a 10 mesi, mentre altri si prendono più tempo? Certo, ci sono tanti fattori in gioco: la corporatura, l’anno di nascita, la maturazione neurale, le opportunità di fare pratica, il contesto culturale e persino la nutrizione. Però, da un po’ di tempo, noi ricercatori ci siamo chiesti: e se una parte della risposta fosse scritta nel nostro DNA?

La Grande Caccia ai Geni dei Primi Passi

Ed è proprio qui che entro in gioco io, o meglio, il team di ricerca di cui ho fatto parte. Abbiamo condotto una meta-analisi di studi di associazione sull’intero genoma (GWAS), una specie di “scansione” super dettagliata del DNA, su un campione enorme: ben 70.560 bambini di origine europea. L’obiettivo? Trovare delle varianti genetiche comuni associate all’età in cui si inizia a camminare. E ragazzi, i risultati sono stati a dir poco elettrizzanti!

Prima di tutto, abbiamo stimato l’ereditarietà basata sugli SNP (Single Nucleotide Polymorphism, ovvero le piccole variazioni nel DNA che ci rendono unici). Ebbene, è risultata essere del 24,13%! Questo significa che quasi un quarto della variabilità nell’età dei primi passi può essere spiegata da fattori genetici comuni. Non solo, abbiamo scoperto che questo tratto è altamente poligenico: circa 11.900 varianti genetiche contribuiscono per il 90% a questa ereditarietà. Non un singolo “gene del camminare”, quindi, ma un’orchestra di geni che lavorano insieme.

Undici Indiziati Speciali nel DNA

Andando più a fondo, siamo riusciti a identificare 11 loci genetici indipendenti significativamente associati all’AOW. Immaginateveli come 11 “indirizzi” specifici nel nostro genoma che sembrano giocare un ruolo chiave. Uno di questi, in particolare, ha attirato la nostra attenzione: si trova vicino al gene RBL2. La cosa super interessante è che questo locus genetico coincide con un “eQTL” (expression Quantitative Trait Locus) nel cervello. In parole povere, le varianti in questa regione sembrano influenzare quanto il gene RBL2 viene “espresso”, cioè utilizzato, nel cervello. E non è un gene qualsiasi: mutazioni rare in RBL2 sono associate a disturbi dello sviluppo neurologico che includono, guarda caso, un ritardo o l’assenza della capacità di camminare. È come se avessimo trovato un ponte tra variazioni genetiche comuni, che influenzano la normale variabilità, e mutazioni rare con effetti più drastici.

Illustrazione artistica e fotorealistica di un filamento di DNA con 11 punti luminosi che rappresentano i loci genetici identificati. Macro lens, 100mm, high detail, precise focusing, controlled lighting su sfondo scuro per enfatizzare i dettagli.

Abbiamo anche scoperto che i geni prioritari legati all’AOW sono particolarmente attivi nel cervello durante specifiche fasi dello sviluppo prenatale, tra la 19esima e la 24esima settimana post-concezionale. E le analisi sui tipi di cellule hanno puntato i riflettori su aree cerebrali cruciali per il controllo motorio come i gangli della base, la corteccia e il cervelletto.

Correlazioni Genetiche: Un Intreccio Inaspettato

Ma le sorprese non finiscono qui! Abbiamo esplorato le correlazioni genetiche tra l’AOW e altri tratti o condizioni. E cosa abbiamo trovato?

  • Una correlazione genetica negativa con l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) e con l’indice di massa corporea (BMI). Questo suggerisce che una predisposizione genetica a iniziare a camminare più tardi è associata a una minore predisposizione genetica all’ADHD e a un BMI più basso. L’associazione con l’ADHD potrebbe sembrare controintuitiva, dato che a livello fenotipico un ritardo motorio è spesso visto come un campanello d’allarme per disturbi dello sviluppo. Tuttavia, è possibile che i bambini con livelli di attività più elevati o una minore capacità di attenzione (caratteristiche legate all’ADHD) si muovano di più, facendo più “pratica” e quindi iniziando a camminare prima. È un’ipotesi affascinante!
  • Una correlazione genetica positiva con la girificazione cerebrale (il grado di “pieghe” della corteccia cerebrale, un segno di complessità) sia nei neonati che negli adulti, e con il livello di istruzione e le prestazioni cognitive. Qui, una predisposizione genetica a camminare più tardi sembra andare di pari passo con una maggiore girificazione e migliori risultati cognitivi ed educativi. Forse un periodo di neurogenesi sottocorticale più protratto nel periodo prenatale, che porta a un inizio più tardivo della deambulazione, permette alle regioni corticali coinvolte in comportamenti motori più complessi di specializzarsi più a lungo.

Questi risultati indicano che i fattori genetici che influenzano quando iniziamo a muovere i primi passi sono in parte gli stessi che influenzano la nostra salute, il nostro sviluppo neurologico e le nostre capacità cognitive più avanti nella vita.

Il Punteggio Poligenico: Una Sfera di Cristallo Genetica?

Sulla base delle nostre scoperte, abbiamo creato un punteggio poligenico (PGS) per l’AOW. È una sorta di “punteggio di rischio” genetico che somma gli effetti di molte varianti genetiche. Ebbene, questo PGS è riuscito a predire, seppur con una modesta accuratezza (3-5.6% della varianza), l’età dei primi passi in campioni indipendenti. Ancora più interessante, in un’analisi su coppie di fratelli gemelli dizigoti, abbiamo visto che questi effetti genetici sono in gran parte diretti, cioè non confusi da fattori ambientali condivisi o dalla struttura familiare.

Ma c’è di più: abbiamo testato questo PGS su dati di imaging cerebrale neonatale. E indovinate un po’? Un PGS più alto (che predispone a un’età dei primi passi più tardiva) era associato a un maggiore volume di alcune strutture cerebrali neonatali coinvolte nel controllo motorio, come i gangli della base, il talamo posteriore destro, i talami anteriori bilaterali, il cervelletto e i peduncoli cerebellari, il ponte e il midollo. Inoltre, un PGS più alto era associato a una maggiore girificazione cerebrale nei neonati. E, come se non bastasse, in un follow-up a 18 mesi, un PGS più alto per l’AOW era associato a punteggi motori grossolani leggermente inferiori nelle scale Bayley, suggerendo abilità motorie forse un po’ più tardive.

Immagine fotorealistica di un cervello neonatale ottenuta da MRI, con aree come i gangli della base e il cervelletto evidenziate. Still life, macro lens, 60mm, high detail, precise focusing, controlled lighting, a rappresentare le scoperte sull'associazione tra PGS e volume cerebrale.

Cosa Significa Tutto Questo?

Le nostre scoperte sono un bel passo avanti, se mi passate il gioco di parole! Innanzitutto, confermano che la genetica ha un ruolo non trascurabile nel determinare quando un bambino inizia a camminare, e che questo ruolo si manifesta principalmente attraverso lo sviluppo e la funzione del cervello. I geni che abbiamo identificato, come RBL2, sono candidati biologicamente molto plausibili.

In secondo luogo, l’AOW non è un evento isolato, ma è geneticamente intrecciato con una serie di esiti di salute, educativi e comportamentali successivi. Questo potrebbe avere implicazioni importanti per le politiche di sanità pubblica. Se oggi un ritardo nel camminare (oltre i 18 mesi) è un “semaforo rosso”, forse in futuro anche un inizio molto precoce, alla luce della correlazione con l’ADHD, potrebbe meritare attenzione per identificare precocemente bambini che potrebbero beneficiare di un supporto.

Certo, come ogni studio, anche il nostro ha dei limiti. Ad esempio, ci siamo concentrati su popolazioni di origine europea, quindi sarà cruciale estendere queste ricerche a popolazioni più diversificate. Inoltre, l’età dei primi passi è stata riportata dai genitori, e anche se generalmente è un ricordo vivido, un certo margine di errore è possibile, specialmente per i richiami a distanza di molti anni.

Verso il Futuro

Questo studio ci offre una finestra affascinante sulla biologia di uno dei traguardi più iconici dello sviluppo umano. Capire meglio la variabilità dell’AOW e i suoi legami biologici con fenotipi clinicamente rilevanti potrebbe aiutarci a pianificare interventi più precisi e personalizzati. Chissà, magari un giorno l’informazione genetica, integrata con i dati clinici, potrà migliorare i modelli predittivi per identificare bambini a rischio e offrire loro il supporto giusto al momento giusto.

Per me, è la dimostrazione che anche un gesto apparentemente semplice come muovere i primi passi è il risultato di una complessa interazione di fattori, dove il nostro DNA recita una parte da protagonista. E ogni nuova scoperta è un passo in più verso la comprensione di chi siamo.

Fonte: Springer

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