Fotografia macro estremamente dettagliata del fossile di Eoplatypleura messelensis, la prima cicala canterina dell'Eocene scoperta a Messel. Obiettivo macro 90mm, illuminazione da studio controllata per massimizzare i dettagli delle ali, del corpo e della texture dello scisto bituminoso scuro. Messa a fuoco precisa sull'esemplare fossile.

Il Canto Fossile dall’Eocene: Scoperta la Prima Cicala Canterina di Messel!

Ciao appassionati di scienza e meraviglie del passato! Oggi vi porto con me in un viaggio incredibile, indietro nel tempo di circa 47 milioni di anni. Immaginate di poter sentire un suono che ha echeggiato nelle foreste subtropicali dell’Eocene… il canto di una cicala! Sembra fantascienza, vero? Eppure, una scoperta straordinaria ci permette quasi di farlo. Parliamo del ritrovamento della prima cicala “canterina” fossile proveniente dal famoso Pozzo di Messel, in Germania. Un insetto che, con le sue vibrazioni, ci racconta storie antichissime sull’evoluzione e sulla vita sul nostro pianeta.

Un Tesoro Nascosto: Il Pozzo di Messel

Prima di conoscere la nostra protagonista canora, due parole sul luogo del ritrovamento: il Pozzo di Messel (Grube Messel in tedesco). Non è un posto qualunque. È un sito UNESCO, una vera e propria “Lagerstätte”, ovvero un giacimento fossilifero di eccezionale conservazione. Pensate a una sorta di lago vulcanico (un maar) formatosi circa 48 milioni di anni fa. Sul suo fondo si sono depositati sedimenti finissimi, ricchi di materia organica (il famoso scisto bituminoso), che hanno preservato in modo spettacolare piante e animali dell’epoca. Il clima? Caldo e umido, subtropicale, con temperature medie annue intorno ai 22°C e foreste lussureggianti. Un paradiso… che è diventato una miniera d’oro per noi paleontologi! Qui sono stati trovati fossili incredibili: dai primi cavalli grandi come volpi, a pipistrelli con il contenuto dello stomaco intatto, fino a coccodrilli e, ovviamente, insetti.

L’Identikit di un Antico Cantore: Eoplatypleura messelensis

Ed è proprio tra questi tesori che è saltata fuori lei: Eoplatypleura messelensis. Un nome un po’ complicato, lo so, ma che racchiude la sua essenza: “Eo” per Eocene, “platypleura” per la tribù a cui appartiene (Platypleurini, note proprio per essere cicale “canterine”) e “messelensis” in onore del luogo della scoperta. Sono stati trovati due esemplari fossili, entrambi femmine, conservati magnificamente. Possiamo vedere distintamente il corpo, lungo circa 2,5 cm, e soprattutto le ali spiegate, con un’apertura alare che nel caso dell’olotipo (l’esemplare di riferimento) raggiunge quasi i 7 cm!

Cosa ci dicono questi fossili? Che questa cicala appartiene senza dubbio alla famiglia Cicadidae e, più specificamente, alla tribù Platypleurini. Come facciamo a dirlo? Da una serie di caratteristiche:

  • La testa non è particolarmente sporgente e la sua larghezza è simile a quella del pronoto (la parte del torace subito dietro la testa).
  • Le ali anteriori sono larghe, con il margine costale (quello anteriore) molto incurvato e allargato alla base.
  • Sia le ali anteriori che posteriori mostrano tracce di una colorazione variegata, con bande scure lungo le venature e aree più chiare (ialine). Questa colorazione, tipica di molte Platypleurini attuali, si pensa avesse una funzione mimetica, aiutando le cicale a confondersi con la corteccia degli alberi.

Il fossile è così dettagliato che possiamo osservare persino le venature delle ali, la forma delle antenne e, in uno degli esemplari, parte dell’apparato boccale (il rostro) e l’ovopositore (la struttura usata dalle femmine per deporre le uova).

Fotografia macro ad altissima risoluzione del fossile di Eoplatypleura messelensis. Obiettivo macro 100mm, illuminazione controllata lateralmente per esaltare i dettagli delle venature alari e la texture dello scisto bituminoso di Messel in cui è incastonato. Messa a fuoco precisa sull'intero insetto.

Perché Questa Cicala è Così Speciale?

Ok, è un fossile ben conservato, ma cosa lo rende davvero importante? Beh, tenetevi forte:

  • È il primo fossile affidabile della tribù Platypleurini mai scoperto al mondo. Prima di lei, avevamo solo qualche segnalazione dubbia.
  • Rappresenta la più antica testimonianza confermata della sottofamiglia Cicadinae a livello globale.
  • È uno dei più antichi fossili certi di Cicadidae del gruppo corona (cioè imparentati direttamente con le specie moderne) trovati nel continente Eurasiatico.
  • Colma un vuoto significativo nella documentazione fossile delle cicale durante l’Eocene. Prima di questa scoperta, c’era una sorta di “buco” tra i fossili del Paleocene e quelli dell’Oligocene/Miocene.
  • Fornisce un prezioso punto di calibrazione fossile. Cosa significa? Che la sua età (circa 47,2 milioni di anni) può essere usata per “tarare” gli orologi molecolari, quegli strumenti che stimano le date di divergenza tra le specie basandosi sulle differenze nel DNA. E qui le cose si fanno interessanti…

Un Viaggio nel Tempo: Origini e Migrazioni delle Cicale Cantanti

Le Platypleurini oggi vivono principalmente nelle regioni tropicali e subtropicali dell’Africa subsahariana e dell’Asia. Gli studi molecolari suggerivano che questa tribù fosse nata in Africa e che si fosse dispersa verso l’Asia solo dopo la collisione tra la placca africana e quella eurasiatica, circa 30-25 milioni di anni fa (Oligocene). Ma la nostra Eoplatypleura messelensis, trovata in Europa e vecchia di 47 milioni di anni, rimette tutto in discussione!

La sua età è significativamente più antica sia dell’ipotizzata data di origine della tribù (stimata intorno ai 39 Ma) sia dell’antenato comune più recente (MRCA) del gruppo corona delle Platypleurini (stimato a circa 25 Ma). Questo fossile suggerisce che le stime precedenti potrebbero essere state troppo “giovani”. La separazione tra le Platypleurini e i loro parenti più prossimi deve essere avvenuta non più tardi di 47 milioni di anni fa.

Ma allora, da dove viene questa cicala europea? Ci sono diverse ipotesi affascinanti:

  1. Ipotesi 1 (Gruppo Basale Eurasiatico): E. messelensis potrebbe rappresentare un membro di un gruppo “staminale”, una linea evolutiva basale che esisteva in Eurasia prima ancora che emergesse il gruppo corona delle Platypleurini moderne. Forse l’origine della tribù è eurasiatica, e solo dopo alcuni gruppi sono migrati in Africa?
  2. Ipotesi 2 (Antica Discendenza Africana): L’ambiente di Messel (foresta umida subtropicale) ricorda molto gli habitat delle Platypleurini più primitive che vivono oggi nelle foreste africane (come i generi Yanga e Pycna del Madagascar, a cui E. messelensis assomiglia per certi versi). Forse appartiene a questa linea africana? Se così fosse, significherebbe che l’origine del gruppo corona è molto più antica (almeno 47 Ma) e che ci fu una dispersione dall’Africa all’Europa ben prima di quanto pensato.
  3. Ipotesi 3 (Antica Discendenza Asiatica): E se invece fosse legata alla linea asiatica? La scoperta in Europa potrebbe indicare un’origine precoce in Eurasia o una dispersione molto antica attraverso il continente, magari collegata a connessioni biogeografiche tra Europa, Africa e subcontinente indiano che esistevano nel Paleocene/Eocene. Anche questo scenario implicherebbe un’origine del gruppo molto più remota.

Ricostruzione artistica di Eoplatypleura messelensis posata su un tronco d'albero in una foresta lussureggiante dell'Eocene. L'illustrazione mostra la cicala con le ali leggermente aperte, evidenziando i pattern di colorazione mimetica descritti nello studio. Luce solare filtrata dalle foglie crea un'atmosfera calda e umida.

Quale ipotesi sia corretta è ancora da stabilire, ma è chiaro che E. messelensis ci costringe a ripensare la storia evolutiva e biogeografica di queste affascinanti cicale.

L’Europa Perduta delle Cicale

Oggi, in Europa e soprattutto in Germania, la diversità di cicale non è elevatissima. Ma non è sempre stato così! I fossili ci raccontano un’altra storia. Ritrovamenti dall’Eocene (Messel), Oligocene (Kleinkems, Seifhennersdorf) e Pliocene (Willershausen) proprio in Germania, insieme a numerosi fossili del Miocene in Repubblica Ceca, Francia, Croazia e Svizzera, dimostrano che durante il Cenozoico l’Europa era un continente brulicante di cicale diverse. La nostra E. messelensis è solo l’ultima tessera di un puzzle che rivela una biodiversità passata molto più ricca. Il successivo raffreddamento globale, iniziato proprio tra Eocene e Oligocene, ha probabilmente spinto molte di queste creature a migrare verso sud o a estinguersi, riducendo la loro presenza alle latitudini più alte e plasmando la distribuzione che vediamo oggi.

In conclusione, la scoperta di Eoplatypleura messelensis non è solo il ritrovamento di un bell’insetto fossile. È una finestra aperta su un mondo perduto, un indizio cruciale per capire come la vita si è evoluta e dispersa sul nostro pianeta in risposta ai cambiamenti climatici e geologici. È la prova che sotto i nostri piedi, in luoghi come il Pozzo di Messel, si nascondono ancora segreti capaci di riscrivere la storia della vita. E chissà quali altri “canti fossili” aspettano solo di essere scoperti!

Foto panoramica del Pozzo di Messel (Grube Messel), Germania. Obiettivo grandangolare 18mm, scattata da un punto rialzato per mostrare l'ampiezza dello scavo a cielo aperto. Si vedono gli strati geologici esposti e la vegetazione circostante. Cielo parzialmente nuvoloso, luce diurna. Messa a fuoco nitida su tutto il paesaggio.

Fonte: Springer

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