Un gruppo diversificato di persone svedesi, uomini e donne di età compresa tra i 30 e i 60 anni, seduti attorno a un tavolo, discutono animatamente tenendo in mano opuscoli informativi sulla prevenzione del cancro. Alcuni appaiono pensierosi, altri più coinvolti. L'immagine è scattata con un obiettivo da 35mm, con profondità di campo e illuminazione naturale interna, per trasmettere un senso di urgenza e riflessione sulla consapevolezza sanitaria.

Svezia e Prevenzione Cancro: Un Allarme Rosso dal Codice Europeo (ECAC)! Sappiamo Davvero Come Difenderci?

Amici, oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha fatto davvero riflettere. Siamo bombardati di informazioni sulla salute, giusto? Eppure, quando si tratta di armi concrete per prevenire malattie serie come il cancro, sembra che ci sia ancora tanta, troppa nebbia. E non parlo di un posto lontano, ma della Svezia, un paese che spesso immaginiamo all’avanguardia su tutto.

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio focalizzato sul Codice Europeo Contro il Cancro (ECAC). Per chi non lo sapesse, l’ECAC è una sorta di “manuale della salute” promosso dalla Commissione Europea, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sui fattori di rischio modificabili del cancro. L’idea è semplice: se sai cosa puoi fare, sei più propenso a farlo. L’Europa si era posta un obiettivo ambizioso: l’80% dei cittadini europei consapevoli del codice entro il 2025. Un traguardo nobile, non c’è che dire.

Il Codice Europeo Contro il Cancro: Cos’è e Perché Dovrebbe Interessarci?

Prima di addentrarci nei dati svedesi, spendiamo due parole su questo Codice. Nato nel 1987 e arrivato alla sua quarta edizione nel 2014 (la quinta è attesa per il 2025), l’ECAC è un insieme di 12 raccomandazioni basate su evidenze scientifiche. Pensateci: consigli pratici che ognuno di noi può mettere in atto per ridurre il proprio rischio di ammalarsi. Si parla di alimentazione, attività fisica, evitare fumo e alcol, partecipare agli screening… insomma, cose che, diciamocelo, un po’ tutti abbiamo sentito nominare. Il punto è: le conosciamo davvero grazie a iniziative specifiche come l’ECAC? E soprattutto, queste iniziative ci spingono a cambiare?

Considerate che circa il 40% dei casi di cancro nell’Unione Europea potrebbe essere prevenuto se riducessimo l’esposizione ai fattori di rischio noti e implementassimo strategie di prevenzione efficaci. A livello globale, nel 2019, il 44% di tutte le morti per cancro era associato a fattori di rischio modificabili. Capite bene che la prevenzione non è un optional, è una priorità assoluta!

Svezia: Un Caso Studio Sorprendente

E veniamo allo studio svedese, che ha coinvolto un campione casuale di 1520 persone tra i 18 e gli 84 anni. Ai partecipanti è stato sottoposto un questionario online con domande generali sulla prevenzione del cancro e, specificamente, sulla conoscenza e l’atteggiamento verso l’ECAC. Tenetevi forte: solo il 3,7% degli intervistati aveva sentito parlare del Codice Europeo Contro il Cancro prima di partecipare al sondaggio. Sì, avete letto bene, meno di 4 persone su 100!

Un dato che, personalmente, mi ha lasciato di stucco. E la cosa si fa ancora più interessante se guardiamo chi ne sapeva qualcosina in più: le persone con un’istruzione universitaria erano più propense a conoscerlo. Al contrario, gli uomini e coloro che vivevano da soli ne sapevano ancora meno. Questo ci dice già molto su come (e a chi) arrivano certi messaggi.

Pensate che l’obiettivo europeo è l’80% di consapevolezza entro il 2025. La Svezia, con questo 3,7%, sembra avere una montagna da scalare. E se la situazione è questa in un paese con un alto livello di istruzione e accesso all’informazione, cosa dobbiamo aspettarci altrove?

portrait photography, un uomo e una donna svedesi, di mezza età, seduti a un tavolo in una biblioteca luminosa, leggono con espressione concentrata un opuscolo informativo sulla salute. Obiettivo da 35mm, profondità di campo che sfoca leggermente lo sfondo di libri, luce naturale laterale che illumina i volti, duotone seppia e grigio per un'atmosfera riflessiva.

D’accordo con le Regole, Ma la Motivazione?

Ora, la parte forse più curiosa. Dopo aver presentato l’ECAC ai partecipanti, ben il 60,6% si è detto d’accordo con le raccomandazioni. Questo è positivo, significa che i consigli hanno un senso per la maggioranza delle persone. E quasi il 59% ha dichiarato di aver imparato qualcosa di nuovo sulla prevenzione del cancro leggendo il codice, soprattutto i più giovani (18-34 anni), tra i quali la percentuale saliva al 79%. Questo suggerisce che c’è fame di conoscenza, o forse che le informazioni non erano così scontate come si potrebbe pensare.

Ma qui arriva il “ma”. Solo il 27,4% ha riferito che la propria motivazione a migliorare lo stile di vita è aumentata dopo aver letto l’ECAC. Un po’ pochino, no? È come dire: “Sì, hai ragione, dovrei farlo, ma…” Questo dato è cruciale. Sapere non equivale automaticamente a fare. C’è un divario enorme tra la consapevolezza (anche quella acquisita al momento) e la spinta reale al cambiamento.

E ancora: meno di una persona su cinque (circa il 16,3%) ha dichiarato che le informazioni ricevute in passato sulla prevenzione del cancro li avevano effettivamente portati a modificare il proprio stile di vita. Questo, amici, è il nocciolo della questione. Come trasformiamo l’informazione in azione?

Perché Questa Disconnessione? E Cosa Possiamo Imparare?

Lo studio svedese non è un caso isolato. Altre ricerche in Europa hanno mostrato livelli di consapevolezza dell’ECAC molto variabili, dal 2% nel Regno Unito al 21% in Ungheria e Polonia. Nessuno, comunque, vicino all’obiettivo dell’80%. In Svezia, l’ECAC è stato promosso principalmente dai Centri Oncologici Regionali, con un focus su operatori sanitari e pazienti oncologici, il che potrebbe spiegare la scarsa diffusione tra la popolazione generale.

Certo, l’informazione sulla prevenzione arriva da mille canali: autorità sanitarie, medici, associazioni… L’ECAC è solo uno strumento. Ma se anche uno strumento ufficiale, pensato per essere chiaro e accessibile, non “buca” lo schermo, c’è da porsi delle domande. Forse il modo in cui queste informazioni vengono comunicate non è efficace per tutti. Lo studio stesso sottolinea l’importanza della health literacy (HL), cioè la capacità delle persone di accedere, comprendere e utilizzare le informazioni sulla salute. Non tutti abbiamo gli stessi strumenti culturali per decifrare messaggi complessi. Un linguaggio troppo tecnico o raccomandazioni percepite come “opprimenti” possono sortire l’effetto contrario.

È fondamentale che le campagne informative siano mirate e personalizzate per i diversi gruppi di popolazione, tenendo conto delle disuguaglianze socioeconomiche. Sappiamo, infatti, che le persone con livelli di istruzione e reddito più bassi tendono ad essere più esposte ad alcuni fattori di rischio (fumo, obesità, inattività fisica). Strategie preventive efficaci devono tener conto di queste disparità.

I dati svedesi ci dicono anche un’altra cosa: nonostante la scarsa motivazione dichiarata dopo aver letto l’ECAC, circa il 29,2% degli intervistati ha comunque riferito di avere intenzione di cambiare il proprio stile di vita per ridurre il rischio di cancro. Questo è un barlume di speranza, ma indica anche che la motivazione è un processo complesso, influenzato da molti fattori oltre alla semplice informazione.

still life, una serie di icone stilizzate rappresentanti le 12 raccomandazioni del Codice Europeo Contro il Cancro (es. no fumo, attività fisica, frutta e verdura) disposte ordinatamente su una superficie chiara e moderna. Macro lens 100mm, high detail, precise focusing, controlled lighting per enfatizzare la chiarezza e l'accessibilità del messaggio.

Guardando al Futuro: La Sfida del 2025 e Oltre

Con una nuova versione dell’ECAC in arrivo nel 2025, la discussione su come utilizzare al meglio questo strumento diventa ancora più urgente. I risultati svedesi sono un campanello d’allarme: la semplice esistenza di un codice, per quanto ben fatto, non basta. Serve una strategia di comunicazione più incisiva, capillare e, soprattutto, capace di motivare le persone.

Non si tratta solo di “sapere”, ma di “sentire” l’importanza di certi comportamenti e di avere il supporto necessario per adottarli. La prevenzione del cancro è una maratona, non uno sprint, e richiede un impegno costante da parte delle istituzioni, degli operatori sanitari e di ogni singolo cittadino.

Io credo che studi come questo siano preziosissimi. Mettono nero su bianco una realtà che forse sospettavamo, ma che ora abbiamo ben chiara. La consapevolezza è il primo passo, ma la strada per trasformarla in azione concreta è ancora lunga. E voi, avevate mai sentito parlare del Codice Europeo Contro il Cancro? Vi sentite motivati a seguire le sue raccomandazioni?

La sfida è aperta, e riguarda la salute di tutti noi. Speriamo che questi dati servano a dare una bella scossa e a ripensare le strategie, perché la prevenzione, quella vera, si fa insieme.

Fonte: Springer

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