Il Prestige Bias: Il Segreto Virale dei Repost degli Influencer
Ciao a tutti! Vi siete mai chiesti perché certi contenuti diventano virali sui social media, specialmente quando vengono ricondivisi da persone famose o influencer? Sembra quasi magia, vero? Un post magari interessante ma non eccezionale, una volta ripreso da un account con tanti follower o una certa “aura”, esplode e raggiunge milioni di persone. Ecco, mi sono imbattuto in uno studio affascinante che cerca di svelare questo mistero, e la risposta potrebbe risiedere in un meccanismo psicologico ben noto, ma applicato al mondo digitale: il prestige bias.
Cos’è questo “Prestige Bias”?
In parole povere, il prestige bias è la nostra tendenza, profondamente radicata a livello evolutivo, a imparare e copiare preferenzialmente da individui che percepiamo come prestigiosi, di successo o di status elevato. Pensateci: fin da piccoli impariamo osservando chi ammiriamo o chi sembra cavarsela meglio. È un meccanismo che, storicamente, ci ha aiutato ad acquisire competenze utili per la sopravvivenza e il successo nel nostro gruppo sociale.
Ma cosa c’entra questo con i like e i repost su X (il vecchio Twitter) o Instagram? Beh, lo studio suggerisce che questo stesso bias cognitivo entra in gioco potentemente anche online. Gli influencer, con i loro grandi numeri, la loro visibilità e spesso uno status percepito come “di successo”, diventano i nostri modelli prestigiosi digitali. E qui arriva la domanda chiave dello studio: questa preferenza si applica solo ai contenuti originali creati dagli influencer, o anche quando semplicemente ri-condividono (fanno un repost) qualcosa creato da altri?
Lo Studio: Tuffiamoci nei Dati di Twitter (X)
Per capirci qualcosa di più, i ricercatori hanno fatto un lavoro pazzesco: hanno analizzato oltre 55 milioni di post originali e la bellezza di 520 milioni di repost su Twitter, concentrandosi sulla community giapponese (e poi verificando su dati in inglese). Hanno usato un indice particolare, chiamato hg index, per misurare l'”influenza” di un utente. Non si tratta solo di quanti follower hai, ma della tua capacità costante di generare contenuti che vengono ripresi e diffusi. È una misura più sofisticata del semplice numero di seguaci.
Hanno poi diviso gli utenti in categorie di influenza (dal “molto alto” – l’1% top – al “basso” – il 50% inferiore) e hanno introdotto dei concetti chiave per tracciare il flusso delle informazioni:
- Repost cascade (Cascata di repost): La catena di condivisioni che parte da un post originale.
- Primary spread (Diffusione primaria): Quando un utente diffonde il proprio contenuto originale.
- Secondary spread (Diffusione secondaria): Quando un utente diffonde un contenuto ripreso da altri (un repost).
L’obiettivo era vedere se gli utenti bravi nella diffusione primaria (gli influencer secondo l’hg index) fossero altrettanto efficaci nella diffusione secondaria. In pratica: un repost fatto da un influencer ha più probabilità di essere a sua volta ri-condiviso rispetto allo stesso repost fatto da un utente “normale”?
Gli Influencer come Amplificatori Potenti
Ebbene sì, i risultati parlano chiaro. Gli influencer (quelli nella categoria “molto alta”) non solo sono bravi a diffondere i propri post, ma sono significativamente più efficaci nell’amplificare i contenuti altrui tramite repost. Hanno introdotto un’altra metrica, la Cascading Repost Probability (CRP), che misura proprio la probabilità che un repost venga ulteriormente condiviso.
I risultati?
- Gli influencer “molto alti” hanno una CRP costantemente più alta rispetto a tutte le altre categorie, specialmente per i post che hanno già una certa popolarità (più di 1000 repost).
- Questa “marcia in più” non svanisce subito, ma si mantiene nel tempo, almeno nelle prime 24 ore dall’uscita del post originale.
- L’effetto è particolarmente marcato per i contenuti che diventano virali (oltre 5000 repost).
In sostanza, il fatto che un influencer riprenda un contenuto sembra aumentarne il valore percepito o l’interesse agli occhi dei suoi follower, spingendoli a condividerlo a loro volta. È il prestige bias in azione nel feed del nostro social preferito!
Il Potere dei Pochi: L’Effetto Valanga
Un altro dato impressionante riguarda la concentrazione del flusso informativo. Tenetevi forte: quel piccolo gruppo di utenti super-influencer (l’1% del totale) è responsabile di circa la metà di tutte le visualizzazioni e i repost che avvengono nella diffusione secondaria! Avete capito bene: una manciata di persone muove una quantità sproporzionata di informazione semplicemente ri-condividendo.
Questo è ancora più evidente per i post molto popolari. Qui, la quota di repost generati da questi top influencer supera addirittura la loro quota di visualizzazioni. Cosa significa? Che quando un contenuto sta diventando virale, il repost di un influencer non serve solo a mostrarlo a tante persone, ma agisce come un potentissimo catalizzatore che spinge attivamente i follower a ri-condividere, accelerando e amplificando la viralità. Non sono solo megafoni, sono veri e propri motori di diffusione.
Diffusione Più Profonda e Complessa
Ma non è solo una questione di numeri. Lo studio ha anche analizzato la “forma” delle cascate di repost generate a partire dal primo utente che ha condiviso un contenuto già popolare (>5000 repost). Hanno misurato due cose:
- Structural virality (Viralità strutturale): Quanto è complessa e ramificata la catena di condivisioni (più passaggi tra persone diverse vs. una diffusione a pioggia da pochi centri).
- Maximum depth (Profondità massima): Quanti “salti” o livelli di condivisione fa il contenuto dal primo repost all’utente più lontano nella catena.
Indovinate un po’? Quando il primo a riprendere un post popolare è un utente con influenza alta o molto alta, la cascata di repost tende ad essere significativamente più profonda e con una maggiore viralità strutturale. Il contenuto non solo raggiunge più persone, ma viaggia più lontano nella rete, passando di mano in mano più volte. L’influenza, quindi, non si limita a un effetto “broadcast”, ma innesca catene di diffusione più lunghe e complesse.
Non Sono (Solo) i Follower, è l’Influenza “Reale”
Un dettaglio interessante emerso dall’analisi statistica più avanzata (una regressione logistica a effetti misti, per i più tecnici) è che, una volta tenuto conto della categoria di influenza (basata sull’hg index) e di altri fattori, il semplice numero di follower del mittente o del ricevente del repost non sembrava essere il fattore chiave per la successiva ricondivisione. Anzi, a volte aveva un effetto leggermente negativo!
Questo suggerisce che l'”influenza” misurata dall’hg index (quella capacità costante di generare engagement) cattura qualcosa di diverso e forse più importante della semplice popolarità misurata dai follower. Non basta avere un grande pubblico; serve avere un pubblico che percepisce il tuo “prestigio” e agisce di conseguenza, anche quando stai solo facendo da tramite per contenuti altrui.
Il Contenuto Conta Ancora (Ma il Prestigio Dà una Spinta)
Ovviamente, non possiamo dimenticarci del contenuto stesso! Lo studio riconosce che fattori specifici del post (l’argomento, l’emozione che suscita, ecc.) giocano un ruolo importante, a volte persino maggiore dell’influenza di chi lo condivide. Altre ricerche hanno mostrato che, in certi contesti, la qualità del contenuto può essere più importante di chi lo dice.
Tuttavia, i risultati sul prestige bias suggeriscono uno scenario più sfumato: forse il prestigio dell’influencer agisce come un moltiplicatore. Un contenuto mediocre condiviso da un influencer potrebbe non fare faville, ma un contenuto già di per sé interessante o attraente, se ripreso da una figura prestigiosa, riceve quel “boost” extra che lo fa decollare. Oppure, il semplice fatto che sia condiviso da loro ci porta a percepirlo come più interessante o valido. Il bias agirebbe quindi potenziando l’effetto del contenuto di qualità o rendendo più appetibile anche un contenuto medio.
Perché Tutto Questo è Importante?
Capire questo meccanismo ha implicazioni notevoli:
- Marketing Digitale: Spiega scientificamente perché l’influencer marketing funziona (quando fatto bene) e suggerisce che scegliere influencer con un alto “hg index” (impatto costante) potrebbe essere più efficace che basarsi solo sui follower. L’impatto varia anche col tipo di contenuto, quindi le strategie vanno affinate.
- Diffusione di Informazioni (e Disinformazione): Se il prestigio amplifica la diffusione, questo vale purtroppo anche per le fake news o la propaganda. Capire il ruolo del prestige bias è cruciale per studiare come si diffonde la disinformazione e per pensare a contromisure.
- Correzione della Disinformazione: Al rovescio della medaglia, lo studio cita ricerche che mostrano come gli influencer (specialmente esperti) possano essere efficaci nel correggere informazioni false. Il loro “prestigio” può dare peso alla smentita.
- Ponte tra Evoluzione e Digitale: È affascinante vedere come un bias cognitivo formatosi nel corso della nostra evoluzione per ragioni adattive continui a plasmare i nostri comportamenti in ambienti totalmente nuovi come i social network.
In conclusione, questo studio ci offre una lente potente per leggere le dinamiche, spesso caotiche, della diffusione di informazioni online. Il “tocco magico” degli influencer non è magia, ma in buona parte l’effetto del prestige bias: la nostra tendenza a fidarci, seguire e imitare chi percepiamo come “importante”. Un meccanismo antico che trova nuova vita e potenza nell’era digitale, plasmando ciò che vediamo, condividiamo e, in ultima analisi, crediamo. E voi, vi siete mai accorti di aver ricondiviso qualcosa più volentieri perché l’aveva postato qualcuno che ammirate? Forse il prestige bias ha colpito anche voi!
Fonte: Springer