Immagine fotorealistica di una famiglia taiwanese di tre generazioni, nonno, genitori e nipoti (un maschio, una femmina), che guarda verso il futuro con espressioni miste, ambientata in un contesto urbano moderno di Taiwan, obiettivo 50mm, profondità di campo, luce naturale morbida.

Figlio Maschio a Tutti i Costi? Taiwan tra Tradizione e Modernità: Cosa Ci Dice la Scienza

Ciao a tutti! Oggi voglio parlarvi di qualcosa che mi ha davvero incuriosito: un viaggio nel cuore di Taiwan, una società incredibilmente moderna ma dove, a quanto pare, certe tradizioni faticano a tramontare. Sto parlando della famosa “preferenza per il figlio maschio”. Sembra quasi un controsenso, no? In un posto che ha fatto passi da gigante in termini di uguaglianza di genere ed economia, come è possibile che l’idea che “serve almeno un maschio per portare avanti il nome della famiglia” sia ancora così radicata?

Mi sono imbattuto in uno studio affascinante, pubblicato su Springer, che ha cercato di sviscerare proprio questo dilemma tra il 2001 e il 2021. E le scoperte, ve lo dico subito, sono tutt’altro che scontate e ci mostrano quanto sia complessa la realtà quando si scontrano cultura secolare e venti di cambiamento.

Il Puzzle Taiwanese: Modernità e Tradizione a Braccetto?

Partiamo da un dato: Taiwan ha uno degli indici di disuguaglianza di genere più bassi dell’Asia Orientale. Eppure, il rapporto tra neonati maschi e femmine (il famoso SRB, Sex Ratio at Birth) è rimasto costantemente sbilanciato, a favore dei maschietti (tra 107 e 110 maschi ogni 100 femmine). Com’è possibile?

La tradizione confuciana, si sa, ha un peso notevole in molte culture asiatiche. Il figlio maschio è visto come colui che porta avanti il cognome, eredita le proprietà, si prende cura dei genitori anziani e celebra i riti ancestrali. Le donne, tradizionalmente, “entrano” nella famiglia del marito. Queste idee, radicate da secoli, hanno plasmato le dinamiche familiari e le scelte riproduttive.

Ma la società cambia. L’istruzione femminile è aumentata a dismisura, le donne sono sempre più presenti nel mondo del lavoro, l’urbanizzazione galoppa. Teorie come la Seconda Transizione Demografica (SDT) o la Teoria della Sostituzione delle Coorti (CRT) ci dicono che, con la modernizzazione, le nuove generazioni dovrebbero abbracciare valori più liberali, individualisti, e meno legati alle strutture familiari tradizionali. Eppure, a Taiwan, la situazione sembra più sfumata. Alcuni studi dicono che i giovani sono più egualitari, altri che la preferenza per il maschio persiste, se non addirittura si rafforza. Un bel rompicapo!

L’Analisi ai Raggi X: Età, Periodo Storico e Coorte di Nascita

Per cercare di capirci qualcosa di più, i ricercatori hanno usato uno strumento potente: l’analisi Età-Periodo-Coorte-Interazione (APC-I). Detta semplice, hanno cercato di capire come tre fattori influenzano l’atteggiamento verso la preferenza per il figlio maschio:

  • L’età (effetto dell’invecchiamento individuale).
  • Il periodo storico (l’impatto di eventi sociali, politici, economici che avvengono in un certo momento e influenzano tutti).
  • La coorte di nascita (le esperienze condivise da chi è nato nello stesso periodo, che plasmano valori e attitudini).

Hanno analizzato i dati del Taiwan Social Change Survey (TSCS) dal 2001 al 2021, chiedendo alle persone quanto fossero d’accordo con l’affermazione: “Per continuare la stirpe familiare, una coppia dovrebbe avere almeno un figlio maschio”. E, cosa fondamentale, hanno guardato anche alle differenze regionali: la pensano uguale a Taipei (metropoli) e nelle aree rurali più tradizionali?

Fotografia di ritratto di un uomo anziano taiwanese pensieroso accanto a una giovane donna moderna a Taipei, obiettivo 35mm, profondità di campo, toni duotone seppia e grigio.

L’Età Conta, Eccome! La Curva a “U” della Preferenza

Una delle scoperte più interessanti riguarda l’effetto dell’età. Sembra esserci un andamento a “U”. Cosa significa? Che durante gli anni della giovinezza e della potenziale età riproduttiva (diciamo dai 20 ai 50-55 anni), l’attaccamento all’idea del figlio maschio tende a diminuire. Forse perché si è più concentrati su altri aspetti della vita, o perché le idee più moderne sull’uguaglianza hanno più presa.

Ma poi, superata una certa età (specialmente dopo i 65 anni), ecco che la curva risale! La preferenza per il figlio maschio torna a farsi sentire più forte. Probabilmente, con l’avanzare degli anni, le preoccupazioni legate alla continuità familiare, all’eredità, e forse anche al supporto nella vecchiaia (anche se oggi le cose stanno cambiando) riemergono con più forza. Questo schema a “U” è stato osservato un po’ ovunque, anche se nelle aree metropolitane e urbane di medie dimensioni la “discesa” durante gli anni fertili è più marcata rispetto alle zone rurali. Quindi, la prima ipotesi dello studio – che invecchiando si diventi più tradizionalisti su questo punto – sembra confermata.

Il Vento della Storia: Picchi, Discese e Ritmi Diversi

E gli eventi storici? Hanno un impatto? Assolutamente sì! Lo studio ha trovato un “effetto periodo” molto significativo. C’è stato un picco di accordo con la necessità del figlio maschio nel 2006, quasi ovunque. Come mai? I ricercatori ipotizzano una sorta de “reazione” a leggi sull’uguaglianza di genere introdotte proprio negli anni precedenti (come la Legge sulla Parità di Genere nel Lavoro del 2002 e quella sull’Educazione alla Parità di Genere del 2004). Forse chi era più attaccato alla tradizione ha sentito il bisogno di riaffermare le proprie convinzioni di fronte al cambiamento.

Ma dopo questo picco, le cose hanno iniziato a cambiare, però con ritmi diversi. Nelle aree metropolitane, il calo della preferenza per il maschio è stato netto e rapido già a partire dal 2011. Nelle aree urbane di medie dimensioni e, soprattutto, nelle zone rurali, invece, l’atteggiamento è rimasto più “tradizionalista” più a lungo, e il calo si è visto più tardi, in particolare dopo il 2016, per poi diventare generalizzato nel 2021.

Questo suggerisce che le politiche e i cambiamenti culturali non si diffondono in modo uniforme. Le città, più esposte a idee progressiste e dove le politiche vengono magari implementate più a fondo, cambiano più in fretta. Le aree rurali, dove le norme sociali tradizionali sono più radicate, seguono con un certo ritardo. Interessante notare che il 2011 coincide con l’inizio della campagna elettorale che avrebbe poi portato, nel 2016, all’elezione della prima presidente donna di Taiwan, Tsai Ing-wen. Anche se non è una prova diretta, è possibile che la sua figura e il dibattito sulla leadership femminile abbiano accelerato il cambiamento nelle città, dove questi temi hanno più risonanza mediatica e sociale.

Generazione Millennial: Liberali per Forza? Non Proprio…

E le coorti di nascita? Ci si aspetterebbe che i Millennials taiwanesi (nati circa tra il 1981 e il 2000), cresciuti in un’epoca di boom economico, espansione dell’istruzione, maggiore partecipazione femminile al lavoro e dibattiti sull’uguaglianza, fossero decisamente meno legati all’idea del figlio maschio rispetto alle generazioni precedenti. La Teoria della Sostituzione delle Coorti punterebbe proprio su questo.

E invece… sorpresa! L’analisi APC-I non ha trovato effetti di coorte particolarmente significativi e generalizzati. In pratica, non sembra esserci una grande differenza media tra le varie generazioni, specialmente nelle aree metropolitane e rurali. I Millennials, nel complesso, non si discostano così tanto dai loro genitori o nonni su questo specifico punto. Questo mette un po’ in discussione l’idea che le nuove generazioni siano *automaticamente* più liberali su tutto. La tradizione, evidentemente, ha radici profonde.

Attenzione però, la cosa è più complessa. Guardando *dentro* le singole coorti (dinamiche intra-coorte), qualche differenza emerge, soprattutto nelle aree urbane di medie dimensioni. Ad esempio, la coorte 1992-1996 mostra una tendenza a diminuire la preferenza per il maschio nel tempo, forse influenzata proprio dal periodo formativo coincidente con l’ascesa politica di Tsai Ing-wen. Altre coorti, invece, mostrano tendenze stabili o addirittura leggermente più tradizionaliste del previsto. Insomma, il quadro è variegato e non segue una linea retta verso il liberalismo generazionale.

Visualizzazione astratta di dati demografici su uno schermo, rappresentante le tendenze di età, periodo e coorte, obiettivo macro 90mm, illuminazione controllata, alta definizione.

Città vs Campagna: Due Taiwan?

Una cosa che emerge chiaramente da tutto lo studio è la differenza tra aree urbane e rurali. Le metropoli e le città più grandi sembrano essere il motore del cambiamento, dove la preferenza per il figlio maschio cala prima e più velocemente. Le aree rurali, invece, pur non essendo immobili, mostrano una maggiore resistenza al cambiamento e un attaccamento più forte ai valori tradizionali. Questo non sorprende: nelle campagne, spesso, il ruolo del figlio maschio nel supporto economico, nella cura degli anziani e nel mantenimento delle tradizioni familiari è ancora percepito come più centrale.

Altre Scoperte Interessanti (e Qualche Sorpresa)

Lo studio ha controllato anche altri fattori. Come prevedibile, un livello di istruzione più alto è associato a una minore preferenza per il figlio maschio. L’istruzione apre la mente, espone a valori diversi e promuove il pensiero critico.

La sorpresa arriva dal genere: contrariamente a quanto si potrebbe pensare (cioè che le donne siano più progressiste), lo studio ha trovato che le donne taiwanesi mostrano una preferenza per il figlio maschio leggermente *più forte* degli uomini. Come si spiega? Forse, all’interno di un sistema ancora influenzato da norme patrilineari, le donne vedono nel figlio maschio un modo per consolidare la propria posizione all’interno della famiglia del marito e per assicurarsi un supporto futuro, data l’importanza culturale della pietà filiale e la frequente coabitazione tra generazioni. Un risultato che fa riflettere su come l’uguaglianza di genere sia un processo complesso e non sempre lineare.

Paesaggio grandangolare che mostra il contrasto tra un moderno skyline urbano di Taipei e una zona rurale tradizionale taiwanese sullo sfondo, obiettivo grandangolare 15mm, messa a fuoco nitida, luce del tardo pomeriggio.

Tirando le Somme: Un Cambiamento Lento e Disuguale

Cosa ci portiamo a casa da questo studio? Che cambiare atteggiamenti culturali radicati come la preferenza per il figlio maschio è un processo lungo, complesso e non uniforme.

  • L’età gioca un ruolo chiave, con un ritorno a valori tradizionali in età avanzata.
  • Gli eventi storici e le politiche hanno un impatto forte (effetti di periodo), ma questo impatto viene assorbito a velocità diverse nelle varie regioni (città più veloci, campagne più lente).
  • Le nuove generazioni (coorti) non sono necessariamente la bacchetta magica che cancella la tradizione; il cambiamento generazionale su questo fronte sembra più debole del previsto.
  • La divisione tra urbano e rurale rimane un fattore cruciale per capire le dinamiche sociali a Taiwan.

Questo studio, pur con i suoi limiti (usa dati di specifici anni, la misura della preferenza è basata su una sola domanda, non può stabilire cause dirette), ci offre uno spaccato affascinante di come una società possa essere moderna e tradizionale allo stesso tempo. Ci ricorda che il progresso non è una linea retta e che le radici culturali continuano a influenzare le nostre vite in modi sottili ma potenti. E ci lascia con una domanda aperta: come evolverà questa preferenza in futuro, e che impatto avrà sulla demografia di Taiwan? Staremo a vedere!

Fonte: Springer

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