Ictus e Delirio: Ho Scoperto PREDELIS, il Punteggio che Prevede il Rischio e Salva la Mente!
Amici, oggi vi parlo di una cosa seria, ma che mi ha davvero affascinato e che, secondo me, potrebbe fare una grande differenza nella vita di molte persone: la previsione del delirio dopo un ictus ischemico. Sì, avete capito bene, quel brutto mostro che può colpire il cervello e che, come se non bastasse, può portare con sé questa complicazione subdola e pericolosa.
Immaginate la scena: una persona cara ha un ictus, viene ricoverata d’urgenza, riceve le prime cure. Si tira un sospiro di sollievo perché il peggio sembra passato. E invece, dopo qualche giorno, inizia a mostrare confusione, disattenzione, a volte agitazione o, al contrario, un’apatia preoccupante. Ecco, questo potrebbe essere il delirio, una perturbazione acuta e fluttuante della coscienza, dell’attenzione e delle capacità cognitive. Non è una bella bestia, ve lo assicuro, ed è associata a prognosi funzionali decisamente peggiori.
Cos’è il Delirio e Perché Dovremmo Preoccuparcene Dopo un Ictus?
Il delirio, per dirla semplice, è come se il cervello andasse temporaneamente “in tilt”. Non è depressione, non è ansia, non è demenza (anche se a volte può essere confuso con essa), ma una condizione a sé, caratterizzata da un esordio improvviso e un andamento che può cambiare di ora in ora. Pensate che è una complicazione piuttosto comune dopo un ictus e, purtroppo, chi ne soffre rischia degenze ospedaliere più lunghe, maggiori tassi di riammissione, esiti funzionali scarsi e, ahimè, anche una mortalità più elevata. Insomma, prevenirlo potrebbe essere davvero cruciale per migliorare la vita dopo un ictus.
Esistono strategie di prevenzione, spesso non farmacologiche, che si sono dimostrate efficaci nel ridurre i tassi di delirio anche del 30% in pazienti non colpiti da ictus. Parliamo di cose come aiutare l’orientamento con orologi e calendari, assicurarsi che chi ha problemi di vista o udito usi occhiali e apparecchi acustici, favorire un buon ciclo sonno-veglia, mobilizzare precocemente il paziente, garantire idratazione e nutrizione adeguate. Sembrano cose semplici, no? Eppure, applicarle a tappeto su tutti i pazienti con ictus è una vera sfida: ci vuole tempo, personale, risorse economiche.
La Sfida della Prevenzione: Non Tutti Sono Uguali!
Ed è qui che entra in gioco l’idea geniale: e se potessimo identificare prima chi è più a rischio di sviluppare delirio? Potremmo concentrare gli sforzi preventivi proprio su di loro, quelli che ne trarrebbero il maggior beneficio. Sarebbe un bel colpo, no? Finora, però, i dati sulla previsione del delirio specificamente nei pazienti con ictus erano un po’ scarsi, basati su studi piccoli o su contesti eterogenei.
Ecco perché un gruppo di ricercatori austriaci, della Stiria per la precisione, si è messo al lavoro su un progetto ambizioso: sviluppare uno strumento di scoring, un punteggio, per prevedere il rischio di delirio proprio nei pazienti con ictus ischemico acuto. E così è nato il PREDELIS score. Hanno analizzato retrospettivamente i dati di ben 14.475 pazienti ricoverati in cinque stroke unit tra il 2013 e il 2021. Un lavoraccio, immagino, fatto spulciando un enorme sistema informativo medico con estrazione dati semi-automatizzata. Pensate, hanno incluso informazioni demografiche, storia medica, comorbilità, farmaci, fattori di rischio vascolare e informazioni specifiche sull’ictus.

Nasce PREDELIS: Lo Strumento che Fa la Differenza
Per sviluppare il PREDELIS, hanno diviso il campione: il 40% per “costruire” il punteggio (coorte di derivazione) e il 60% per testarlo (coorte di validazione). E cosa hanno scoperto? Che alcuni fattori, presenti al momento del ricovero, erano significativamente associati al delirio. Eccoli qui, con i relativi “punti” che contribuiscono allo score:
- Delirio precedente: ben 4 punti! Se uno ha già avuto delirio in passato, il rischio è alto.
- Consumo cronico di alcol: 3 punti. Un fattore da non sottovalutare.
- Età > 70 anni: 2 punti. L’età, si sa, gioca il suo ruolo.
- Sesso maschile: 2 punti. Sembra che gli uomini siano un po’ più a rischio.
- Infezione al ricovero: 2 punti. Un’infezione in corso è un campanello d’allarme.
- Punteggio NIHSS > 7 al ricovero: 1 punto. L’NIHSS misura la gravità dell’ictus.
- Ictus non lacunare: 1 punto. Il tipo di ictus conta.
- Deficit visivi/uditivi: 1 punto. Come dicevamo prima, i problemi sensoriali pesano.
Il punteggio mediano era di 5 punti. La cosa interessante è che con un punteggio ≤ 5, il rischio di delirio era basso (circa il 2.5%), ma con un punteggio ≥ 9, il rischio schizzava alle stelle (circa il 30.9%)! Praticamente, chi aveva 9 o più punti aveva un rischio aumentato di oltre sette volte nella coorte di derivazione e addirittura di dodici volte in quella di validazione rispetto a chi aveva 5 o meno punti.
PREDELIS alla Prova dei Fatti: Funziona?
La “potenza” di questo score, misurata con un parametro statistico chiamato AUC (Area Under the Curve), era di 0.72 sia nella coorte di derivazione che in quella di validazione. Un risultato robusto, che indica una buona capacità predittiva. Ma la cosa ancora più notevole è che, quando hanno confrontato PREDELIS con altri score di rischio delirio già esistenti (alcuni per pazienti generici, altri tentativi per l’ictus), PREDELIS si è dimostrato significativamente superiore! Gli altri score, applicati a questa vasta coorte di pazienti con ictus, avevano un’AUC più bassa (intorno a 0.64-0.65) e, soprattutto, non riuscivano a identificare i pazienti ad altissimo rischio (≥ 20%), cosa che invece PREDELIS faceva, individuando circa il 9% dei pazienti che rientravano in questa fascia critica.
Questo significa che PREDELIS potrebbe davvero aiutare i medici a “fiutare” i pazienti che hanno più bisogno di attenzioni preventive mirate. E, viceversa, potrebbe anche rassicurare su quel 59% di pazienti con rischio molto basso (≤ 5%), permettendo di concentrare le risorse dove servono di più.
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Implicazioni Pratiche: Cosa Cambia per Medici e Pazienti?
Mi entusiasma pensare alle implicazioni pratiche. Avere uno strumento semplice, basato su variabili disponibili già al momento del ricovero, è una manna dal cielo. Pensateci: il medico valuta il paziente, calcola rapidamente il punteggio PREDELIS e, se è alto, scattano subito le strategie di prevenzione del delirio. Questo potrebbe tradursi in meno giorni di ospedale, recuperi migliori e, in definitiva, una qualità di vita superiore per chi è stato colpito da ictus.
Lo studio ha anche messo in luce alcuni fattori di rischio su cui forse si può intervenire più attivamente. Il consumo cronico di alcol, per esempio, era un forte predittore. Questo sottolinea quanto sia importante chiedere sempre informazioni sulle abitudini alcoliche del paziente, perché queste persone potrebbero aver bisogno di un’osservazione più attenta e, magari, di trattamenti specifici precoci.
Poi ci sono le infezioni al momento del ricovero. Anche se uno studio recente (PRECIOUS trial) non ha trovato benefici nel trattare tutti i pazienti con ictus con antibiotici e paracetamolo, forse un uso mirato di antipiretici e, se necessario, antibiotici, potrebbe ridurre i tassi o la gravità del delirio nei pazienti ad alto rischio. È un’ipotesi da esplorare!
E non dimentichiamo i deficit visivi e uditivi. Assicurarsi che i pazienti abbiano i loro occhiali e apparecchi acustici è una strategia semplice ma potenzialmente molto efficace, come già dimostrato in altre popolazioni di pazienti anziani ospedalizzati. Questo studio rinforza l’idea che sia un approccio promettente e facilmente applicabile anche dopo un ictus.
Una nota curiosa: la demenza o il deterioramento cognitivo preesistente, pur essendo fortemente associati al delirio in analisi più semplici, non sono entrati nel punteggio finale PREDELIS. Probabilmente perché la loro influenza era già “catturata” da altri fattori fortemente correlati come l’età, un precedente delirio e i deficit sensoriali.
Limiti e Prospettive Future: La Ricerca Non Si Ferma
Certo, come ogni studio, anche questo ha i suoi limiti. Essendo retrospettivo, non ha potuto analizzare l’intervallo di tempo tra ricovero e diagnosi di delirio, né l’effetto di farmaci sedativi somministrati durante la degenza (che sappiamo essere un fattore di rischio). Però, è anche vero che il delirio di solito si manifesta entro le prime 48-72 ore, quindi un punteggio basato su dati d’ingresso ha la sua logica, soprattutto perché le strategie preventive vanno iniziate il prima possibile.
Inoltre, la diagnosi di delirio si basava su codici diagnostici e cartelle cliniche. Nonostante abbiano usato anche tecniche di “Natural Language Search” per scovare parole chiave indicative di delirio nei testi liberi, non si può escludere che qualche caso sia sfuggito, specie quelli più lievi. Infine, la validazione è stata interna, cioè sullo stesso “tipo” di popolazione da cui è nato lo score. Serviranno validazioni esterne per confermare la sua affidabilità in contesti diversi.

Un Passo Avanti per la Cura Post-Ictus
Nonostante questi limiti, credo che lo studio PREDELIS rappresenti un passo avanti davvero significativo. Ci offre uno strumento nuovo e promettente per stimare precocemente il rischio di delirio nei pazienti con ictus ischemico acuto. Questo potrebbe aiutare noi medici a selezionare meglio i pazienti ad alto rischio per screening e strategie di prevenzione mirate. E i fattori di rischio identificati potrebbero servire come base per sviluppare protocolli di prevenzione del delirio specifici per l’ictus.
Insomma, la strada è ancora lunga, ma avere strumenti come PREDELIS ci dà una marcia in più per combattere le conseguenze dell’ictus e migliorare la vita dei nostri pazienti. E questa, per me, è sempre una notizia bellissima!
Fonte: Springer
