Congelare gli Ovuli Senza Stress? Il PPOS Potrebbe Essere la Risposta!
Ciao a tutti! Parliamoci chiaro: la vita moderna ci mette spesso davanti a scelte complesse, soprattutto quando si tratta di famiglia e carriera. Sempre più donne, per i motivi più svariati – che chiamiamo “sociali” o “non medici” – decidono di posticipare la maternità. E qui entra in gioco una possibilità straordinaria: la crioconservazione ovocitaria, ovvero il congelamento dei propri ovuli per un utilizzo futuro. Ma come funziona? E, soprattutto, si può rendere questo percorso meno stressante e più “amico” della paziente? Beh, sembra proprio di sì, e oggi voglio parlarvi di una strategia che sta guadagnando sempre più terreno: il protocollo PPOS.
Cos’è la Stimolazione Ovarica e Perché Serve?
Prima di tuffarci nel PPOS, facciamo un piccolo passo indietro. Per poter congelare un buon numero di ovuli, è necessario “svegliare” un po’ le ovaie. Normalmente, ogni mese matura un solo ovocita. Con la stimolazione ovarica controllata (COS), attraverso farmaci specifici (le gonadotropine), puntiamo a farne maturare di più contemporaneamente. Durante questo processo, è cruciale evitare che il corpo rilasci questi ovociti troppo presto, vanificando tutto il lavoro. Questo rilascio prematuro è innescato da un picco di un ormone chiamato LH (ormone luteinizzante).
Per anni, i protocolli più usati per prevenire questo picco di LH sono stati quelli con antagonisti del GnRH. Funzionano bene, eh, non fraintendetemi! Però, richiedono iniezioni giornaliere aggiuntive e possono essere costosi. Insomma, non proprio una passeggiata di salute per tutte.
Arriva il PPOS: Una Ventata di Novità (e Comodità!)
Ed ecco che entra in scena il PPOS, acronimo che sta per Progestin-Primed Ovarian Stimulation. L’idea geniale alla base del PPOS è utilizzare i progestinici (ormoni simili al progesterone) per tenere a bada quel famoso picco di LH. La cosa fantastica? I progestinici si possono assumere per via orale! Avete capito bene: niente più iniezioni extra per controllare l’LH.
Questo protocollo non è nato ieri. Inizialmente, è stato esplorato in contesti oncologici, quando c’era l’urgenza di preservare la fertilità prima di terapie potenzialmente dannose. Si è visto che la somministrazione di progestinici durante la stimolazione ovarica era efficace nel prevenire l’ovulazione spontanea. Da lì, l’interesse si è allargato, e oggi il PPOS è sempre più studiato e utilizzato, specialmente in quei cicli dove si prevede di congelare tutti gli embrioni o, come nel nostro caso, tutti gli ovociti (strategia “freeze-all”). Perché? Perché l’esposizione precoce ai progestinici rende l’endometrio non recettivo per un impianto immediato, ma questo non è un problema se l’obiettivo è la crioconservazione!
Il Nostro Studio: PPOS vs Antagonista per la Crioconservazione Sociale
Incuriositi da questa promettente alternativa, abbiamo deciso di vederci chiaro. Nel nostro studio, pubblicato di recente, abbiamo voluto confrontare l’efficacia e la “convenienza” del protocollo PPOS (utilizzando uno specifico progestinico, il dydrogesterone) con il classico protocollo antagonista, proprio in donne che sceglievano la crioconservazione ovocitaria per motivi non medici.
Abbiamo condotto uno studio caso-controllo in due centri francesi, analizzando i cicli effettuati tra gennaio 2021 e giugno 2023. Ogni donna sottoposta a PPOS è stata “abbinata” a due donne sottoposte al protocollo antagonista, cercando di renderle il più simili possibile per età, conta dei follicoli antrali (un indicatore della riserva ovarica), BMI e dose iniziale di gonadotropine. L’obiettivo primario? Verificare se ci fossero differenze nel numero di ovociti maturi (quelli “buoni”, pronti per il futuro) ottenuti.
I risultati sono stati davvero incoraggianti! Dopo aver analizzato i dati e aggiustato per possibili fattori confondenti (come una leggera differenza di età media tra i gruppi, che era un po’ più bassa nel gruppo antagonista), abbiamo scoperto che non c’era alcuna differenza statisticamente significativa nel numero di ovociti maturi (MII) raccolti tra il gruppo PPOS e il gruppo antagonista. Stessa cosa per il numero totale di complessi cumulo-ovocita (COC) recuperati e per il tasso di maturazione. Insomma, dal punto di vista dell’efficacia nel produrre ovociti di qualità, i due protocolli si sono dimostrati equivalenti.
Il Vero Vantaggio del PPOS: Meno Stress, Stessa Efficacia
Ma la vera ciliegina sulla torta è stata un’altra: il numero di sessioni di monitoraggio (ecografie e prelievi di sangue) è risultato significativamente inferiore nel gruppo PPOS! Pensateci: meno visite in ospedale, meno interruzioni della vita quotidiana, meno stress. Questo è un vantaggio enorme per le pazienti. Nel nostro studio, più del 75% delle pazienti nel gruppo PPOS ha avuto bisogno di meno di tre sessioni di monitoraggio, contro il 36,9% nel gruppo antagonista.
Questo perché, con il PPOS, spesso si può evitare il monitoraggio iniziale prima di iniziare le iniezioni (specialmente se c’è stato un pre-trattamento con pillola estroprogestinica, che “calma” molto le ovaie) e non c’è la necessità di quel monitoraggio intermedio per decidere quando iniziare l’antagonista, dato che il progestinico si assume fin dall’inizio insieme alle gonadotropine.
Altri studi, condotti in contesti diversi (come la donazione di ovociti o cicli FIVET/ICSI), avevano già suggerito risultati simili in termini di numero di ovociti maturi, e alcuni addirittura risultati migliori con il PPOS. Anche per quanto riguarda la durata della stimolazione, una volta aggiustati i dati, non abbiamo trovato differenze significative, confermando quanto riportato da altre ricerche.
E la Qualità Futura di Questi Ovociti?
Una domanda legittima è: “Ok, otteniamo un buon numero di ovociti, ma come si comporteranno in futuro? Saranno ‘buoni’ per una gravidanza?”. La letteratura scientifica, anche se non abbiamo potuto valutarlo direttamente nel nostro studio (la legge francese sulla crioconservazione sociale è recente), è piuttosto rassicurante.
- Tassi di Euploidia: Diversi studi concordano sul fatto che non ci sono differenze significative nei tassi di embrioni cromosomicamente normali (euploidi) tra PPOS e protocollo antagonista.
- Tassi di Fecondazione e Blastulazione: Generalmente, non si riscontrano differenze significative, anche se uno studio ha notato un numero leggermente inferiore di blastocisti di buona qualità nel gruppo PPOS in pazienti con riserva ovarica normale. Altri studi, ad esempio nella donazione di ovociti, non hanno trovato tali differenze.
- Tassi di Nato Vivo: Qui la letteratura è un po’ più varia. Alcuni studi non riportano differenze significative nel tasso cumulativo di nati vivi, mentre uno studio ha indicato un tasso inferiore con PPOS in pazienti con riserva ovarica normale. È un’area che necessita di ulteriori approfondimenti, ma molti dati sono positivi.
- Esiti Neonatali: Una grande meta-analisi del 2020, confrontando neonati da cicli PPOS con quelli da protocolli con agonisti del GnRH, non ha trovato differenze nei rischi di malformazioni congenite, basso peso alla nascita o parto prematuro.
Punti di Forza e Limiti del Nostro Lavoro
Siamo molto contenti del nostro studio: ha un disegno robusto, una popolazione ampia e i risultati sono in linea con la letteratura. E, per quanto ne sappiamo, è uno dei primi a indagare specificamente il PPOS nel contesto della crioconservazione per motivi non medici.
Certo, come ogni studio retrospettivo, ha delle limitazioni. C’erano alcune differenze di base tra i gruppi (ad esempio, nel gruppo di controllo non tutte le stimolazioni erano per crioconservazione sociale, ma anche per infertilità da fattore maschile o tubarico, e c’erano differenze nel pre-trattamento e nel tipo di gonadotropina usata), anche se abbiamo cercato di tenerne conto nelle analisi.
In Conclusione: Il PPOS, un Alleato Prezioso
Cosa ci portiamo a casa da tutto questo? Che il protocollo PPOS con dydrogesterone, nel contesto della crioconservazione ovocitaria per motivi sociali, sembra essere un’opzione efficace quanto il protocollo antagonista per quanto riguarda il numero di ovociti maturi recuperati. Ma con un grande, grandissimo plus: è decisamente più “patient-friendly”, grazie all’assunzione orale del progestinico e a un numero significativamente inferiore di sessioni di monitoraggio.
Questo non è poco! In un percorso che può essere emotivamente e fisicamente impegnativo, ogni semplificazione, ogni riduzione dello stress, è oro colato. Certo, servono ulteriori studi prospettici randomizzati per confermare questi risultati e, soprattutto, per valutare gli esiti di gravidanza dopo l’utilizzo di questi ovociti crioconservati. Ma i dati attuali sono molto promettenti e suggeriscono che il PPOS potrebbe tranquillamente essere offerto come trattamento di prima linea nei cicli “freeze-all”. Un passo avanti importante per rendere la preservazione della fertilità una scelta ancora più accessibile e serena.
Fonte: Springer