Salari Spagnoli Sotto Lente: Chi Decide Davvero Quanto Guadagni?
Ragazzi, parliamoci chiaro. Quando cerchiamo lavoro o negoziamo un aumento, spesso pensiamo che sia una questione tra noi e il capo, o al massimo tra noi e il “mercato”. Ma se vi dicessi che c’è un attore invisibile che gioca un ruolo enorme? Sto parlando del potere di mercato del lavoro delle aziende. Un concetto un po’ tecnico, forse, ma che tocca le tasche di tutti noi. In pratica, è la capacità di un’azienda di pagarci un po’ meno di quanto “valiamo” realmente in termini di produttività. E indovinate un po’? Abbiamo messo il naso proprio in questa faccenda, analizzando la situazione in Spagna dal 1997 al 2021.
Cos’è il Potere di Mercato del Lavoro (e perché dovrebbe interessarci)?
Immaginate che il vostro lavoro porti all’azienda un valore X (il famoso Prodotto Marginale del Ricavo del Lavoro, o MRPL per gli amici economisti). In un mercato super competitivo, dovreste ricevere un salario molto vicino a X. Ma la realtà è spesso diversa. Molte aziende hanno un certo “potere contrattuale” – tecnicamente chiamato potere di monopsonio (il monopsonio è come il monopolio, ma dal lato dell’acquirente, in questo caso l’acquirente di lavoro). Questo potere permette loro di fissare salari inferiori a X. La differenza tra X e il vostro salario è quello che chiamiamo “markdown”. Un markdown alto significa che l’azienda sta esercitando parecchio potere, tenendosi una fetta più grande della torta che voi avete contribuito a creare.
Capire quanto è diffuso questo fenomeno è fondamentale. Influenza la disuguaglianza salariale, i livelli di occupazione e l’efficienza generale dell’economia. Se le aziende pagano sistematicamente meno, le persone sono meno incentivate a lavorare o a cercare lavori migliori, e questo non fa bene a nessuno nel lungo periodo.
Per studiare questo fenomeno in Spagna, abbiamo usato un tesoro di dati: la Central de Balances Integrada (CBI) della Banca di Spagna. Parliamo di informazioni dettagliate su milioni di aziende spagnole per un periodo lunghissimo, dal 1995 al 2022. Un vero e proprio microscopio sul tessuto economico del paese.
Come abbiamo misurato questo “potere”? (La parte un po’ tecnica, ma spiegata facile)
Ok, qui potrei diventare un po’ noioso, ma cercherò di farla breve e indolore. Tradizionalmente, per stimare questi markdown, si passava prima dal calcolare i “markup” (il ricarico sui prezzi dei prodotti). Ma questo metodo ha dei limiti, soprattutto se si basa su ipotesi un po’ forti (tipo che le materie prime abbiano prezzi super competitivi e siano flessibili, cosa non sempre vera) e se si usano i dati sui ricavi invece che sulle quantità fisiche prodotte (che spesso mancano).
Noi abbiamo seguito un approccio più diretto, proposto da Hashemi e colleghi nel 2022, che ci permette di stimare i markdown direttamente dai dati sui ricavi, senza dover passare dai markup. In sostanza, guardiamo all’elasticità dei ricavi rispetto al lavoro (cioè, quanto aumentano i ricavi se l’azienda assume un lavoratore in più) e la confrontiamo con la quota del costo del lavoro sul totale dei ricavi. Questo metodo è più robusto e ci evita un sacco di potenziali mal di testa e distorsioni. Abbiamo usato tecniche econometriche avanzate (come l’approccio delle variabili proxy di Ackerberg et al. 2015 e il Metodo Generalizzato dei Momenti – GMM) per essere sicuri di tenere conto di fattori “invisibili” come la produttività specifica di ogni azienda e altre possibili fonti di errore. È la prima volta che questa metodologia viene applicata empiricamente in modo così esteso, e siamo piuttosto contenti dei risultati!
L’andamento nel tempo: montagne russe post-crisi
Allora, cosa abbiamo scoperto guardando a 25 anni di storia economica spagnola? Beh, la prima cosa che salta all’occhio è che il potere di mercato delle aziende non è stato costante. C’è stata una notevole diminuzione dei markdown dopo la crisi finanziaria del 2008. Prima della crisi, il markdown medio ponderato (pesato per il costo del lavoro, per dare più importanza alle aziende più grandi) si aggirava intorno al 30%. Dopo la crisi, è crollato fino a circa il 10%, per poi risalire leggermente intorno al 15% nel 2021.
Questa caduta post-crisi ha senso: molte aziende hanno chiuso, la disoccupazione è schizzata alle stelle, il credito si è ristretto. In un contesto simile, è difficile per le aziende fare le schizzinose sui salari; il loro potere contrattuale si è indebolito. È interessante notare che, mentre i markdown crollavano, l’indice di concentrazione del mercato (HHI), che misura quanto poche grandi aziende dominano un settore, è sceso molto meno. Questo suggerisce che non è solo la concentrazione a determinare il potere sui salari, ma anche le condizioni economiche generali e forse i cambiamenti normativi.
Tuttavia, la recente risalita dei markdown, specialmente dopo il 2013 (anno in cui sono entrate in vigore importanti riforme del mercato del lavoro che hanno dato più flessibilità alle imprese nella determinazione dei salari), suggerisce che le aziende stanno riguadagnando terreno. È come se, passata la tempesta, stessero tornando a esercitare il loro potere. Abbiamo anche notato un picco nei primi anni 2000, seguito da un calo prima della crisi, forse dovuto a un periodo di stabilità economica e a normative sul lavoro che limitavano un po’ le imprese. Durante la crisi vera e propria (2008-2009), i markdown medi sono addirittura diventati negativi!
Non siamo tutti uguali: le differenze tra le aziende
Ovviamente, parlare di “media” è utile, ma nasconde un mondo di differenze. E qui le cose si fanno interessanti.
- Grandi vs Piccoli: Come forse immaginate, le grandi aziende (quelle con 250 dipendenti o più) mostrano markdown significativamente più alti rispetto alle piccole e medie imprese. Hanno più potere, punto. La crisi del 2008 ha colpito soprattutto le piccole, i cui markdown sono crollati (diventando quasi zero per le piccole e negativi per le microimprese sotto i 10 dipendenti), mentre quelli delle grandi sono rimasti più stabili. Curiosamente, però, c’è un andamento a “U”: anche le microimprese nel decile più basso mostrano markdown positivi, forse per via dell’autoimpiego o strutture contrattuali particolari.
- Vecchi vs Giovani: Le aziende più anziane tendono ad avere markdown più alti. Hanno avuto più tempo per consolidarsi, stabilire relazioni di lavoro a lungo termine e rafforzare la loro posizione sul mercato.
- Questione di Geografia: Ci sono differenze notevoli anche tra le regioni spagnole (Comunità Autonome). Navarra, Murcia e La Rioja mostrano i markdown medi più alti, mentre le Isole Baleari, le Asturie e le Canarie i più bassi. Le ragioni precise non sono chiarissime, ma probabilmente c’entrano la struttura industriale locale, gli accordi di contrattazione collettiva specifici e le condizioni del mercato del lavoro regionale.
- Il Peso del Settore: Non tutti i settori sono uguali. Quelli ad alta intensità di capitale e con barriere all’ingresso più alte, come l’energia e il manifatturiero, mostrano i markdown più elevati. Qui le aziende hanno spesso più potere di mercato e i lavoratori meno alternative. Al contrario, settori più labour-intensive come l’istruzione e i servizi amministrativi hanno markdown molto più bassi.
Lavoratori temporanei e donne: un quadro complesso
Un altro aspetto cruciale che abbiamo analizzato è la composizione della forza lavoro. E qui emergono dati che fanno riflettere.
Abbiamo scoperto che le aziende con una quota maggiore di lavoratori temporanei tendono ad avere markdown più alti. Questo non sorprende del tutto nel contesto spagnolo, caratterizzato da un’alta incidenza di contratti a termine (spesso con salari inferiori) a causa di una certa rigidità normativa e alti tassi di disoccupazione storici. Sembra che le aziende sfruttino questa precarietà per pagare meno.
Allo stesso modo, le aziende con una percentuale più alta di lavoratrici donne mostrano anch’esse markdown più elevati. Questo dato è preoccupante e suggerisce che il potere di mercato delle aziende potrebbe contribuire al divario salariale di genere. Le ragioni possono essere molteplici: segregazione occupazionale (donne concentrate in settori o ruoli meno pagati), minor potere contrattuale individuale o collettivo, discriminazione. È un campanello d’allarme che merita ulteriori approfondimenti.
Cosa ci portiamo a casa?
Questa nostra immersione nei dati spagnoli ci dice alcune cose importanti. Primo, il potere di mercato delle aziende sui salari è una realtà tangibile e varia nel tempo, spesso in risposta a grandi shock economici come la crisi del 2008 e a riforme normative. Secondo, non tutte le aziende sono uguali: dimensioni, età, settore e localizzazione geografica contano eccome. Terzo, la composizione della forza lavoro (presenza di lavoratori temporanei e donne) sembra interagire con questo potere, potenzialmente esacerbando disuguaglianze preesistenti.
Certo, il nostro studio è un punto di partenza. Sarebbe fantastico poter usare dati ancora più granulari, magari a livello di singolo lavoratore, per capire come questo potere impatti diverse categorie di persone. E confrontare la Spagna con altri paesi europei con diverse regolamentazioni del lavoro potrebbe darci indizi preziosi su quali politiche funzionano meglio per garantire salari più equi.
Insomma, la prossima volta che parlerete di stipendio, ricordatevi che non siete soli al tavolo della trattativa. C’è anche questo “potere” invisibile delle aziende, e conoscerlo è il primo passo per provare a riequilibrare un po’ le cose.
Fonte: Springer