Porpora Fulminante da Enterococcus faecium: Quando un Batterio Comune Diventa un Killer Silenzioso
Amici appassionati di scienza e misteri del corpo umano, oggi voglio parlarvi di una storia che ha dell’incredibile, un po’ come quelle trame mediche che ci tengono incollati allo schermo, ma con la differenza che questa è pura, cruda realtà. Immaginate una condizione rara, fulminante (e il nome non è un caso), che può trasformare una semplice infezione in una lotta per la vita: la Porpora Fulminante (PF). E se vi dicessi che a scatenarla, in un caso recentissimo, è stato un batterio che molti di noi ospitano tranquillamente nel proprio intestino, l’Enterococcus faecium? Sembra un paradosso, vero? Eppure, è proprio quello che è successo, e voglio raccontarvelo perché c’è sempre da imparare, soprattutto quando la medicina ci mette di fronte a scenari inaspettati.
Ma cos’è esattamente questa Porpora Fulminante?
Pensate alla PF come a una reazione esplosiva e totalmente fuori controllo del nostro sistema di coagulazione, spesso innescata da un’infezione. È una vera e propria emergenza ematologica. Le sue caratteristiche principali sono da brivido:
- Comparsa rapidissima di lesioni cutanee color porpora, che non sono semplici lividi, ma aree di necrosi della pelle.
- Coagulazione Intravascolare Disseminata (CID): in pratica, il sangue inizia a formare piccoli coaguli in tutto il corpo, ostruendo i vasi sanguigni più piccoli e, paradossalmente, esaurendo i fattori della coagulazione, il che può portare a emorragie.
- Febbre alta e ipotensione, che possono sfociare in uno shock settico.
- Spesso, una grave carenza di Proteina C, una sostanza fondamentale che il nostro corpo usa per regolare la coagulazione e prevenire la formazione eccessiva di trombi.
Esistono tre categorie principali di PF: quella neonatale (legata a deficit congeniti di Proteina C), quella idiopatica (quando non si trova una causa scatenante precisa) e quella infettiva acuta. Quest’ultima è la forma più comune e si verifica, appunto, dopo infezioni batteriche. Tradizionalmente, i “cattivi” più noti in questo scenario sono batteri come la Neisseria meningitidis (sì, quella della meningite) e lo Streptococcus pneumoniae. Ma, come vedremo, la lista dei sospetti potrebbe allungarsi.
La PF non scherza: il tasso di mortalità può arrivare al 40-50%, e chi sopravvive rischia spesso amputazioni a causa della necrosi estesa. Capite bene perché identificarla e trattarla precocemente sia una corsa contro il tempo.
Un Caso Clinico Che Fa Riflettere: L’Inaspettato Ruolo dell’Enterococcus faecium
Ed eccoci al cuore della nostra storia. Un uomo di 61 anni, arabo, fino a quel momento in buona salute e immunocompetente, si presenta al pronto soccorso. I suoi sintomi? Febbre da tre giorni, diarrea di colore verde e, cosa piuttosto allarmante, una strana colorazione bluastra sul viso. Era già stato in un altro ospedale il giorno prima, dove gli avevano somministrato un antibiotico (ceftriaxone), ma la situazione non migliorava.
All’arrivo, i suoi parametri vitali erano già preoccupanti: tachicardia, respiro accelerato, pressione non ottimale. Gli esami del sangue iniziali mostravano globuli bianchi alti, piastrine basse, alterazioni della coagulazione (INR e PT allungati, fibrinogeno basso) e un aumento della creatinina, segno di sofferenza renale. Fortunatamente, i test per virus come HIV, epatiti, CMV ed EBV erano tutti negativi, e non c’erano storie di abusi di sostanze o uso di steroidi.
L’esame dermatologico rivelò subito qualcosa di serio: oltre alla colorazione bluastra del viso, presentava lesioni violacee bilaterali sui glutei ed ecchimosi e lesioni purpuriche su entrambe le braccia. Nonostante un ecocardiogramma e una radiografia del torace inizialmente normali (anche se un’ecografia addominale mostrava un ispessimento della parete del grosso intestino), la situazione precipitò rapidamente.
Ricoverato in terapia intensiva, la sua temperatura era a 39°C, la pressione ancora più bassa, e il respiro affannoso. Nonostante la somministrazione immediata di antibiotici ad ampio spettro (vancomicina e meropenem, scelti in base all’antibiogramma della struttura e alle linee guida per lo shock settico), fluidi e farmaci per sostenere la pressione, il paziente peggiorò. L’acidosi lattica richiese l’intubazione. Due giorni dopo, le piastrine erano crollate ulteriormente, i globuli bianchi schizzati alle stelle e l’INR era salito a 3. Comparvero nuove lesioni ischemiche sulle dita dei piedi e delle mani. Nonostante l’eparina, trasfusioni di plasma fresco congelato (ben 60 unità!), piastrine e globuli rossi concentrati, non ci fu nulla da fare. Il paziente morì per insufficienza circolatoria e disfunzione multiorgano entro 5 giorni dal ricovero.

La svolta, o meglio, la conferma del killer, arrivò il terzo giorno: l’emocoltura rivelò la presenza di Enterococcus faecium, sensibile alla vancomicina. Questo è il punto cruciale: la letteratura scientifica, fino a questo caso, non descriveva l’E. faecium come causa di Porpora Fulminante.
La Caccia al Colpevole: Chi è l’Enterococcus faecium?
L’Enterococcus faecium è un batterio Gram-positivo che fa parte della normale flora batterica del nostro tratto gastrointestinale e di quello di molti animali. Generalmente è un commensale innocuo, ma può trasformarsi in un patogeno opportunista, soprattutto in contesti ospedalieri. È noto per causare:
- Batteriemie (infezioni del sangue)
- Infezioni del tratto urinario
- Endocarditi infettive (infezioni delle valvole cardiache)
Le infezioni invasive da Enterococchi possono avere una mortalità significativa, fino al 20%, influenzata da fattori come le condizioni di base del paziente, la presenza di comorbidità, la resistenza antimicrobica e la necessità di ricovero in terapia intensiva. Solitamente, queste infezioni colpiscono pazienti anziani o immunocompromessi, specialmente dopo terapie antibiotiche che alterano la flora intestinale. Nel nostro caso, il paziente era immunocompetente e non aveva una storia pregressa di uso di antibiotici, il che rende la vicenda ancora più particolare. Tuttavia, la diarrea che aveva manifestato potrebbe essere stata la porta d’ingresso: un’alterazione della barriera intestinale potrebbe aver permesso al batterio di “traslocare” dall’intestino al flusso sanguigno, scatenando la batteriemia e la successiva, devastante, cascata di eventi.
Diagnosi e Trattamento: Una Corsa Contro il Tempo Purtroppo Persa
Diagnosticare la PF può essere una vera sfida, specialmente all’inizio, quando i sintomi possono essere aspecifici e simili a quelli di un’influenza. La comparsa dell’eruzione cutanea purpurica è il campanello d’allarme che dovrebbe far scattare immediatamente il sospetto e l’inizio del trattamento, senza attendere i risultati di una biopsia cutanea, che potrebbero arrivare troppo tardi.
Il trattamento della PF infettiva è aggressivo e multimodale:
- Antibiotici ad ampio spettro, da iniziare il prima possibile.
- Supporto emodinamico con fluidi e farmaci vasopressori.
- Sostituzione dei fattori della coagulazione e delle piastrine.
- In alcuni casi, si considera la Proteina C concentrata o lo scambio plasmatico (plasmaferesi), anche se mancano studi randomizzati controllati robusti su questi interventi specifici per la PF.
Nel caso del nostro paziente, nonostante la rapidità dell’intervento con antibiotici, fluidi e supporto trasfusionale, l’esito è stato infausto. La progressione verso lo shock settico e il danno multiorgano era già troppo avanzata. A volte, in casi di necrosi estesa degli arti, si rende necessario un intervento chirurgico, inclusa l’amputazione, per rimuovere il tessuto morto e controllare l’infezione. Tuttavia, per questo paziente, considerato l’altissimo rischio dovuto allo shock e all’insufficienza multiorgano, non si è potuta considerare questa opzione.

Cosa Impariamo da Questo Caso?
Questa triste storia ci insegna diverse cose. Innanzitutto, la Porpora Fulminante è una bestia nera, una condizione con una mortalità spaventosamente alta, soprattutto quando porta a insufficienza multiorgano (oltre il 50%). Ci ricorda che anche batteri considerati “comuni” o parte della nostra flora possono, in circostanze particolari, scatenare reazioni devastanti.
La lezione più importante per i medici è quella di mantenere un alto indice di sospetto. Di fronte a un paziente con febbre, un’eruzione cutanea purpurica a rapida progressione e segni di shock, la PF deve entrare nella lista delle diagnosi differenziali, e ora sappiamo che anche l’Enterococcus faecium può essere un possibile colpevole, anche in pazienti apparentemente sani.
Un’anamnesi accurata e un esame fisico meticoloso, con particolare attenzione alle manifestazioni cutanee, sono cruciali. La rapidità della diagnosi e l’inizio immediato di un trattamento aggressivo e mirato sono i fattori che possono, forse, fare la differenza tra la vita e la morte, o prevenire conseguenze invalidanti come le amputazioni.
Questo caso, il primo documentato di PF da E. faecium in un paziente precedentemente sano, apre nuove prospettive e sottolinea come la medicina sia un campo in continua evoluzione, dove non si finisce mai di imparare e dove ogni paziente può insegnarci qualcosa di nuovo e prezioso. Una lezione amara, in questo caso, ma fondamentale.
Fonte: Springer
