Un campo di mais rigoglioso e dorato sotto un cielo azzurro, simbolo di un raccolto abbondante grazie all'uso di pollina. Il terreno appare scuro e fertile. Landscape wide angle, 18mm, sharp focus, luce solare diretta.

Pollina: Il Segreto Nascosto per un Mais da Campioni e un Terreno Super fertile!

Amici agricoltori e appassionati del verde, quante volte ci siamo trovati a fissare i nostri campi sperando in un miracolo? Terreni che sembrano stanchi, raccolti che non decollano come vorremmo… Beh, oggi voglio parlarvi di una scoperta che ha dell’incredibile, o meglio, di una conferma scientifica che potrebbe rivoluzionare il modo in cui pensiamo alla fertilità del suolo e alla salute delle nostre piante, in particolare del mais. Sto parlando della pollina, sì, avete capito bene, il letame di pollo! Un vero e proprio oro nero per i nostri campi.

Recentemente mi sono imbattuto in uno studio affascinante, condotto per due anni (2022-2023) presso la Teaching and Research Farm dell’Università Adekunle Ajasin, in Nigeria. Pensate un po’, i ricercatori hanno voluto vederci chiaro: la pollina può davvero fare la differenza per il mais, migliorando il suolo, la qualità nutrizionale dei chicchi e, non da ultimo, il portafoglio?

Il Problema: Terreni Stanchi e Fame di Nutrienti

Prima di svelarvi i risultati, facciamo un passo indietro. Nell’Africa subsahariana, ma direi un po’ ovunque nel mondo dove l’agricoltura è intensiva, la degradazione del suolo e una gestione non ottimale della sua fertilità sono i principali colpevoli di una produttività agricola scarsa. E quando il cibo scarseggia o è povero di nutrienti, ne risente la salute di tutti. L’uso continuo dello stesso terreno e, diciamocelo, a volte un abuso di fertilizzanti chimici, può portare a un impoverimento della materia organica, a squilibri nutritivi, all’acidificazione del suolo e persino all’inquinamento. Un circolo vizioso che danneggia la terra e riduce la qualità e la quantità dei nostri raccolti.

Il mais, poi, è una coltura fondamentale. È una fonte di carboidrati sani, ricco di antiossidanti e minerali essenziali come fosforo, magnesio e zinco, importantissimi per le ossa, gli enzimi e il sistema immunitario. Lo usiamo per l’alimentazione umana e animale, trasformandolo in farine, snack, cereali… Insomma, un vero pilastro della nostra dieta e dell’economia agricola.

Nello specifico, i terreni dell’area di Akungba-Akoko, in Nigeria, dove è stato condotto lo studio, sono noti per la loro bassa fertilità e acidità, aggravate dalla coltivazione continua e dall’uso di fertilizzanti minerali. C’era un bisogno urgente di trovare alternative sostenibili che potessero migliorare la resa, la qualità del suolo e che fossero pratiche per gli agricoltori locali.

La Pollina Entra in Scena: Un Tesoro Naturale

Ed ecco che entra in gioco la nostra protagonista: la pollina. Ricca di materia organica e nutrienti essenziali, è da tempo considerata un valido fertilizzante. Ma quanto è efficace davvero, specialmente su terreni così difficili? I ricercatori hanno testato cinque diversi livelli di applicazione di pollina: 0 (il controllo, nessuna pollina), 5, 10, 15 e 20 tonnellate per ettaro (t ha⁻¹). L’ipotesi era che la pollina avrebbe migliorato significativamente le proprietà del suolo, le caratteristiche agronomiche del mais e la concentrazione di minerali chiave per la nutrizione umana nei chicchi.

Prima di iniziare, un’analisi del suolo ha confermato le sue scarse condizioni: tessitura franco-sabbiosa, acido, alta densità apparente e bassa porosità totale. Materia organica, azoto totale, fosforo disponibile, potassio, calcio e magnesio scambiabili erano tutti ben al di sotto dei livelli critici. Insomma, un terreno che da solo non ce l’avrebbe mai fatta a sostenere un buon raccolto. Dall’altra parte, la pollina usata nell’esperimento era ricca di N, P, K, Ca, Mg e carbonio organico, proprio quello che serviva!

Primo piano di chicchi di mais dorati e sani in una mano, con un campo di mais rigoglioso e un terreno fertile sullo sfondo. Luce calda del mattino, macro lens, 85mm, high detail, precise focusing, controlled lighting.

Cosa Succede al Suolo? Una Trasformazione Sorprendente!

I risultati sull’impatto della pollina sulle proprietà fisiche del suolo sono stati notevoli. Già dopo il primo anno, ma con effetti ancora più marcati nel secondo (grazie all’effetto residuo della pollina), si è osservato che:

  • La densità apparente del suolo è diminuita significativamente con l’aumentare delle dosi di pollina. Con 20 t ha⁻¹, la riduzione è stata del 34% rispetto al controllo! Questo significa un terreno meno compatto, dove le radici possono esplorare meglio.
  • La porosità totale e il contenuto di umidità sono aumentati. Sempre con 20 t ha⁻¹, la porosità è cresciuta del 45% e l’umidità del 92%. Più spazio per aria e acqua, vitale per le piante.

Questi miglioramenti sono dovuti all’apporto di materia organica, che migliora la struttura del suolo, l’aggregazione delle particelle e la capacità di ritenzione idrica. Un suolo meno denso e più poroso facilita l’infiltrazione dell’acqua e la crescita radicale.

Anche le proprietà chimiche del suolo hanno beneficiato enormemente:

  • Il pH del suolo, il carbonio organico (OC), l’azoto totale (TN), il fosforo (P), il potassio (K), il calcio (Ca) e il magnesio (Mg) sono aumentati con l’applicazione di pollina.
  • Le dosi di 15 o 20 t ha⁻¹ hanno portato ai massimi livelli di OC, TN, P, K, Ca e Mg. Curiosamente, il pH del suolo tendeva a diminuire leggermente con dosi superiori a 10 t ha⁻¹, forse per il rilascio di acidi organici durante la decomposizione.

L’aumento di nutrienti è dovuto al loro rilascio dalla pollina durante la decomposizione, alla riduzione del dilavamento e a una migliore ritenzione, oltre a una modificata dinamica microbica del suolo.

E il Mais? Più Forte, Più Grande, Più Nutriente!

Passiamo ora al vero protagonista, il mais. La pollina ha avuto un impatto significativo sulla composizione minerale dei chicchi. Le concentrazioni di azoto (N), fosforo (P), potassio (K), calcio (Ca), magnesio (Mg), ferro (Fe), rame (Cu) e zinco (Zn) sono aumentate notevolmente rispetto al controllo. E indovinate un po’? La dose di 10 t ha⁻¹ di pollina ha prodotto le più alte concentrazioni di minerali, non significativamente diverse, però, da quelle ottenute con 15 e 20 t ha⁻¹. Rispetto al controllo, con 10 t ha⁻¹ si è avuto un incremento dell’82% di N, 46% di P, 39% di K, 137% di Ca, 156% di Mg, 64% di Fe, 117% di Cu e 84% di Zn! Un vero toccasana per la qualità nutrizionale.

Anche i parametri di crescita del mais hanno mostrato miglioramenti spettacolari:

  • Altezza delle piante, numero di foglie, area fogliare e circonferenza del fusto sono aumentati con la pollina.
  • Ancora una volta, la dose di 10 t ha⁻¹ ha prodotto le piante più alte, con più foglie, maggiore area fogliare e fusti più robusti, sebbene i valori non fossero statisticamente differenti da quelli con 15 e 20 t ha⁻¹. In media, con 10 t ha⁻¹, l’altezza è aumentata del 22%, il numero di foglie del 20%, l’area fogliare del 30% e la circonferenza del fusto del 36% rispetto al controllo.

E la resa? Qui i numeri parlano da soli. La biomassa secca, il numero di chicchi per pannocchia, il peso della pannocchia, il peso di 1000 chicchi e la resa totale in granella sono aumentati significativamente. La dose di 10 t ha⁻¹ ha dato i migliori risultati per tutti questi parametri, anche se non statisticamente diversi dalle dosi superiori. Ma ecco il dato clou: rispetto al controllo, l’applicazione di pollina ha aumentato la resa in granella del 54.6% (con 5 t ha⁻¹), del 94.6% (con 10 t ha⁻¹), del 93.5% (con 15 t ha⁻¹) e del 91.4% (con 20 t ha⁻¹). Un incremento quasi doppio con la dose ottimale!

Un agricoltore sorridente sparge pollina compostata su un terreno agricolo preparato per la semina del mais. Telephoto zoom, 150mm, action tracking, luce naturale diffusa.

La Magia dei Numeri: Quando la Sostenibilità Paga

Parliamo di soldi, perché l’agricoltura deve essere anche redditizia. L’analisi economica ha rivelato che, sebbene il costo di trasporto della pollina aumentasse con la dose, il trattamento con 10 t ha⁻¹ ha generato il ritorno lordo più alto (2.191 US$ ha⁻¹) e il ritorno netto più alto (970 US$ ha⁻¹). Questo è stato seguito da vicino dai trattamenti con 15 t ha⁻¹ (ritorno netto 959 US$) e 20 t ha⁻¹ (ritorno netto 937 US$). Il controllo, senza pollina, ha avuto il ritorno lordo più basso (1.126 US$ ha⁻¹). È interessante notare che tutti i livelli di trattamento con pollina hanno portato a profitti netti maggiori rispetto al controllo.

Ma il dato più eloquente è il rapporto beneficio/costo: per il trattamento con 10 t ha⁻¹, questo rapporto è stato di 16! Significa che per ogni dollaro speso, se ne sono guadagnati 16. Questo dimostra che questa dose non solo è efficace dal punto di vista agronomico, ma è anche la più vantaggiosa economicamente.

Perché Proprio 10 t/ha? L’Equilibrio Perfetto

Vi chiederete perché dosi superiori di pollina (15 e 20 t ha⁻¹) non abbiano portato a ulteriori significativi incrementi di resa o qualità, pur migliorando alcune proprietà del suolo. Questo suggerisce un fenomeno di “ritorni decrescenti”. Superata una certa soglia, il terreno potrebbe aver raggiunto un punto di saturazione dei nutrienti, limitando l’ulteriore assorbimento da parte delle piante. Inoltre, un’applicazione eccessiva di letame potrebbe portare a squilibri nutritivi, potenziale tossicità o problemi ambientali come il ruscellamento dei nutrienti, che a lungo termine potrebbero persino danneggiare la salute delle piante.

La dose di 10 t ha⁻¹ sembra quindi rappresentare il perfetto equilibrio tra miglioramento del suolo, costi di input e performance della coltura. È la scelta che massimizza i benefici senza “strafare”.

In Conclusione: Un Futuro Fertile (e Conveniente!)

Cari amici, i risultati di questo studio sono una ventata di ottimismo. La pollina si conferma un’alleata preziosa per un’agricoltura più sostenibile e produttiva. Migliora le proprietà fisiche e chimiche del suolo, arricchisce i chicchi di mais di minerali essenziali per la nostra salute, ne aumenta la crescita e la resa, e lo fa in modo economicamente vantaggioso.

La dose di 10 t ha⁻¹ di pollina è emersa come la scelta ottimale per l’area di studio, ma il principio è universale: nutrire il suolo con materia organica è la chiave per nutrire meglio noi stessi e garantire un futuro all’agricoltura. È un invito a riscoprire pratiche che rispettano la terra, valorizzando risorse che spesso consideriamo “scarti”. Un piccolo cambiamento nelle nostre pratiche può portare a grandi risultati, per il nostro mais, per il nostro terreno e per il nostro benessere.

Fonte: Springer

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