PNI: Lo Stato Nutrizionale Svela Segreti Incredibili sul Cancro Gastrico e l’Immunoterapia!
Ciao a tutti! Oggi vi porto in un viaggio affascinante nel mondo della ricerca sul cancro gastrico, un nemico ancora troppo temibile, essendo la terza causa principale di morte per cancro a livello globale. Negli ultimi anni, l’immunoterapia, che sfrutta il nostro stesso sistema immunitario per combattere i tumori, ha cambiato le regole del gioco. Molecole come PD1 e CTLA4 sono diventate bersagli comuni, e farmaci come il nivolumab (un anti-PD1) hanno offerto nuove speranze. Ma c’è un “ma”: circa il 60% dei pazienti con cancro gastrico non risponde a queste terapie. Capite bene che c’è un bisogno disperato di trovare nuovi bersagli e modi per predire chi beneficerà di quale trattamento.
L’Indice Prognostico Nutrizionale (PNI): Un Indizio Nascosto nel Sangue?
Qui entra in gioco qualcosa di forse inaspettato: lo stato nutrizionale del paziente. Diversi studi hanno suggerito che indici nutrizionali, calcolabili da semplici esami del sangue, possono predire la prognosi in vari tumori. Tra questi, l’Indice Prognostico Nutrizionale (PNI), che combina i livelli di albumina e il conteggio dei linfociti nel sangue, è emerso come un possibile indicatore anche per l’efficacia dell’immunoterapia nel cancro gastrico. Pazienti con un PNI basso sembrano avere una prognosi peggiore dopo il trattamento con nivolumab.
Ma cosa c’entra il PNI con le molecole “freno” del sistema immunitario, i cosiddetti checkpoint immunitari (IC)? Sappiamo del legame con PD1, ma ci sono altre molecole interessanti là fuori. Una di queste, che sta guadagnando molta attenzione, è LAG3 (Lymphocyte Activation Gene 3). È un altro recettore inibitorio presente sui nostri “soldati” immunitari, le cellule T CD8+, che può spegnere la loro capacità di attaccare il cancro. Farmaci anti-LAG3, come il relatlimab, hanno già mostrato risultati promettenti nel melanoma resistente agli anti-PD1.
La domanda che ci siamo posti è stata: esiste un legame tra il PNI e LAG3 nel cancro gastrico? Nessuno l’aveva ancora esplorato.
La Nostra Indagine: Cosa Abbiamo Scoperto?
Per capirci di più, abbiamo analizzato retrospettivamente i dati clinici di ben 796 pazienti con cancro gastrico operati radicalmente. Abbiamo calcolato vari indici nutrizionali (PNI, LMR, CALLY index, ecc.) basati sui loro esami del sangue preoperatori. E indovinate un po’?
- Un PNI basso è risultato essere il predittore indipendente più forte di una prognosi sfavorevole tra tutti gli indici nutrizionali considerati. I pazienti con PNI basso avevano una sopravvivenza globale e libera da recidiva significativamente più breve.
Questo ha confermato l’importanza del PNI, ma volevamo andare più a fondo, a livello cellulare. Come si collega il PNI a quello che succede *dentro* il tumore, specialmente alle cellule immunitarie?
Dentro il Tumore: Uno Sguardo con Tecnologie Avanzate
Per “spiare” all’interno del microambiente tumorale, abbiamo utilizzato due tecniche potentissime su campioni di tessuto tumorale:
1. Single-cell RNA sequencing (scRNA-seq): Su 38 campioni, ci ha permesso di analizzare l’espressione genica di migliaia di singole cellule, identificando i diversi tipi cellulari (tumorali, immunitarie, ecc.) e cosa stavano “facendo”.
2. Immunofluorescenza multiplex: Su 59 campioni, ci ha permesso di “vedere” e contare specifiche proteine (come PD1, LAG3, CD8) direttamente sul tessuto tumorale, capendo dove si trovavano le cellule e quali proteine esprimevano.
Ci siamo concentrati sulle cellule T CD8+ citotossiche, i killer specializzati del nostro sistema immunitario, noti per esprimere alti livelli di molecole IC.
Analizzando i dati di scRNA-seq, abbiamo fatto una scoperta cruciale:
- Nei tumori di pazienti con PNI basso, le cellule T CD8+ citotossiche esprimevano livelli significativamente più alti non solo di PDCD1 (il gene per PD1) ma anche di LAG3 rispetto ai pazienti con PNI alto!
- Ancora più interessante: la proporzione di cellule T CD8+ citotossiche positive per LAG3 era maggiore di quelle positive per PDCD1, specialmente nei pazienti con PNI basso.
- Fondamentale: la maggior parte delle cellule positive per LAG3 non co-esprimeva PDCD1. Questo suggerisce che LAG3 potrebbe rappresentare un meccanismo di “freno” distinto e potenzialmente un bersaglio terapeutico alternativo o aggiuntivo a PD1.
L’analisi di immunofluorescenza ha confermato questi risultati: abbiamo visto più cellule T CD8+ positive per PD1 e, soprattutto, per LAG3 nei tumori con PNI basso. Il PNI era inversamente correlato con la percentuale di cellule LAG3+ e l’analisi statistica (curve ROC) ha mostrato che il PNI aveva una buona capacità diagnostica nel predire l’espressione di LAG3.
Non Solo le Cellule T: Il Ruolo delle Cellule Tumorali
Ma la storia non finisce qui. LAG3 sulle cellule T ha bisogno di legarsi a un “partner” (ligando) su altre cellule per esercitare il suo effetto frenante. Uno dei ligandi principali è il Complesso Maggiore di Istocompatibilità di classe II (MHC classe II). Solitamente, l’MHC di classe II si trova su cellule specializzate nella presentazione dell’antigene (APC), come macrofagi e cellule dendritiche. Tuttavia, abbiamo scoperto che in questi pazienti, l’espressione di MHC classe II sulle APC non sembrava essere il fattore chiave nei tumori con PNI basso.
Invece, abbiamo osservato qualcosa di molto interessante:
- Le cellule tumorali gastriche stesse, nei pazienti con PNI basso, esprimevano livelli più alti di MHC classe II!
- Questa espressione era particolarmente elevata in un sottogruppo di cellule tumorali che mostravano segni di transizione epitelio-mesenchimale (EMT), un processo associato a maggiore aggressività e resistenza tumorale.
- Con l’immunofluorescenza, abbiamo visto che nei tumori con PNI basso, le cellule T CD8+ positive per LAG3 si trovavano spesso in stretta vicinanza con le cellule tumorali positive per MHC classe II.
Mettere Insieme i Pezzi: Un Possibile Meccanismo
Come si collegano PNI, LAG3 sulle cellule T e MHC classe II sulle cellule tumorali? La nostra analisi suggerisce un quadro complesso ma affascinante. I due componenti del PNI sembrano riflettere aspetti diversi:
* Il conteggio dei linfociti era inversamente correlato all’espressione di LAG3 sulle cellule T citotossiche.
* I livelli di albumina erano inversamente correlati all’espressione di geni MHC classe II nelle cellule tumorali (quelle del sottogruppo E4 legato all’EMT).
Inoltre, abbiamo visto che le cellule T CD8+ citotossiche nei tumori con PNI basso mostravano segni di maggiore apoptosi (morte cellulare programmata) e minore attivazione (bassi livelli di CD69). Un possibile attore chiave in questo scenario potrebbe essere l’interferone gamma (IFNγ), una citochina pro-infiammatoria. Abbiamo trovato livelli più alti di espressione di IFNG nelle cellule T e NK nei tumori con PNI basso. L’IFNγ è noto per indurre sia l’espressione di LAG3 sulle cellule immunitarie che quella di MHC classe II sulle cellule epiteliali/tumorali.
L’ipotesi è che in un microambiente tumorale ricco di antigeni e infiammazione (tipico forse di alcuni tumori associati a EBV o HER2, presenti nel nostro campione), si scateni una risposta immunitaria con produzione di IFNγ. Questo porta a:
1. Sintesi di albumina soppressa (-> PNI basso).
2. Aumento dell’espressione di MHC classe II sulle cellule tumorali.
3. Aumento dell’espressione di LAG3 sulle cellule T CD8+.
4. L’interazione LAG3-MHC classe II promuove l’apoptosi delle cellule T (-> linfociti bassi -> PNI basso) e ne spegne l’attività.
Implicazioni Cliniche: Il PNI Come Bussola per l’Immunoterapia?
Questi risultati sono entusiasmanti! Suggeriscono che il PNI, un indice semplice ed economico calcolabile da un normale esame del sangue, potrebbe essere un biomarcatore utile per identificare i pazienti con cancro gastrico che hanno alti livelli di LAG3 sulle cellule T e MHC classe II sulle cellule tumorali.
Questo è particolarmente rilevante perché:
- Potrebbe aiutare a selezionare i pazienti che potrebbero beneficiare maggiormente di una terapia mirata contro LAG3.
- Dato che molte cellule LAG3+ non esprimono PD1, la terapia anti-LAG3 potrebbe essere un’opzione promettente per i pazienti che non rispondono o diventano resistenti alla terapia anti-PD1.
Certo, il nostro studio ha delle limitazioni: è correlazionale, il numero di campioni analizzati con tecniche avanzate è limitato e sono necessari studi futuri più ampi e funzionali per confermare queste interazioni cellula-cellula.
Tuttavia, abbiamo aperto una porta intrigante. Il PNI non è solo un indicatore prognostico generico, ma sembra riflettere specifici meccanismi immunitari all’interno del tumore, in particolare l’asse LAG3-MHC classe II. Un semplice esame del sangue potrebbe davvero guidarci verso strategie di immunoterapia più personalizzate ed efficaci per combattere il cancro gastrico. Teniamolo d’occhio!
Fonte: Springer